DANTE ALIGHIERI
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Maria Adele Garavaglia Introduzione Introduzione La concezione del purgatorio L'idea di purgatorio
piuttosto recente nella storia del
pensiero occidentale. Infatti il mondo
antico aveva immaginato un regno dei
morti in cui i rei, relegati nel
Tartaro, fossero distinti dai suicidi o
dalle anime dei beati queste, nei Campi
Elisi, attendevano di reincarnarsi in
una nuova vita, mentre le anime di
coloro che non avessero avuto esequie,
si raccoglievano nel vestibolo. Il VI
libro dell'Eneide virgiliana
ci offre un quadro esauriente dell'oltemondo
pagano. La struttura del purgatorio dantesco La seconda Cantica
della Commedia può essere
considerata la conclusione del lungo
processo di gestazione che ha portato
all'dea di purgatorio: Dante ne dà
la raffigurazione con toni potentemente
ralistici, interpretando la transitorietà
di questo mondo con la raffigurazione
dei caratteri che ancora lo legano alla
terra.
Come i dannati sono divisi nelle tre categorie degli incontinenti, violenti e fraudolenti, così i peccati degli espianti sono originati da tre cause fondamentali:
- amore rivolto al male, Anche le cornici
purgatoriali hanno i loro guardiani:
gli angeli della virtù contrapposta
al peccato, disposti al passo del
perdono: ognuno di essi cancella una
delle sette P, incise sulla
fronte di Dante dall'angelo guardiano
della porta del purgatorio. L'atmosfera purgatoriale e i personaggi Dante, configurazione
dell'umanità che espia le proprie
colpe, svolge anche nella seconda
Cantica il duplice ruolo di autore e
personaggio. Virgilio, simbolo della
ragione, lo guida sino al paradiso
terrestre: poi lo affida a Beatrice
(la fede) che scende per aiutarlo a
sostenere il momento culminante
dell'espiazione. Frequenti, poi, sono le profezie e i richiami al bando subito da Dante, appropriati in un contesto che viene sentito come esilio dalla beatitudine. Un mondo che collega la terra al cielo viene rappresentato con paesaggi liricamente mediati da quelli su cui si svolgono le azioni degli uomini: la terra viene così recuperata nella sua spazialità e temporalità. Il sole segna la scansione delle ore, il cielo si colora delle albe e dei tramonti, le stelle rimandano alle virtù che consentono agli uomini di condurre una vita retta e raggiungere Dio. Prati bagnati di rugiada, valli fiorite, pietraie livide, stretti passaggi montani, selve misteriose, scale ripide, rocce inaccessibili ricreano ambienti diversi e variegati che sottolineano simbolicamente il carattere della pena: non mancano, comunque, elementi miracolosi come alberi capovolti, giunchi che ricrescono immediatamente, voci nell'aria, a restituire al purgatorio il carattere di misterioso regno oltremondano eccezionalmente concesso a Dante di visitare. La "medietà" linguisticaLa cifra stilistica del Purgatorio è una "medietà" che, senza implicare uniformità, accosta il linguaggio a quello d'uso quotidiano: in tal modo evidenzia la misura, il senso del limite, l'autocoscienza illuminata che sono fondamentali per un vero rinnovamento nelle anime espianti. Così, anche se non mancano spunti di registro comico o termini" forti" (assai pi frequenti nell'Inferno) come il «bordello» italiano del Canto VI o la «femmina balba» del Canto XIX o la «puttana sciolta» del XXXII, per lo più le espressioni propendono per una misura vagamente impregnata di elegia o di nostalgia. Solo in taluni punti di eccezionale solennità il registro elevato compare a sottolineare un'ardita metafora astronomica (Canto II) o a proporre quei "neologismi danteschi" che appariranno frequenti in Paradiso.
- TRATTO da:
Dante Alighieri, La Divina
Commedia (edizione non segnalata) - REVISIONE -
EDIZIONE HTML: Giuseppe Bonghi |