Giuseppe Bonghi
INTRODUZIONE
XII - L'INFINITO
DI GIACOMO LEOPARDI
Creazione: Composto a Recanati forse nella primavera del 1820.
Metro: endecasillabi sciolti.
È un idillio, come dice Domenico De Robertis, che nasce "dalla
rinuncia a pensare e a riflettere", che con poche immagini esprime da un
lato la solitudine mista a una infelicità ancora inconsapevole, e dallaltro il
superamento della stessa attraverso un lasciarsi andare alla contemplazione della natura e
della sua bellezza, a quel confuso e sensibilissimo alternarsi di sensazioni dominate
dalla storia umana, di cui non restano più vestigia (in cui si presumeva che luomo
vivesse una vita serena e tranquilla, sicuramente non affaticata spiritualmente da norme
di comportamento che ne limitavano lagire materiale e spirituale) e dalla stagione
presente e viva, spesso vissuta tanto dolorosamente. È un idillio che nasce da quel senso
di inappagamento, di separazione e di esclusione dal mondo (è questa la funzione della
siepe, che non è unimmagine di tipo naturalistico ma un simbolo esistenziale), di
una vitale mancanza di partecipazione alla vita sociale quotidiana, che provocherà col
passare del tempo la sua stessa incpacità di vivere, dalla quale lo esclude la sua stessa
condizione di appartenente alla classe nobile.
Eppure proprio questo senso di esclusione, questo limite apparentemente invalicabile
spinge il poeta a sentire più intensamente il bisogno di andare al di là della siepe:
quante volte proprio nel 1819 da una finestra della sua casa avrà guardato quella siepe,
quei lontani monti al di là dei quali si trovava una vita diversa da quella "zotica
e vil" di Recanati e avrà fantasticato di Roma e della cultura e delle donne, del
sentire e vivere la vita in modo alto e non meschino, e si sarà ripiegato in se stesso
per trovarvi quelle sensazioni che lo avrebbero portato "al di là". Quel mondo
nel 1819 era l'aldilà della siepe, mentre Recanati rappresentava il mondo negativo che si
trovava al di qua. Ma all'anima, al pensiero non basta la razionalità delle idee e la
concretezza delle immagini: più grande ancora è il sentire l'infinito e la profondissima
quiete fino a naufragare dolcemente nel mare dell'immensità.
Ma superando la siepe e la sua condizione, lo
spirito del poeta può percorrere gli interminati spazi e leterno tempo delle «morte stagioni» e della stagione presente e, in cui può
finalmente placarsi rinunciando alla ricerca stessa di un possibile modo diverso di
vivere. Il naufragio nel mare dellimmensità
è tuttavia non definitivo, anche perché il Nulla resta lontano, anche se provoca
profondissime quieti, e la ragione tiene desti i sentimenti.
"Questo breve
idillio", scrive Giovanni Macchia sul Corriere della Sera del 16 dic. 1980, "venuto da una terra lontana, scritto da un giovane provinciale di ventun
anni, sperduto in un "borgo selvaggio" era un testo capitale in cui veniva fissata la condizione stessa
della vita moderna. Era quasi un messaggio spedito ai quattro venti, quasi un manifesto
sufficientemente oscuro, come sono i messaggi della poesia. La storia della poesia moderna
è la grande vittoriosa storia di un naufragio nellattesa del nuovo. Ed è retta sulla
corrispondenza: corrispondenza fra il cielo e la terra, tra il silenzio degli
altri e la voce della natura, tra linaccessibile e ciò che si vede, tra il
contingente e leterno, tra le stagioni morte e la
presente e viva. Non si può far poesia del silenzio.
Si può far poesia se quel silenzio lo si aggancia alle immagini della terra. E non sarà
la conquista di una certezza."
analisi
Dividiamo la poesia in quattro segmenti, facilmente individuabili
attraverso gli elementi: 1) Sempre, 2) 3) E come, 4) Così. Già
attarverso la successione di queste quattro parole possiamo individuare la struttura
globale della poesia formata da unidea di partenza (Sempre) che trova subito
unidea oppositiva (Ma), seguita da una similitudine (E come) che
conserva le sue opposizioni precedenti (Così). La poesia è quindi fondata su una struttura
binaria, che rappresenta il mondo reale (che si trova al di qua della
siepe e rappresenta ciò che quotidianamente si vive) e il mondo ultrareale
(o surreale, o Nulla, o interminato spazio e sovrumano solenzio, o profondissima quiete, o
immensità, ecc., e rappresenta ciò che si vorrebbe vivere: lultrarealtà non è
ciò che non esiste ma ciò che esiste e che non può essere colto normalmente con la
sensibilità di cui luomo dispone) nella quale le due parti sono contrassegnate
dagli aggettivi dimostrativi questo, che rappresenta la realtà vicina, e
quello, che rappresenta la realtà lontana.
Ma ad un certo punto subentra qualcosa
che rovescia la situazione: la realtà contingente esistente al di qua della siepe diventa
improvvisamente lontana, viene respinta dallo spirito, dall'immaginazione, nella quale il
poeta rifugiandosi per poco "non si spaura". Allora l'ultrarealtà diventa
vicina e il poeta vi si immerge, assaporandone una straordinaria dolcezza.
Sempre caro mi fu quest'ermo
colle, |
mondo della realtà Il poeta è legato alla realtà contingente, che rappresenta la sua esistenza quotidiana, ma immagin una realtà diversa col pensiero, nel quale si allargano a dismisura gli orizzonti tanto che il il cuore per poco non resta impaurito di fornte allinfinito che si spalanca davanti alla mente |
E come il vento |
mondo dellultrarealtà: il Nulla scambio tra le due realtà: il mondo reale diventa lontano e quello ultrareale e immenso diventa vicino, e in questa immensità la mente si può serenamente perdersi ritrovando quel piacere e quella felicità negata nel mondo reale ed esistenziale che si trova al di qua della siepe. |
Gli unici elementi del
reale sono il colle, la siepe
e lo stormire delle foglie (la voce del vento), ed
è da questi elementi che nasce la contemplazione dell'infinito che porta agli infiniti
silenzi e alla profondissima quiete; di fronte all'immensità non esiste più limite e gli
ostacoli come la siepe sono superati dal pensiero. Come dalla siepe nasce l'infinito dello
spazio, così dalla voce del tempo nasce quello del tempo, che lo spirito cerca di
raccogliere.
Il simbolo più evidente è rappresentato
dalla siepe, che rappresenta non solo
lelemento separatore tra la realtà e la ultrarealtà, ma soprattutto il senso di
esclusione (rafforzata dalluso dellaggettivo "ermo") che il poeta vive nei confronti della
quotidianità esistenziale, che cerca di proiettare lontano da sé: proprio questa
volontà di rigettare lontano la realtà è rappresentata dalluso del passato remoto
"fu": questa realtà gli fu sempre
cara: ed ora? Ora il poeta cerca qualcosa di diverso, immagina un mondo diverso e di
fronte a questo mondo immaginato per un attimo il cuore e la mente si spaventano perché
oscillano tra le sicurezze, anche se intrise di infelicità di questo mondo reale, e la
non conoscenza del mondo ultrareale. La siepe lo escludeva spiritualmente dagli infiniti
silenzi e dall'eterno, in corrispondenza di un sentirsi escluso dalla vita quotidiana a
causa della sua deformità fisica e delle delicate condizioni fisiche che non gli
permettevano di fare le stesse cose che ad altri era possibile,
In entrambi i mondi luomo è il
centro di se stesso: potremmo parlare di solitudine, intendendo con questo il semplice
senso di esclusione di Leopardi dal mondo sociale vissuto
insieme ad altri uomini; ma potremmo parlare anche di fusione con un mondo divino in cui
lindividuo si realizza indipendentemente dallesistenza di un mondo sociale: il
"paesaggio" interminato ed eterno potrebbe rappresentare nellimmaginario
poetico la divinità universale che è madre benigna della immensità nella quale ogni
elemento vivente naufraga in modo dolce.
Al rifiuto della realtà contingente,
posta in relazione con lultrarealtà attraverso la similitudine, fa da contrappeso
il desiderio di una realtà diversa: la guida verso questa nuova realtà è rappresentata
dalla voce del vento fra le piante, simile alla voce dellinfinito sovrumano silenzio
degli interminati spazi in cui si può raggiungere la profondissima quiete.
Limmensità si trasforma in realtà assoluta nella quale affondare ogni pensiero.
La voce del vento porta la corrispondenza
tra le morte stagioni e la presente, tra un passato che avrebbe potuto essere fonte di
vita ma in fondo si è rivelato inutile e improduttivo, e un presente che è comunque vivo
e il solo in grado di produrre sensazioni prima di cadere inesorabilmente nel pasato e
perdere comunque vitalità.
Quanto c'entra il fallimento della fuga orchestrata nel 1819 e miseramente fallita? Sta di fatto che dal settembre 1819 Leopardi esce sempre meno di casa e dirada sempre più le sue già scarse visite, mentre la salute in generale non migliora; anzi, sul piano della vista e della respirazione si verificano leggeri peggioramenti. In questo clima di smarrimento e sotto il peso del fallimento della fuga da un mondo chiuso e per lui portatore di morte verso un mondo aperto e portatore di vita nasce il bisogno di chiudersi in se stesso per cercare e trovare quegli spazi nei quali liberare lo spirito. È il senso dell'infinito contrapposto allo spazio materiale e spirituale limitato e chiuso. E se questo senso dell'infinito non può essere trovato fuggendo da Recanati, allora viene trovato richiudendosi in se stesso.
© 8 maggio 1996 - by prof. Giuseppe Bonghi
E-mail: Giuseppe.Bonghi@mail.fausernet.novara.it
Ultimo aggiornamento: 30 gennaio 1999