IL NOVECENTO

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I Futuristi si collocarono agli antipodi dei crepuscolari. Anch’essi rifiutarono la tradizione ed il conformismo borghese, ma in nome di un dinamismo vitale  che  doveva rispecchiare la  nascente civiltà tecnologica e industriale. Affascinati soprattutto dalla velocità imposta dalle macchine al ritmo della vita, essi esaltarono il rischio, l'avventura, il vigore, il fascino dell'ignoto da scoprire, ed affermarono che sulla Terra non poteva esserci posto per i deboli e per gli inetti: ecco perché definirono la guerra la “sola igiene del mondo”, perché essa spazza via le scorie dell’umanità e seleziona i forti da destinare ad una vita sempre più fiera e veloce.

A differenza dei crepuscolari che vissero appartati e quasi incogniti a se stessi, i Futuristi si raccolsero in una vera e propria “scuola”, stilarono un ben preciso programma, organizzarono una ben nutrita pubblicità intorno alle loro idee, servendosi di riviste (“Lacerba”), ma soprattutto di incontri-dibattiti che effettuavano periodicamente nei teatri con tono volutamente provocatorio nei confronti del pubblico.

Fondatore e caposcuola del Futurismo fu Filippo Tommaso Marinetti.

Nato ad Alessandria d’Egitto nel 1876, studiò a Parigi e lì iniziò l’attività letteraria  componendo poesie in lingua francese. Nel 1909 pubblicò su “Le Figaro” il “Manifesto del Futurismo”. Trasferitosi definitivamente in Italia, pubblicò il “Manifesto tecnico della letteratura futurista” (1912), cui fece seguire altri manifesti aggiuntivi. Acceso sostenitore della guerra, fece parte degli interventisti all’epoca della  prima guerra  mondiale e poi seguì ciecamente il Mussolini, che lo nominò Accademico d’Italia.  Restò fedele al  Duce anche dopo la sua caduta, seguendolo nella Repubblica di Salò. Morì nel 1944. Fra le sue numerose opere  ricordiamo: “Mafarka il futurista” (romanzo, 1910), “Zang Tumb Tumb” (parole in libertà, 1914),  Spagna veloce e toro futurista” (1931),  La grande Milano tradizionale e futurista” (postumo) e “Una sensibilità italiana nata in Egitto” (postumo).

Ed ora presentiamo alcune proposizioni tratte dal “Manifesto del Futurismo” e dal “Manifesto tecnico” da cui emergono con chiarezza lo spirito e la tecnica espressiva dei futuristi:

 

1.

Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all'energia     e alla temerità.

2.

l coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.

3.

La letteratura esaltò, fino ad oggi, l’immobilità pensosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.

4.

Noi affermiamo  che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità...

7.

Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.

8.

Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.

9.

Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo -, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.

10.

Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie       d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.

11.

Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro... il vibrante fervore degli arsenali e dei cantieri... i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcono i fiumi... i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.

E' dall’Italia che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente, col quale fondiamo oggi il Futurismo, perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari.

 

1.

Bisogna distruggere la sintassi, disponendo  i  sostantivi a caso come nascono.

2.

Si deve usare il verbo all’infinito...

3.

Si deve abolire l’aggettivo...

4.

Si deve abolire l’avverbio...

5.

Ogni sostantivo deve avere il suo doppio, cioè il sostantivo deve essere seguito, senza congiunzione, dal sostantivo a cui è legato per analogia. Esempio: uomo-torpediniera, donna-golfo, folla-risacca, piazza-imbuto, porta-rubinetto...

6.

 

Abolire anche la punteggiatura. Essendo soppressi gli aggettivi, gli avverbi e le congiunzioni, la punteggiatura è naturalmente annullata, nella continuità varia di uno stile vivo, che si crea da sé, senza le soste assurde delle virgole e dei punti. Per accentuare certi movimenti e indicare le loro direzioni si impiegheranno i segni della matematica: + - x : =, e i segni musicali.

9.

Per dare i movimenti successivi di un oggetto bisogna dare la catena delle analogie che esso evoca, ognuna condensata, raccolta in una parola essenziale...

10.

Siccome ogni specie di ordine è fatalmente  un prodotto dell'intelligenza cauta o guardinga, bisogna orchestrare le immagini disponendole secondo un maximum di disordine.

11.

Distruggere nella letteratura l’io, cioè tutta la psicologia. L’uomo completamente avariato dalla biblioteca e dal numero, sottoposto a una logica e ad una saggezza spaventose, non offre assolutamente più interesse alcuno. Dunque, dobbiamo abolirlo nella lette­ratura, e sostituirlo finalmente con la materia, di cui si deve afferrare l’essenza a colpi di intuizione, la qual cosa non  potranno mai fare i fisici né i chimici. Sorprendere attraverso gli oggetti  in libertà e i motori capricciosi la respirazione, la sensibilità e gli istinti dei metalli, della pietra, del legno, ecc.  Sostituire la psicologia  dell’uomo, ormai esaurita, con l’ossessione lirica della materia.

 

Ed ora un esempio di   parole in libertà  tratto da “ZangTumb Tumb” (Assedio di Adrianopoli) dello stesso Marinetti:

«Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrrrare spazio con un accordo ZZZANG TUMB TUM ammutinamento di cento echi per azzannarlo sminuzzarlo sparpagliarlo all'infiiiiiinito del centro di quel zzzang tumb spiaccicato (ampiezza 50 Kmq.) balzare scoppi tagli pugni batterie tiro rapido Violenza ferocia re-go-la-ri-tà questo basso grave scandere strani folli agitatissimi acuti della battaglia».

Aderirono al Futurismo, sia pure per poco, Giovanni Papini, Ardengo Soffici e Aldo Palazzeschi.

   


Copyright © 1999 Luigi De Bellis