LA LETTERATURA DEL QUATTROCENTO
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1
) Nel
1460 entra in casa Medici. La madre di Lorenzo gli suggerisce l'idea di
scrivere un poema sulle vicende dei paladini carolingi, recuperando
l'originario spirito religioso delle antiche canzoni di gesta e
restituendo a Carlomagno (degradato nei rozzi rifacimenti dei
cantastorie) l'aureola di grande eroe del cristianesimo. 2)
Pulci scriverà Morgante (I fatti di Carlo Magno), ma
senza infondervi né lo spirito dell'epica né quello della fede. Egli
non sente i valori etico-religiosi espressi dall'antica epopea
cavalleresca, ma non si propone neanche di sostituirli con altri. Il
tono dominante dell'opera (che è la principale) è la comicità.
Carlomagno a volte è descritto come un cocciuto rimbambito, Orlando
come un becero ghiottone e manesco, Rinaldo come un dongiovanni, ecc.
Gli eroi cavallereschi vengono demitizzati e dissacrati, ricondotti a
una dimensione naturale: cioè rappresentati come uomini soggetti a
violenti passioni e debolezze (sono ad es. molto gelosi), audaci ma
anche incoerenti, ecc. I due personaggi nuovi sono Morgante e
Margutte. a)
Morgante è un gigante che rappresenta l'animalità primitiva,
una pura forza della natura che appare indomabile, finché la puntura di
un granchiolino non lo uccide. b)
Il personaggio più significativo è Margutte: cinico, ladro,
scettico verso la religione e gli dèi del passato, vagabondo, mangione
e beone... 3) Il Pulci amava rendere comiche e grottesche situazioni serie e drammatiche, usando un lessico vivace e plebeo. Egli rifiuta gli aspetti idealistici e aristocratici della cultura umanistica. Fu allontanato dalla corte medicea a causa del suo atteggiamento anticlericale. Morirà a Padova, sepolto in terra sconsacrata come eretico. |