DANTE ALIGHIERI
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Maria Adele Garavaglia INTRODUZIONE
Dopo
secoli di indagini, studi critici,
dibattiti e ricerche, il maggior poeta
italiano rimane ancora, per molti
aspetti, un enigma. Io dico, seguitando, [...] «Seguitando»
che cosa? Semplicemente la narrazione
interrotta al settimo Canto, oppure la
scrittura sospesa da un doloroso
intervallo? Dante, «fiorentino d'origine, non di costumi» La
Divina Commedia compendia il
sapere medievale, ma si pone anche come
invito alla riflessione per l'uomo di
tutti i tempi; se noi oggi sorridiamo
dell'ingenuità con cui il poeta spiega
i fenomeni astronomici, non possiamo
ignorare l'altezza del messaggio morale
che contiene: nasce essenzialmente dall'esperienza
dell'esilio e si pone come invito
al recupero della rettitudine‚ per
l'umanità corrotta, degenerata,
violenta, avida, lontana dal bene. Genesi e fonti della Divina Commedia All'originario
progetto di esaltare Beatrice, dicendo
di lei «quello che mai non fue detto
d'alcuna» (Vita Nuova, XLII,2)
se ne aggiunge e sovrappone un altro
prodotto da esigenze morali, sostenuto
da un preciso clima culturale e dalla
maturazione di una visione politica che
l'esilio aiuta a definire. Dante
abbandona le ristrette visioni
letterarie dell'età giovanile e supera
i moduli stilnovistici, arricchendo la
sua poesia di una robusta visione etica,
che, attraverso l'idea religiosa,
rappresenta il motore della composizione
del poema. Il bisogno di lanciare un
messaggio di pace, di rigenerazione e
presa di coscienza all'umanità si
esprime attraverso l'allegoria del
viaggio‚ che non è insolita nel
panorama culturale del tempo. Pensiamo
soltanto agli ingenui poemetti di Giacomino
da Verona (De Ierusalem coelesti
e De Babilonia civitate infernali,
XIII secolo) e di Bonvesin da la Riva‚
(Libro delle tre Scritture, XIII
secolo) o anche il romanzo allegorico
coevo a quello dantesco di Bono
Giamboni‚ (Libro de' vizi e
delle virtudi) L'opera, così, sorge
corroborata dal bagaglio culturale del
poeta nel quale individuiano le fonti
classiche, filosofiche e cristiane. Il disegno generale Ciò
che differenzia la Commedia dagli
altri poemi allegorici anteriori o coevi
è il possente impianto strutturale che
coinvolge l'universo intero;
l'organizzazione e la distribuzione
delle anime nell'aldilà è così
minuziosamente descritta, da apparire
realistica e plausibile. Sulla scorta
della concezione tolemaica‚
geocentrica dell'universo, affidata all'Almagesto
di Claudio Tolomeo (II sec.d.C.) e
recuperata da san Tommaso, Dante colloca
presso Gerusalemme, che sorge
equidistante ai confini del mondo, le
foci del Gange e le colonne d'Ercole,
l'imboccatura dell'inferno. Ai
suoi antipodi sorge la montagna del
purgatorio, che corrisponde
esattamente al vuoto della voragine
infernale; entrambi sono stati causati
dalla caduta di Lucifero, che è
divenuto l'espressione del male e della
bruttezza, incastrato al centro della
terra. Attorno alla terra immobile
ruotano nove cieli; oltre a
questi, nella pura luce metafisica dell'Empireo,
i beati siedono in adorazione di Dio,
circondato dai nove cori angelici. La
disposizione dei dannati, degli espianti
e dei beati segue regole ben precise,
improntate alla gerarchia
meritocratica. Mano a mano che si
scende verso il fondo dell'inferno, i
peccati si fanno sempre più gravi; a
ispirarne la classificazione sono i
testi giuridici e l'Ethica Nicomachea
di Aristotele. I «quattro sensi» della scrittura Chiave
interpretativa della Commedia è
offerta da un passo del Convivio
(II,1) in cui Dante asserisce che
un'opera può essere vagliata sotto
quattro aspetti, o «sensi»: |