Luigi Tripodaro
Giuseppe Bonghi

Appunti di Storia della Letteratura italiana

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L'età napoleonica

         In questo periodo si sviluppa, in particolare in Francia ed in Italia, un vasto movimento di cultura e di pensiero che si oppone per molti aspetti all'Illuminismo e si configura come un deciso orientamento verso la tradizione classica, verso l'eleganza e il decoro, verso il recupero dei valori patriottici e della cultura nazionale.
         Dalla polemica contro l'Illuminismo e dalla ricerca dell'equilibrio ha origine, nell'ambito della nuova spiritualità, da una parte un vivo interesse per la cultura, dall’altra un arricchimento nel campo letterario, testimoniato, ad esempio, dal genere storiografico, coltivato da letterati come Vincenzo Cuoco, FFrancesco  Lomonaco, Pietro Colletta.
         In questo campo è significativo il Saggio del Cuoco nel quale, accanto alla polemica contro l'aspetto più teorico, contro l'astrattismo e le utopie dell'Illuminismo, si nota il modo concreto di valutare gli eventi ed il ruolo in essi svolto dalle necessità e dai bisogni del popolo.
         Il ritorno alla cultura classica, determinato anche da fenomeni storici come il cesarismo napoleonico, influisce sulla mentalità e sul gusto del tempo ed anche sulla moda; gli effetti principali si riscontrano nella poesia e nelle arti figurative, che si affermano all’interno della corrente culturale del Neoclassicismo.
         G. Winckelmann, precursore del movimento, autore, tra l'altro, di una Storia dell'arte degli antichi (1764), prospetta una nuova visione del mondo classico, caratterizzato dalla presenza del bello, come superamento dei problemi e delle angosce umane, nonché come qualcosa di sereno e di imperturbabile.
         L'Ellade, dove si è realizzato, durante l'età classica, questo ideale, appare, di conseguenza, come una terra privilegiata, un mondo di equilibrio e di perfezione. In Francia, Andrea Chénier riassume l'orientamento neoclassico nella formula "Su pensieri nuovi facciamo versi antichi", che concilia l'esigenza di bellezza e di decoro formale propria del nuovo gusto con quella di immediatezza e di attualità, ugualmente sentita in quegli anni così movimentati. Un esempio importante, in Italia, è il Monti, che sceglie come argomento delle sue opere i fatti sensazionali del suo tempo, trattandoli con eleganza spesso ostentata, specialmente nei continui riferimenti mitologici. Il Neoclassicismo, in effetti, non concilia il passato con il presente, recuperando ed attualizzando il messaggio dei classici, ma si limita a conferire al mondo presente una patina di antichità; i suoi pregi concreti consistono nell'interesse di cui è oggetto in vari autori l'antichità, nella cura con cui essa viene studiata, non nei risultati immediati in cui tale studio si traduce. All'esigenza di decoro si deve la nasci­ta della prosa artistica, profondamente elaborata, il cui principale esponente fu Pietro Giordani. Esigenze di decoro formale e prime aspirazioni al recupero di valori nazionali sono alla base, inoltre, del rifiorire degli studi intorno alla lingua italiana. I letterati sono particolarmente inclini a sottolineare l'originalità e la ricchezza della nostra lingua, nonché al recupero della tradizione. Da una parte i puristi, guidati dal Cesari, auspicano come modelli della lingua i grandi del Trecento; dall'altra, il Monti e il Perticari propongono, sviluppando concezioni già espresse in parte dal Cesarotti, come esempi di vera lingua italiana, oltre che i grandi del Trecento i principali autori delle epoche successive.
         Alla letteratura neoclassica appartiene, oltre che al Preromanticismo, Ippolito Pindemonte, autore delle Poesie campestri, della tragedia Arminio, del poemetto I cimiteri e di una celebre traduzione dell’Odissea di Omero.

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Ultimo aggiornamento: 15 luglio, 2000