Luigi Tripodaro
Giuseppe Bonghi

Appunti di Storia della Letteratura italiana

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Giosue Carducci

         Il Carducci si formò nell'ambiente toscano, a contatto con una realtà dove il Romanticismo era penetrato in modo indiretto. Egli, ancora giovanissimo, intrecciò una forte polemica contro questo movimento, che gli sembrava estraneo alla spiritualità ed alla cultura italiana, presentandosi come il sostenitore dei classici. In nome del decoro stilistico e formale, alla letteratura popolare sostenuta dal Romanticismo egli oppose l'esigenza di una letteratura dignitosa e profonda sul piano del contenuto e della forma. Lottò anche contro il Verismo e contro il Decadentismo.
        Alla polemica contro la moda romantica si aggiunge in lui con analogo vigore ed impegno la condanna dell'Italia del suo tempo, che egli giudicava priva di ideali, di slanci, insensibile verso la grandezza e gli eroismi, indegna della gloria del passato e degenere nei confronti della generazione precedente, che aveva realizzato l'unità nazionale. Contro gli atteggiamenti mediocri e prosaici degli italiani rivolse le sue invettive assumendo spesso toni retorici e non accorgendosi del fatto che in quegli anni, completato il Risorgimento, non c'era più spazio per gli eroismi e iniziava un periodo di assestamento laborioso ed impegnativo per l'urgenza di problemi enormi e di difficile soluzione. Va anche detto però che l'atteggiamento degli italiani contrastava decisamente con il temperamento del poeta, che ebbe profondi sentimenti e coltivò ideali eroici, fra i quali l'importanza e la dignità della vita umana ed il ruolo fondamentale assegnato alla poesia.
        La vita è per lui qualcosa di grande, perchè è illuminata dalla azione, dalla volontà, che sono ì mezzi che permettono all'uomo di costruire, di raggiungere la gloria, di consolidare la sua fama presso i posteri. Carducci ebbe una visione della vita simile al modo di sentire dei classici; di essa infatti celebra gli aspetti più belli, come la luce del sole, il calore, i profumi e le bellezze della natura. La sua spiritualità classica e pagana si nota anche nel modo come egli vede la morte, che è simboleggiata dal freddo, dall'umido (che sono le caratteristiche del Tartaro dei Greci e dei Romani), dal buio, dalla mancanza di amore, dal putrido, dal senso di disfacimento. La vita è invece considerata come una fiaccola, che la generazione dei viventi ha in consegna per un breve periodo e che passerà fino alla fine dell'universo, di generazione in generazione.
         Un ruolo fondamentale è svolto nella vita dalla poesia, che celebra ciò che è splendido sul piano estetico e morale tramandandone il ricordo ai posteri. Per il Carducci il poeta ha inoltre il compito di educare gli uomini, è poeta vate, ossia conserva e diffonde ideali. Questo compito è stato svolto dai grandi poeti, dei quali è necessario riscoprire e rivalutare il messaggio. Il Carducci propone infatti un ritorno a quelli che egli considera i grandi maestri, ossia alla tradizione segnata dall’Alfieri e dal Foscolo. In questo ambito è fondamentale il messaggio dei classici, che gli appare l'unico mezzo in grado di rendere possibile la rigenerazione degli italiani sul piano morale e letterario.
         Per quanto riguarda le concezioni politiche, va detto che Carducci presenta un approfondimento ed una revisione costante delle sue idee, per cui dall'acceso giacobinismo e mazzinianesimo che caratterizza la sua giovinezza, approda gradualmente ad una visione sempre più pacata e conservatrice, che in alcuni casi appare reazionaria. In ciò, egli seguì la parabola percorsa dalla classe dirigente italiana, dalla sinistra in particolare, simboleggiata in primo luogo dall’atteggiamento del Crispi, che dal mazzinianesimo giovanile passa ad un atteggiamento intransigente in politica interna e megalomane ed imperialistico in politica estera.
         Per quanto riguarda la poetica, va detto che il Carducci rappresenta, insieme ad altri autori minori, una ferma reazione al Romanticismo ma che, diversamente dagli Scapigliati, la sua opposizione è equilibrata, consapevole e sistematica. Nel ritorno ai classici egli individua la possibilità di creare una poesia profonda e costruttiva e più ricca, rispetto al Romanticismo, di valori morali e civili. La sua poetica trova il motivo centrale nella necessità di salvaguardare e di arricchire la tradizione letteraria italiana. Egli svolge temi nuovi ed interpreta in modo originale temi che appartengono alla tradizione; tra questi i più importanti sono la storia, il paesaggio, la vita, le memorie. La storia è vista non, come avviene nel Vico o come volevano i Romantici, come una vicenda complessa e sofferta e determinata dagli slanci, dalle sofferenze, dagli ideali, come un processo guidato da leggi precise, bensì come scontro, spesso epico, di forze pure e generose, come una serie di svolte, di momenti splendidi per la nobiltà di ideali da cui furono caratterizzati.
         Perciò egli approfondì la sua analisi a proposito di precisi momenti storici, come l'età comunale in Italia, il mondo classico, che gli apparve come un'isola ideale di bellezza, di armonia e di forza, come il frutto di ideali generosi e di concezioni eroiche. Nello studio della storia egli non seppe formulare vaste sintesi e riuscì solo a creare concetti e ad elaborare teorie come la "nemesi storica", caratterizzate da schematicità e debolezza. Il tema del paesaggio, svolto anche dalla poesia romantica, acquista nel Carducci un significato nuovo. La natura è descritta come qualcosa di vivo, di ricco, di intenso per i colori e i profumi e riflette gli stati d'animo dei personaggi a cui fa da sfondo. Ad essa, il più delle volte, sono legati i sentimenti del poeta.
         Le meditazioni sulla vita e sul destino dell'uomo offrono al Carducci spunti significativi per la creazione di concetti e di immagini spesso classicamente delineati, a volte malinconici, ma di una malinconia contenuta e virile. Il tema delle memorie è frequente nella poesia carducciana e dimostra la profondità e la sensibilità del poeta che, accanto ai temi ufficiali e solenni, seppe trattare con ricca sensibilità i motivi più umani e commossi. Egli evita i toni propriamente romantici del rimpianto e della malinconia e supera in modo armonioso i pensieri tristi quando ricorda, per esempio, le persone care defunte, o quando rievoca la sua infanzia, giungendo a conclusioni dignitose e composte.
         Spesso, dal ricordo trae conforto e dolcezza, come vediamo in Davanti San Guido, in Traversando la Maremma toscana, in Sogno d'estate e in Idillio maremmano. Tutti questi temi non sono isolati l'uno dall'altro, ma a volte sono compresenti. Dopo la raccolta Iuvenilia, nella quale prevale l'intento di svolgere la funzione di "scudiero dei classici", la raccolta Levia Gravia testimoniano il nuovo orientamento del Carducci (‘61 ‘71) verso temi politici e sociali. L'Inno a Satana (‘63), pur con ingenuità e intemperanze retoriche, testimonia una precisa svolta nell’opera carducciana e rappresenta un esempio della personalità vigorosa e risentita dell'autore. La raccolta Giambi ed epodi (‘67 ‘87) è dominata dalla polemica politica e letteraria, ma contiene esempi di profonda poesia.
         La parte migliore della produzione carducciana è raccolta nelle Rime nuove (‘61 ‘87), nelle Odi barbare (‘77 ‘93) ed in parte in Rime e Ritmi. Nelle Rime nuove appaiono i grandi temi carducciani, rappresentati dalle reminiscenze storiche e dai ricordi personali. Nelle Odi barbare, che egli definì così perchè in esse volle riprodurre la metrica greca e latina raggiungendo effetti ed espressioni che, secondo lui, i Greci definirebbero barbari, il poeta volle rivivere lo spirito della classicità, che per lui consisteva in un'intima armonia tra uomo e natura, in un'armonica fusione di grazia, di vigore, di eroismo, di bellezza, in un'accettazione serena e virile della vita, dei suoi doveri, delle sue responsabilità, delle sue amarezze. Le parti migliori di questa raccolta si ispirano in effetti alla romanità ed alla grecità, ossia al mondo in cui questi ideali si sono realizzati. Roma però non è per lui qualcosa di morto, ma una presenza viva e operante nello spirito italico, ossia del popolo per il quale egli vagheggia una nuova grandezza.
         Rime e Ritmi è la raccolta in cui più si sente la stanchezza del poeta. Vi troviamo le sintesi storiche, le grandi rievocazioni, ma avvertiamo anche il peso della retorica. È notevole comunque il tono malinconico che la caratterizza.
         Il Carducci svolse un'intensa attività critica, di cui i frutti maggiori sono i discorsi Dello svolgimento della letteratura nazionale, i saggi L'opera di Dante, Il Parini maggiore, Il Parini minore, gli studi su L. Ariosto e T. Tasso, le pagine sul Petrarca e sul Boccaccio. Avverso al De Sanctis, egli aderì alla scuola storica, che alle sintesi romantiche e desanctisiane sostituisce l'indagine meticolosa circa la cultura degli autori ed il tempo in cui operarono e l'analisi diligente del testo. Pertanto giunge alla piena intelligenza della poesia, anche perchè come poeta è in grado di risalire alle motivazioni, ai sentimenti ed ai travagli da cui essa nasce.
         Nel Carducci è inoltre importante il vigore del linguaggio; la sua prosa si contrappone nettamente a quella manzoniana e si ricollega alla più dotta tradizione italiana. Se si prescinde dagli eccessi polemici e dalla retorica che dominano una parte della sua produzione, si può affermare che il Carducci svolge un ruolo importante nel rinnovamento della letteratura, con la sua lezione di impegno e di profondità, evidente soprattutto nel modo di approfondire e di attualizzare i classici.

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Ultimo aggiornamento: 15 luglio, 2000