Giovanni Boccaccio
Decameron
Ottava giornata
Novella decima
Una ciciliana maestrevolmente toglie ad un mercatante ciò che in Palermo ha portato; il quale, sembiante faccendo d'esservi tornato con molta più mercatantia che prima, da lei accattati denari, le lascia acqua e capecchio.
Quanto la novella della reina in diversi luoghi facesse
le donne ridere, non è da domandare: niuna ve n'era a cui per soperchio riso non fossero
dodici volte le lagrime venute in su gli occhi. Ma poi che ella ebbe fine, Dioneo, che
sapeva che a lui toccava la volta, disse:
Graziose donne, manifesta cosa è tanto più l'arti
piacere, quanto più sottile artefice è per quelle artificiosamente beffato. E per ciò,
quantunque bellissime cose tutte raccontate abbiate, io intendo dl raccontarne una? tanto
più che alcuna altra dettane da dovervi aggradire, quanto colei che beffata fu era
maggior maestra di beffare altrui, che alcuno altro beffato fosse di quegli o di quelle
che avete contate.
Soleva essere, e forse che ancora oggi è, una usanza
in tutte le terre marine che hanno porto, così fatta, che tutti i mercatanti che in
quelle con mercatantie capitano, faccendole scaricare, tutte in un fondaco il quale in
molti luoghi è chiamato dogana, tenuta per lo comune o per lo signor della terra, le
portano. E quivi, dando a coloro che sopra ciò sono per iscritto tutta la mercatantia e
il pregio di quella, è dato per li detti al mercatante un magazzino, nel quale esso la
sua mercatantia ripone e serralo con la chiave; e li detti doganieri poi scrivono in sul
libro della dogana a ragione del mercatante tutta la sua mercatantia, faccendosi poi del
lor diritto pagare al mercatante, o per tutta o per parte della mercatantia che egli della
dogana traesse. E da questo libro della dogana assai volte s'informano i sensali e delle
qualità e delle quantità delle mercatantie che vi sono, e ancora chi sieno i mercatanti
che l'hanno, con li quali poi essi, secondo che lor cade per mano, ragionano di cambi, di
baratti e di vendite e d'altri spacci. La quale usanza, sì come in molti altri luoghi,
era in Palermo in Cicilia, dove similmente erano e ancor sono assai femine del corpo
bellissime, ma nimiche della onestà; le quali, da chi non le conosce, sarebbono e son
tenute grandi e onestissime donne. Ed essendo, non a radere, ma a scorticare uomini date
del tutto, come un mercatante forestiere riveggono, così dal libro della dogana
s'informano di ciò che egli v'ha e di quanto può fare; e appresso con lor piacevoli e
amorosi atti e con parole dolcissime questi cotali mercatanti s'ingegnano d'adescare e di
trarre nel loro amore; e già molti ve n'hanno tratti, a'quali buona parte della lor
mercatantia hanno delle mani tratta, e d'assai tutta; e di quelli vi sono stati che la
mercatantia e 'navilio e le polpe e l'ossa lasciate v'hanno, sì ha soavemente la barbiera
saputo menare il rasoio.
Ora, non è ancora molto tempo, avvenne che quivi,
da'suoi maestri mandato, arrivò un giovane nostro fiorentino detto Nicolò da Cignano,
come che Salabaetto fosse chiamato, con tanti pannilani che alla fiera di Salerno gli
erano avanzati, che potevan valere un cinquecento fiorin d'oro; e dato il legaggio di
quegli a'doganieri, gli mise in un magazzino, e senza mostrar troppo gran fretta dello
spaccio, s'incominciò ad andare alcuna volta a sollazzo per la terra. Ed essendo egli
bianco e biondo e leggiadro molto, e standogli ben la vita, avvenne che una di queste
barbiere, che si faceva chiamare madonna Jancofiore, avendo alcuna cosa sentita de'fatti
suoi, gli pose l'occhio addosso. Di che egli accorgendosi, estimando che ella fosse una
gran donna, s'avvisò che per la sua bellezza le piacesse, e pensossi di volere molto
cautamente menar questo amore; e senza dirne cosa alcuna a persona, incominciò a far le
passate dinanzi alla casa di costei. La quale accortasene, poi che alquanti dì l'ebbe ben
con gli occhi acceso, mostrando ella di consumarsi per lui, segretamente gli mandò una
sua femina la quale ottimamente l'arte sapeva del ruffianesimo. La quale, quasi con le
lagrime in su gli occhi, dopo molte novelle, gli disse che egli con la bellezza e con la
piacevolezza sua aveva sì la sua donna presa, che ella non trovava luogo né dì né
notte; e per ciò, quando a lui piacesse, ella disiderava più che altra cosa di potersi
con lui ad un bagno segretamente trovare; e appresso questo, trattosi uno anello dì
borsa, da parte della sua donna gliele donò. Salabaetto, udendo questo, fu il più lieto
uomo che mai fosse, e preso l'anello e fregatoselo agli occhi e poi baciatolo sel mise in
dito, e rispose alla buona femina che, se madonna Jancofiore l'amava, che ella n'era ben
cambiata, per ciò che egli amava più lei che la sua propia vita, e che egli era disposto
d'andare dovunque a lei fosse a grado, e ad ogn'ora.
Tornata adunque la messaggiera alla sua donna con
questa risposta, a Salabaetto fu a mano a man detto a qual bagno il dì seguente passato
vespro la dovesse aspettare. Il quale, senza dirne cosa del mondo a persona, prestamente
all'ora impostagli v'andò, e trovò il bagno per la donna esser preso. Dove egli non
stette guari che due schiave venner cariche: l'una aveva un materasso di bambagia bello e
grande in capo, e l'altra un grandissimo paniere pien di cose; e steso questo materasso in
una camera del bagno sopra una lettiera, vi miser su un paio di lenzuola sottilissime
listate di seta, e poi una coltre di bucherame cipriana bianchissima con due origlieri
lavorati a maraviglie. E appresso questo spogliatesi ed entrate nel bagno, quello tutto
lavarono e spazzarono ottima mente. Né stette guari che la donna con due sue altre
schiave appresso al bagno venne; dove ella, come prima ebbe agio, fece a Salabaetto
grandissima festa; e dopo i maggiori sospiri del mondo, poi che molto e abbracciato e
baciato l'ebbe, gli disse: - Non so chi mi s'avesse a questo potuto conducere, altro che
tu; tu m'hai miso lo foco all'arma, toscano acanino.
Appresso questo, come a lei piacque, ignudi amenduni
se n'entrarono nel bagno, e con loro due delle schiave. Quivi, senza lasciargli por mano
addosso ad altrui,. ella medesima con sapone moscoleato e con garofanato maravigliosamente
e bene tutto lavò Salabaetto; e appresso sé fece e lavare e strapicciare alle schiave. E
fatto questo, recaron le schiave de lenzuoli bianchissimi e sottili, de'quali veniva sì
grande odor di rose che ciò che v'era pareva rose; e l'una inviluppò nell'uno Salabaetto
e l'altra nell'altro la donna, e in collo levatigli, amenduni nel letto fatto ne gli
portarono. E quivi, poi che di sudare furono restati, dalle schiave fuor di que'lenzuoli
tratti, rimasono ignudi negli altri. E tratti del paniere oricanni d'ariento bellissimi e
pieni qual d'acqua rosa, qual d'acqua di fior d'aranci, qual d'acqua di fior di gelsomino
e qual d'acqua nanfa, tutti costoro di queste acque spruzzano; e appresso tratte fuori
scatole di confetti e preziosissimi vini, alquanto si confortarono. A Salabaetto pareva
essere in paradiso, e mille volte aveva riguardata costei, la quale era per certo
bellissima, e cento anni gli pareva ciascuna ora che queste schiave se n'andassero e che
egli nelle braccia di costei si ritrovasse. Le quali poi che per comandamento della donna,
lasciato un torchietto acceso nella camera, andate se ne furono fuori, costei abbracciò
Salabaetto ed egli lei, e con grandissimo piacer di Salabaetto, al quale pareva che costei
tutta si struggesse per suo amore, dimorarono una lunga ora.
Ma poi che tempo parve di levarsi alla donna, fatte
venire le schiave, si vestirono, e un'altra volta bevendo e confettando si riconfortarono
alquanto, e il viso e le mani di quelle acque odorifere lavatisi e volendosi partire,
disse la donna a Salabaetto: - Quando a te fosse a grado, a me sarebbe grandissima grazia
che questa sera te ne venissi a cenare e ad albergo meco.
Salabaetto, il qual già e dalla bellezza e dalla
artificiosa piacevolezza di costei era preso, credendosi fermamente da lei essere come il
cuor del corpo amato, rispose: - Madonna, ogni vostro piacere m'è sommamente a grado, e
per ciò e istasera e sempre intendo di far quello che vi piacerà e che per voi mi fia
comandato.
Tornatasene adunque la donna a casa, e fatta bene di
sue robe e di suoi arnesi ornar la camera sua, e fatto splendidamente far da cena,
aspettò Salabaetto. Il quale, come alquanto fu fatto oscuro, là se n'andò, e lietamente
ricevuto, con gran festa e ben servito cenò. Poi, nella camera entratisene, sentì quivi
maraviglioso odore di legno aloè, e d'uccelletti cipriani vide il letto ricchissimo, e
molte belle robe su per le stanghe. Le quali cose tutte insieme, e ciascuna per sé, gli
fecero stimare costei dovere essere una grande e ricca donna. E quantunque in contrario
avesse della vita di lei udito bucinare, per cosa del mondo nol voleva credere; e se pure
alquanto ne credeva lei già alcuno aver beffato, per cosa del mondo non poteva credere
questo dovere a lui intervenire. Egli giacque con grandissimo suo piacere la notte con
essolei, sempre più accendendosi.
Venuta la mattina, ella gli cinse una bella e
leggiadra cinturetta d'argento con una bella bora, e sì gli disse: - Salabaetto mio
dolce, io mi ti raccomando; e così come la mia persona è al piacer tuio, così è ciò
che ci è e ciò che per me si può è allo comando tuio.
Salabaetto lieto abbracciatala e baciatala, s'uscì
di casa costei e vennesene là dove usavano gli altri mercatanti. E usando una volta e
altra con costei senza costargli cosa del mondo, e ogni ora più invescandosi, avvenne che
egli vendé i panni suoi a contanti e guadagnonne bene; il che la buona donna non da lui,
ma da altrui sentì incontanente. Ed essendo Salabaetto da lei andato una sera, costei
incominciò a cianciare e a ruzzare con lui, a baciarlo e abbracciarlo, mostrandosi sì
forte di lui infiammata, che pareva che ella gli volesse d'amor morir nelle braccia; e
volevagli pur donare due bellissimi nappi d'argento che ella aveva, li quali Salabaetto
non voleva torre, sì come colui che da lei tra una volta e altra aveva avuto quello che
valeva ben trenta fiorin d'oro, senza aver potuto fare che ella da lui prendesse tanto che
valesse un grosso. Alla fine, avendol costei bene acceso col mostrar sé accesa e
liberale, una delle sue schiave, sì come ella aveva ordinato, la chiamò; per che ella,
uscita della camera e stata alquanto, tornò dentro piagnendo, e sopra il letto gittatasi
boccone, cominciò a fare il più doloroso lamento che mai facesse femina.
Salabaetto, maravigliandosi, la si recò in braccio,
e cominciò a piagner con lei e a dire: - Deh, cuor del corpo mio, che avete voi così
subitamente? Che è la cagione di questo dolore? Deh! ditemelo, anima mia.
Poi che la donna s'ebbe assai fatta pregare, ed ella
disse: - Ohimè, signor mio dolce, io non so né che mi far né che mi dire: io ho testé
ricevute lettere da Messina, e scrivemi mio fratello, che, se io dovessi vendere e
impegnare ciò che ci è, che senza alcun fallo io gli abbia fra qui e otto dì mandati
mille fiorin d'oro, se non che gli sarà tagliata la testa; e io non so quello che io mi
debba fare, che io gli possa così prestamente avere; ché, se io avessi spazio pur
quindici dì, io troverrei modo d'accivirne d'alcun luogo donde io ne debbo avere molti
più, o io venderei alcuna delle nostre possessioni; ma, non potendo, io vorrei esser
morta prima che quella mala novella mi venisse -; e detto questo, forte mostrandosi
tribolata, non restava di piagnere.
Salabaetto, al quale l'amorose fiamme avevan gran
parte del debito conoscimento tolto, credendo quelle verissime lagrime e le parole ancor
più vere, disse: - Madonna, io non vi potrei servire di mille, ma di cinquecento fiorin
d'oro sì bene, dove voi crediate potermegli rendere di qui a quindici dì; e questa è
vostra ventura che pure ieri mi vennero venduti i panni miei, ché, se così non fosse, io
non vi potrei prestare un grosso.
- Ohimè! - disse la donna - dunque hai tu patito
disagio di denari? O perché non me ne richiedevi tu? Perché io non n'abbia mille, io ne
aveva ben cento e anche dugento da darti; tu m'hai tolta tutta la baldanza da dovere da te
ricevere il servigio che tu mi profferi.
Salabaetto, vie più che preso da queste parole,
disse: - Madonna, per questo non voglio io che voi lasciate; ché, se fosse così bisogno
a me come egli fa a voi, io v'avrei ben richiesta.
- Ohimè! - disse la donna- Salabaetto mio, ben
conosco che il tuo è vero e perfetto amore verso di me, quando, senza aspettar d'esser
richiesto di così gran quantità di moneta, in così fatto bisogno liberamente mi
sovvieni. E per certo io era tutta tua senza questo, e con questo sarò molto maggior
mente; né sarà mai che io non riconosca da te la testa di mio fratello. Ma sallo Iddio
che io mal volentier gli prendo, considerando che tu se'mercatante, e i mercatanti fanno
co'denari tutti i fatti loro; ma per ciò che il bisogno mi strigne e ho ferma speranza di
tosto rendergliti, io gli pur prenderò, e per l'avanzo, se più presta via non troverrò,
impegnerò tutte queste mie cose- ; e così detto lagrimando, sopra il viso di Salabaetto
si lasciò cadere.
Salabaetto la cominciò a confortare; e stato la
notte con lei, per mostrarsi bene liberalissimo suo servidore, senza alcuna richiesta di
lei aspettare, le portò cinquecento be'fiorin d'oro, li quali ella, ridendo col cuore e
piagnendo con gli occhi, prese, attenendosene Salabaetto alla sua semplice promessione.
Come la donna ebbe i denari, così s'incominciarono
le 'ndizioni a mutare; e dove prima era libera l'andata alla donna ogni volta che a
Salabaetto era in piacere, così incominciaron poi a sopravvenire delle cagioni, per le
quali non gli veniva delle sette volte l'una fatto il potervi entrare, né quel viso né
quelle carezze né quelle feste più gli eran fatte che prima. E passato d'un mese e di
due il termine, non che venuto, al quale i suoi danari riaver dovea, richiedendogli, gli
eran date parole in pagamento. Laonde, avvedendosi Salabaetto dell'arte della malvagia
femina e del suo poco senno, e conoscendo che di lei niuna cosa più che le si piacesse di
questo poteva dire, sì come colui che di ciò non aveva né scritta né testimonio, e
vergognandosi di ramarricarsene con alcuno, sì perché n'era stato fatto avveduto
dinanzi, e sì per le beffe le quali meritamente della sua bestialità n'aspettava,
dolente oltre modo, seco medesimo la sua sciocchezza piagnea. E avendo da' suoi maestri
più lettere avute che egli quegli denari cambiasse e mandassegli loro; acciò che, non
faccendolo egli, quivi non fosse il suo difetto scoperto, diliberò di partirsi; e in su
un legnetto montato, non a Pisa, come dovea, ma a Napoli se ne venne.
Era quivi in quei tempi nostro compar Pietro dello
Canigiano, tresorier di madama la 'mperatrice di Costantinopoli, uomo di grande intelletto
e di sottile ingegno, grandissimo amico e di Salabaetto e de'suoi; col quale, sì come con
discretissimo uomo, dopo alcuno giorno Salabaetto dolendosi, raccontò ciò che fatto
aveva e il suo misero accidente, e domandogli aiuto e consiglio in fare che esso quivi
potesse sostentar la sua vita, affermando che mai a Firenze non intendeva di ritornare.
Canigiano, dolente di queste cose, disse: - Male hai
fatto; mal ti se' portato; male hai i tuoi maestri ubbiditi; troppi denari ad un tratto
hai spesi in dolcitudine; ma che? fatto è, vuolsi vedere altro.
E, sì come avveduto uomo, prestamente ebbe pensato
quello che era da fare, e a Salabaetto il disse; al quale piacendo il fatto, si mise in
avventura di volerlo seguire. E avendo alcun denaio, e il Canigiano avendonegli alquanti
prestati, fece molte balle ben legate e ben magliate, e comperate da venti botti da olio
ed empiutele, e caricato ogni cosa, se ne tornò in Palermo; e il legaggio delle balle
dato a` doganieri e similmente il costo delle botti, e fatto ogni cosa scrivere a sua
ragione, quelle mise ne' magazzini, dicendo che, infino che altra mercatantia la quale
egli aspettava non veniva, quelle non voleva toccare. Jancofiore, avendo sentito questo e
udendo che ben duemilia fiorin d'oro valeva o più quello che al presente aveva recato,
senza quello che egli aspettava, che valeva più di tre milia, parendole aver tirato a
pochi, pensò di restituirgli i cinquecento, per potere avere la maggior parte de' cinque
milia, e mandò per lui.
Salabaetto divenuto malizioso v'andò. Al quale ella
faccendo vista di niente sapere di ciò che recato s'avesse, fece maravigliosa festa e
disse: - Ecco, se tu fossi crucciato meco perché io non ti rende' così al termine i tuoi
denari...
Salabaetto cominciò a ridere e disse: - Madonna, nel
vero egli mi dispiacque bene un poco sì come a colui che mi trarrei il cuor per darlovi,
se io credessi piacervene; ma io voglio che voi udiate come io son crucciato con voi. Egli
è tanto e tale l'amor che io vi porto, che io ho fatto vendere la maggior parte delle mie
possessioni, e ho al presente recata qui tanta mercatantia che vale oltre a duomilia
fiorini, e aspettone di ponente tanta che varrà oltre a tremilia, e intendo di fare in
questa terra un fondaco e di starmi qui, per esservi sempre presso, parendomi meglio stare
del vostro amore che io creda che stia alcuno innamorato del suo.
A cui la donna disse: - Vedi, Salabaetto, ogni tuo
acconcio mi piace forte, sì come di quello di colui il quale io amo più che la vita mia,
e piacemi forte che tu con intendimento di starci tornato ci sii, però che spero d'avere
ancora assai di buon tempo con teco; ma io mi ti voglio un poco scusare ch'e, di quei
tempi che tu te n'andasti, alcune volte ci volesti venire e non potesti, e alcune ci
venisti e non fosti così lietamente veduto come solevi; e oltre a questo, di ciò che io
al termine promesso non ti rende' i tuoi denari. Tu dei sapere che io era allora in
grandissimo dolore e in grandissima afflizione, e chi è in così fatta disposizione,
quantunque egli ami molto altrui, non gli può far così buon viso né attendere tuttavia
a lui come colui vorrebbe; e appresso dei sapere ch'egli è molto malagevole ad una donna
il poter trovar mille fiorin d'oro, e sonci tutto il dì dette delle bugie e non c'è
attenuto quello che ci è promesso, e per questo conviene che noi altressì mentiamo
altrui; e di quinci venne, e non da altro difetto, che io i tuoi denari non ti rendei; ma
io gli ebbi poco appresso la tua partita, e se io avessi saputo dove mandargliti, abbi per
certo che io te gli avrei mandati; ma perché saputo non l'ho, gli t'ho guardati.
E fattasi venire una borsa dove erano quegli medesimi
che esso portati l'avea, gliele pose in mano e disse: - Annovera se son cinquecento.
Salabaetto non fu mai sì lieto, e annoveratigli e
trovatigli cinquecento e ripostigli, disse: - Madonna, io conosco che voi dite vero, ma
voi n'avete fatto assai; e dicovi che per questo e per lo amore che io vi porto, voi non
ne vorreste da me per niun vostro bisogno quella quantità che io potessi fare, che io non
ve ne servissi; e come io ci sarò acconcio, voi ne potrete essere alla pruova.
E in questa guisa reintegrato con lei l'amore in
parole, rincominciò Salabaetto vezzatamente ad usar con lei, ed ella a fargli i maggiori
piaceri e i maggiori onori del mondo, e a mostrargli il maggiore amore. Ma Salabaetto,
volendo col suo inganno punire lo 'nganno di lei, avendogli ella il dì mandato che egli a
cena e ad albergo con lei andasse, v'andò tanto malinconoso e tanto tristo, che egli
pareva che volesse morire. Jancofiore, abbracciandolo e baciandolo, lo 'ncominciò a
domandare perché egli questa malinconia avea. Egli, poi che una buona pezza s'ebbe fatto
pregare, disse: - Io son diserto per ciò che il legno, sopra il quale e la mercatantia
che io aspettava, è stato preso da' corsari di Monaco e riscattasi diecimilia fiorin
d'oro, de' quali ne tocca a pagare a me mille, e io non ho un denaio, per ciò che li
cinquecento che mi rendesti incontanente mandai a Napoli ad investire in tele per far
venir qui; e se io vorrò al presente vendere la mercatantia la quale ho qui, per ciò che
non è tempo, appena che io abbia delle due derrate un denaio, e io non ci sono sì ancora
conosciuto che io ci trovassi chi di questo mi sovvenisse, e per ciò io non so che mi
fare né che mi dire; e se io non mando tosto i denari, la mercatantia ne fia portata a
Monaco; e non ne riavrò mai nulla.
La donna, forte crucciosa di questo, sì come colei
alla quale tutto il pareva perdere, avvisando che modo ella dovesse tenere acciò che a
Monaco non andasse, disse: - Dio il sa che ben me ne incresce per tuo amore; ma che giova
il tribolarsene tanto? Se io avessi questi denari, sallo Iddio che io gli ti presterrei
incontanente; ma io non gli ho. E il vero che egli ci è alcuna persona, il quale
l'altrieri mi servì de' cinquecento che mi mancavano, ma grossa usura ne vuole; ché egli
non ne vuol meno che a ragion di trenta per centinaio; se da questa cotal persona tu gli
volessi, converrebbesi far sicuro di buon pegno, e io per me sono acconcia d'impegnar per
te tutte queste robe e la persona per tanto quanto egli ci vorrà su prestare, per poterti
servire, ma del rimanente come il sicurerai tu?
Conobbe Salabaetto la cagione che moveva costei a
fargli questo servigio, e accorsesi che di lei dovevan essere i denari prestati; il che
piacendogli, prima la ringraziò, e appresso disse che già per pregio ingordo non
lascerebbe, strignendolo il bisogno; e poi disse che egli il sicurerebbe della mercatantia
la quale aveva in dogana, faccendola scrivere in colui che i denar gli prestasse; ma che
egli voleva guardar la chiave de' magazzini, sì per poter mostrar la sua mercatantia, se
richiesta gli fosse, e sì acciò che niuna cosa gli potesse esser tocca o tramutata o
scambiata.
La donna disse che questo era ben detto, ed era assai
buona sicurtà. E per ciò, come il dì fu venuto, ella mandò per un sensale di cui ella
si confidava molto, e ragionato con lui questo fatto, gli diè mille fiorin d'oro li quali
il sensale prestò a Salabaetto, e fece in suo nome scrivere alla dogana ciò che
Salabaetto dentro v'avea; e fattesi loro scritte e contrascritte insieme, e in concordia
rimasi, attesero a' loro altri fatti.
Salabaetto, come più tosto potè, montato in su un
legnetto con mille cinquecento fiorin d'oro, a Pietro dello Canigiano se ne tornò a
Napoli, e di quindi buona e intera ragione rimandò a Firenze a' suoi maestri che co'
panni l'avevan mandato; e pagato Pietro e ogni altro a cui alcuna cosa doveva, più di col
Canigiano si diè buon tempo dello inganno fatto alla ciciliana. Poi di quindi, non
volendo più mercatante essere, se ne venne a Ferrara.
Jancofiore, non trovandosi Salabaetto in Palermo,
s'incominciò a maravigliare e divenne sospettosa; e poi che ben due mesi aspettato
l'ebbe, veggendo che non veniva, fece che 'l sensale fece schiavare i magazzini. E
primieramente tastate le botti, che si credeva che piene d'olio fossero, trovò quelle
esser piene d'acqua marina, avendo in ciascuna forse un barile d'olio di sopra vicino al
cocchiume. Poi, sciogliendo le balle, tutte, fuor che due che panni erano, piene le trovò
di capecchio; e in brieve, tra ciò che v'era, non valeva oltre a dugento fiorini.
Di che Jancofiore tenendosi scornata, lungamente
pianse i cinquecento renduti e troppo più i mille prestati, spesse volte dicendo: - Chi
ha a far con tosco, non vuole esser losco -. E così, rimasasi col danno e colle beffe,
trovò che tanto seppe altri quanto altri.
Indici delle giornate
Indice delle novelle della settima giornata
© 1997 - by prof. Giuseppe Bonghi
- E-mail: Giuseppe Bonghi -
bonghi@mail.fausernet.novara.it
Ultimo aggiornamento: 08 febbraio 1998