Giovanni Boccaccio
Decameron
Quarta Giornata
Conclusione
Se le prime novelle li petti delle vaghe donne avevan
contristati questa ultima di Dioneo le fece ben tanto ridere, e spezialmente quando disse
lo straticò aver l'uncino attaccato che essi si poterono della compassione avuta
dell'altre ristorare.
Ma veggendo il re che il sole cominciava a farsi giallo e
il termine della sua signoria era venuto, con assai piacevoli parole alle belle donne si
scusò di ciò che fatto avea, cioè daver fatto ragionare di materia così fiera come è
quel la della infelicità degli amanti; e fatta la scusa, in piè si levò e della testa
si tolse la laurea, e aspettando le donne a cui porre la dovesse piacevolmente sopra il
capo biondissimo della Fiammetta la pose, dicendo: - Io pongo a te questa corona sì come
a colei la quale meglio, dell'aspra giornata di oggi, che alcuna altra, con quella di
domane queste nostre compagne racconsolar saprai.
La Fiammetta li cui capelli eran crespi, lunghi e d'oro e
sopra li candidi e dilicati omeri ricadenti, e il viso ritondetto con un colore vero di
bianchi gigli e di vermiglie rose mescolati tutto splendido, con due occhi in testa che
parevano d'un falcon pellegrino e con una boccuccia piccolina, li cui labbri parevan due
rubinetti, sorridendo rispose: - Filostrato, e io la prendo volentieri; e acciò che
meglio t'avveggi di quello che fatto hai, infino da ora voglio e comando che ciascun
s'apparecchi di dovere domane ragionare di ciò che ad alcuno amante, dopo alcuni fieri o
sventurati accidenti, felicemente avvenisse. -
La qual proposizione a tutti piacque. Ed essa, fattosi il
siniscalco venire, e delle cose opportune con lui insieme avendo disposto, tutta la
brigata, da seder levandosi, per infino all'ora della cena lietamente licenziò.
Costoro adunque, parte per lo giardino, la cui bellezza non
era da dover troppo tosto rincrescere, e parte verso le mulina che fuor di quel
macinavano, e chi qua e chi là, a prender secondo i diversi appetiti diversi diletti si
diedono infino all'ora della cena. La qual venuta, tutti raccolti, come usati erano,
appresso della bella fonte con grandissimo piacere e ben serviti cenarono. E da quella
levatisi, come usati erano, al danzare e al cantar si diedono, e menando Filomena la
danza, disse la reina: - Filostrato, io non intendo deviare da'miei passati, ma, sì come
essi hanno fatto, così intendo che per lo mio comandamento si canti una canzone; e per
ciò che io son certa che tali sono le tue canzoni chenti sono le tue novelle, acciò che
più giorni che questo non sieno turbati da'tuoi infortuni, vogliamo che una ne dichi qual
più ti piace. -
Filostrato rispose che volentieri; e senza indugio in cotal
guisa cominciò a cantare:
Lagrimando dimostro quanto si dolga con ragione il core d'esser tradito sotto fede Amore. Amore, allora che primieramente Fatto m'ha conoscente dello 'nganno Com'io conobbi me di fuor cacciato, Quanto 'l mio duol senza conforto sia, Null'altra via, niuno altro conforto Ballata mia, se alcun non t'appara, |
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Dimostrarono le parole di questa canzone assai chiaro
qual fosse l'animo di Filostrato, e la cagione; e forse più dichiarato l'avrebbe
l'aspetto di tal donna nella danza era, se le tenebre della sopravvenuta notte il rossore
nel viso di lei venuto non avesser nascoso.
Ma poi che egli ebbe a quella posta fine, molte altre
cantate ne furono infino a tanto che l'ora dell'andare a dormire sopravenne; per che,
comandandolo la reina, ciascuno alla sua camera si raccolse.
Finisce la quarta giornata del Decameron.
Indici delle giornate
Indice delle novelle della quarta giornata
© 1997 - by prof. Giuseppe Bonghi
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Ultimo aggiornamento: 08 febbraio 1998