ANALISI
TESTUALE
1. IL MOVIMENTO NARRATIVO
La protagonista del canto è Angelica, anzi protagonista è
la sua fuga. In realtà la donna non è "attiva" (nel senso che
non prende iniziative che muovano l’azione) ma muove l’azione in
quanto - fatta oggetto di desiderio - subisce l’iniziativa (ricerca)
degli altri. Fin dall’inizio appare chiaramente come il personaggio
ariostesco viva soprattutto per un’intensa vita di relazione con gli
altri, non ha un’identità fissa e immutabile. Perciò non spiccano
individualità nette nel poema ma complicate trame di relazioni.
2. LE TRASFORMAZIONI
E’ un’altra legge interna all’opera, che si delinea
chiara fin dall’inizio:
** muta la protagonista, che non ha, come s’è detto, un
suo profilo inequivocabile, ma "diventa" secondo le circostanze,
ora "donzella spaventata", tenera e fragile, ora astuta e
calcolatrice; ora dea della natura, bellissima, serena e placida.
** mutano gli oggetti della ricerca. Rinaldo il cavallo,
Ferraù l’elmo. Poi tutti e due la donna. Poi di nuovo cavallo ed elmo.
Diversità, dunque, e calcolate simmetrie.
Quello che appare disordine - e lo era nell’Innamorato del
Boiardo - qui è ordine nascosto, equilibrio, armonia.
** muta la scenografia. La foresta è orrida e selvaggia
prima, poi è oasi di pace.
Vengono qui riutilizzati due "luoghi" (=tropi)
classici della tradizione letteraria: il locus amoenus (idillico) e la
selva orrida (dantesca). La donna che fa tutt’uno con la natura è luogo
letterario molto ripetuto, dagli stilnovisti in poi. E’ un esempio del
dissimulato (però intensissimo) classicismo del Furioso.
** mutano le convinzioni, i comportamenti dei personaggi.
Esempio lampante è Sacripante: ora delicato cantore della verginità
femminile, ora spregiudicato seduttore. Un altro esempio è Angelica
stessa: inorridita e senza fiato, astuta e fredda, ipocrita e civetta,
bella placida e serena.
3. L’ATTESA DELUSA
Il meccanismo che governa il mutamento non è, però,
casuale, ma risponde ad un principio, quello dell’attesa delusa. Le cose
cambiano sì, ma nel modo meno aspettato, deludono le attese, le speranze
e i progetti e le intenzioni sortiscono effetti contrari a quelli voluti.
Infatti i cavalieri non trovano quello che cercano e trovano quello che
non hanno cercato.
Ma questo meccanismo apre, svela, un tema cruciale: i
parziali e isolati smacchi preludono all’attesa delusa centrale e
dominante, da cui scaturisce la follia di Orlando e, a livello non
tragico, alludono alla magia del castello di Atlante, luogo delle vanità
come la Luna indagata da Astolfo.
4. LA FIGURA RETORICA DOMINANTE
Naturalmente questa trama ideologica e questo sentimento
della vita incidono sullo stile: domina nel canto un segno retorico che,
in senso lato, può dirsi OSSIMORO. Cominciando dal titolo, proseguendo
nella seconda ottava (furore/matto - saggio). Tutto il poema sembra
fondarsi sull’ironica, sorridente, giustapposizione di episodi e
personaggi fra loro contrastanti, sull’allineamento di situazioni che si
smentiscono a vicenda. E’ però anche vero che l’ossimoro non
distrugge con il suo pluralismo l’autonomia dei singoli elementi. Cioè
Angelica "è" l’agnello incalzato dai lupi, ma "è"
- anche - utilitaristica femmina che sfrutta la passione di Sacripante
ecc.
5. L’INTERVENTO IRONICO
Proprio nel mezzo di questi "ossimori" scatta più
incisiva la reazione personale, il commento del poeta alla vicenda
narrata, sempre improntato a ironico distacco, a contemplazione saggia,
divertita e amara di quello che è la vita, ma tuttavia, come standosene
un po’ "al di fuori".
** Ecco il giudicio uman come spesso erra…: ed entra in
campo la lunga metafora dell’errare, verbo tipico dei luoghi cruciali
del poema, verbo della follia d’amore e della ricerca della felicità,
sempre però delusa.
** Oh gran bontà dei cavallieri...: ed è qui liquidata,
senza clamori, la contrapposizione medievale in nome della fede. Qui vige
il codice cavalleresco dell’onore, del rispetto che, umanisticamente,
scarta ogni "razzismo" ideologico.
** Forse era ver, ma non però credibile...: qui Ariosto
s’insinua per gettare un seme di dubbio e per dirci che, in fondo,
Angelica è donna, non dea sovrumana (e la riconduce, perciò,
all’umanità e spezza col realismo il pericoloso incanto della favola).
Ma c’è di più: "l’azione distruttiva di questo commento si
proietta oltre: essa vuole creare fin dall’inizio i presupposti concreti
della visione molteplice del poema, un controcanto realistico e
demistificante "rispetto all’idealismo un po’ medievale di
Orlando."
INSOMMA REALISMO E VEROSIMIGLIANZA COME RELATIVISMO
UMANISTICO
————-
BORSELLINO
(LIL, Ariosto, p.105 e ss.)
Il segreto vitale dell’esistenza è proprio la ricchezza di
desideri, la ricerca di felicità. Angelica appagata da Medoro è
cancellata... persino derisa... La condizione dominante dei personaggi del
Furioso è quella di essere erranti intellettualmente e fisicamente, di
agire e sentire entro un mondo illusorio...
Ariosto sa (p.109) con Erasmo che "eum errorem tollere,
est fabulam omnem per turbare " (Encomium Moriae XXIX),
"significa interrompere lo spettacolo della vita". Anche il
Furioso è un elogio della pazzia... La pazzia che Erasmo esalta è il
"iucundus quidam mentis error" che libera l’animo dalle
ansiose preoccupazioni e lo colma di vario piacere, quella stessa pazzia o
errore (parola tematica) che, come dice Ariosto, fa vedere a occhi chiusi
il bene e a occhi aperti il male. Questo piacevole errore non va curato...
[Nell’episodio di Astolfo]
è evidente la concordanza con le proposte antidogmatiche del razionalismo
erasmiano, volto a un recupero integralmente umanistico del mondo, anche
negli aspetti irrazionali.
[Astolfo dalla luna non porta -
diversamente da Dante - alcun messaggio]. La vita sarà quello che
sarà e lo spettacolo del mondo non sarà interrotto. Ma come ogni
spettacolo, anche questo del mondo ha bisogno di una regìa, che sappia
distribuire le parti e armonizzarle. Solo i poeti sanno organizzarlo, il
mondo; perciò S. Giovanni pronuncia un’orazione in difesa della poesia:
la poesia non è verità [anzi è favola, invenzione e ribaltamento del
vero. E’ così sconsacrata l’antica identificazione di poesia e verità
e sapienza e celebrato umanisticamente il poeta come creatore d’un
macrocosmo alternativo a quello reale.]
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