Giovanni Boccaccio
Decameron
Nona giornata
Novella quarta
Cecco di messer Fortarrigo giuoca a Buonconvento ogni sua cosa e i denari di Cecco di messer Angiulieri, e in camicia correndogli dietro e dicendo che rubato l'avea, il fa pigliare a'villani e i panni di lui si veste e monta sopra il pallafreno, e lui, venendosene, lascia in camicia.
Con grandissime risa di tutta la brigata erano state
ascoltate le parole da Calandrino dette della sua moglie; ma, tacendosi Filostrato,
Neifile, sì come la reina volle, incominciò:
Valorose donne, se egli non fosse più malagevole agli
uomini il mostrare altrui il senno e la virtù loro, che sia la sciocchezza e 'l vizio,
invano si faticherebber molti in porre freno alle lor parole; e questo v'ha assai
manifestato la stoltizia di Calandrino, al quale di niuna necessità era, a voler guerire
del male che la sua simplicità gli faceva accredere, che egli avesse i segreti diletti
della sua donna in pubblico a dimostrare. La qual cosa una a sé contraria nella mente me
n'ha recata, cioè come la malizia d'uno il senno soperchiasse d'un altro, con grave danno
e scorno del soperchiato; il che mi piace di raccontarvi.
Erano, non sono molti anni passati, in Siena due già per
età compiuti uomini, ciascuno chiamato Cecco, ma l'uno di messer Angiulieri, e l'altro di
messer Fortarrigo. Li quali quantunque in molte altre cose male insieme di costumi si
convenissero, in uno, cioè che amenduni li lor padri odiavano, tanto si convenivano, che
amici n'erano divenuti e spesso n'usavano insieme. Ma parendo all'Angiulieri, il quale e
bello e costumato uomo era, mal dimorare in Siena della provesione che dal padre donata
gli era, sentendo nella Marca d'Ancona esser per legato del papa venuto un cardinale che
molto suo signore era, si dispose a volersene andare a lui, credendone la sua condizion
migliorare. E fatto questo al padre sentire, con lui ordinò d'avere ad una ora ciò che
in sei mesi gli dovesse dare, acciò che vestir si potesse e fornir di cavalcatura e
andare orrevole. E cercando d'alcuno, il qual seco menar potesse al suo servigio, venne
questa cosa sentita al Fortarrigo, il qual di presente fu all'Angiulieri, e cominciò,
come il meglio seppe, a pregarlo che seco il dovesse menare, e che egli voleva essere e
fante e famiglio e ogni cosa, e senza alcun salario sopra le spese. Al quale l'Angiulieri
rispose che menar nol voleva, non perché egli nol conoscesse bene ad ogni servigio
sufficiente, ma per ciò che egli giucava e oltre a ciò s'innebbriava alcuna volta. A che
il Fortarrigo rispose che dell'uno e dell'altro senza dubbio si guarderebbe, e con molti
saramenti gliele affermò, tanti prieghi sopraggiugnendo, che l'Angiulieri, sì come
vinto, disse che era contento.
Ed entrati una mattina in cammino amenduni, a desinar
n'andarono a Buonconvento. Dove avendo l'Angiulier desinato, ed essendo il caldo grande,
fatto acconciare un letto nello albergo e spogliatosi, dal Fortarrigo aiutato s'andò a
dormire, e dissegli che come nona sonasse il chiamasse. Il Fortarrigo, dormendo
l'Angiulieri, se n'andò in su la taverna, e quivi, alquanto avendo bevuto, cominciò con
alcuni a giucare, li quali, in poca d'ora alcuni denari che egli avea avendogli vinti,
similmente quanti panni egli aveva in dosso gli vinsero; onde egli, disideroso di
riscuotersi, così in camicia come era, se n'andò là dove dormiva l'Angiulieri, e
vedendol dormir forte, di borsa gli trasse quanti denari egli avea, e al giuoco tornatosi,
così gli perdè come gli altri.
L'Angiulieri, destatosi, si levò e vestissi e domandò del
Fortarrigo, il quale non trovandosi, avvisò l'Angiulieri lui in alcuno luogo ebbro
dormirsi, sì come altra volta era usato di fare. Per che, diliberatosi di lasciarlo
stare, fatta mettere la sella e la valigia ad un suo pallafreno, avvisando di fornirsi
d'altro famigliare a Corsignano, volendo, per andarsene, l'oste pagare, non si trovò
danaio; di che il rumore fu grande e tutta la casa dell'oste fu in turbazione, dicendo
l'Angiulieri che egli là entro era stato rubato e minacciando egli di farnegli tutti
presi andare a Siena. Ed ecco venire in camicia il Fortarrigo, il quale per torre i panni,
come fatto aveva i denari, veniva. E veggendo l'Angiulieri in concio di cavalcar, disse: -
Che è questo, Angiulieri? Vogliancene noi andare ancora? Deh aspettati un poco: egli dee
venire qui testeso uno che ha pegno il mio farsetto per trentotto soldi; son certo, che
egli cel renderà per trentacinque, pagandol testé.
E duranti ancora le parole, sopravvenne uno il quale fece
certo l'Angiulieri il Fortarrigo essere stato colui che i suoi denar gli aveva tolti, col
mostrargli la quantità di quegli che egli aveva perduti. Per la qual cosa l'Angiulier
turbatissimo disse al Fortarrigo una grandissima villania, e se più d'altrui che di Dio
temuto non avesse, gliele avrebbe fatta; e, minacciandolo di farlo impiccar per la gola o
fargli dar bando delle forche di Siena, montò a cavallo.
Il Fortarrigo, non come se l'Angiulieri a lui, ma ad un
altro dicesse, diceva: - Deh! Angiulieri, in buona ora lasciamo stare ora costette parole
che non montan cavelle; intendiamo a questo; noi il riavrem per trentacinque soldi,
ricogliendol testé, ché, indugiandosi pure di qui a domane, non ne vorrà meno di
trentotto come egli me ne prestò; e fammene questo piacere, perché io gli misi a suo
senno. Deh! perché non ci miglioriam noi questi tre soldi?
L'Angiulieri, udendol così parlare, si disperava, e
massimamente veggendosi guatare a quegli che v'eran dintorno, li quali parea che
credessono non che il Fortarrigo i denari dello Angiulieri avesse giucati, ma che
l'Angiulieri ancora avesse dei suoi, e dicevagli: - Che ho io a fare di tuo farsetto? Che
appiccato sia tu per la gola, che non solamente m'hai rubato e giucato il mio, ma sopra
ciò hai impedita la mia andata, e anche ti fai beffe di me.
Il Fortarrigo stava pur fermo come se a lui non dicesse, e
diceva: - Deh, perché non mi vuo' tu migliorar que' tre soldi? Non credi tu che io te li
possa ancor servire? Deh, fallo, se ti cal di me: per che hai tu questa fretta? Noi
giugnerem bene ancora stasera a Torrenieri. Fa truova la borsa: sappi che io potrei cercar
tutta Siena, e non ve ne troverre' uno che così mi stesse ben come questo; e a dire che
io il lasciassi a costui per trentotto soldi! Egli vale ancor quaranta o più, sì che tu
mi piggiorresti in due modi.
L'Angiulier, di gravissimo dolor punto, veggendosi rubare
da costui e ora tenersi a parole, senza più rispondergli, voltata la testa del
pallafreno, prese il cammin verso Torrenieri. Al quale il Fortarrigo, in una sottil
malizia entrato, così in camicia cominciò a trottar dietro; ed essendo già ben due
miglia andato pur del farsetto pregando, andandone l'Angiulieri forte per levarsi quella
seccaggine dagli orecchi, venner veduti al Fortarrigo lavoratori in un campo vicino alla
strada dinanzi all'Angiulieri, ai quali il Fortarrigo, gridando forte, incominciò a dire:
- Pigliatel, pigliatelo.
Per che essi chi con vanga e chi con marra nella strada
paratisi dinanzi all'Angiulieri, avvisandosi che rubato avesse colui che in camincia
dietro gli venia gridando, il ritennero e presono. Al quale per dir loro chi egli fosse e
come il fatto stesse, poco giovava.
Ma il Fortarrigo, giunto là, con un mal viso disse: - Io
non so come io non t'uccido, ladro disleale, che ti fuggivi col mio. - E a' villani
rivolto disse: - Vedete, signori, come egli m'aveva, nascostamente partendosi, avendo
prima ogni sua cosa giucata, lasciato nello albergo in arnese! Ben posso dire che per Dio
e per voi io abbia questo cotanto racquistato, di che io sempre vi sarò tenuto.
L'Angiulieri diceva egli altressì, ma le sue parole non
erano ascoltate. Il Fortarrigo con l'aiuto de' villani il mise in terra del pallafreno, e
spogliatolo, de'suoi panni si rivestì, e a caval montato, lasciato l'Angiulieri in
camicia e scalzo, a Siena se ne tornò, per tutto dicendo sé il pallafreno e' panni aver
vinto all'Angiulieri.
L'Angiulieri, che ricco si credeva andare al cardinal nella
Marca, povero e in camicia si tornò a Buonconvento, né per vergogna a que' tempi ardì
di tornare a Siena, ma statigli panni prestati, in sul ronzino che cavalcava il Fortarrigo
se n'andò a' suoi parenti a Corsignano, co' quali si stette tanto che da capo dal padre
fu sovvenuto. E così la malizia del Fortarrigo turbò il buono avviso dello Angiulieri,
quantunque da lui non fosse a luogo e a tempo lasciata impunita.
Indici delle giornate
Indice delle novelle della settima giornata
© 1997 - by prof. Giuseppe Bonghi
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Ultimo aggiornamento: 08 febbraio 1998