Maria Adele Garavaglia

Introduzione

INFERNO
di
Dante Alighieri

Introduzione

quando è stato scritto?

       Incerta è la data di composizione dell'Inferno: secondo Boccaccio già nei primi mesi successivi all'aprile del 1300 Dante pose mano al Poema, interrompendo la scrittura per le note vicende dell'esilio e riprendendola alcuni anni più tardi, quando ormai si era rassegnato all'impossibilità di poter rientrare in Firenze, grazie all'insistenza di Moroello Malaspina; quasi sicuramente la data di inizio della Cantica è da far risalire al 1305-1306. Probabilmente già nel 1314 venne diffuso a partire da Verona e al 1315 risale la prima citazione dovuta a un notaio di Bologna, celebre sede universitaria, che testimonia la rapidità con cui l'opera si era diffusa.
       L'Inferno viene scritto negli anni in cui Dante vaga esule per la Toscana, tanto che la polemica con Firenze e le lotte intestine che la dilaniavano è uno dei fili conduttori che collega personaggi e vicende narrate che riempiono tutti i cerchi infernali, mentre i riferimenti a personaggi e vicende appartenenti ad altre regioni d'Italia risultano piuttosto occasionali e frutto soprattutto delle vaste conoscenze del Poeta.

La metafora del viaggio

       La prima Cantica della Commedia descrive la discesa di Dante nella voragine infernale: il viaggio si compie dall'alba del venerdì santo del 1300, anno in cui papa Bonifacio VIII indisse il Giubileo, sino al tramonto del del sabato santo; complessivamente l'Inferno descrive gli eventi che si svolgono in un arco di tempo di trentasei ore. Dante si è smarrito in una selva disabitata e spaventosa. Viene a salvarlo il poeta Virgilio: la selva configura simbolicamente il traviamento e la corruzione dell'umanità. Virgilio simboleggia la ragione umana che può ricondurre l'uomo sulla retta via.
       L'Inferno è concepito come luogo di eterna sofferenza, voluto da Dio per realizzare la sua giustizia. Le anime che si ostinarono a peccare, senza mai pentirsi, nemmeno in punto di morte, confluiscono sulle rive dell'Acheronte e vengono traghettate dal nocchiero Caronte, uno dei dèmoni infernali che si ispirano a personaggi mitologici. Dante prende alcuni spunti dal VI libro dell'Eneide, ma immagina le pene secondo una mentalità cristiana che si avvale della regola del contrappasso. I peccati e i peccatori sono prganizzati secondo la casistica tradizionale: chiaro il riferimento ai sette vizi capitali classificati dalla Chiesa cristiana, esplicito il riferimento all'Ethica Nicomachea di Aristotele e ai testi giuridici che suggeriscono anche un criterio per valutare la gravità della colpa. Così a ogni peccato viene attribuita una pena che rimane immutabile per l'eternità.
       Due sono i tipi di contrappasso riscontrabili:
        - il contrappasso per analogia, che implica una pena che esaspera i tormenti della colpa;
        - il contrappasso per contrasto, che implica una pena che ripropone esattamente il contrario della colpa.
Per esempio: i lussuriosi (canto V), che vissero nella tempesta della passione, sono tormentati da una "bufera infernale che mai non cessa"; gli ignavi (canto III), indifferenti a ideali e sollecitazioni anche politiche, rincorrono freneticamente una bandiera nel vestibolo dell'Inferno, indegni perfino di essere accolti dall'Inferno stesso.
       Ogni cerchio infernale viene sorvegliato da un custode: sono i dèmoni che ricordano i mostri pagani (Cerbero, i Centauri, il Minotauro, le Arpie) o enfatizzano personaggi virgiliani (Caronte, Minosse), oppure sono diavoli stizzosi e dispettosi, secondo la mentalità popolare cristiana.
       I dannati sono inchiodati alla loro pena per l'eternità, non hanno speranza di mitigarla: anzi, quando, dopo il giudizio universale, si riapproprieranno del proprio corpo, la loro sofferenza sarà completa e perfetta. Essi non sono pentiti del loro peccato, ma rimpiangono la terra su cui sono vissuti e provano nostalgia della vita terrena, sentendo spesso come una condanna non tanto la pena eterna da scontare per l'eternità nell'Inferno, quanto la morte corporale che non permetterà più loro di vivere sulla dolce terra. Vedono il futuro, ricordano il passato, ma ignorano il presente.
       Non mancano a Dante profezie del suo esilio.

La struttura dell'Inferno dantesco

       L'Inferno ha forma di imbuto. La porta si apre presso Gerusalemme, che si trova esattamente al polo nord del mondo. Virgilio spiega in una intensa lezione cosmogonica che esso si formò dopo che Lucifero, il più bello degli angeli, ribellatosi a Dio, venne scaraventato giù dal Paradiso. Incastratosi al centro della terra, fece il vuoto intorno a sé. La terra si ritrasse di paura e «sgusciò» fuori dall'altra parte del globo, formando la montagna del Purgatorio che esattamente simmetrica all'Inferno; tra il centro della terra e la montagna del Purgatorio si formò anche un cunicolo, una «burella», come la chiama Dante, che permetterà al poeta e a Virgilio di giungere «a riveder le stelle» sulla spiaggetta del Purgatorio.
       L'Inferno digrada a cerchi concentrici, diviso in due settori ben precisi: i nove cerchi, ai quali si aggiunge un vestibolo dove le anime sostano in attesa di conoscere la loro sorte. I primi cinque comprendono il Limbo (dove sospirano Dio i giusti che non conobbero la rivelazione o i bambini che non ebbero il battesimo) e i cerchi degli incontinenti (lussuriosi, golosi, avari e prodighi, accidiosi e iracondi).
       I quattro successivi sono chiusi entro le mura della città di Dite, per indicare la gravità dei peccati: mentre la colpa di incontinenza è piuttosto da imputarsi al difetto di volontà nel contrastare il male e di fare il bene, la colpa degli eretici, dei violenti, dei fraudolenti e dei traditori è legata all'uso errato della ragione, messa al servizio del male. L'ideazione del Limbo deriva dallo scrupolo di Dante di creare una zona ove relegare gli intellettuali del passato, cui la civiltà medievale è debitrice: e fra questi è lo stesso Virgilio.

L'atmosfera infernale e i personaggi

       All'Inferno dominano disperazione, dolore e malevolenza dei dannati nei confronti gli uni degli altri. Non sono infrequenti le risse, le malignità, l'ostilità anche verso Dante.
       Il luogo della pena, l'Inferno, è buio, non solo perché è scavato sotto terra, ma per il carattere allegorico del viaggio stesso di Dante: il regno del male è privo della luce di Dio, della sua Grazia che corrobora la ragione umana e guida l'uomo a ben operare.
       Più volte, soprattutto nei primi Canti, Dante parla di aere sanza stelle, aura morta, aura sanza tempo tinta. Non mancano paesaggi vari e differentemente rappresentati, che in certo qual modo riproducono le conformazioni più inquietanti e aspre della terra: paludi, fanghiglia, fiumi ribollenti, foreste selvagge, abissi, scarpate, mura inaccessibili, cimiteri costellati di avelli infuocati, sabbioni coperti d'una pioggia di fuoco, ghiacci sterminati.
       Talvolta i poeti hanno bisogno dell'aiuto dei mostri, per attraversare fiumi o superare il dislivello di burroni inaccessibili. È un paesaggio realistico e strutturato architettonicamente in modo da configurare simbolicamente le difficoltà che l'uomo incontra nel suo cammino verso la salvezza.
       Un fiume attraversa longitudinalmente l'Inferno: nasce dalle lacrime di una misteriosa statua, il Veglio di Creta, situata in una grotta alle pendici del monte Ida, che rappresenta l'umanità corrotta e che ricorda il mito dell'amore della dea Afrodite con un uomo, Anchise, da cui nascerà Enea, eroe troiano e capostipite della stirpe romana. Questo lo schema interpretativo dell'allegorico Veglio e dell'origine dei fiumi infernali, suggerito da alcuni critici.

L'origine dei fiumi infernali: Il Veglio di Creta

  Interpretazione storica Interpretazione morale Interpretazione politica
Veglio Storia dell'umanità natura umana forme di governo
testa d'oro età dell'oro - paradiso terrestre libero arbitrio monarchia imperiale
petto d'argento età d'argento ragione monarchia
rame età del rame volontà oligarchia
ferro età del ferro appetiti irascibili repubblica
terra cotta decadenza totale appetiti concupiscibili democrazia
ferite mali dell'umanità mali del governo non imperiale
piede sinistro impero -
piede destro chiesa -
rivolto verso Roma sede del papato e dell'impero sede dell'impero

       Il fiume dapprima si chiama Acheronte, poi si trasforma nella palude Stigia, nel Flegetonte e infine nel ghiaccio del lago Cocito.
       I dannati presentano caratteristiche diverse: quasi tutti sono personaggi della storia, passata o contemporanea, ma non mancano figure mitologiche reinterpretate alla luce del gusto medievale del grottesco: così il severo Minosse, che anche Virgilio immagina giudice infernale, diviene una specie di statuario mostro dal lungo codone avvolgente, con cui segnala il numero del cerchio destinato ad accogliere l'anima. Taluni personaggi sono scavati nelle loro caratteristiche psicologiche: pochi sono i tratti, ma decisi e indimenticabili.
       La passione amorosa di Francesca da Rimini, l'impegno politico di Farinata, l'orgoglio intellettuale di Brunetto Latini, l'amore paterno di Cavalcante, l'ansia conoscitiva di Ulisse diventano exempla di situazioni universali nelle quali gli uomini si possono riconoscere. Tali figure hanno contorni netti e definiti. Il loro fascino risiede nella grande umanità che li riscatta della loro condizione di dannati: il lettore condivide la simpatia di Dante per loro.
       Il poeta è protagonista della Commedia: egli si evolve di Cantica in Cantica: nell'Inferno si presenta nelle vesti dell'uomo disorientato dal peccato, alla ricerca della «diritta via», pieno di paura per un mondo che non conosce, popolato da insidie impensabili. Attraverso gli incontri con i personaggi, cerchio dopo cerchio, Dante ricostruisce il panorama politico e storico, oltre che culturale, del suo tempo.
       Accanto a papi corrotti come Niccolò III ( frequenti sono anche i richiami a Bonifacio VIII, destinato alla bolgia dei simoniaci), compaiono le più svariate categorie di politici: il fiorentino Bocca degli Abati rappresenta i traditori, il funzionario di Federico II Pier della Vigna denuncia l'invidia delle corti, il conte Ugolino della Gherardesca rievoca il fosco clima delle lotte civili e delle disumane vendette in cui vengono coinvolti anche ragazzi innocenti. Conosciamo così nei particolari il clima di violenza dei comuni italiani del Duecento, dilaniati dalle rivalità faziose, nel caos anarchico del vuoto di potere.
       Nei confronti di alcuni dannati Dante mostra pietà e rispetto, se non addirittura reverenza, come quando incontra il suo «maestro» Brunetto Latini. Ma verso altri dannati è severo e sprezzante e persino aspro.

La sperimentazione linguistica

       La critica più recente ha sottolineato il gusto per la sperimentazione linguistica che accompagna Dante in tutto l'arco della sua produzione letteraria: come in gioventù si è cimentato nella lirica stilnovistica della Vita Nuova, ma non ha trascurato la poesia giocosa nella Tenzone con Forese Donati, l'allegoria nel Fiore, la canzone filosofica e dottrinaria (in composizioni poi passate nel Convivio), così durante gli anni d'esilio, impegnato nella faticosa redazione della Commedia, Dante ha cercato di sviluppare una ricerca stilistica svariata e orientata in molte direzioni.
       L'Inferno ne è esempio significativo: troviamo
        - il registro solenne in talune apostrofi o nelle profezie,
        - il registro familiare negli incoraggiamenti di Virgilio e negli incontri con persone amiche o conoscenti,
        - il registro popolare nelle scene venate di grottesco che hanno come protagonisti i diavoli di Malebolge.
       La varietà del linguaggio illustra la multiformità delle situazioni in cui si pone l'agire umano: è la varietà stessa della vita riprodotta nei cerchi infernali. Poiché certamente, malgrado la sua caratteristica di regno oltremondano, l'Inferno dantesco ripropone le passioni, gli interessi, le angosce, le inquietudini terrene. Il regno del male dilata i problemi degli uomini, li rende irrevocabile espressione di corruzione e fallimento, ma non può evitare che essi si propongano sempre come espressione di umanità. L'uomo, dunque, è l'oggetto dello scandaglio artistico del poeta.

 

cerchio

anime

come appaiono le anime - pena luogo
potenze infernali

personaggi
Potenze

selva oscura Virgilio ombra   Virgilio
porta     Antinferno Virgilio
vestibolo
antinferno
ignavi inseguono una bandiera e sono punte da vespe Antinferno  
Acheronte tutti i dannati in arrivo desiderose di oltrepassare il fiume Caronte Celestino V (?)
cerchio 1 Limbo desiderio di Dio   poeti: Omero, Orazio, Ovidio, Lucano, (Virgilio)
eroi: Ettore, Enea, Bruto, Lucrezia, Giulia, Marzia
sapienti: Aristotele, Orfeo Talete, Socrate, Tolomeo, ec
cerchio 2 lussuriosi agitati da una bufera che mai non resta Minosse Semiramide, Didone, Elena, Paride, Achille, Paolo e Francesca
cerchio 3 golosi giacciono nel fango lordandosi lacerati da Cerbero Cerbero Ciacco
cerchio 4 avari e prodighi spingono sassi scontrandosi e accusandosi Pluto papi e cardinali
cerchio 5
palude stige
iracondi e accidiosi sono immersi nella palude Stige Flegias
diavoli
Filippo Argenti
cerchio 6
mura di Dite
eretici giacciono in sepolcri infuocati (fuoco=rogo?) diavoli
le tre Furie
Farinata degli Uberti Cavalcante dei Cavalcanti
Ottaviano degli Ubaldini
cer-
chio 7

vio-
len-
ti
Girone
1
violenti contro gli altri e le loro cose - tiranni - banditi sono immersi nel sangue bollente, come in vita sparsero il sangue degli altri Minotauro
(del cerchio 7)
Centauri
(del girone 1)
Ezzelino da Romano, Obizzo d'Este, Guido da Monfort, Attila, Pirro, Rinieri da Corneto, Rinieri dei Pazzi
Girone
2
violenti contro se stessi e le proprie cose - suicidi - scialacquatori Suicidi: trasformati in alberi e sterpi, lacerati dalle Arpie, come in vita rifiutarono il corpo e lo staziarono;
scialacquatori: inseguiti e fatti a brani dalle cagne come in vita dilapidarono le loro sostanze
Minotauro
(del cerchio 7)
Arpie. cagne nere
(del girone 1)
suicidi: Pier della Vigna, Anonimo fiorentino
scialacquatori: Lano da Siena, Jacopo di Sant'Andrea
Girone
3
violenti contro Dio e le sue cose tutti stanno sotto una pioggia di fuoco:
bestemmiatori: giacciono supini
usurai: stanno seduti
sodomiti: si aggirano correndo continuamente
Minotauro
(del cerchio 7)
Gerione e la corda
(Storia del Veglio di Creta)
bestemmiatori: Capaneo
sodomiti: Brunetto Latini, Prisciano, Francesco d'Accorso, Guido Guerra, Regghiaio Aldobrandi, Jacopo Rusticucci, Guglielmo Borsiere
usurai: Catello di Rosso Gianfigliazzi, Ciapo Obriachi, Reginaldo Scrovegni, Vitaliano del Dente, Giovanni Buiamonte
cerc. VIII

contro chi non si fida

M
A
L
E
B
O
L
G
E
bolgia
1
seduttori e ruffiani sono frustati da diavoli (forse perché in vita venivano frustati coloro che sfruttavano la prostituzione) Gerione (del cerchio)
diavoli (della I bolgia)
Venedico Caccianemico, Giasone
bolgia
2
adulatori sono immersi nello sterco (come in vita si insozzarono moralmente) Gerione (del cerchio)
Alessio Interminelli, Taide
bolgia
3
simoniaci confitti in buche a testa in giù con i piedi lambiti da fiamme (sono capovolti come in vita capovolsero la legge di Dio) Gerione (del cerchio)
Niccolò III, (Bonifacio VIII, Clemente V)
bolgia
4
indovini
maghi
hanno il capo stravolto all'indietro e camminano in silenzio, come in vita stravolsero le Scritture e vollero vedere il futuro parlando e rivelando Gerione (del cerchio)
Anfiarao, Tiresia, Arunte, Manto, Euripilo, Michele Scoto, Guido Bonatti, Asdente
bolgia
5
barattieri sono immersi nella pece vischiosa bollente e straziati da diavoli con uncini come in vita usarono arti nere e vischiose Gerione (del cerchio)
Malebranche (della V bolgia)
Anzian di Santa Zita (Bonturo Dati), Ciampolo di Navarra, (Frate Gomita) (Michele Zanche)
bolgia
6
ipocriti camminano lentamente, nascosti e curvi sotto il peso di cappe di piombo dorato come in vita nascosero il loro vero animo Gerione (del cerchio)
Catalano de' Catalani, Loderigo degli Andalò, Caifa
bolgia
7
ladri corrono subendo metamorfosi tra serpi che legano loro le mani, come in vita usarono le mani libere per rubare Gerione (del cerchio)
Caco? (della VII bolgia)
Vanni Fucci, Agnolo Brunelleschi, Buoso Donati (o Degli Abati), Puccio Sciancato, Cianfa Donati, Francesco dei Cavalcanti
bolgia
8
mali consiglieri sono avvolti in fiamme come in vita tramarono contro gli altri nascondendo il fine della loro frode avvolto nell'intelligenza (= fiamma) Gerione (del cerchio)
Ulisse, Diomede, Guido da Montefeltro
bolgia
9
seminatori di discordie appaiono mutilati, lacerati da un demonio come in vita divisero le persone e lacerarono l'unità e la pace Gerione (del cerchio)
demonio (della IX bolgia)
Maometto, Alì, Pier da Medicina, Curione, Mosca dei Lamberti, Bertran de Bon, Geri del Bello
bolgia
10
falsificatori dei metalli:colpiti da scabbia e lebbra, sfigurati dalla malattia come in vita falsificarono il vero;
della persona: malati di rabbia corrono mordendo gli altri;
della moneta: idropici;
della parola: arsi dalla febbre
Gerione (del cerchio)
diavoli (della X bolgia)
Griffolino, Capocchio, Gianni Schicchi, Mirra, Mastro Adamo, Simone, il greco Sinone, la moglie di Putifarre
pozzo dei giganti insubordinazione contro Dio ribelli alla divinità sono incatenati nel pozzoe impotenti come in vita si credettero liberi e potenti contro Dio   Nembrot, Fialte, Anteo, (Briareo, Tizio, Tifeo)
c. 9

tra
di
to
ri
zona
1
Caina
traditori dei parenti immersi nel ghiaccio e piangono tenendo il capo basso per cui le loro lacrime si solidificano a contatto col ghiaccio, gelidi come in vita mancarono del fuoco della carità   Alessandro e Napoleone degli Alberti, Camicione dei Pazzi, (Mordrec, Focaccia, Sassuolo Mascheroni, Carlino dei Pazzi)
zona
2
Antenora
traditori della patria immersi nel ghiaccio dal quale emergono con la testa; piangono tenendo il capo rivolto in giù, ma le lacrime che sgorgano dagli occhi si ghiacciano subito costringendoli a tenerli sempre chiusi.   Bocca degli Abati, Buoso da Duera, Tesauro di Beccaria, Gianni dei Soldanieri, Gano di Maganza, Tebaldello Zambrasi Ugolino della Gherardesca, Ruggieri degli Ubaldini
zona
3
Tolomea
traditori degli ospiti immersi nel ghiaccio in posizione supina, per cui le lagrime ristagnano negli occhi e si ghiacciano all'istante, tanto da impedire l'uscita di altre lacrime, le quali, non trovando sbocco, si riversano all'interno, acuendone il dolore.   Alberigo dei Manfredi, Branca Doria
zona
4
Giudecca
traditori dei benefattori coperti interamente dal ghiaccio, da cui traspaiono "come festuca in vetro": alcune sono sdraiate, altre in posizione verticale, altre in piedi o capovolte colla testa all'ingiù ed altre ancora chinate quasi a formare un arco.   Lucifero e le tre facce, in ciascuna delle bocche si trovano rispettivamente: Giuda Iscariota, Bruto, Cassio
natural burella      

Schema dei problemi

La selva oscura del peccato
le tre bestie

lonza leone lupa
Commentatori antichi lussuria superbia avarizia
peccati di Dante
D'Ovidio invidia superbia avarizia
i tre vizi di Firenze
Casella Pascoli incontinenza matta bestialità malizia frode
partizione dell'Inferno
interpretazione moderna Firenze Regno di Francia Curia papale
interpretazione storico-politica

La strada della salvezza

Canto 1, vv. 1-12
Canto 1, vv. 31-60














Canto 1, vv. 91-129
Dubbi di Dante
Destino e salvezza di Dante: Beatrice, la Vergine Maria e s. Lucia
Canto 2, vv. 10-42
Canto 2, vv. 75-114
La porta dell'Inferno
L'importanza degli ideali - La giustizia di Dio
Canto 3, vv. 1-21
Canto 3, vv. 34-51
La grandezza dell'antichità - La "bella schola" poetica Canto 4, vv. 76-102
La cultura cortese e stilnovistica sull'amore
Ineluttabilità dell'amore
Canto 5, vv. 100-108
Canto 5, vv. 127-137
I mali di Firenze: la politica fiorentina
- La condizione dei dannati dopo il Giudizio universale
Canto 6, vv. 37-90
Canto 6, vv. 94-111
Le colpe della Chiesa - La fortuna Canto 7, vv. 70-96
I diavoli come segno del male Canto 8, vv. 104-130
Allegoria del messo celeste e lo scontro fra Dio e i diavoli Canto 9, vv. 61-105
Farinata predice a Dante l'esilio (1°)
Dialettica fra amore di patria e amore di parte in Farinata

La conoscenza del futuro nelle anime dell'inferno
Canto 10, vv. 78-81
Canto 10, vv. 89-93
Canto 10, vv.100-108
La struttura dell'Inferno: alto e basso Inferno, secondo "valori sui quali si fonda una società ben ordinata: il legame familiare, la lealtà personale, la fede religiosa", seguendo il diritto romano e San Tommaso
Perché l'usura è un'offesa a Dio
Canto 11, vv.16-90

Canto 11, vv. 91-115

L'origine dei fiumi infernali: Il Veglio di Creta

  Interpretazione storica Interpretazione morale Interpretazione politica
Veglio Storia dell'umanità natura umana forme di governo
testa d'oro età dell'oro - paradiso terrestre libero arbitrio monarchia imperiale
petto d'argento età d'argento ragione monarchia
rame età del rame volontà oligarchia
ferro età del ferro appetiti irascibili repubblica
terra cotta decadenza totale appetiti concupiscibili democrazia
ferite mali dell'umanità mali del governo non imperiale
piede sinistro impero -
piede destro chiesa -
rivolto verso Roma sede del papato e dell'impero sede dell'impero
Canto 14, vv. 91-120
Brunetto Latini predice l'esilio a Dante (2° predizione)
L'Umanesimo mondano e i suoi limiti
Canto 15, vv. 55-66
Canto 15, vv. 79-99
Cortesia e valore, virtù fondamentali del mondo feudale
Allegoria della corda
Canto 16, vv. 64-72
Canto 16, vv. 106-114
Il peccato della simonia
Invettiva contro i papi simoniaci
Contro la donazione di Costantino
Canto 19, vv. 1-6
Canto 19, vv. 88-114
Canto 19, vv. 115-117
Origine di Mantova Canto 20, vv. 58-99
Vanni Fucci: profezia (3°) dell'esilio di Dante e della sconfitta dei Bianchi Canto 24, vv. 139-151
Invettiva contro Firenze
Ulisse: grandezza e limiti del sapere umano;
la conoscenza umana è folle senza la Grazia Divina come il viaggio di Ulisse
Canto 26, vv. 1-12
Canto 26, vv. 90-142
Canto 26, v. 125
Guido da Montefeltro e l'inganno di Bonifacio VIII contro Celestino V Canto 27, vv. 67-114
Maometto, la discordia religiosa e la profezia su fra Dolcino Canto 28, vv. 22-60
Ironia contro i Senesi, megalomani e vanitosi Canto 29, vv. 121-139
Il tradimento di Montaperti Canto 32, vv. 73-111
Il Conte Ugolino: la violenza nelle città comunali
Invettiva contro i Pisani
Invettiva contro i Genovesi
Canto 33, vv. 1-75
Canto 33, vv. 79-90
Canto 33, vv. 151-157
Lucifero motore del regno della morte "secunda" e del male
Le tre facce di Lucifero
colore Lucifero S.S. Trinità
rossa infinito odio infinito amore
gialla rabbiosa impotenza potenza divina
nera ignoranza del bene sapienza del bene
Canto 34, vv. 1-87

 

- TRATTO da: Dante Alighieri, La Divina Commedia (edizione non segnalata)
- PROGETTO MANUZIO: http://www.liberliber.it
- EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 12 Ottobre 1994 Alla edizione elettronica hanno contribuito: Vittorio Dell'Aiuto, Marco Calvo

- REVISIONE - EDIZIONE HTML: Giuseppe Bonghi
- Testi consultati:
       - Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di S. Jacomuzzi, A. Dughera, G. Ioli, V. Jacomuzzi, S.E.I., Torino 1990
       - Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Tommaso Di Salvo, Zanichelli, Bologna 1985
       - Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Natalino Sapegno, 14 ristampa, La Nuova Italia editrice, Firenze1967
       - Dante Alighieri, La Divina Commedia, a cura di Giovanni Bosco e Giovanni Reggio, Le Monnier, Firenze 1988


Biblioteca

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Fausernet

© aprile 1997 - by prof. Giuseppe Bonghi - E-mail: Giuseppe.Bonghi@mail.fausernet.novara.it

Ultimo aggiornamento: 05 febbraio 1998