Luigi Tripodaro

Introduzione generale
al
Leopardi

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       Di carattere molto sensibile e di ingegno precoce, il Leopardi, dopo aver trascorso l'infanzia e la giovinezza in un ambiente austero e freddo, dedicandosi ad uno studio profondo ed assiduo che lo rese padrone di una vastissima cultura ma rovinò irrimediabilmente la sua salute, sviluppò una concezione della realtà molto simile a quella del Foscolo.
       I1 mondo gli parve governato da leggi meccaniche inesorabili e misteriose, che presiedono alla continua trasformazione della materia, coinvolgendo ed annullando anche l'uomo. Anche in lui, come nel Foscolo, questa convinzione è fonte di amarezza e di pessimismo, così come insorge anche in lui la ribellione contro questa visione offertagli dalla ragione. In ciò egli manifesta la sua natura e la sua spiritualità romantica.
       Anche nel Leopardi hanno valore le illusioni che illuminano la vita del Foscolo: la bellezza, la gloria, la patria, la libertà, l'amore, la poesia; ma mentre nel Foscolo esse appaiono come conquiste raggiunte per mezzo di uno slancio eroico, di accettazione e di esaltazione della condizione umana, dolorosa ma ricca di dignità e nobiltà, in Leopardi sono idee nobilissime, insite nella giovinezza dell'uomo, ma destinate a venir meno, ad essere demolite dalla ragione e soprattutto dalla vita.
       Possiamo scorgere nella storia spirituale del Leopardi una lucida e continuare tendenza alla demolizione delle speranze umane, che il poeta segue, ponendo in risalto inesorabilmente le varie ragioni che rendono infelice la condizione dell'uomo.
       La vita gli appare avvolta dal mistero e dal dolore, che è l'unica certezza per l'uomo. I1 piacere non esiste se non come pausa momentanea del male e un uscire dalla condizione di pena, mentre la vicenda umana gli appare come una inutile corsa verso il nulla, e la storia stessa è contrassegnata dal progressivo trionfo dell'infelicità. La natura, vista da lui in un primo momento (fino al '23) come madre amorosa, gli appare in seguito come matrigna; essa, secondo il poeta, crea l'uomo ma non si preoccupa della sua felicità. La prima causa dell'infelicità umana è la ragione, che dissolve le illusioni e pone l'uomo di fronte alla realtà. Da questa presa di coscienza derivano la delusione ed il tedio. A queste convinzioni il poeta arrivò gradualmente; esse sono infatti il frutto, oltre che della sua sensibilità, della sua stessa vicenda umana, tormentata da incomprensioni, delusioni, sventure.
       Si riscontrano tre momenti nello svilvppo del pensiero leopardiano, che non è tuttavia sistematico e non perviene ad un rigoroso sistema filosofico (perchè egli è soprattutto poeta e pensa e si esprime in relazione ai suoi casi ed alle sue esperienze, in una sorta di reazione sentimentale).
       Questi tre momenti, rappresentati dal pessimismo individuale, storico e cosmico, non si succedono ordinatamente anche se corrispondono a tre modi distinti di interpretare la condizione umana. Pertanto, a volte (soprattutto nella giovinezza) al poeta sembra che la sorte sia stata matrigna solo con lui, condannandolo all'infelicità nel fisico e nello spirito,alla solitudine ed all'incapacità di vivere come gli altri (mentre agli altri uomiri sono concesse le gioie della vita, la giovinezza felice, gli affetti).
       E' questa propriamente la fase del pessimismo individuale. A volte, invece, appaiono in lui quelle riflessioni sulla felicità dei primi uomini che si meravigliavano e gioivano per cose semplici e furono poi resi infelici dal progresso, chiaramente ispirate dalla lettura di Vico e Rousseau, oltre che da meditazioni personali e negative in rapporto alla storia, nelle cui conquiste il poeta non crede. In ciò consiste appunto il pessimismo storico: nell'infelicità generata dal progresso e dalla nascita di società regolate da norme che limitano la vita stessa, insieme alla sfiducia nella storia come scienza, o almeno come contenitore nel quale trovare la vitalità di quei valori che permettono lo svilupparsi della vita umana.
       A volte l'esame della condizione infelice dell'uomo induce il poeta a concludere che a tutti è riservato lo stesso destino di dolore, e a questa condizione si adeguano tutti gli elementi del creato (pessimismo cosmico). Le estreme conseguenza di questo atteggiamento portano a quella che è stata definita la "doglia universale".
       Contro queste pessimistiche concezioni insorge il sentimento, esprimendosi per mezzo della poesia, che nel Leopardi appare come una continua rivolta contro le conclusioni della ragione. Essa è dettata dalle più profonde convinzioni ed esigenze del poeta, che è convinto della nobiltà dell'uomo, il quale non merita la sua infelicità, che è qualcosa di ingiusto e di assurdo. E' quindi, la sua, una rivolta, che, pur mostrando pessimismo e dolore, non genera a sua volta pessimismo. Infatti, cone afferma De Sanctis, "questo uomo odia la vita e te la fa amare, dice che l'amore e la virtù sono illusioni, e te ne accende nell'anima un desiderio vivissimo".
       Leopardi, infatti, celebra la giovinezza e la bellezza della natura e della vita, anche se con lo stato d'animo doloroso di colui che da tutto ciò si sente escluso. Il suo, comunque, è un pessimisno eroico e mai rassegnato. Egli reagisce perché ha in sè un'ansia religiosa che nessuna logica può distruggere e perchè possiede una costante fiducia nella dignità umana. La sua energia si esprime nelle sue stesse parole "...e di più vi dico francamente che io non mi sottometto alla mia infelicità, nè piego il collo al destino o vengo seco a patti come fanno gli altri uomini..."
       La sua opera si traduce perciò anche in una esortazione a non cedere al fato, ad opporre all'universo assurdo l'intatta nobiltà dello spirito. Egli non tradusse però questa energia morale in azione, come il Foscolo, ma la realizzò nel continuo approfondimento del suo pensiero. Le stesse lotte dei patrioti non lo coinvolsero, né lo attrassero gli entusiasmi e le fedi del suo tempo.
       Le sue concezioni, oltre che nella poesia, sono espresse nelle Operette morali e nello Zibaldone.
      
Nella vicenda letteraria del Leopardi si può riscontrare una precisa linea di sviluppo. Dopo la fase che si definisce erudita (fino al '15), durante la quale egli compose la Storia dell'astronomia (1813), il Saggio sopra gli essori popolari degli antichi (l8l5), due tragedie (La virtù indiana e Pompeo in Egitto, 1815), osserviamo, nel 1816, il passaggio del poeta a quella che egli considera come una "conversione letteraria, un passaggio dalla erudizione al bello".
       In questo periodo, infatti, la poesia gli sembra adatta ad esprimere la sua sete di gloria ed il bisogno di uscire dalla solitudine. Lo studio dell'Alfieri, la lettura dell'0rtis e del Werter e le sue stesse vicende spirituali lo allontanano però ben presto dalla letteratura di stampo settecentesco e da1 gusto arcade e montiano, che caratterizza le sue prime poesie, rendendo più maturo il suo stile e il suo pensiero ed avvicinandolo al Romanticismo (1817-19).
       Ben presto, egli si trova ad avere in sè,s pontaneamente, la sensibilità e le esigenze di questo movimento poetico, pur assumendo, nel 1818, nel suo "Discorso di un italiano sulla poesia romantica", col quale si inserisce nella polemica classico-romantica, la funzione di "scudiero dei classici". In quell'anno compone due canzoni civili: All'Italia e Sopra il monumento di Dante. Al I820 risale la poesia Ad Angelo Mai ed al 1821 appartengono due componimenti: Nelle nozze della sorella Paolina e A un vincitore di pallone.
      
L'approdo ad una concezione tragica della vita avviene nel 1819 ,quando il poeta è colpito da una malattia alla vista; il suo pessinismo, tuttavia non è unicamente legato a motivi personali, ma assume caratteri universali, intrecciandosi alla crisi filosofica, ideologica e politica di quegli anni, che accompagna il passaggio dall'Illurinisno al Romanticismo.
       Nel I824 Leopardi compone le Operette morali, un esempio di poesia in prosa, in cui la vicenda del poeta viene superata dalla visione generale dei grandi temi connessi con il significato della vita umana, il dolore universale, il mistero. In quest'opera Leopardi rivela le sue capacità di grande prosatore.
      Negli anni successivi appaiono i Primi idilli: La vita solitaria, La sera del dì di festa, I1 sogno, L'infinito, Alla luna.
       Si svolge poi a Recanati, tra il '28 e il '30, la seconda, grande, stagione della poesia leopardiana, cui appartengono i "Grandi idilli" A Silvia, Le Ricordanze, I1 passero solitario, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio, I1 canto notturno di un pastore errante dell'Asia, nelle quali il pessimismo raggiunge l'acme ed investe la concezione che il poeta ha dell"umanità intera. Sono da ricordare anche le poesie che formano ii ciclo di Aspasia e che risalegno al soggiorno fiorentino del poeta: I1 pensiero dominante, Amore e morte, Consalvo, A se stesso, Aspasia.
       Le principali opere in prosa sono lo Zibaldone (1817-1832), i Pensieri, l'Epistolario.
       Leopardi si serve della poesia come un mezzo per esprimere sinceramente i suoi stati d'animo; chiama perciò canti i suoi componimenti poetici, volendo affermare che essi sono soprattutto espressioni sincere e immediate dei suoi sentimenti, senza particolari scopi letterari ed eruditi. I1 linguaggio di cui si serve è definito da lui stesso "vago e peregrino", ossia non privo di una certa bellezza, ottenuta con l'utilizzo di vocaboli preziosi, ma complessivamente semplice e quasi dimesso. Esso non è privo, pertanto, del fascino delle cose naturali ed autentiche. Gli effetti poetici sono raggiunti con semplici accorgimenti, come il soggetto in fine di verso.
       Il tema principale della poesia leopardiana è la rimembranza; l'autore ritiene infatti che la fonte da cui scaturisce la poesia sia principalnente la dsposizione a rievocare il passato. Accanto a questo tema, che è tipicamente romantico, anzi ad esso intimamente legati, appaiono i temi della giovinezza, del paesaggio, dell'infinito, del mistero, della morte, i colloqui con i silenzi notturni, con la luna. La poesia rappresenta, oltre che la testimonianza, il conforto della tormentata vicenda del poeta. Essa riflette il suo pessimismo, la sua rivolta eroica, ed anche sembra che testimoni, negli ultimi componimenti, ossia La ginestra ed Il tramonto della luna, la conquista di una certa fiducia, dovuta alla scoperta del valore della solidarietà umana. Ciò completa il suo messaggio di consapevolezza e di coraggio nei confronti del destino.

canti da 1 a 5 canti da 6 a 15 canti da 16 a 21 canti da 22 a 28
canti da 29 a 33 canti da 34 a 36 frammenti indice

 


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© 8 maggio 1996 - by prof. Giuseppe Bonghi
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Ultimo aggiornamento: 12 April 1998