SCELTA |
Scott e Manzoni |
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Francesco
De Sanctis: "Il senso del reale e della vita" nei "Promessi
sposi Il Seicento "protagonista vero e immanente" del romanzo "Promessi sposi": dalla "morale cattolica" al romanzo "Fermo e Lucia" e "Promessi sposi" due libri diversi La novità dei "Promessi sposi" La struttura ideologica dei "Promessi sposi" Pessimismo mondano e ottimismo provvidenziale nei "Promessi sposi" Alessandro Manzoni e il romanticismo "Promessi sposi" il romanzo dei rapporti di forza Fu Manzoni un cattolico liberale? La tecnica manzoniana del dialogo Il paesaggio nei "Promessi sposi" Don Abbondio, "un vinto perpetuo" La "malvagità animale" del conte Attilio Azzeccagarbugli e il peccato della parola Il cardinale, un' "immagine essenziale" del romanzo Due "personaggi d'autorità": il conte zio e il padre provinciale Fra Cristoforo "uomo fra gli uomini" Don Ferrante, "l'erudito" del Seicento Donna Prassede, "caricatura della pratica cristiana" La "psicologa proibita" della monaca di Monza La conversione in atto dell'innominato La "verità spirituale" di Perpetua Don Rodrigo, "malvagio" o "ragazzaccio" ? Il valore patriottico e civile, il valore nazionale Il pessimismo e la fiducia nel romanzo Caratteri dell'arte manzoniana Reale
e ideale Il popolo, gli umili, la storia La misura dell'ideale: il cardinale e don Abbondio Valori e aspetti dell'arte manzoniana nel romanzo
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L’ungherese Gyorgy Lukács (1885-1971), filosofo e critico di orientamento marxista, tra i maggiori del nostro secolo, ha dedicato la sua attenzione al romanzo in opere quali La teoria del romanzo, scritto fra il ’14 e il ’15 e apparso nel 1920, 11 romanzo storico (1938), Saggi sul realismo (1946), Thomas Mann (1949) e, fuori dell’ambito strettamente letterario, La distruzione della ragione del 1955, ampia e articolata analisi dell’irrazionalismo come cultura filosofica dell’imperialismo. La storiografia e la critica letteraria dell’Italia del dopoguerra devono molto alla lezione del pensatore ungherese, dalla quale ha mutuato fondamentali spunti: la "problematicità" e "totalità del romanzo moderno" e l’attualizzazione del passato che, proprio nel romanzo storico, si lega all’esigenza di masse sempre più ampie di lettori di vivere "il presente come storia"Nella pagina che segue Lubács intravede nella vicenda "particolare" e "individuale" dei promessi, la "totalità della vita italiana, caratterizzata nei secoli da uno stato permanente di crisi e sottolinea lo spirito risorgimentale del romanzo manzoniano.
Scott e Manzoni
Walter Scott ha trovato un continuatore che, sia pure in una sola opera, ne ha sviluppato in modo grandioso e originale le tendenze e lo ha superato in più aspetti. Alludiamo naturalmente ai Promessi sposi di Alessandro Manzoni. Lo stesso Walter Scott ha riconosciuto questa grandezza di Manzoni. Allorché quest’ultimo a Milano gli disse di essere un suo discepolo, Walter Scott rispose che in tal caso l’opera di Manzoni era la sua opera migliore 1 È però molto caratteristico che, mentre Walter Scott poté scrivere tutta una serie di romanzi sulla storia inglese e scozzese, Manzoni si sia limitato a quest’unico capolavoro. Ciò non dipende certo da un limite del talento personale di Manzoni. La sua capacità inventiva per l’intreccio, la sua fantasia nel rappresentare caratteri delle più diverse classi sociali, la sua sensibilità per l’autenticità storica nella vita interiore ed esteriore dei personaggi sono qualità ch’egli possiede in grado almeno pari a Walter Scott. Anzi proprio nella ricchezza e nella profondità con cui sono delineati i caratteri, nella completa utilizzazione dei grandi contrasti tragici per delineare la psicologia dei personaggi, Manzoni è perfino superiore. Come creatore di figure individuali egli è un poeta superiore a Walter Scott.Come poeta veramente grande egli ha trovato quel tema in cui è superata la caratteristica oggettiva che rende la storia italiana poco adatta per un vero romanzo storico che possa trascinare il lettore e in cui i contemporanei possano rivivere il proprio passato. Egli infatti, ancor più dello stesso Walter Scott, confina nello sfondo i grandi avvenimenti storici, sebbene li delinei tutti con quella concretezza dell’atmosfera storica di cui Walter Scott era stato il maestro. Ma il suo tema fondamentale non è, come sempre in Walter Scott, una concreta crisi della storia nazionale, bensì la situazione di perenne crisi di tutta la vita del popolo italiano in conseguenza della divisione dell’Italia e del carattere feudale-reazionario che le continue piccole guerre e la soggezione a potenze straniere avevano impresso alle singole parti del paese. Manzoni descrive quindi direttamente soltanto un episodio concreto della vita del popolo italiano: l’amore, la separazione e il ritrovarsi di un giovane e di una fanciulla, entrambi di condizione contadina. Ma nella sua rappresentazione il fatto si sviluppa in modo da diventare la generale tragedia del popolo italiano in una situazione di avvilimento e spezzettamento nazionale. Senza mai uscire da una concreta cornice locale e temporale, da una psicologia condizionata dall’epoca e dalla classe sociale, il destino dei due protagonisti diventa la tragedia del popolo italiano in genere.Con questa grandiosa e profonda concezione storica Manzoni crea un romanzo che per l’efficacia dei sentimenti umani supera perfino il suo maestro. Ma se si considera l’intimo carattere della materia trattata, si comprende come questo romanzo dovesse necessariamente essere unico, e come una ripetizione non avrebbe potuto esser tale che nel senso peggiore. Walter Scott, nei suoi romanzi riusciti, non si ripete mai; infatti la storia stessa, la rappresentazione di determinate crisi porta di volta in volta elementi nuovi. Questa inesauribile varietà di argomenti non si offriva al genio di Manzoni nella storia italiana. L’accortezza dello scrittore si manifesta nell’aver seguito l’unica via che conduceva a una grande visione della storia italiana e nell’avere al tempo stesso compreso rime ivi la perfezione era raggiungibile solo in un singolo caso. |