Giovanni Boccaccio
Decameron
Settima Giornata
Novella quinta
Un geloso in forma di prete confessa la moglie, al quale ella dà a vedere che ama un prete che viene a lei ogni notte; di che mentre che il geloso nascostamente prende guardia all'uscio, la donna per lo tetto si fa venire un suo amante, e con lui si dimora.
Posto avea fine la Lauretta al suo ragionamento, e
avendo già ciascun commendata la donna che ella bene avesse fatto e come a quel cattivo
si conveniva, il re, per non perder tempo, verso la Fiammetta voltatosi, piacevolmente il
carico le 'mpose del novellare; per la qual cosa ella così cominciò:
Nobilissime donne, la precedente novella mi tira a dovere
io similmente ragionar d'un geloso, estimando che ciò che si fa loro dalle loro donne, e
massimamente quando senza cagione ingelosiscono, esser ben fatto. E se ogni cosa avessero
i componitori delle leggi guardata, giudico che in questo essi dovessero alle donne non
altra pena avere constituta che essi constituirono a colui che alcuno offende sé
difendendo; per ciò che i gelosi sono insidiatori della vita delle giovani donne e
diligentissimi cercatori della lor morte. Esse stanno tutta la settimana rinchiuse e
attendono alle bisogne familiari e domestiche, disiderando, come ciascun fa, d'aver poi il
dì delle feste alcuna consolazione, alcuna quiete, e di potere alcun diporto pigliare,
sì come prendono i lavoratori dei campi, gli artefici delle città e i reggitori delle
corti; come fece Iddio, che il dì settimo da tutte le sue fatiche si riposò; e come
vogliono le leggi sante e le civili, le quali, allo onor di Dio e al ben comune di ciascun
riguardando, hanno i dì delle fatiche distinti da quegli del riposo. Alla qual cosa fare
niente i gelosi consentono, anzi quegli dì che a tutte l'altre son lieti, fanno ad esse,
più serrate e più rinchiuse tenendole, esser più miseri e più dolenti; il che quanto e
qual consumamento sia delle cattivelle quelle sole il sanno che l'hanno provato. Perché,
conchiudendo, ciò che una donna fa ad un marito geloso a torto, per certo non condennare
ma commendare si dovrebbe.
Fu adunque in Arimino un mercatante, ricco e di possessioni
e di denari assai, il quale avendo una bellissima donna per moglie, di lei divenne oltre
misura geloso: né altra cagione a questo avea se non che, come egli molto l'amava e molto
bella la teneva e conosceva che ella con tutto il suo studio s'ingegnava di piacergli,
così estimava che ogn'uomo l'amasse, e che ella a tutti paresse bella e ancora che ella
s'ingegnasse così di piacere altrui come a lui. E così ingelosito tanta guardia ne
prendeva e sì stretta la tenea, che forse assai son di quegli che a capital pena son
dannati, che non sono da'pregionieri con tanta guardia servati. La donna, lasciamo stare
che a nozze o a festa o a chiesa andar potesse, o il piè della casa trarre in alcun modo,
ma ella non osava farsi ad alcuna finestra né fuor della casa guardare per alcuna
cagione; per la qual cosa la vita sua era pessima, ed essa tanto più impaziente sosteneva
questa noia, quanto meno si sentiva nocente.
Per che, veggendosi a torto fare ingiuria al marito, s
avvisò, a consolazion di sé medesima, di trovar modo (se alcuno ne potesse trovare) di
far sì che a ragione le fosse fatto. E per ciò che a finestra far non si potea, e così
modo non avea di potersi mostrare contenta dello amore d'alcuno che atteso l'avesse per la
sua contrada passando, sappiendo che nella casa la quale era allato alla sua aveva alcun
giovane e bello e piacevole, si pensò, se pertugio alcun fosse nel muro che la sua casa
divideva da quella, di dovere per quello tante volte guatare, che ella vedrebbe il giovane
in atto da potergli parlare, e di donargli il suo amore, se egli il volesse ricevere; e se
modo vi si potesse vedere, di ritrovarsi con lui alcuna volta, e in questa maniera
trapassare la sua malvagia vita infino a tanto che il fistolo uscisse da dosso al suo
marito. E venendo ora in una parte e ora in una altra, quando il marito non v'era, il muro
della casa guardando, vide per avventura in una parte assai segreta di quella il muro
alquanto da una fessura esser aperto; per che, riguardando per quella, ancora che assai
male discerner potesse dall'altra parte, pur s'avvide che quivi era una camera dove
capitava la fessura, e seco disse: - Se questa fosse la camera di Filippo - (cioè del
giovane suo vicino) - io sarei mezza fornita -.E cautamente da una sua fante, a cui di lei
incresceva, ne fece spiare, e trovò che veramente il giovane in quella dormiva tutto
solo; per che, visitando la fessura spesso, e, quando il giovane vi sentiva, faccendo
cader pietruzze e cotali fuscellini, tanto fece che, per veder che ciò fosse, il giovane
venne quivi. Il quale ella pianamente chiamò; ed egli che la sua voce conobbe, le
rispose; ed ella, avendo spazio, in brieve tutto l'animo suo gli aprì. Di che il giovane
contento assai, sì fece che dal suo lato il pertugio si fece maggiore, tuttavia in guisa
faccendo che alcuno avvedere non se ne potesse; e quivi spesse volte insieme si
favellavano e toccavansi la mano, ma più avanti per la solenne guardia del geloso non si
poteva.
Ora, appressandosi la festa del Natale, la donna disse al
marito che, se gli piacesse, ella voleva andar la mattina della pasqua alla chiesa e
confessarsi e comunicarsi come fanno gli altri cristiani.
Alla quale il geloso disse: - E che peccati ha' tu fatti,
che tu ti vuoi confessare? -
Disse la donna: - Come! Credi tu che io sia santa, perché
tu mi tenghi rinchiusa? Ben sai che io fo de'peccati come l'altre persone che ci vivono,
ma io non gli vo' dire a te, ché tu non se' prete -.
Il geloso prese di queste parole sospetto e pensossi di
voler saper che peccati costei avesse fatti e avvisossi del modo nel quale ciò gli
verrebbe fatto; e rispose che era contento, ma che non volea che ella andasse ad altra
chiesa che alla cappella loro; e quivi andasse la mattina per tempo e confessassesi o dal
cappellan loro o da quel prete che il cappellan le desse e non da altrui, e tornasse di
presente a casa. Alla donna pareva mezzo avere inteso; ma, senza altro dire, rispose che
sì farebbe.
Venuta la mattina della pasqua, la donna si levò in su
l'aurora e acconciossi e andossene alla chiesa impostale dal marito. Il geloso d'altra
parte levatosi se n'andò a quella medesima chiesa e fuvvi prima di lei; e avendo già col
prete di là entro composto ciò che far voleva, messasi prestamente una delle robe del
prete indosso con un cappuccio grande a gote, come noi veggiamo che i preti portano,
avendosel tirato un poco innanzi, si mise a stare in coro. La donna venuta alla chiesa
fece domandare il prete. Il prete venne, e udendo dalla donna che confessar si volea,
disse che non potea udirla, ma che le manderebbe un suo compagno; e andatosene, mandò il
geloso nella sua malora. Il quale molto contegnoso vegnendo, ancora che egli non fosse
molto chiaro il dì ed egli s'avesse molto messo il cappuccio innanzi agli occhi, non si
seppe sì occultare che egli non fosse prestamente conosciuto dalla donna; la quale,
questo vedendo, disse seco medesima: - Lodato sia Iddio, che costui di geloso è divenuto
prete; ma pure lascia fare, ché io gli darò quello che egli va cercando -. Fatto adunque
sembiante di non conoscerlo, gli si pose a sedere a' piedi. Messer lo geloso s'avea messe
alcune petruzze in bocca, acciò che esse alquanto la favella gli 'mpedissero, sì che
egli a quella dalla moglie riconosciuto non fosse, parendogli in ogn'altra cosa sì del
tutto esser divisato che esser da lei riconosciuto a niun partito credeva. Or venendo alla
confessione, tra l'altre cose che la donna gli disse, avendogli prima detto come maritata
era, si fu che ella era innamorata d'un prete, il quale ogni notte con lei s'andava a
giacere.
Quando il geloso udì questo, e' gli parve che gli fosse
dato d'un coltello nel cuore; e se non fosse che volontà lo strinse di saper più
innanzi, egli avrebbe la confessione abbandonata andatosene. Stando adunque fermo domandò
la donna: - E come? Non giace vostro marito con voi? -
La donna rispose: - Messer sì -.
- Adunque, - disse '1 geloso - come vi puote anche il prete
giacere? -
- Messere, - disse la donna - il prete con che arte il si
faccia non so, ma egli non è in casa uscio sì serrato che, come egli il tocca, non
s'apra; e dicemi egli che, quando egli è venuto a quello della camera mia, anzi che egli
l'apra, egli dice certe parole per le quali il mio marito incontanente s'addormenta, e
come addormentato il sente, così apre l'uscio e viensene dentro e stassi con meco, e
questo non falla mai -.
Disse allora il geloso: - Madonna, questo è mal fatto, e
del tutto egli ve ne conviene rimanere -.
A cui la donna disse: - Messere, questo non crederrei io
mai poter fare, per ciò che io l'amo troppo -.
- Dunque, - disse il geloso - non vi potrò io assolvere -.
A cui la donna disse: - Io ne son dolente: io non venni qui
per dirvi le bugie; se io il credessi poter fare, io il vi direi -.
Disse allora il geloso: - In verità, madonna, di voi
m'incresce, ché io vi veggio a questo partito perder l'anima; ma io, in servigio di voi,
ci voglio durar fatica in far mie orazioni speziali a Dio in vostro nome, le quali forse
vi gioveranno; e sì vi manderò alcuna volta un mio cherichetto, a cui voi direte se elle
vi saranno giovate o no; e se elle vi gioveranno, sì procederemo innanzi -.
A cui la donna disse: - Messer, cotesto non fate voi che
voi mi mandiate persona a casa, ché, se il mio marito il risapesse, egli è sì forte
geloso che non gli trarrebbe del capo tutto il mondo che per altro che per male vi si
venisse, e non avrei ben con lui di questo anno -.
A cui il geloso disse: - Madonna, non dubitate di questo,
ché per certo io terrò sì fatto modo, che voi non ne sentirete mai parola da lui -.
Disse allora la donna: - Se questo vi dà il cuore di fare,
io son contenta - ; e fatta la confessione e presa la penitenzia, e da' piè levataglisi,
se n'andò a udire la messa.
Il geloso soffiando con la sua mala ventura s'andò a
spogliare i panni del prete, e tornossi a casa, disideroso di trovar modo da dovere il
prete e la moglie trovare insieme, per fare un mal giuoco e all'uno e all'altro. La donna
tornò dalla chiesa, e vide bene nel viso al marito che ella gli aveva data la mala
pasqua; ma egli, quanto poteva, s'ingegnava di nasconder ciò che fatto avea e che saper
gli parea.
E avendo seco stesso diliberato di dover la notte vegnente
star presso all'uscio della via ad aspettare se il prete venisse, disse alla donna: - A me
conviene questa sera essere a cena e ad albergo altrove, e per ciò serrerai ben l'uscio
da via e quello da mezza scala e quello della camera, e quando ti parrà t'andrai a letto
-.
La donna rispose: - In buon'ora.
E quando tempo ebbe se n'andò alla buca e fece il cenno
usato, il quale come Filippo sentì, così di presente a quel venne. Al quale la donna
disse ciò che fatto avea la mattina, e quello che il marito appresso mangiare l'aveva
detto, e poi disse: - Io son certa che egli non uscirà di casa, ma si metterà a guardia
dell'uscio; e per ciò truova modo che su per lo tetto tu venghi stanotte di qua, sì che
noi siamo insieme -.
Il giovane, contento molto di questo fatto, disse: -
Madonna, lasciate far me -.
Venuta la notte, il geloso con sue armi tacitamente si
nascose in una camera terrena, e la donna avendo fatti serrar tutti gli usci, e
massimamente quello da mezza scala, acciò che il geloso su non potesse venire, quando
tempo le parve, il giovane per via assai cauta dal suo lato se ne venne, e andaronsi a
letto, dandosi l'un dell'altro piacere e buon tempo; e venuto il dì, il giovane se ne
tornò in casa sua. Il geloso, dolente e senza cena, morendo di freddo, quasi tutta la
notte stette con le sue armi allato all'uscio ad aspettare se il prete venisse; e
appressandosi il giorno, non potendo più vegghiare, nella camera terrena si mise a
dormire. Quindi vicin di terza levatosi, essendo già l'uscio della casa aperto faccendo
sembiante di venire altronde, se ne salì in casa sua e desinò. E poco appresso mandato
un garzonetto, a guisa che stato fosse il cherico del prete che confessata l'avea, la
mandò dimandando se colui cui ella sapeva più venuto vi fosse. La donna, che molto bene
conobbe il messo, rispose che venuto non v'era quella notte, e che, se così facesse, che
egli le potrebbe uscir di mente, quantunque ella non volesse che di mente l'uscisse.
Ora che vi debbo dire? Il geloso stette molte notti per
volere giugnere il prete all'entrata, e la donna continuamente col suo amante dandosi buon
tempo. Alla fine il geloso, che più sofferir non poteva, con turbato viso domandò la
moglie ciò che ella avesse al prete detto la mattina che confessata s'era. La donna
rispose che non gliele voleva dire, per ciò che ella non era onesta cosa né convenevole.
A cui il geloso disse: - Malvagia femina, a dispetto di te
io so ciò che tu gli dicesti; e convien del tutto che io sappia chi è il prete di cui tu
tanto se' innamorata e che teco per suoi incantesimi ogni notte si giace, o io ti segherò
le veni -.
La donna disse che non era vero che ella fosse innamorata
d'alcun prete.
- Come! - disse il geloso - non dicestù così e così al
prete che ti confessò?
La donna disse: - Non che egli te l'abbia ridetto, ma egli
basterebbe, se tu fossi stato presente, mai sì, che io gliele dissi -.
- Dunque, - disse il geloso - dimmi chi è questo prete, e
tosto -.
La donna cominciò a sorridere, e disse: - Egli mi giova
molto quando un savio uomo è da una donna semplice menato come si mena un montone per le
corna in beccheria; benché tu non se' savio, né fosti da quella ora in qua che tu ti
lasciasti nel petto entrare il maligno spirito della gelosia, senza saper perché; e tanto
quanto tu se' più sciocco e più bestiale, cotanto ne diviene la gloria mia minore. Credi
tu, marito mio, che io sia cieca degli occhi della testa, come tu se' cieco di quegli
della mente? Certo no; e vedendo conobbi chi fu il prete che mi confessò, e so che tu
fosti desso tu; ma io mi puosi in cuore di darti quello che tu andavi cercando, e
dieditelo. Ma, se tu fussi stato savio come esser ti pare, non avresti per quel modo
tentato di sapere i segreti della tua buona donna, e, senza prender vana sospezion, ti
saresti avveduto di ciò che ella ti confessava così essere il vero, senza avere ella in
cosa alcuna peccato. Io ti dissi che io amava un prete: e non eri tu, il quale io a gran
torto amo, fatto prete? Dissiti che niuno uscio della mia casa gli si poteva tener serrato
quando meco giacer volea: e quale uscio ti fu mai in casa tua tenuto quando tu colà dove
io fossi se' voluto venire? Dissiti che il prete si giaceva ogni notte con meco: e quando
fu che tu meco non giacessi? E quante volte il tuo cherico a me mandasti, tante sai quante
tu meco non fosti, ti mandai a dire che il prete meco stato non era. Quale smemorato altri
che tu, che alla gelosia tua t'hai lasciato accecare, non avrebbe queste cose intese? E
se' ti stato in casa a far la notte la guardia all'uscio, e a me credi aver dato a vedere
che tu altrove andato sii a cena e ad albergo. Ravvediti oggimai, e torna uomo come tu
esser solevi, e non far far beffe di te a chi conosce i modi tuoi come fo io, e lascia
star questo solenne guardar che tu fai; ché io giuro a Dio, se voglia me ne venisse di
porti le corna, se tu avessi cento occhi come tu n'hai due, e' mi darebbe il cuore di fare
i piacer miei in guisa che tu non te ne avvedresti -.
Il geloso cattivo, a cui molto avvedutamente pareva avere
il segreto della donna sentito, udendo questo, si tenne scornato; e senza altro
rispondere, ebbe la donna per buona e per savia; e quando la gelosia gli bisognava del
tutto se la spogliò, così come, quando bisogno non gli era, se l'aveva vestita. Per che
la savia donna, quasi licenziata ai suoi piaceri, senza far venire il suo amante su per lo
tetto, come vanno le gatte, ma pur per l'uscio, discretamente operando, poi più volte con
lui buon tempo e lieta vita si diede.
Indici delle giornate
Indice delle novelle della settima giornata
© 1997 - by prof. Giuseppe Bonghi
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Ultimo aggiornamento: 08 febbraio 1998