DANTE ALIGHIERI
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Giuseppe Bonghi Introduzione
Introduzione Riportiamo
il testo pubblicato da Tommaso
Casini nel 1885 con i tipi
della Sansoni di Firenze, tratto dal Codice
Chiggiano L. VIII. 305,
che contiene la Vita
nova dal foglio 7 al foglio 27,
indicato col nome di
Codice A
Per quanto riguarda la divisione in capitoli e la numerazione degli stessi, bisogna notare che il Casini differisce in qualche punto dalla numerazione del Barbi, accettata ormai da quasi tutti i commentatori della V.N. - Il Codice Chiggiano L. VIII. 305 viene indicato col nome di codice K dal Monaci (in Il canzoniere Chigiano L. VIII. 305, a cura di E. Molteni ed E. Monaci, 1877, Bologna, coi tipi di Fava e Garagnani). Sui criteri seguiti per la trascrizione del testo del codice A, scrive il Casini: (pag. 211): "Ho già avvertito che fondamento alla presente edizione fu il testo del cod. A, seguito scrupolosamente: non sí per altro che dove era manifesto errore del copista non si ricorresse ad altri testi e specialmente alla lezione de' codd. BC. Per altro alcune particolarità del cod. A non furono riprodotte, e ne darò notizie in queste note, perché gli studiosi a' quali potesse importare abbiano maniera di ricostruirsi, per dir cosí, la sembianza del codice. E prima dirò che a' passi latini, che troviamo sparsi nella V.N., s'accompagna in A ne' margini una versione, quasi sempre letterale, che non può esser di Dante, sarà ma forse del copista, dimostratosi a più indizî persona cólta di lettere. Raccoglierò qui coteste versioni, rimandando ai testi latini della V.N.:
Ancora: il codice ha
certe particolarità ortografiche comuni
ad ogni scrittura del sec. XIV, inutili
a riprodurre in una stampa che non abbia
intendimento speciale filologico: tanto
più che coteste particolarità non sono
molte né molto osservabili. Per es. il
cod. A, mentre ne' più dei casi tiene
distinta la preposizione dall'articolo
determinato, qualche volta usa la prep.
articolata (es. della, nelli
o innelli ecc.), che io risolsi
sempre ne' suoi due elementi. Spesso
congiungendosi due parole, avviene un
raddoppiamento nella consonante iniziale
della seconda, come che-ssi, si-mmi,
che-ssiano, a-llui
ecc.; o un'assimilazione: illoro
(in loro). Non di rado le forme
dei verbi composti con ad-,
in-, ecc. non presentano il
raddoppiamento: es. aterzate, aparue,
inamora; l'esito del gruppo dj
seguito da voc. è per lo più
rappresentato da c: es. meço;
e quello di nj tra voc. da ngn-
es. auengna, insengna,
sengnor- ecc.; per i gruppi -ct,
pl- qualche volta non si
procede all'assimilazione o alla
digradazione e perciò si ha decta,
exemplo ecc. Tutte queste forme
che non rappresentano caratteri proprî
della lingua di Dante ridussi alle
comuni, e fuor che in questa riduzione
mi attenni sempre al codice. Cenni
su La
vita nova Della Vita Nuova, come del resto di tutte le altre opere dell'Alighieri, a noi non è rimasto alcun esemplare di mano dell'autore: essa invece ci è stata conservata da non pochi manoscritti, i più antichi dei quali risalgono alla seconda metà del Trecento. A giudicare dal numero delle copie manoscritte prima dell'avvento della stampa, il libretto di Dante non deve aver avuto nei secoli XIV e XV una grande diffusione: pochi biografi e commentatori del Poema lo ricordano; nessuno scrittore lo imitò; e forse fuori dalla Toscana fu letto da pochissimi, sia perché assai presto cominciarono a circolare copie contenenti solo le poesie, sia perché la gloria della Commedia oscurò e fece dimenticare le altre scritture di Dante, delle quali la Vita Nuova fu l'ultima a venir pubblicata a stampa per la prima volta: 1490 Convivio
Il titolo della prima
edizione fu: Vita Nuova di Dante
Alighieri con XV canzoni del medesimo e
la vita di esso Dante scritta da
Giovanni Boccaccio. In Firenze, nella
stamperia di Bartolomeo Sermartelli
MDLXXVI. Precede una lettera del
Sermartelli, del 26 marzo 1576, a
Bartolomeo Panciatichi, cui il libro è
dedicato; nella quale l'editore dichiara
d'aver avuto la V.N. dal
Carducci. Nel testo mancano le divisioni
e tutte le espressioni che accennano a
cose sacre sono omesse o cambiate. Dopo un secolo e mezzo, durante il quale gli scrittore del Trecento in genere non ebbero molta fortuna, venne fuori la seconda edizione della V.N., curata da Anton Maria Biscioni, che affermò di aver consultato sette manoscritti (B,D,E,F,G,M), e, sebbene trascegliesse a caso le varietà di lezione e non sapesse ricavarne tutto il possibile vantaggio, corresse molti errori e colmò le lacune della prima stampa. Il testo, quale era stato fermato dal Biscioni, fu riprodotto in tutte le ristampe posteriori della giovanile operetta di Dante; fino a che comparvero due nuove edizioni che segnano l'inizio di un lavoro più metodico intorno alla lezione della V.N., poiché i loro autori si proposero di comunicare il testo di determinati manoscritti, come strumento per ulteriori indagini critiche, che segnano l'inizio di un lavoro più metodico |