Come abbiamo potuto vedere,quasi
tutta la produzione letteraria del Duecento, se di eccettuano i poeti
siciliani, è per qualche verso legata alla problematica politica o morale
o religiosa del secolo. Ma non va trascurata quella corrente affatto
disimpegnata che suole essere chiamata comico-realistica. Si tratta di
rimatori che guardano alla vita con occhio disincantato e semmai con
l'intento di porre un argine al dilagante ascetismo medievale.
Tra essi ricordiamo Rustico
di Filippo, fiorentino, morto verso la fine del secolo,autore di
circa sessanta sonetti, per metà di argomento amoroso e per metà di
argomento satirico contro personaggi noti o ignoti del suo tempo; Folgore
da S.Gimignano, morto verso il 1330, di cui ci restano tre raccolte
di sonetti, una di 14 sonetti detta "Dei mesi" - in cui spiega
come una brigata nobile e cortese debba spendere il suo tempo mese per
mese -, una di 8 componimenti detta ("Della semana") "Della
settimana" - in cui spiega come distribuire gli spassi nei singoli
giorni della settimana -, una terza, incompiuta,in cui descrive le virtù
proprie di un buon cavaliere: dai suoi sonetti si ricavano molte utili
informazioni sui costumi del suo tempo; Cecco
Angiolieri, il più importante di tutti, nato
a Siena verso il 1260 e morto prima del 1313, sul quale dobbiamo
soffermaici un po' di più.
Cecco ha lasciato un
"Canzoniere" di circa 150 sonetti in cui ha descritto tutto un
mondo di vizio e corruzione ora con vero compiacimento,ora con una sorta
di velata malinconia, che parrebbe voler esprimere un certo disagio
morale. E' un fatto che, a prenderlo alla lettera, mai un poeta fu
spietato e disumano quanto lui, se desidera tanto ardentemente la morte di
entrambi i genitori, colpevoli solo di non dargli abbastanza denaro per i
suoi vizi. La verità è però un'altra: Cecco si compiace di stupire e
scandalizzare, un pò per il gusto della risata, un pò per spirito
polemico contro il bigottismo del suo tempo. I suoi pregi maggiori
consistono nella rapidità esemplare con cui tratteggia figure umane,
nella concisione lapidaria del dialogo, ma soprattutto nel fatto di aver
contribuito ad avviare nella nostra letteratura quel filone realistico che
darà frutti cospicui dopo di lui.