Luigi Tripodaro
Appunti di Storia della Letteratura italiana
Alessandro Manzoni
È il principale
esponente del romanticismo italiano, in rapporto al modo come ne interpreta gli ideali e
l'impegno morale. La sua prima formazione si svolse nell'ambiente dell'Illuminismo
lombardo e fu arricchita dalle nuove idee di libertà e di progresso che si affermavano in
quegli anni. Anche sul giovane Manzoni esercitò una certa influenza il Parini con la sua
integrità morale, ma nello stesso tempo anche il Foscolo, con il quale condivise
l'esigenza di una poesia sincera e tale da essere un mezzo di rinnovamento e di
arricchimento dell'individuo e della società. Fu determinante per lo sviluppo della
cultura e della personalità del Manzoni il soggiorno parigino (1805 1810), durante
il quale il giovane venne a contatto con gli ideologi francesi, seguaci del razionalismo e
sensismo illuministico, dai quali apprese l'attitudine alla precisa analisi psicologica,
una certa profondità di pensiero e la modernità e concretezza di interessi. In questo
periodo conobbe lo storico e critico Claude Fauriel e frequentò i principali salotti
letterari francesi, senza però perdere di vista i suoi personali orientamenti; questi,
infatti appaiono in lui ben saldi fin dalla prima giovinezza, nella loro seria
impostazione. La sua concezione della vita è simile, per molti aspetti, a
quella del Foscolo. Anchegli è convinto dell'infelicità dell'uomo e
vede ovunque e in ogni tempo il dolore, a cui sono soggetti gli individui, le famiglie,
interi popoli. Nel periodo della giovinezza, quando egli rimase sostanzialmente lontano
dal pensiero religioso ed aderì alla filosofia illuministica, la vita umana gli apparve
come dominata, oltre che dal dolore, dal mistero, dal nulla; tuttavia questo pessimismo,
che occupa saldamente lo spirito del Manzoni prima della conversione, non è tale
da mortificare la sua energia morale e la fede in ideali che egli si trovò ad avere
spontaneamente ed irrobustì ed approfondì con le sue riflessioni e con la sua adesione
all'aspetto più serio e profondo della sensibilità e del pensiero della sua epoca.
Pur prendendo atto dellinfelicità
della condizione umana, il Manzoni credette nel progresso sociale, nell'utilità del
pensiero, della letteratura, dell'azione umana e si impegnò a favore della democrazia,
della libertà e della giustizia.
Il fatto più importante
della sua vita fu la conversione alla fede cattolica, che fu certo la conclusione di un
lungo travaglio spirituale e portò un definitivo appianamento nelle sue concezioni
pessimistiche; essa da un lato gli fornì una risposta a tutti gli interrogativi
esistenziali, dall'altra diede un preciso indirizzo alla sua missione dì scrittore.
La fede in Dio indusse il Manzoni a
considerare il dolore non come cieco ed inutile, ma come una caratteristica naturale e
significativa della condizione umana. Il poeta giunge a formulare il concetto di provvida
sventura, ossia vede nella sofferenza un segno della presenza di Dio, che mette alla
prova le sue creature ma non le abbandona. Il dolore è anche un segno dell'amore di Dio,
poichè redime e santifica la vita, o rende degni di una vita migliore coloro che lo
sopportano con rassegnazione e con fede. In effetti, nella storia del Manzoni non c'è
soluzione di continuità fra il periodo che precede e quello che segue il ritorno alla
fede cattolica, poichè la conversione rappresenta da una parte l'inizio di un
esame più profondo della vita (che gli appare sotto una luce più severa e dignitosa,
come una missione) e dall'altra determina una conferma dei suoi ideali di giustizia, di
libertà e di progresso e delle sue più nobili convinzioni.
La religiosità del poeta appare moderna
e concreta, poichè egli sottolinea la novità del Vangelo nel suo contenuto sociale.
Come afferma il De Sanctis, la sua
conversione è "l'idea del secolo battezzata come idea cristiana, l'uguaglianza degli
uomini tutti fratelli in Cristo, la riprovazione degli oppressori e la glorificazione
degli oppressi, è la famosa triade libertà, uguaglianza, fratellanza vangelizzata, è il
Cristianesimo ricondotto alla sua idealità e armonizzato con lo spirito moderno".
Il Manzoni giunge pertanto non solo ad
una profonda consapevolezza della condizione umana, ma scopre anche l'importanza della
fede, che è vista come completamento e conforto della ragione. In effetti, nelle Osservazioni
sulla morale cattolica (pubblicate nel 1819 e poi nel 1855), che sono una confutazione
di certe affermazioni dello storico ginevrino Sismondo dei Sismondi, che aveva accusato la
Chiesa e la morale cattolica di essere state motivo di corruttela in Italia, appare la sua
tendenza a conciliare i princìpi cristiani con le istanze più valide del pensiero
contemporaneo.
Anche la storia appare ora al Manzoni non
come una catena di errori, come voleva l'Illuminismo, nè come il risultato delle azioni e
delle ambizioni dei potenti, ma come il frutto delle sofferenze e delle lotte degli umili
e delle masse; essa è però soprattutto il risultato della volontà di Dio, che nella
storia realizza suoi precisi disegni.
La fede religiosa ispira anche
l'atteggiamento del poeta nei confronti dei problemi politici del suo tempo e dagli
entusiasmi giovanili rivoluzionari di cui abbiamo una testimonianza nel Trionfo della
libertà, lo conduce ad una visione moderata e severa, che gli fa preferire i metodi
legali ed incruenti per la realizzazione della libertà dei popoli a quelli violenti e
sanguinari messi in atto, ad esempio, dai rivoluzionari francesi. Egli prese parte, con
gli scritti, alla lotta per la libertà italiana e contribuì, con le idee, alla
trasformazione in senso moderno e attivo della cultura del suo tempo; operò quindi per
l'eliminazione della secolare frattura esistente fra i dotti e il popolo.
Di questo impegno è una
testimonianza il modo come egli impostò e portò a soluzione il problema della lingua.
Rifiutando la lingua dotta, sostenuta dalla Crusca e dai neoclassici, egli fu per una
lingua viva e nuova; la scelta del fiorentino parlato dalla classe colta rivela la sua
idea circa la necessità di abolire il distacco fra lingua letteraria e lingua dell'uso,
ossia fra intellettuali e popolo.
La concezione manzoniana dell'arte, come
afferma il Sapegno, non ha nulla di dilettantesco e di gratuito; é caratterizzata da
coerenza e modernità. La poesia è nel Manzoni obiettiva rappresentazione ed evocazione
del vero, piuttosto che canto lirico, puramente soggettivo ed individuale: siamo
perciò al polo opposto rispetto alla poesia ed alla poetica leopardiana.
Egli espone la sua poetica in vari
scritti che risalgono a diversi periodi e, in ordine di tempo, sono: la prefazione al Conte
di Carmagnola (1820), la Lettre a Monsieur Chauvet sur l'unité de temps de lieu et
d'action dans la tragédie (1820), la Lettera sul Romanticismo al marchese Cesare
d'Azeglio (1823), il Discorso del romanzo storico e in genere dei componimenti
misti di storia e d'invenzione (1845), il dialogo Dell'invenzione (1850).
In particolare, nella Prefazione
al Carmagnola, egli nega l'importanza delle tre unità aristoteliche di tempo,
luogo e azione nella tragedia in nome delle fondamentali esigenze romantiche della
libertà e spontaneità dell'artista, confuta le tesi di Nicole, Bossuet e Rosseau,
secondo i quali i drammi sono necessariamente immorali e dannosi, affermando, tra l'altro,
che i drammi di Shakespeare dimostrano il contrario; parla infine della funzione dei cori
("riserbando al poeta un cantuccio dov'egli possa parlare in persona propria, gli
diminuiscono la tentazione d'introdursi nell'azione, e di prestare ai personaggi i suoi
propri sentimenti: difetto dei più notati negli scrittori
drammatici").
Nella Lettera sul Romanticismo il
Manzoni si fa portavoce della poetica di questo movimento, ma soprattutto esprime le sue
personali concezioni, alle quali si ispira la sua produzione letteraria. Egli distingue
una parte negativa, ossia ciò che il Romanticismo rifiuta, ed una parte positiva, che
rappresenta il programma della nuova poesia. Il movimento romantico rifiuta la mitologia,
soprattutto per motivi storici e logici, ai quali nel Manzoni si aggiungono ragioni di
ordine morale; rifiuta inoltre l'imitazione e i canoni. La parte positiva viene inoltre
sintetizzata dallautore in una formula, secondo la quale "la poesia deve
proporsi l'utile per scopo, il vero per soggetto, linteressante per mezzo". In
seguito però il poeta ridusse i tre principi a quello solo del vero, giacché, secondo
lui, il vero poetico non può non essere nello stesso tempo, anche utile ed
interessante. È intimamente legata alla poetica del vero lesigenza di una
letteratura popolare e di una lingua anti accademica. In particolare, poichè la
poesia è narrazione ed è soprattutto rievocazione delle vicende degli umili, e serve a
migliorare gli uomini, è necessario che essa sia accessibile a tutti, non solo ai
letterati. Perché ciò avvenga, bisogna preferire al linguaggio dotto ed elegante della
tradizione, espressioni vive e chiare. Un esempio di tale linguaggio è
offerto appunto dai Promessi Sposi.
Il Manzoni fu un ingegno precoce.
A quindici anni compose infatti la sua prima opera, Il trionfo della libertà,
fortemente ispirata dagli ideali illuministici e rivoluzionari. Ad essa fecero seguito
quattro sermoni di tipo oraziano, il poemetto L'Adda, che risale al 1803, il Carme In
morte di Carlo Imbonati del 1806, il poemetto Urania del 1809 di
argomento mitologico e di gusto neoclassico, paragonabile alla Musogonia del Monti
ed alle Grazie del Foscolo. L'opera più importante
di questo periodo, che termina con la conversione, è il Carme In
morte di Carlo Imbonati, che dimostra il sicuro possesso, da parte dell'autore, già
in quegli anni, di nobili e fermi ideali di giustizia e di grandezza morale, gli stessi
che ritroveremo in tutte le fasi della sua storia. Nell'opera troviamo anche la prima
formulazione della sua poetica, che appare ispirata dall'esempio del Parini, dell'Alfieri,
del Foscolo, quando afferma la necessità che la poesia nasca dalla meditazione e dal
sentimento ( ... sentir e meditare ... ), dal rispetto del santo vero, che dopo la
conversione e l'adesione al Romanticismo diventerà vero storico e vero morale
(
il santo vero mai non tradir ). Nel Manzoni, infatti, la poesia deve
svolgere una funzione illuminatrice nei confronti delle coscienze.
Dopo la conversione religiosa, dal 1812
al 1827, si svolge il periodo più importante dell'attività
letteraria del Manzoni; tra il 1812 ed il 1815 in particolare egli compose i primi quattro
degli Inni Sacri (La resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale,
La Passione), mentre la Pentecoste risale al 1822. Gli Inni
appartengono al genere letterario della poesia religiosa, che nella nostra letteratura è antichissimo e risale a San Francesco d'Assisi, e rappresentano il
primo frutto della conversione in quanto dimostrano come il Manzoni intendesse la funzione
ed il significato del Vangelo. Egli si ricollega alle radici più profonde
del Cristianesimo, ne scopre la profonda novità ed il contenuto sociale ed afferma che
esso deve portare nella storia e nella società un rivoluzionamento all'insegna della
giustizia e dell'uguaglianza fra gli uomini.Gli Inni sono anche il primo esempio
dell'attenzione che il poeta rivolge agli umili, ai diseredati, i quali sono visti da lui
come i veri protagonisti della storia.
Nelle due tragedie, composte tra il 1816
ed il 1822, il Conte di Carmagnola e lAdelchi, dove sulla
drammaticità prevale il lirismo, lautore approfondisce l'analisi storica, lo studio
dei personaggi e dei problemi religiosi e morali, connessi con le vicende trattate. In
alcuni personaggi, come il Conte, Ermengarda, Adelchi, egli concretizza in particolare la
sua morale e la sua concezione a proposito delle vicende umane, manifestando una forma di
Cristianesimo passivo, ossia basato più che altro sulla
convinzione circa la soluzione ultraterrena di tutto ciò che nella vita è dolore e mistero. Incontriamo per lo più personaggi
che la sofferenza nobilita o redime o innalza sul piano morale.
Al 1821 appartengono due odi civili,
notevoli per l'autenticità di ispirazione: Marzo 1821 e Il Cinque Maggio.
La prima è una testimonianza (insieme al coro dello atto
secondo del Conte di Carmagnola, al coro dell'atto terzo dellAdelchi ed
a molte pagine dei Promessi Sposi) del patriottismo del Manzoni, che si fonde con
la religiosità dellautore: la libertà dell'Italia è vista
come il risultato di una crociata, perchè la lotta che gli Italiani sosterranno sarà
benedetta da Dio, che più volte nella storia è intervenuto in
difesa dei popoli oppressi.
Nel Cinque Maggio ritorna il
concetto di provvida sventura che pone Napoleone (come già Ermengarda), per quello
che ha sofferto e per la sua fede in Dio, al di sopra degli odi umani; affiora inoltre nel
componimento la concezione della storia intesa come realizzazione degli imperscrutabili
disegni di Dio.
Negli anni compresi tra il 1821 e il 1827
ha luogo la composizione dei Promessi Sposi, di cui la prima edizione, in tre
volumi, fu pubblicata nel 1827 (dopo i vari rifacimenti, dal Fermo e Lucia agli Sposi
promessi) e quella definitiva tra il 1840 e il 1842. Nell'opera, che appartiene al
genere del romanzo storico, le piccole vicende dei due giovani protagonisti si intrecciano
con quelle della Guerra dei Trent'anni e con le ripercussioni che essa, ebbe in Italia
dall'assedio di Casale alla discesa dei lanzichenecchi ed alla peste del 1630. I
principali elementi del romanzo sono:
- la cornice storica,
- la scoperta e lo studio di ambienti inediti e di aspetti
della realtà mai trattati dalla letteratura precedente,
- lo studio dei personaggi,
- il messaggio,
- la lingua.
La cornice storica
è rappresentato dal Seicento, che con i suoi aspetti molteplici (servitù politica,
prepotenza dei ceti privilegiati, povertà morale, decadenza culturale ed economica) si
presenta sotto certi aspetti come il vero protagonista dell'opera. Tipicamente romantico e
manzoniano appare inoltre il recupero degli ambienti inediti, per cui, oltre ai grandi
palazzi ed agli ambienti sfarzosi, appaiono le modeste case del curato e del sarto, il
paese di Pescarenico ed il Lazzaretto. Nello studio dei personaggi, inoltre si manifesta
la grande attenzione dell'autore riguardo ai sentimenti ed alla complessità stessa
dell'uomo, che si traduce, nei suoi risultati, in una lezione di umanità. Nel romanzo, il
Manzoni esprime compiutamente il suo mondo poetico e religioso e traccia un quadro austero
e sofferto della vita, affermando la presenza del dolore, che appare utile alla luce della
fede. Lopera, inoltre, contiene la concreta soluzione offerta dal poeta al problema
della lingua.
Dopo la composizione del romanzo, il
Manzoni si dedica ad opere di carattere prevalentemente storico, come la Storia della
colonna infame (1842) ed il Saggio comparativo sulla rivoluzione francese del
1789 e la rivoluzione italiana del 1859, dove fa suo l'atteggiamento dei liberali
moderati che condannavano la violenza e gli eccessi dei rivoluzionari francesi.
È importante anche la sua assidua
partecipazione al rinnovamento della cultura, che fu una sua caratteristica costante.
Lautorevolezza e l'importanza del Manzoni derivano infatti, oltre che dal messaggio,
dal suo impegno morale.
© 2000 - by prof. Giuseppe Bonghi
E-mail: Giuseppe Bonghi@fausernet.novara.it
Ultimo aggiornamento: 16 luglio, 2000