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Maria
Adele Garavaglia
Introduzione
INFERNO
di
Dante
Alighieri
Introduzione
quando
è stato scritto?
Incerta è la data di
composizione dell'Inferno: secondo
Boccaccio già nei primi mesi successivi
all'aprile del 1300 Dante pose mano al
Poema, interrompendo la scrittura per le
note vicende dell'esilio e riprendendola
alcuni anni più tardi, quando ormai si
era rassegnato all'impossibilità di
poter rientrare in Firenze, grazie
all'insistenza di Moroello Malaspina;
quasi sicuramente la data di inizio
della Cantica è da far
risalire al 1305-1306. Probabilmente già
nel 1314 venne diffuso a partire da
Verona e al 1315 risale la prima
citazione dovuta a un notaio di Bologna,
celebre sede universitaria, che
testimonia la rapidità con cui l'opera
si era diffusa.
L'Inferno
viene scritto negli anni in cui Dante
vaga esule per la Toscana, tanto che la
polemica con Firenze e le lotte
intestine che la dilaniavano è uno dei
fili conduttori che collega personaggi e
vicende narrate che riempiono tutti i
cerchi infernali, mentre i riferimenti a
personaggi e vicende appartenenti ad
altre regioni d'Italia risultano
piuttosto occasionali e frutto
soprattutto delle vaste conoscenze del
Poeta.
La
metafora del viaggio
La
prima Cantica della Commedia
descrive la discesa di Dante nella
voragine infernale: il viaggio si compie
dall'alba del venerdì santo del
1300, anno in cui papa
Bonifacio VIII indisse il Giubileo, sino
al tramonto del del sabato santo;
complessivamente l'Inferno
descrive gli eventi che si svolgono in
un arco di tempo di trentasei ore. Dante
si è smarrito in una selva disabitata e
spaventosa. Viene a salvarlo il poeta
Virgilio: la selva configura
simbolicamente il traviamento e la
corruzione dell'umanità. Virgilio
simboleggia la ragione umana che può
ricondurre l'uomo sulla retta via.
L'Inferno
è concepito come luogo di eterna
sofferenza, voluto da Dio per realizzare
la sua giustizia. Le anime che si
ostinarono a peccare, senza mai
pentirsi, nemmeno in punto di morte,
confluiscono sulle rive dell'Acheronte e
vengono traghettate dal nocchiero
Caronte, uno dei dèmoni infernali che
si ispirano a personaggi mitologici.
Dante prende alcuni spunti dal VI libro
dell'Eneide, ma immagina le
pene secondo una mentalità cristiana
che si avvale della regola del contrappasso.
I peccati e i peccatori sono prganizzati
secondo la casistica tradizionale:
chiaro il riferimento ai sette vizi
capitali classificati dalla Chiesa
cristiana, esplicito il riferimento all'Ethica
Nicomachea di Aristotele e ai testi
giuridici che suggeriscono anche un
criterio per valutare la gravità della
colpa. Così a ogni peccato viene
attribuita una pena che rimane
immutabile per l'eternità.
Due
sono i tipi di contrappasso
riscontrabili:
- il contrappasso per analogia,
che implica una pena che esaspera i
tormenti della colpa;
- il contrappasso per contrasto,
che implica una pena che ripropone
esattamente il contrario della colpa.
Per esempio: i lussuriosi (canto
V), che vissero nella tempesta della
passione, sono tormentati da una
"bufera infernale che mai non
cessa"; gli ignavi
(canto III), indifferenti a ideali e
sollecitazioni anche politiche,
rincorrono freneticamente una bandiera
nel vestibolo dell'Inferno, indegni
perfino di essere accolti dall'Inferno
stesso.
Ogni
cerchio infernale viene sorvegliato da
un custode: sono i dèmoni che ricordano
i mostri pagani (Cerbero, i Centauri, il
Minotauro, le Arpie) o enfatizzano
personaggi virgiliani (Caronte, Minosse),
oppure sono diavoli stizzosi e
dispettosi, secondo la mentalità
popolare cristiana.
I
dannati sono inchiodati alla loro pena
per l'eternità, non hanno speranza di
mitigarla: anzi, quando, dopo il
giudizio universale, si riapproprieranno
del proprio corpo, la loro sofferenza
sarà completa e perfetta. Essi non sono
pentiti del loro peccato, ma rimpiangono
la terra su cui sono vissuti e provano
nostalgia della vita terrena, sentendo
spesso come una condanna non tanto la
pena eterna da scontare per l'eternità
nell'Inferno, quanto la morte corporale
che non permetterà più loro di vivere
sulla dolce terra. Vedono il futuro,
ricordano il passato, ma ignorano il
presente.
Non
mancano a Dante profezie del suo esilio.
La
struttura dell'Inferno dantesco
L'Inferno
ha forma di imbuto. La
porta si apre presso Gerusalemme, che si
trova esattamente al polo nord del
mondo. Virgilio spiega in una intensa lezione
cosmogonica che esso si formò
dopo che Lucifero, il più bello degli
angeli, ribellatosi a Dio, venne
scaraventato giù dal Paradiso.
Incastratosi al centro della terra, fece
il vuoto intorno a sé. La terra si
ritrasse di paura e «sgusciò» fuori
dall'altra parte del globo, formando la
montagna del Purgatorio che esattamente
simmetrica all'Inferno; tra il centro
della terra e la montagna del Purgatorio
si formò anche un cunicolo, una «burella»,
come la chiama Dante, che permetterà al
poeta e a Virgilio di giungere «a
riveder le stelle» sulla spiaggetta del
Purgatorio.
L'Inferno
digrada a cerchi concentrici, diviso in
due settori ben precisi: i nove cerchi,
ai quali si aggiunge un vestibolo dove
le anime sostano in attesa di conoscere
la loro sorte. I primi cinque
comprendono il Limbo
(dove sospirano Dio i giusti che non
conobbero la rivelazione o i bambini che
non ebbero il battesimo) e i cerchi
degli incontinenti (lussuriosi,
golosi, avari e prodighi, accidiosi e
iracondi).
I
quattro successivi sono chiusi entro le
mura della città di Dite, per indicare
la gravità dei peccati: mentre la colpa
di incontinenza è piuttosto da
imputarsi al difetto di volontà nel
contrastare il male e di fare il bene,
la colpa degli eretici, dei violenti,
dei fraudolenti e dei traditori è
legata all'uso errato della ragione,
messa al servizio del male. L'ideazione
del Limbo deriva dallo scrupolo di Dante
di creare una zona ove relegare gli
intellettuali del passato, cui la civiltà
medievale è debitrice: e fra questi è
lo stesso Virgilio.
L'atmosfera
infernale e i personaggi
All'Inferno
dominano disperazione, dolore e
malevolenza dei dannati nei confronti
gli uni degli altri. Non sono
infrequenti le risse, le malignità,
l'ostilità anche verso Dante.
Il
luogo della pena, l'Inferno, è buio,
non solo perché è scavato sotto terra,
ma per il carattere allegorico del
viaggio stesso di Dante: il regno del
male è privo della luce di Dio, della
sua Grazia che corrobora la ragione
umana e guida l'uomo a ben operare.
Più
volte, soprattutto nei primi Canti,
Dante parla di aere sanza stelle,
aura morta, aura sanza
tempo tinta. Non mancano paesaggi
vari e differentemente rappresentati,
che in certo qual modo riproducono le
conformazioni più inquietanti e aspre
della terra: paludi, fanghiglia, fiumi
ribollenti, foreste selvagge, abissi,
scarpate, mura inaccessibili, cimiteri
costellati di avelli infuocati, sabbioni
coperti d'una pioggia di fuoco, ghiacci
sterminati.
Talvolta
i poeti hanno bisogno dell'aiuto dei
mostri, per attraversare fiumi o
superare il dislivello di burroni
inaccessibili. È un paesaggio
realistico e strutturato
architettonicamente in modo da
configurare simbolicamente le difficoltà
che l'uomo incontra nel suo cammino
verso la salvezza.
Un
fiume attraversa longitudinalmente
l'Inferno: nasce dalle lacrime di una
misteriosa statua, il Veglio di
Creta, situata in una grotta
alle pendici del monte Ida, che
rappresenta l'umanità corrotta e che
ricorda il mito dell'amore della dea
Afrodite con un uomo, Anchise, da cui
nascerà Enea, eroe troiano e
capostipite della stirpe romana. Questo
lo schema interpretativo dell'allegorico
Veglio e dell'origine dei fiumi
infernali, suggerito da alcuni critici.
L'origine
dei fiumi infernali: Il Veglio di Creta
|
Interpretazione
storica |
Interpretazione
morale |
Interpretazione
politica |
Veglio |
Storia
dell'umanità |
natura
umana |
forme
di governo |
testa
d'oro |
età
dell'oro - paradiso terrestre |
libero
arbitrio |
monarchia
imperiale |
petto
d'argento |
età
d'argento |
ragione |
monarchia |
rame |
età
del rame |
volontà |
oligarchia |
ferro |
età
del ferro |
appetiti
irascibili |
repubblica |
terra
cotta |
decadenza
totale |
appetiti
concupiscibili |
democrazia |
ferite |
mali
dell'umanità |
mali
del governo non imperiale |
piede
sinistro |
impero |
- |
piede
destro |
chiesa |
- |
rivolto
verso Roma |
sede
del papato e dell'impero |
sede
dell'impero |
Il
fiume dapprima si chiama Acheronte, poi
si trasforma nella palude Stigia, nel
Flegetonte e infine nel ghiaccio del
lago Cocito.
I
dannati presentano caratteristiche
diverse: quasi tutti sono personaggi
della storia, passata o contemporanea,
ma non mancano figure mitologiche
reinterpretate alla luce del gusto
medievale del grottesco: così il severo
Minosse, che anche
Virgilio immagina giudice infernale,
diviene una specie di statuario mostro
dal lungo codone avvolgente, con cui
segnala il numero del cerchio destinato
ad accogliere l'anima. Taluni personaggi
sono scavati nelle loro caratteristiche
psicologiche: pochi sono i tratti, ma
decisi e indimenticabili.
La
passione amorosa di Francesca da
Rimini, l'impegno politico di Farinata,
l'orgoglio intellettuale di Brunetto
Latini, l'amore paterno di Cavalcante,
l'ansia conoscitiva di Ulisse
diventano exempla di situazioni
universali nelle quali gli uomini si
possono riconoscere. Tali figure hanno
contorni netti e definiti. Il loro
fascino risiede nella grande umanità
che li riscatta della loro condizione di
dannati: il lettore condivide la
simpatia di Dante per loro.
Il
poeta è protagonista della Commedia:
egli si evolve di Cantica in Cantica:
nell'Inferno si presenta nelle
vesti dell'uomo disorientato dal
peccato, alla ricerca della «diritta
via», pieno di paura per un mondo che
non conosce, popolato da insidie
impensabili. Attraverso gli incontri con
i personaggi, cerchio dopo cerchio,
Dante ricostruisce il panorama politico
e storico, oltre che culturale, del suo
tempo.
Accanto
a papi corrotti come Niccolò III (
frequenti sono anche i richiami a
Bonifacio VIII, destinato alla bolgia
dei simoniaci), compaiono le più
svariate categorie di politici: il
fiorentino Bocca degli Abati rappresenta
i traditori, il funzionario di Federico
II Pier della Vigna denuncia l'invidia
delle corti, il conte Ugolino della
Gherardesca rievoca il fosco clima delle
lotte civili e delle disumane vendette
in cui vengono coinvolti anche ragazzi
innocenti. Conosciamo così nei
particolari il clima di violenza dei
comuni italiani del Duecento, dilaniati
dalle rivalità faziose, nel caos
anarchico del vuoto di potere.
Nei
confronti di alcuni dannati Dante mostra
pietà e rispetto, se non addirittura
reverenza, come quando incontra il suo
«maestro» Brunetto Latini. Ma verso
altri dannati è severo e sprezzante e
persino aspro.
La
sperimentazione linguistica
La
critica più recente ha sottolineato il
gusto per la sperimentazione linguistica
che accompagna Dante in tutto l'arco
della sua produzione letteraria: come in
gioventù si è cimentato nella lirica
stilnovistica della Vita Nuova,
ma non ha trascurato la poesia giocosa
nella Tenzone con Forese Donati,
l'allegoria nel Fiore, la
canzone filosofica e dottrinaria (in
composizioni poi passate nel Convivio),
così durante gli anni d'esilio,
impegnato nella faticosa redazione della
Commedia, Dante ha cercato di
sviluppare una ricerca stilistica
svariata e orientata in molte direzioni.
L'Inferno
ne è esempio significativo: troviamo
- il registro solenne
in talune apostrofi o nelle profezie,
- il registro familiare
negli incoraggiamenti di Virgilio e
negli incontri con persone amiche o
conoscenti,
- il registro popolare
nelle scene venate di grottesco che
hanno come protagonisti i diavoli di
Malebolge.
La
varietà del linguaggio illustra la
multiformità delle situazioni in cui si
pone l'agire umano: è la varietà
stessa della vita riprodotta nei cerchi
infernali. Poiché certamente, malgrado
la sua caratteristica di regno
oltremondano, l'Inferno dantesco
ripropone le passioni, gli interessi, le
angosce, le inquietudini terrene. Il
regno del male dilata i problemi degli
uomini, li rende irrevocabile
espressione di corruzione e fallimento,
ma non può evitare che essi si
propongano sempre come espressione di
umanità. L'uomo, dunque, è l'oggetto
dello scandaglio artistico del poeta.
cerchio
|
anime
|
come
appaiono le anime - pena |
luogo
potenze infernali |
personaggi
Potenze
|
selva
oscura |
Virgilio |
ombra |
|
Virgilio |
porta |
|
|
Antinferno |
Virgilio |
vestibolo
antinferno |
ignavi |
inseguono
una bandiera e sono punte da
vespe |
Antinferno |
|
Acheronte |
tutti
i dannati in arrivo |
desiderose
di oltrepassare il fiume |
Caronte |
Celestino
V (?) |
cerchio
1 |
Limbo |
desiderio
di Dio |
|
poeti:
Omero, Orazio,
Ovidio, Lucano, (Virgilio)
eroi:
Ettore, Enea, Bruto, Lucrezia,
Giulia, Marzia
sapienti: Aristotele, Orfeo
Talete, Socrate, Tolomeo, ec |
cerchio
2 |
lussuriosi |
agitati
da una bufera che mai non
resta |
Minosse |
Semiramide,
Didone, Elena, Paride,
Achille, Paolo e Francesca |
cerchio
3 |
golosi |
giacciono
nel fango lordandosi lacerati
da Cerbero |
Cerbero |
Ciacco |
cerchio
4 |
avari
e prodighi |
spingono
sassi scontrandosi
e accusandosi |
Pluto |
papi
e cardinali |
cerchio
5
palude stige |
iracondi
e accidiosi |
sono
immersi nella palude Stige |
Flegias
diavoli |
Filippo
Argenti |
cerchio
6
mura di Dite |
eretici |
giacciono
in sepolcri infuocati (fuoco=rogo?) |
diavoli
le tre Furie |
Farinata
degli Uberti
Cavalcante dei Cavalcanti
Ottaviano degli
Ubaldini |
cerchio 7
violenti
|
Girone
1
|
violenti
contro gli altri e le loro
cose - tiranni - banditi |
sono
immersi nel sangue bollente,
come in vita sparsero il
sangue degli altri |
Minotauro
(del cerchio 7)
Centauri
(del girone 1) |
Ezzelino
da Romano, Obizzo d'Este,
Guido da Monfort, Attila,
Pirro, Rinieri da Corneto,
Rinieri dei Pazzi |
Girone
2
|
violenti
contro se stessi e le proprie
cose - suicidi -
scialacquatori |
Suicidi:
trasformati in alberi e
sterpi, lacerati dalle Arpie,
come in vita rifiutarono il
corpo e lo staziarono;
scialacquatori:
inseguiti e fatti a brani
dalle cagne come in vita
dilapidarono le loro sostanze |
Minotauro
(del cerchio 7)
Arpie.
cagne nere
(del girone 1) |
suicidi:
Pier della Vigna, Anonimo
fiorentino
scialacquatori: Lano
da Siena, Jacopo di
Sant'Andrea |
Girone
3
|
violenti
contro Dio e le sue cose |
tutti
stanno sotto una pioggia di
fuoco:
bestemmiatori:
giacciono supini
usurai: stanno seduti
sodomiti: si aggirano
correndo continuamente |
Minotauro
(del cerchio 7)
Gerione
e la corda
(Storia
del Veglio di Creta) |
bestemmiatori:
Capaneo
sodomiti:
Brunetto Latini, Prisciano,
Francesco d'Accorso, Guido
Guerra, Regghiaio Aldobrandi,
Jacopo Rusticucci, Guglielmo
Borsiere
usurai:
Catello di Rosso Gianfigliazzi,
Ciapo Obriachi, Reginaldo
Scrovegni, Vitaliano del
Dente, Giovanni Buiamonte |
cerc.
VIII
contro chi non
si fida
M
A
L
E
B
O
L
G
E
|
bolgia
1
|
seduttori
e ruffiani |
sono
frustati da diavoli (forse
perché in vita venivano
frustati coloro che
sfruttavano la prostituzione) |
Gerione
(del cerchio)
diavoli
(della I bolgia) |
Venedico
Caccianemico, Giasone |
bolgia
2
|
adulatori |
sono
immersi nello sterco (come in
vita si insozzarono
moralmente) |
Gerione
(del cerchio)
|
Alessio
Interminelli, Taide |
bolgia
3
|
simoniaci |
confitti
in buche a testa in giù con i
piedi lambiti da fiamme (sono
capovolti come in vita
capovolsero la legge di Dio) |
Gerione
(del cerchio)
|
Niccolò
III, (Bonifacio VIII, Clemente
V) |
bolgia
4
|
indovini
maghi |
hanno
il capo stravolto all'indietro
e camminano in silenzio, come
in vita stravolsero le Scritture
e vollero vedere il futuro
parlando e rivelando |
Gerione
(del cerchio)
|
Anfiarao,
Tiresia, Arunte, Manto,
Euripilo, Michele Scoto, Guido
Bonatti, Asdente |
bolgia
5
|
barattieri |
sono
immersi nella pece vischiosa
bollente e straziati da
diavoli con uncini come in
vita usarono arti nere e
vischiose |
Gerione
(del cerchio)
Malebranche
(della V
bolgia) |
Anzian
di Santa Zita (Bonturo Dati),
Ciampolo di Navarra, (Frate
Gomita) (Michele Zanche) |
bolgia
6 |
ipocriti |
camminano
lentamente, nascosti e curvi
sotto il peso di cappe di
piombo dorato come in vita
nascosero il loro vero animo |
Gerione
(del cerchio)
|
Catalano
de' Catalani, Loderigo degli
Andalò, Caifa |
bolgia
7 |
ladri |
corrono
subendo metamorfosi tra serpi
che legano loro le mani, come
in vita usarono le mani libere
per rubare |
Gerione
(del cerchio)
Caco?
(della
VII bolgia) |
Vanni
Fucci, Agnolo Brunelleschi,
Buoso Donati (o Degli Abati),
Puccio Sciancato, Cianfa
Donati, Francesco dei
Cavalcanti |
bolgia
8 |
mali
consiglieri |
sono
avvolti in fiamme come in vita
tramarono contro gli altri
nascondendo il fine della loro
frode avvolto
nell'intelligenza (= fiamma) |
Gerione
(del cerchio)
|
Ulisse,
Diomede, Guido da Montefeltro |
bolgia
9 |
seminatori
di discordie |
appaiono
mutilati, lacerati da un
demonio come in vita divisero
le persone e lacerarono l'unità
e la pace |
Gerione
(del cerchio)
demonio
(della IX bolgia) |
Maometto,
Alì, Pier da Medicina,
Curione, Mosca dei Lamberti,
Bertran de Bon, Geri del Bello |
bolgia
10 |
falsificatori |
dei
metalli:colpiti da
scabbia e lebbra, sfigurati
dalla malattia come in vita
falsificarono il vero;
della persona: malati
di rabbia corrono mordendo gli
altri;
della moneta:
idropici;
della parola: arsi
dalla febbre |
Gerione
(del cerchio)
diavoli
(della X bolgia) |
Griffolino,
Capocchio, Gianni Schicchi,
Mirra, Mastro Adamo, Simone,
il greco Sinone, la moglie di
Putifarre |
pozzo
dei giganti |
insubordinazione
contro Dio |
ribelli
alla divinità sono
incatenati nel pozzoe
impotenti come in vita si
credettero liberi e potenti
contro Dio |
|
Nembrot,
Fialte, Anteo, (Briareo,
Tizio, Tifeo) |
c.
9
traditori
|
zona
1
Caina |
traditori
dei parenti |
immersi
nel ghiaccio e piangono
tenendo il capo basso per cui
le loro lacrime si
solidificano a contatto col
ghiaccio, gelidi come in vita
mancarono del fuoco della
carità |
|
Alessandro
e Napoleone degli Alberti,
Camicione dei Pazzi, (Mordrec,
Focaccia, Sassuolo Mascheroni,
Carlino dei Pazzi) |
zona
2
Antenora |
traditori
della patria |
immersi
nel ghiaccio dal quale
emergono con la testa;
piangono tenendo il capo
rivolto in giù, ma le lacrime
che sgorgano dagli occhi si
ghiacciano subito
costringendoli a tenerli
sempre chiusi. |
|
Bocca
degli Abati, Buoso da Duera,
Tesauro di Beccaria, Gianni
dei Soldanieri, Gano di
Maganza, Tebaldello Zambrasi Ugolino della
Gherardesca, Ruggieri degli
Ubaldini |
zona
3
Tolomea |
traditori
degli ospiti |
immersi
nel ghiaccio in posizione
supina, per cui le lagrime
ristagnano negli occhi e si
ghiacciano all'istante, tanto
da impedire l'uscita di altre
lacrime, le quali, non
trovando sbocco, si riversano
all'interno, acuendone il
dolore. |
|
Alberigo
dei Manfredi, Branca Doria |
zona
4
Giudecca |
traditori
dei benefattori |
coperti
interamente dal ghiaccio, da
cui traspaiono "come
festuca in vetro": alcune
sono sdraiate, altre in
posizione verticale, altre in
piedi o capovolte colla testa
all'ingiù ed altre ancora
chinate quasi a formare un
arco. |
|
Lucifero
e le tre facce, in ciascuna
delle bocche si trovano
rispettivamente: Giuda
Iscariota, Bruto, Cassio |
natural
burella |
|
|
|
Schema
dei problemi
La selva oscura
del peccato
le
tre bestie
|
|
lonza |
leone |
lupa |
Commentatori
antichi |
lussuria |
superbia |
avarizia |
peccati
di Dante |
D'Ovidio |
invidia |
superbia |
avarizia |
i
tre vizi di Firenze |
Casella
Pascoli |
incontinenza |
matta
bestialità |
malizia
frode |
partizione
dell'Inferno |
interpretazione
moderna |
Firenze |
Regno
di Francia |
Curia
papale |
interpretazione
storico-politica |
La strada della salvezza
|
Canto
1, vv. 1-12
Canto
1, vv. 31-60
Canto
1, vv. 91-129 |
Dubbi di Dante
Destino e salvezza di Dante:
Beatrice, la Vergine Maria e
s. Lucia |
Canto
2, vv. 10-42
Canto
2, vv. 75-114 |
La
porta dell'Inferno
L'importanza degli ideali - La
giustizia di Dio |
Canto
3, vv. 1-21
Canto
3, vv. 34-51 |
La
grandezza dell'antichità - La
"bella schola"
poetica |
Canto
4, vv. 76-102 |
La
cultura cortese e
stilnovistica sull'amore
Ineluttabilità dell'amore |
Canto
5, vv. 100-108
Canto
5, vv. 127-137 |
I
mali di Firenze: la politica
fiorentina
- La condizione dei
dannati dopo il Giudizio
universale |
Canto
6, vv. 37-90
Canto
6, vv. 94-111 |
Le
colpe della Chiesa - La
fortuna |
Canto
7, vv. 70-96 |
I
diavoli come segno del male |
Canto
8, vv. 104-130 |
Allegoria
del messo celeste e lo scontro
fra Dio e i diavoli |
Canto
9, vv. 61-105 |
Farinata
predice a Dante l'esilio (1°)
Dialettica fra amore di patria
e amore di parte in Farinata
La
conoscenza del futuro nelle
anime dell'inferno |
Canto
10, vv. 78-81
Canto
10, vv. 89-93
Canto
10, vv.100-108 |
La
struttura dell'Inferno: alto e
basso Inferno, secondo
"valori sui quali si
fonda una società ben
ordinata: il legame familiare,
la lealtà personale, la fede
religiosa", seguendo il
diritto romano e San Tommaso
Perché
l'usura è un'offesa a Dio |
Canto
11, vv.16-90
Canto
11, vv. 91-115
|
L'origine
dei fiumi infernali: Il Veglio
di Creta
|
Interpretazione
storica |
Interpretazione
morale |
Interpretazione
politica |
Veglio |
Storia
dell'umanità |
natura
umana |
forme
di governo |
testa
d'oro |
età
dell'oro - paradiso
terrestre |
libero
arbitrio |
monarchia
imperiale |
petto
d'argento |
età
d'argento |
ragione |
monarchia |
rame |
età
del rame |
volontà |
oligarchia |
ferro |
età
del ferro |
appetiti
irascibili |
repubblica |
terra
cotta |
decadenza
totale |
appetiti
concupiscibili |
democrazia |
ferite |
mali
dell'umanità |
mali
del governo non
imperiale |
piede
sinistro |
impero |
- |
piede
destro |
chiesa |
- |
rivolto
verso Roma |
sede
del papato e
dell'impero |
sede
dell'impero |
|
Canto
14, vv. 91-120 |
Brunetto Latini
predice l'esilio a Dante (2°
predizione)
L'Umanesimo mondano e i suoi
limiti |
Canto
15, vv. 55-66
Canto
15, vv. 79-99 |
Cortesia e
valore, virtù fondamentali
del mondo feudale
Allegoria della corda |
Canto
16, vv. 64-72
Canto
16, vv. 106-114 |
Il peccato della
simonia
Invettiva contro i papi
simoniaci
Contro la donazione di
Costantino |
Canto
19, vv. 1-6
Canto
19, vv. 88-114
Canto
19, vv. 115-117 |
Origine di
Mantova |
Canto
20, vv. 58-99 |
Vanni
Fucci:
profezia (3°) dell'esilio
di Dante e della sconfitta dei
Bianchi |
Canto
24, vv. 139-151 |
Invettiva contro
Firenze
Ulisse: grandezza e limiti del
sapere umano;
la conoscenza
umana
è folle senza la Grazia
Divina come il viaggio di
Ulisse |
Canto
26, vv. 1-12
Canto
26, vv. 90-142
Canto
26, v. 125 |
Guido da
Montefeltro e l'inganno di
Bonifacio VIII contro
Celestino V |
Canto
27, vv. 67-114 |
Maometto, la
discordia religiosa e la
profezia su fra Dolcino |
Canto
28, vv. 22-60 |
Ironia contro i
Senesi, megalomani e vanitosi |
Canto
29, vv. 121-139 |
Il tradimento di
Montaperti |
Canto
32, vv. 73-111 |
Il Conte
Ugolino: la violenza nelle
città comunali
Invettiva contro i Pisani
Invettiva contro i Genovesi |
Canto
33, vv. 1-75
Canto
33, vv. 79-90
Canto
33, vv. 151-157 |
Lucifero motore
del regno della morte "secunda"
e del male
Le
tre facce di Lucifero |
colore |
Lucifero |
S.S.
Trinità |
rossa |
infinito
odio |
infinito
amore |
gialla |
rabbiosa
impotenza |
potenza
divina |
nera |
ignoranza
del bene |
sapienza
del bene |
|
Canto
34, vv. 1-87 |
- TRATTO da:
Dante Alighieri, La Divina
Commedia (edizione non segnalata)
- PROGETTO MANUZIO:
http://www.liberliber.it
- EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 12 Ottobre
1994 Alla edizione elettronica hanno
contribuito: Vittorio Dell'Aiuto, Marco
Calvo
- REVISIONE -
EDIZIONE HTML: Giuseppe Bonghi
- Testi consultati:
-
Dante Alighieri,
La Divina Commedia, a cura di S.
Jacomuzzi, A. Dughera, G. Ioli, V.
Jacomuzzi, S.E.I., Torino 1990
-
Dante Alighieri,
La Divina Commedia, a cura di
Tommaso Di Salvo, Zanichelli, Bologna
1985
-
Dante Alighieri,
La Divina Commedia, a cura di
Natalino Sapegno, 14 ristampa, La Nuova
Italia editrice, Firenze1967
-
Dante Alighieri,
La Divina Commedia, a cura di
Giovanni Bosco e Giovanni Reggio, Le
Monnier, Firenze 1988
http://www.fausernet.novara.it/fauser/biblio/bios/bio048.htm
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