Giovanni Boccaccio
Decameron
Sesta Giornata
Novella prima
Un cavaliere dice a madonna Oretta di portarla con una novella a cavallo, e malcompostamente dicendola, è da lei pregato che a piè la ponga.
Giovani donne, come né lucidi sereni sono le stelle
ornamento del cielo e nella primavera i fiori de'verdi prati, e de'colli i rivestiti
albuscelli, così de'laudevoli costumi e de'ragionamenti belli sono i leggiadri motti, li
quali, per ciò che brievi sono, tanto stanno meglio alle donne che agli uomini, quanto
più alle donne che agli uomini il molto parlar si disdice. E' il vero che, qual si sia la
cagione, o la malvagità del nostro ingegno o inimicizia singulare che à nostri secoli
sia portata dà cieli, oggi poche o non niuna donna rimasa ci è, la qual ne sappi né
tempi opportuni dire alcuno, o, se detto l'è, intenderlo come si conviene: general
vergogna di tutte noi. Ma per ciò che già sopra questa materia assai da Pampinea fu
detto, più oltre non intendo di dirne. Ma per farvi avvedere quanto abbiano in sé di
bellezza à tempi detti, un cortese impor di silenzio fatto da una gentil donna ad un
cavaliere mi piace di raccontarvi.
Sì come molte di voi o possono per veduta sapere o possono
avere udito, egli non è ancora guari che nella nostra città fu una gentile e costumata
donna e ben parlante, il cui valore non meritò che il suo nome si taccia. Fu adunque
chiamata madonna Oretta, e fu moglie di messer Geri Spina; la quale per avventura essendo
in contado, come noi siamo, e da un luogo ad un altro andando per via di diporto insieme
con donne e con cavalieri, li quali a casa sua il dì avuti avea a desinare, ed essendo
forse la via lunghetta di là onde si partivano a colà dove tutti a piè d'andare
intendevano disse uno de' cavalieri della brigata: - Madonna Oretta, quando voi vogliate,
io vi porterò, gran parte della via che ad andare abbiamo, a cavallo, con una delle belle
novelle del mondo.
Al quale la donna rispose: - Messere, anzi ve ne priego io
molto, e sarammi carissimo. -
Messer lo cavaliere, al quale forse non stava meglio la
spada allato che '1 novellar nella lingua, udito questo, cominciò una sua novella, la
quale nel vero da sé era bellissima; ma egli or tre e quattro e sei volte replicando una
medesima parola, e ora indietro tornando, e talvolta dicendo: - Io non dissi bene - ; e
spesso né nomi errando, un per un altro ponendone, fieramente la guastava; senza che egli
pessimamente, secondo le qualità delle persone e gli atti che accadevano, proffereva. Di
che a madonna Oretta, udendolo, spesse volte veniva un sudore e uno sfinimento di cuore,
come se inferma fosse stata per terminare; la qual cosa poi che più sofferir non potè,
conoscendo che il cavaliere era entrato nel pecoreccio, né era per riuscirne,
piacevolmente disse: - Messere, questo vostro cavallo ha troppo duro trotto; per che io vi
priego che vi piaccia di pormi a piè. -
Il cavaliere, il qual per avventura era molto migliore
intenditore che novellatore, inteso il motto, e quello in festa e in gabbo preso, mise
mano in altre novelle, e quella che cominciata avea e mai seguita, senza finita lasciò
stare.
Indici delle giornate
Indice delle novelle della quinta giornata
© 1997 - by prof. Giuseppe Bonghi
- E-mail: Giuseppe Bonghi -
bonghi@mail.fausernet.novara.it
Ultimo aggiornamento: 08 febbraio 1998