Giovanni Boccaccio
Decameron
Terza Giornata
Novella settima
Tedaldo, turbato con una sua donna, si parte di Firenze; tornavi in forma di peregrino dopo alcun tempo; parla con la donna e falla del suo error conoscente, e libera il ma ito di lei da morte, che lui gli era provato che aveva ucciso, e co' fratelli il pacefica; e poi saviamente colla sua donna si gode.
Già si taceva Fiammetta lodata da tutti, quando la
reina, per non perder tempo, prestamente ad Emilia commise il ragionare; la qual
cominciò:
A me piace nella nostra città ritornare, donde alle due
passate piacque di dipartirsi, e come uno nostro cittadino la sua donna perduta
racquistasse mostrarvi.
Fu adunque in Firenze un nobile giovane, il cui nome fu
Tedaldo degli Elisei, il quale d'una donna, monna Ermellina chiamata e moglie d'uno
Aldobrandino Palermini, innamorato oltre misura per gli suoi laudevoli costumi, meritò di
godere del suo disiderio. Al qual piacere la Fortuna, nimica de'felici, s'oppose; per ciò
che, qual che la cagion si fosse, la donna, avendo di sé a Tedaldo compiaciuto un tempo,
del tutto si tolse dal volergli più compiacere, né a non volere non solamente alcuna sua
ambasciata ascoltare ma vedere in alcuna maniera; di che egli entrò in fiera malinconia e
ispiacevole; ma sì era questo suo amor celato, che della sua malinconia niuno credeva
ciò essere la cagione. E poiché egli in diverse maniere si fu molto ingegnato di
racquistare l'amore che senza sua colpa gli pareva aver perduto, e ogni fatica trovando
vana, a doversi dileguar del mondo, per non far lieta colei che del suo male era cagione
di vederlo consumare, si dispose. E, presi quegli denari che aver potè, segretamente,
senza far motto ad amico o a parente, fuor che ad un suo compagno il quale ogni cosa
sapea, andò via e pervenne ad Ancona, Filippo di Sanlodeccio faccendosi chiamare; e quivi
con un ricco mercatante accontatosi, con lui si mise per servidore e in su una sua nave
con lui insieme n'andò in Cipri. I costumi del quale e le maniere piacquero sì al
mercatante, che non solamente buon salario gli assegnò, ma il fece in parte suo compagno,
oltre a ciò gran parte de'suoi fatti mettendogli tra le mani; li quali esso fece sì bene
e con tanta sollicitudine, che esso in pochi anni divenne buono e ricco mercatante e
famoso. Nelle quali faccende, ancora che spesso della sua crudel donna si ricordasse, e
fieramente fosse da amor trafitto e molto disiderasse di rivederla, fu di tanta constanzia
che sette anni vinse quella battaglia.
Ma avvenne che, udendo egli un dì in Cipri cantare una
canzone già da lui stata fatta, nella quale l'amore che alla sua donna portava ed ella a
lui e il piacer che di lei aveva si raccontava, avvisando questo non dover potere essere,
che ella dimenticato l'avesse, in tanto disidero di rivederla s'accese, che, più non
potendo sofferir si dispose a tornar in Firenze. E, messa ogni sua cosa in ordine, se ne
venne con un suo fante solamente ad Ancona, dove essendo ogni sua roba giunta, quella ne
mandò a Firenze ad alcuno amico dell'ancontano suo compagno, ed egli celatamente, in
forma di peregrino che dal Sepolcro venisse, col fante suo se ne venne appresso; e in
Firenze giunti, se n'andò ad uno alberghetto di due fratelli che vicino era alla casa
della sua donna. Né prima andò in altra parte che davanti alla casa di lei, per vederla
se potesse. Ma egli vide le finestre e le porti e ogni cosa serrata; di che egli dubitò
forte che morta non fosse o di quindi mutatasi. Per che, forte pensoso, verso la casa
de'fratelli se n'andò, davanti la quale vide quattro suoi fratelli tutti di nero vestiti,
di che egli si maravigliò molto; e conoscendosi in tanto trasfigurato e d'abito e di
persona da quello che esser soleva quando si partì, che di leggieri non potrebbe essere
stato riconosciuto, sicuramente s'accostò ad un calzolaio e domandollo perché di nero
fossero vestiti costoro.
Al quale il calzolaio rispose: - Coloro sono di nero
vestiti, per ciò che e' non sono ancora quindici dì che un lor fratello, che di gran
tempo non c'era stato, che avea nome Tedaldo, fu ucciso; e parmi intendere che egli
abbiano provato alla corte che uno che ha nome Aldobrandino Palermini, il quale è preso,
l'uccidesse, per ciò che egli voleva bene alla moglie ed eraci tornato sconosciuto per
esser con lei.
Maravigliossi forte Tedaldo che alcuno in tanto il
simigliasse, che fosse creduto lui; e della sciagura d'Aldobrandino gli dolfe. E avendo
sentito che la donna era viva e sana, essendo già notte, pieno di vari pensieri se ne
tornò all'albergo, e poi che cenato ebbe insieme col fante suo, quasi nel più alto della
casa fu messo a dormire. E quivi, sì per li molti pensieri che lo stimolavano e sì per
la malvagità del letto e forse per la cena ch'era stata magra, essendo già la metà
della notte andata, non s'era ancor potuto Tedaldo addormentare; per che, essendo desto,
gli parve in su la mezza notte sentire d'in su il tetto della casa scender nella casa
persone, e appresso per le fessure dell'uscio della camera vide là su venire un lume.
Per che, chetamente alla fessura accostatosi, cominciò a
guardare che ciò volesse dire, e vide una giovane assai bella tener questo lume, e verso
lei venir tre uomini che del tetto quivi eran discesi; e dopo alcuna festa insieme
fattasi, disse l'un di loro alla giovane: - Noi possiamo, lodato sia Iddio, oggimai star
sicuri, per ciò che noi sappiamo fermamente che la morte di Tedaldo Elisei è stata
provata da' fratelli addosso ad Aldobrandin Palermini, ed egli l'ha confessata e già è
scritta la sentenzia; ma ben si vuol nondimeno tacere, per ciò che, se mai si risapesse
che noi fossimo stati, noi saremmo a quel medesimo pericolo che è Aldobrandino. - E
questo detto con la donna, che forte di ciò si mostrò lieta, se ne sciesono e andarsi a
dormire.
Tedaldo, udito questo, cominciò a riguardare quanti e
quali fossero gli errori che potevano cadere nelle menti degli uomini, prima pensando a'
fratelli che uno strano avevano pianto e sepellito in luogo di lui, e appresso lo
innocente per falsa suspizione accusato, e con testimoni non veri averlo condotto a dover
morire, e oltre a ciò la cieca severità delle leggi e de'rettori, li quali assai volte,
quasi solliciti investigatori del vero, incrudelendo fanno il falso provare, e sé
ministri dicono della giustizia e di Dio, dove sono della iniquità e del diavolo
esecutori. Appresso questo alla salute d'Aldobrandino il pensier volse, e seco ciò che a
fare avesse compose.
E come levato fu la mattina, lasciato il suo fante, quando
tempo gli parve, solo se n'andò verso la casa della sua donna; e per ventura trovata la
porta aperta, entrò dentro e vide la sua donna sedere in terra in una saletta terrena che
ivi era, ed era tutta piena di lagrime e d'amaritudine, e quasi per compassione ne
lagrimò, e avvicinatolesi disse: - Madonna, non vi tribolate: la vostra pace è vicina.
La donna, udendo costui, levò alto il viso e piagnendo
disse: - Buono uomo, tu mi pari un peregrin forestiere; che sai tu di pace o di mia
afflizione?
Rispose allora il peregrino: - Madonna, io son di
Costantinopoli e giungo testé qui mandato da Dio a convertire le vostre lagrime in riso e
a liberare da morte il vostro marito.
- Come,- disse la donna - se tu di Costantinopoli se'e
giugni pur testé qui, sai tu chi mio marito o io ci siamo?
Il peregrino, da capo fattosi, tutta la istoria della
angoscia d'Aldobrandino raccontò e a lei disse chi ella era, quanto tempo stata maritata
e altre cose assai, le quali egli molto ben sapeva de' fatti suoi; di che la donna si
maravigliò forte, e avendolo per uno profeta, gli s'inginocchiò a' piedi, per Dio
pregandolo che, se per la salute d'Aldobrandino era venuto, che egli s'avacciasse, per
ciò che il tempo era brieve.
Il peregrino, mostrandosi molto santo uomo, disse: -
Madonna, levate su e non piagnete, e attendete bene a quello che io vi dirò, e guardatevi
bene di mai ad alcun non dirlo. Per quello che Iddio mi riveli, la tribulazione la qual
voi avete v'è per un peccato, il qual voi commetteste già, avvenuta, il quale Domeneddio
ha voluto in parte purgare con questa noia, e vuole del tutto che per voi s'ammendi; se
non, sì ricadereste in troppo maggiore affanno.
Disse allora la donna: - Messere, io ho peccati assai, né
so qual Domeneddio più un che un altro si voglia che io m'ammendi; e per ciò, se voi il
sapete, ditelmi, e io ne farò ciò che io potrò per ammendarlo.
- Madonna, - disse allora il peregrino - io so bene quale
egli è, né ve ne domanderò per saperlo meglio, ma per ciò che voi medesima dicendolo
n'abbiate più rimordimento. Ma vegnamo al fatto. Ditemi, ricordavi egli che voi mai
aveste alcuno amante?
La donna, udendo questo, gittò un gran sospiro e
maravigliossi forte, non credendo che mai alcuna persona saputo l'avesse, quantunque di
que' dì, che ucciso era stato colui che per Tedaldo fu sepellito, se ne bucinasse per
certe parolette non ben saviamente usate dal compagno di Tedaldo che ciò sapea, e
rispose: - Io veggio che Iddio vi dimostra tutti i segreti degli uomini, e per ciò io son
disposta a non celarvi i miei. Egli il è vero che nella mia giovanezza io amai sommamente
lo sventurato giovane la cui morte è apposta al mio marito; la qual morte io ho tanto
pianta, quanto dolent'è a me; per ciò che, quantunque io rigida e salvatica verso lui mi
mostrassi anzi la sua partita, né la sua partita, né la sua lunga dimora, né ancora la
sventurata morte me l'hanno potuto trarre del cuore.
A cui il peregrin disse: - Lo sventurato giovane che fu
morto non amaste voi mai, ma Tedaldo Elisei sì. Ma ditemi: qual fu la cagione per la
quale voi con lui vi turbaste? Offesevi egli giammai ?
A cui la donna rispose: - Certo no, che egli non mi offese
mai; ma la cagione del cruccio furono le parole d'un maladetto frate, dal quale io una
volta mi confessai; per ciò che, quando io gli dissi l'amore il quale io a costui portava
e la dimestichezza che io aveva seco, mi fece un romore in capo che ancor mi spaventa,
dicendomi che, se io non me ne rimanessi, io n'andrei in bocca del diavolo nel profondo
del ninferno e sarei messa nel fuoco pennace. Di che sì fatta paura m'entrò, che io del
tutto mi disposi a non voler più la dimestichezza di lui; e per non averne cagione, né
sua lettera né sua ambasciata più volli ricevere; come che io credo, se più fosse
perseverato, come (per quello che io presuma) egli se n'andò disperato, veggendolo io
consumare come si fa la neve al sole, il mio duro proponimento si sarebbe piegato, per
ciò che niun disidero al mondo maggiore avea.
Disse allora il peregrino: - Madonna, questo è sol quel
peccato che ora vi tribola. Io so fermamente che Tedaldo non vi fece forza alcuna; quando
voi di lui v'innamoraste, di vostra propria volontà il faceste, piacendovi egli; e, come
voi medesima voleste, a voi venne e usò la vostra dimestichezza, nella quale e con parole
e con fatti tanta di piacevolezza gli mostraste che, se egli prima v'amava, in ben mille
doppi faceste l'amor raddoppiare. E se così fu (che so che fu), qual cagion vi dovea
poter muovere a torglivi così rigidamente ? Queste cose si volean pensare innanzi tratto,
e se credevate dovervene, come di mal far, pentere, non farle. Così, come egli divenne
vostro, così diveniste voi sua. Che egli non fosse vostro potavate voi fare ad ogni
vostro piacere, sì come del vostro, ma il voler tor voi a lui, che sua eravate, questa
era ruberia e sconvenevole cosa, dove sua volontà stata non fosse. Or voi dovete sapere
che io son frate, e per ciò li loro costumi io conosco tutti; e se io ne parlo alquanto
largo ad utilità di voi, non mi si disdice come farebbe ad un altro, ed egli mi piace di
parlarne, acciò che per innanzi meglio li conosciate che per addietro non pare che
abbiate fatto. Furon già i frati santissimi e valenti uomini, ma quegli che oggi frati si
chiamano e così vogliono esser tenuti, niuna altra cosa hanno di frate se non la cappa,
né quella altressì è di frate, per ciò che, dove dagl'inventori de' frati furono
ordinate strette e misere e di grossi panni e dimostratrici dello animo, il quale le
temporali cose disprezzate avea quando il corpo in così vile abito avviluppava, essi oggi
le fanno larghe e doppie e lucide e di finissimi panni, e quelle in forma hanno recate
leggiadria e pontificale, in tanto che paoneggiar con esse nelle chiese e nelle piazze,
come con le loro robe i secolari fanno, non si vergognano; e quale col giacchio il
pescatore d'occupare nel fiume molti pesci ad un tratto, così costoro colle fimbrie
ampissime avvolgendosi, molte pinzochere, molte vedove, molte altre sciocche femine e
uomini d'avvilupparvi sotto s'ingegnano, ed è lor maggior sollicitudine che d'altro
esercizio. E per ciò, acciò ch'io più vero parli, non le cappe de' frati hanno costoro,
ma solamente i colori delle cappe. E dove gli antichi la salute disideravan degli uomini,
quegli d'oggi disiderano le femine e le ricchezze; e tutto il loro studio hanno posto e
pongono in ispaventare con romori e con dipinture le menti delli sciocchi e in mostrare
che con limosine i peccati si purghino e colle messe, acciò che a loro, che per viltà,
non per divozione, sono rifuggiti a farsi frati, e per non durar fatica, porti questi il
pane, colui mandi il vino, quello altro faccia la pietanza per l'anima de' lor passati. E
certo egli è il vero che le elimosine e le orazion purgano i peccati; ma se coloro che le
fanno vedessero a cui le fanno o il conoscessero, più tosto o a sé il guarderieno o
dinanzi ad altrettanti porci il gitterieno. E per ciò che essi conoscono, quanti meno
sono i possessori d'una gran ricchezza, tanto più stanno ad agio, ogn'uno con romori e
con ispaventamenti s'ingegna di rimuovere altrui da quello a che esso di rimaner solo
disidera. Essi sgridano contra gli uomini la lussuria, acciò che, rimovendosene gli
sgridati, agli sgridatori rimangano le femine; essi dannan l'usura e i malvagi guadagni,
acciò che, fatti restitutori di quegli, si possano fare le cappe più larghe, procacciare
i vescovadi e l'altre prelature maggiori, di ciò che mostrato hanno dover menare a
perdizione chi l'avesse. E quando di queste cose e di molte altre che sconce fanno ripresi
sono, l'avere risposto: - Fate quello che noi diciamo e non quello che noi facciamo -,
estimano che sia degno scaricamento d'ogni grave peso, quasi più alle pecore sia
possibile l'esser costanti e di ferro che a'pastori. E quanti sien quegli a'quali essi
fanno cotal risposta, che non la intendono per lo modo che essi la dicono, gran parte di
loro il sanno. Vogliono gli odierni frati che voi facciate quello che dicono, cioè che
voi empiate loro le borse di denari, fidiate loro i vostri segreti, serviate castità,
siate pazienti, perdoniate le 'ngiurie, guardiatevi del maldire, cose tutte buone, tutte
oneste, tutte sante; ma questo perché? Perché essi possano fare quello che, se i
secolari faranno, essi fare non potranno. Chi non sa che senza denari la poltroneria non
può durare? Se tu ne'tuoi diletti spenderai i denari, il frate non potrà poltroneggiare
nell'ordine; se tu andrai alle femine dattorno, i frati non avranno lor luogo; se tu non
sarai paziente o perdonator d'ingiurie, il frate non ardirà di venirti a casa a
contaminare la tua famiglia. Perché vo io dietro ad ogni cosa? Essi s'accusano quante
volte nel cospetto degl'intendenti fanno quella scusa. Perché non si stanno eglino
innanzi a casa, se astinenti e santi non si credono potere essere? O se pure a questo dar
si vogliono, perché non seguitano quella altra santa parola dello Evangelio: - Incominciò
Cristo a fare e ad insegnare? - Facciano in prima essi, poi ammaestrin gli
altri. Io n'ho de' miei dì mille veduti vagheggiatori, amatori, visitatori, non solamente
delle donne secolari, ma de'monisteri; e pur di quegli che maggior romor fanno in su i
pergami. A quegli adunque così fatti andrem dietro? Chi 'l fa, fa quel ch'e' vuole, ma
Iddio sa se egli fa saviamente. Ma, posto pur che in questo sia da concedere ciò che il
frate che vi sgridò vi disse, cioè che gravissima colpa sia rompere la matrimonial fede,
non è molto maggiore il rubare uno uomo? Non è molto maggiore l'ucciderlo o il mandarlo
in essilio tapinando per lo mondo? Questo concederà ciascuno. L'usare la dimestichezza
d'uno uomo una donna è peccato naturale; il rubarlo o l'ucciderlo o il discacciarlo da
malvagità di mente procede. Che voi rubaste Tedaldo già di sopra v'è dimostrato,
togliendoli voi, che sua di vostra spontanea volontà eravate divenuta. Appresso dico che,
in quanto in voi fu, voi l'uccideste, per ciò che per voi non rimase, mostrandovi ogn'ora
più crudele, che egli non s'uccidesse colle sue mani; e la legge vuole che colui che è
cagione del male che si fa sia in quella medesima colpa che colui che 'l fa. E che voi del
suo essilio e dello essere andato tapin per lo mondo sette anni non siate cagione, questo
non si può negare. Sì che molto maggiore peccato avete commesso in qualunque s'è l'una
di queste tre cose dette, che nella sua dimestichezza non commettavate. Ma veggiamo: forse
che Tedaldo meritò queste cose? Certo non fece: voi medesima già confessato l'avete;
senza che io so che egli più che sé v'ama. Niuna cosa fu mai tanto onorata, tanto
esaltata, tanto magnificata quanto eravate voi sopra ogn'altra donna da lui, se in parte
si trovava dove onestamente e senza generar sospetto di voi potea favellare. Ogni suo
bene, ogni suo onore, ogni sua libertà, tutta nelle vostre mani era da lui rimessa. Non
era egli nobile giovane? Non era egli tra gli altri suoi cittadin bello? Non era egli
valoroso in quelle cose che a'giovani s'appartengono? Non amato? Non avuto caro? Non
volentier veduto da ogn'uomo? Né di questo direte di no. Adunque come, per detto d'un
fraticello pazzo bestiale e invidioso, poteste voi alcun proponimento crudele pigliare
contro a lui? Io non so che errore s'è quello delle donne, le quali gli uomini schifano e
prezzangli poco; dove esse, pensando a quello che elle sono e quanta e qual sia la
nobiltà da Dio oltre ad ogn'altro animale data all'uomo, si dovrebbon gloriare quando da
alcuno amate sono, e colui aver sommamente caro e con ogni sollicitudine ingegnarsi di
compiacergli, acciò che da amarla non si rimovesse giammai. Il che come voi faceste,
mossa dalle parole d'un frate, il qual per certo doveva esser alcun brodaiuolo manicator
di torte, voi il vi sapete; e forse disiderava egli di porre sé in quello luogo, onde
egli s'ingegnava di cacciar altrui. Questo peccato adunque è quello, che la divina
giustizia, la quale con giusta bilancia tutte le sue operazion mena ad effetto, non ha
voluto lasciare impunito; e così come voi senza ragione v'ingegnaste di tor voi medesima
a Tedaldo, così il vostro marito senza ragione per Tedaldo è stato ed è ancora in
pericolo, e voi in tribulazione. Dalla quale se liberata esser volete, quello che a voi
conviene promettere e molto maggiormente fare, è questo: se mai avviene che Tedaldo dal
suo lungo sbandeggiamento qui torni, la vostra grazia, il vostro amore, la vostra
benivolenzia e dimestichezza gli rendiate e in quello stato il ripognate nel quale era
avanti che voi scioccamente credeste al matto frate. -
Aveva il peregrino le sue parole finite, quando la donna,
che attentissimamente le raccoglieva, per ciò che verissime le parevan le sue ragoni, e
sé per certo per quel peccato, a lui udendol dire, estimava tribolata, disse: - Amico di
Dio, assai conosco vere le cose le quali ragionate, e in gran parte per la vostra
dimostrazione conosco chi sieno i frati, infino ad ora da me tutti santi tenuti; e senza
dubbio conosco il mio difetto essere stato grande in ciò che contro a Tedaldo adoperai, e
se per me si potesse, volentieri l'amenderei nella maniera che detta avete; ma questo come
si può fare? Tedaldo non ci potrà mai tornare; egli è morto; e per ciò quello che non
si dee poter fare non so perché bisogni che io il vi prometta. -
A cui il peregrin disse: - Madonna, Tedaldo non è punto
morto, per quello che Iddio mi dimostri, ma è vivo e sano e in buono stato, se egli la
vostra grazia avesse. -
Disse allora la donna: - Guardate che voi diciate; io il
vidi morto davanti alla mia porta di più punte di coltello, ed ebbilo in queste braccia e
di molte mie lagrime gli bagnai il morto viso, le quali forse furon cagione di farne
parlare quel cotanto che parlato se n'è disonestamente. -
Allora disse il peregrino: - Madonna, che che voi vi
diciate, io v'accerto che Tedaldo è vivo; e, dove voi quello prometter vogliate per
doverlo attenere, io spero che voi il vedrete tosto. -
La donna allora disse: - Questo fo io e farò volentieri;
né cosa potrebbe avvenire che simile letizia mi fosse, che sarebbe il vedere il mio
marito libero senza danno e Tedaldo vivo. -
Parve allora a Tedaldo tempo di palesarsi e di confortare
la donna con più certa speranza del suo marito, e disse: - Madonna, acciò che io vi
consoli del vostro marito, un gran segreto mi vi convien dimostrare, il quale guarderete
che per la vita vostra voi mai non manifestiate. -
Essi erano in parte assai remota e soli, somma confidenzia
avendo la donna presa della santità che nel peregrino le pareva che fosse; per che
Tedaldo, tratto fuori uno anello guardato da lui con somma diligenza, il quale la donna
gli avea donato l'ultima notte che con lei era stato, e mostrando gliele disse: - Madonna,
conoscete voi questo? -
Come la donna il vide, così il riconobbe, e disse: -
Messer sì, io il donai già a Tedaldo.
Il peregrino allora, levatosi in piè e prestamente la
schiavina gittatasi di dosso e di capo il cappello, e fiorentino parlando disse: - E me
conoscete voi? -
Quando la donna il vide, conoscendo lui esser Tedaldo,
tutta stordì, così di lui temendo come de' morti corpi, se poi veduti andare come vivi,
si teme; e non come Tedaldo venuto di Cipri a riceverlo gli si fece incontro, ma come
Tedaldo dalla sepoltura quivi tornato fosse, fuggir si volle temendo. -
A cui Tedaldo disse: - Madonna, non dubitate, io sono il
vostro Tedaldo vivo e sano, e mai né mori' né fu' morto? che che voi e i miei fratelli
si credano. -
La donna, rassicurata alquanto e tenendo la sua voce e
alquanto più riguardatolo e seco affermando che per certo egli era Tedaldo, piagnendo gli
si gittò al collo e baciollo, dicendo: - Tedaldo mio dolce, tu sii il ben tornato. -
Tedaldo, baciata e abbracciata lei, disse: - Madonna, egli
non è or tempo da fare più strette accoglienze; io voglio andare a fare che Aldobrandino
vi sia sano e salvo renduto, della qual cosa spero che avanti che doman sia sera voi
udirete novelle che vi piaceranno; sì veramente, se io l'ho buone, come io credo, della
sua salute, io voglio stanotte poter venir da voi e contarlevi per più agio che al
presente non posso. -
E rimessasi la schiavina e 'l cappello, baciata un'altra
volta la donna e con buona speranza riconfortatala, da lei si partì e colà se n'andò
dove Aldobrandino in prigione era, più di paura della soprastante morte pensoso che di
speranza di futura salute; e quasi in guisa di confortatore col piacere dei prigionieri a
lui se n'entrò, e postosi con lui a sedere, gli disse: - Aldobrandino, io sono un tuo
amico a te mandato da Dio per la tua salute, al quale per la tua innocenzia è di te
venuta pietà; e per ciò, se a reverenza di lui un picciol dono che io ti domanderò
conceder mi vuoli, senza alcun fallo avanti che doman sia sera, dove tu la sentenzia della
morte attendi, quella della tua assoluzione udirai. -
A cui Aldobrandin rispose: - Valente uomo, poi che tu della
mia salute se' sollicito, come che io non ti conosca né mi ricordi mai più averti
veduto, amico dei essere come tu di'. E nel vero il peccato per lo quale uom dice che io
debbo essere a morte giudicato, io nol commisi giammai; assai degli altri ho già fatti,
li quali forse a que sto condotto m'hanno. Ma così ti dico a reverenza di Dio, se egli ha
al presente misericordia di me, ogni gran cosa, non che una picciola, farei volentieri,
non che io promettessi; e però quello che ti piace addomanda, ché senza fallo, ov'egli
avvenga che io scampi, io lo serverò fermamente. -
Il peregrino allora disse: - Quello che io voglio
niun'altra cosa è se non che tu perdoni a' quattro fratelli di Tedaldo l'averti a questo
punto condotto, te credendo nella morte del lor fratello esser colpevole, e abbigli per
fratelli e per amici, dove essi di questo ti dimandin perdono. -
A cui Aldobrandin rispose: - Non sa quanto dolce cosa si
sia la vendetta, né con quanto ardor si disideri, se non chi riceve l'offese; ma
tuttavia, acciò che Iddio alla mia salute intenda, volentieri loro perdonerò e ora loro
perdono; e se io quinci esco vivo e scampo, in ciò fare quella maniera terrò che a grado
ti fia. -
Questo piacque al peregrino, e senza volergli dire altro,
sommamente il pregò che di buon cuore stesse, ché per certo che, avanti che il seguente
giorno finisse, egli udirebbe novella certissima della sua salute.
E da lui partitosi, se n'andò alla signoria, e in segreto
ad un cavaliere che quella tenea disse così: - Signor mio, ciascun dee volentieri
faticarsi in far che la verità delle cose si conosca, e massimamente coloro che tengono
il luogo che voi tenete, acciò che coloro non portino le pene che non hanno il peccato
commesso e i peccatori sien puniti. La qual cosa acciò che avvenga, in onor di voi e in
male di chi meritato l'ha, io son qui venuto a voi. Come voi sapete, voi avete rigidamente
contro Aldobrandin Palermini proceduto, e parvi aver trovato per vero lui essere stato
quello che Tedaldo Elisei uccise, e siete per condannarlo; il che è certissimamente
falso, sì come io credo avanti che mezza notte sia, dandovi gli ucciditori di quel
giovane nelle mani, avervi mostrato. -
Il valoroso uomo, al quale d'Aldobrandino increscea,
volentier diede orecchi alle parole del peregrino; e molte cose da lui sopra ciò
ragionate, per sua introduzione in su 'l primo sonno i due fratelli albergatori e il lor
fante a man salva prese; e lor volendo, per rinvenire come stata fosse la cosa, porre al
martorio, nol soffersero, ma ciascun per sé e poi tutti insieme apertamente confessarono
sé essere stati coloro che Tedaldo Elisei ucciso aveano, non conoscendolo. Domandati
della cagione, dissero per ciò che egli alla moglie dell'un di loro, non essendovi essi
nello albergo, aveva molta noia data e volutola sforzare a fare il voler suo.
Il peregrino, questo avendo saputo, con licenzia del
gentile uomo si partì, e occultamente alla casa di madonna Ermellina se ne venne, e lei
sola, essendo ogn'altro della casa andato a dormire, trovò che l'aspettava, parimente
disiderosa d'udire buone novelle del marito e di riconciliarsi pienamente col suo Tedaldo.
Alla qual venuto, con lieto viso disse: - Carissima donna mia, rallegrati, ché per certo
tu riavrai domane qui sano e salvo il tuo Aldobrandino - ; e per darle di ciò più intera
credenza, ciò che fatto avea pienamente le raccontò.
La donna di due così fatti accidenti e così subiti, cioè
di riaver Tedaldo vivo, il quale veramente credeva aver pianto morto, e di veder libero
dal pericolo Aldobrandino, il quale fra pochi dì si credeva dover piagner morto, tanto
lieta quanto altra ne fosse mai, affettuosamente abbracciò e baciò il suo Tedaldo; e
andatisene insieme al letto, di buon volere fecero graziosa e lieta pace, l'un dell'altro
prendendo dilettosa gioia. E come il giorno s'appressò, Tedaldo levatosi, avendo già
alla donna mostrato ciò che fare intendeva e da capo pregatola che occultissimo fosse,
pure in abito peregrino si uscì del la casa della donna, per dovere, quando ora fosse,
attendere a' fatti d'Aldobrandino.
La signoria, venuto il giorno, e parendole piena
informazione avere dell'opera, prestamente Aldobrandino liberò, e pochi dì appresso a'
malfattori, dove commesso avevan l'omicidio, fece tagliar la testa. Essendo adunque libero
Aldobrandino, con gran letizia di lui e della sua donna e di tutti i suoi amici e parenti,
e conoscendo manifestamente ciò essere per opera del peregrino avvenuto, lui alla lor
casa condussero per tanto quanto nella città gli piacesse di stare; e quivi di fargli
onore e festa non si potevano veder sazi, e spezialmente la donna, che sapeva a cui
farlosi. Ma parendogli dopo alcun dì tempo di dovere i fratelli riducere a concordia con
Aldobrandino, li quali esso sentiva non solamente per lo suo scampo scornati, ma armati
per tema, domandò ad Aldobrandino la promessa. Aldobrandino liberamente rispose sé
essere apparecchiato. A cui il peregrino fece per lo seguente dì apprestare un bel
convito, nel quale gli disse che voleva che egli co' suoi parenti e colle sue donne
ricevesse i quattro fratelli e le lor donne, aggiugnendo che esso medesimo andrebbe
incontanente ad invitargli alla sua pace e al suo convito da sua parte.
Ed essendo Aldobrandino di quanto al peregrino piaceva
contento il peregrino tantosto n'andò a'quattro fratelli, e con loro assai delle parole
che intorno a tal materia si richiedeano usate, al fine con ragioni irrepugnabili assai
agevolmente gli condusse a dovere, domandando perdono, l'amistà d'Aldobrandino
racquistare; e questo fatto, loro e le lor donne a dover desinare la seguente mattina con
Aldobrandino gl'invitò; ed essi liberamente, della sua fè sicurati, tennero lo 'nvito.
La mattina adunque seguente, in su l'ora del mangiare, primieramente i quattro fratelli di
Tedaldo, così vestiti di nero come erano, con alquanti loro amici vennero a casa
Aldobrandino, che gli attendeva; e quivi, davanti a tutti coloro che a fare lor compagnia
erano stati da Aldobrandino invitati, gittate l'armi in terra, nelle mani d'Aldobrandino
si rimisero, perdonanza domandando di ciò che contro a lui avevano adoperato.
Aldobrandino lagrimando pietosamente gli ricevette; e tutti
baciandogli in bocca, con poche parole spacciandosi, ogni ingiuria ricevuta rimise.
Appresso costoro le sirocchie e le mogli loro, tutte di bruno vestite, vennero, e da
madonna Ermellina e dall'altre donne graziosamente ricevute furono. Ed essendo stati
magnificamente serviti nel convito gli uomini parimente e le donne, né avendo avuto in
quello cosa alcuna altro che laudevole, se non una, la taciturnità stata per lo fresco
dolore rappresentato ne'vestimenti oscuri de' parenti di Tedaldo (per la qual cosa da
alquanti il diviso e lo 'nvito del peregrino era stato biasimato ed egli se n'era
accorto), come seco disposto avea, venuto il tempo da torla via, si levò in piè,
mangiando ancora gli altri le frutte, e disse: - Niuna cosa è mancata a questo convito a
doverlo far lieto, se non Tedaldo; il quale, poi che avendolo avuto continuamente con voi
non lo avete conosciuto, io il vi voglio mostrare.
E di dosso gittatasi la schiavina e ogni abito peregrino,
in una giubba di zendado verde rimase, e non senza grandissima maraviglia di tutti guatato
e riconosciuto fu lungamente, avanti che alcun s'arrischiasse a credere ch'el fosse desso.
Il che Tedaldo vedendo, assai de' lor parentadi, delle cose tra loro avvenute, de' suoi
accidenti raccontò. Per che i frategli e gli altri uomini, tutti di lagrime d'allegrezza
pieni, ad abbracciare il corsero, e il simigliante appresso fecer le donne, così le non
parenti come le parenti, fuor che monna Ermellina.
Il che Aldobrandino veggendo disse: - Che è questo,
Ermellina? Come non fai tu, come l'altre donne, festa a Tedaldo?
A cui, udenti tutti, la donna rispose: - Niuna ce n'è che
più volentieri gli abbia fatto festa e faccia, che farei io, sì come colei che più gli
è tenuta che alcuna altra, considerato che per le sue opere io t'abbia riavuto; ma le
disoneste parole dette ne' dì che noi piagnemmo colui che noi credevam Tedaldo, me ne
fanno stare.
A cui Aldobrandin disse: - Va via, credi tu che io creda
agli abbaiatori? Esso, procacciando la mia salute, assai bene dimostrato ha quello essere
stato falso, senza che io mai nol credetti; tosto leva su, va abbraccialo.
La donna, che altro non desiderava, non fu lenta in questo
ad ubbidire il marito; per che, levatasi, come l'altre avevan fatto, così ella
abbracciandolo gli fece lieta festa. Questa liberalità d'Aldobrandino piacque molto ai
fratelli di Tedaldo, e a ciascuno uomo e donna che quivi era; e ogni rugginuzza, che fosse
nata nelle menti d'alcuni dalle parole state, per que sto si tolse via. Fatta adunque da
ciascun festa a Tedaldo, esso medesimo stracciò li vestimenti neri in dosso a'fratelli e
i bruni alle sirocchie e alle cognate; e volle che quivi altri vestimenti si facessero
venire. Li quali poi che rivestiti furono, canti e balli e altri sollazzi vi si fecero
assai; per la qual cosa il convito, che tacito principio avuto avea, ebbe sonoro fine. E
con grandissima allegrezza, così come eran, tutti a casa di Tedaldo n'andarono, e quivi
la sera cenarono; e più giorni appresso, questa maniera tegnendo, la festa continuarono.
Li fiorentini più giorni quasi come un uomo risuscitato e
maravigliosa cosa riguardaron Tedaldo; e a molti, e a' fratelli ancora, n'era un cotal
dubbio debole nell'animo se fosse desso o no, e nol credevano ancor fermamente, né forse
avrebber fatto a pezza, se un caso avvenuto non fosse che fe'lor chiaro chi fosse stato
l'ucciso; il quale fu questo.
Passavano un giorno fanti di Lunigiana davanti a casa loro,
e vedendo Tedaldo gli si fecero sirocchie dicendo: - Ben possa stare Faziuolo.
A' quali Tedaldo in presenzia de' fratelli rispose: - Voi
m'avete colto in iscambio.
Costoro, udendol parlare, si vergognarono, e chiesongli
perdono dicendo: - In verità che voi risomigliate, più che uomo che noi vedessimo mai
risomigliare un altro, un nostro compagno, il quale si chiama Faziuolo da Pontremoli, che
venne, forse quindici dì o poco più fa, qua, né mai potemmo poi sapere che di lui si
fosse. Bene è vero che noi ci maravigliavamo dello abito, per ciò che esso era, sì come
noi siamo, masnadiere.
Il maggior fratel di Tedaldo, udendo questo, si fece
innanzi e domandò di che fosse stato vestito quel Faziuolo. Costoro il dissero, e
trovossi appunto così essere stato come costor dicevano; di che, tra per questi e per gli
altri segni, riconosciuto fu colui che era stato ucciso essere stato Faziuolo e non
Tedaldo; laonde il sospetto di lui uscì a' fratelli e a ciascun altro. Tedaldo adunque,
tornato ricchissimo, perseverò nel suo amare, e, senza più turbarsi la donna,
discretamente operando, lungamente goderon del loro amore. Iddio faccia noi goder del
nostro.
Indici delle giornate
Indice delle novelle della terza giornata
© 1997 - by prof. Giuseppe Bonghi
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Ultimo aggiornamento: 08 febbraio 1998