Nato
a Reggio Emilia nel 1 474 da Niccolò, l'Ariosto visse i suoi primi anni
in un ambiente agiato e signorile. Spinto, senza alcun frutto, agli studi
del diritto, ottenne finalmente di potersi dedicare alle lettere. Strinse
amicizia con altri giovani letterati, fra cui Alberto Pio, Ercole Strozzi
e il cugino Pandolfo Ariosto; seguì le lezioni dell'umanista Gregorio da
Spoleto, i cui insegnamenti ricordò sempre con riconoscenza; frequentò
le feste e le rappresentazioni teatrali di corte; fece le prime prove
poetiche dedicandosi dapprima alla lirica latina (agli anni 1494-1503
risalgono i Carmina, in cui i modelli di Tibullo e Orazio vengono ripresi
in modi ora scolastici, ora più eleganti e raffinati) e quindi a quella
in volgare, stimolato anche dalla presenza in quegli anni a Ferrara di
Pietro Bembo.
A Ferrara, dove si trasferì con la
famiglia, gli morì il padre e Ludovico, primo di dieci figli, fu
costretto a provvedere al sostentamento dei familiari. Fu cos1 al servizio
del cardinale Ippolito d'Este (che poi si rifiutó di seguire in Ungheria,
dimostrando un orgoglioso e - per quei tempi - coraggioso spirito di
indipendenza) e del fratello di questo, il duca Alfonso. Da quest'ultimo
ebbe incarichi difficili e rischiosi (come il governatorato della
Garfagnana, regione infes tata dai briganti). Da ultimo, fornito di un
modesto vitalizio si ritirò a vivere in Ferrara, in una umile casetta
("parva sed apta mihi"), allietato dall'amorevole compagnia
dell'adorata Alessandra Benucci. Qui realizzò il sogno della sua vita di
condurre un'esistenza assolutamente libera e completamente immersa nei
suoi sogni di poeta, visitando tutto il mondo, ma su "Tolomeo",
cioè sulle carte geografiche. E qui mori nel 1533.