Luigi Tripodaro
Giuseppe Bonghi
Appunti di Storia della Letteratura italiana
Eugenio Montale
Ciò che soprattutto colpisce in questo
poeta, è la profonda umanità, che si traduce costantemente in un atteggiamento semplice,
sincero ed altruistico. Il Montale ebbe un'esistenza non molto dissimile dagli uomini
della sua generazione, ossia non particolarmente movimentata, anche se dovette più volte
adattarsi a cambiamenti bruschi e imposti dalle circostanze o dagli altri e pertanto non
privi di risvolti amari. La novità e la singolarità si riscontrano, invece, in massimo
grado, nella sua storia spirituale, che fu sempre contrassegnata dall'ansia di
autenticità, dal rifiuto delle facili adesioni a situazioni e atteggiamenti comuni e non
impegnativi, da una sofferta ricerca di un utile itinerario umano e poetico.
Ciò è evidente già nella prima
raccolta, Ossi di seppia, che per la prima volta apparve nel 1925. In essa si
riflette il temperamento chiuso e già profondamente maturo del poeta, che in realtà
dimostra di aver raggiunto quelle precise concezioni che costituiranno per sempre gli
aspetti centrali della sua visione del mondo e del suo messaggio. Si riflette anche lo
stato d'animo del poeta ed il modo come sulla sua sensibilità influisce quel clima di
stanchezza e di confusione da cui è contrassegnata la situazione storico culturale
dell'Italia del primo dopoguerra; di questo clima molte poesie portano un segno, come
dimostra la predilezione dell'autore per il motivo della solitudine, del monologo senza
ascoltatore, per il tema, a volte, della ribellione. Su tutto questo predomina però, in
ogni caso, ciò che non è gratuito o passeggero, ma un atteggiamento che si può
configurare in una consapevolezza triste, in una saggezza inerte, e che in più reca già
le premesse di un'arte seria ed indipendente.
Due sono i temi fondamentali della
raccolta: la concezione della vita umana, che è vista come qualcosa di assurdo (Meriggiare
pallido e assorto) e la rinuncia, da parte del poeta, a capire la realtà che.circonda
l'uomo (Non chiederci la parola che squadri da ogni lato / lanimo nostro informe ...
- "Noi non sappiamo quale sortiremo, domani oscuro o lieto ... ). Da tale rinuncia
può derivare un tono che a volte è elegiaco, ma che spesso descrive una desolazione ed
una negazione assoluta. La scelta delle immagini, che si ricollegano spesso al paesaggio
ligure, rievocato nei suoi aspetti più aspri, non è gratuita, ed ancor meno lo è la
durezza del linguaggio, che con i suoi toni è una dimostrazione di uno stato d'animo
chiuso e tormentato.
Si deve parlare quindi, per la raccolta,
non di asprezza di parole e di sfondi, ma di sentimenti; a tutto ciò, e alla visione che
il poeta ha del mondo, corrisponde lo stesso titolo della raccolta, nella quale, accanto
al tema della desolazione e del mistero, osserviamo anche i motivi del mare e della
"grazia". Il primo è ricco di risvolti poetici, rappresenta spesso il testimone
del soliloquio dell'autore, ma soprattutto è visto come qualcosa di puro, come un simbolo
di sincerità da imitare (Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale / siccome i ciottoli
che tu volvi, / mangiati dalla salsedine). È forse ancora più importante, per la
funzione che avrà nelle opere successive, il motivo della grazia; in vari
componimenti infatti (ad esempio nelle poesie In limine e Casa sul mare) la
sconfitta del poeta trova una consolazione nell'augurio che egli rivolge ad un immaginario
interlocutore, di salvarsi (Se procedi ti imbatti / tu forse nel fantasma che ti salva /
... Cerca una maglia rotta nella rete ... ). Questa speranza di salvezza, preclusa a lui,
ma capace di soccorrere gli altri, illumina tutto il messaggio di Montale.
Accanto al motivo della speranza,
all'ansia di trovare lanello che non tiene ma anche unitamente ai motivi
della solitudine, dell'assurdo e dell'angoscia, tipici di Ossi di seppia, notiamo
nella raccolta successiva, Le occasioni (1939) in sostanza un nuovo stato d'animo,
che ci autorizza a parlare quasi di una svolta nella poesia di Montale. Il tono diventa
più alto ed articolato ed acquistano notevole importanza, come motivi di ispirazione, la
fantasia e la memoria. Inoltre, il dramma dell'uomo, più che essere osservato e
descritto, è vissuto dal poeta stesso, e il male di vivere, non è più una
constatazione ma anche una chiave per interpretare la realtà.
Al rinnovamento del metodo descrittivo,
che si basa su lunghe serie di immagini (dove si nota il segno della lezione dei
simbolisti) che vengono però ricomposte in una superiore armonia, si unisce il nuovo
stato d'animo del poeta, il quale si libera alquanto dalla sua desolazione e si volge
spesso ai ricordi (La casa dei doganieri). Egli inoltre, pur credendo di non poter
fare molto per l'uomo, onestamente mette al suo servizio la sua sofferta saggezza.
Inoltre, per aderire al suo ideale di onestà e per non ripetersi, dice ciò che è
necessario ed essenziale e con ciò offre nella raccolta una prova del suo carattere
concreto ed alieno dalla retorica e dai compiacimenti letterari e sentimentali.
All'ampiezza degli orizzonti si contrappone perciò sul piano dei risultati, nelle Occasioni,
la concentrazione e la profondità di una serie di situazioni psicologiche e spirituali
ben determinate.
Nella terza raccolta, La bufera
(1956) si infittiscono i temi narrativo discorsivi e la poesia si arricchisce di
nuovi motivi. Il poeta si volta indietro verso gli affetti, i ricordi, i suoi morti, ed il
tono è contrassegnato da una rassegnazione mite e da un principio di dolcezza, proprio
quando appaiono i temi dell'infanzia, che è vista come un'immagine di innocenza e di
favola e, in genere, del passato. Non è tuttavia da dimenticare l'atmosfera tragica che
caratterizza molti componimenti, né il tema del contrasto tra l'uomo, quale è sempre
stato, e l'incomprensibile mondo moderno.
Una svolta è da individuare, per molti
aspetti nella quarta raccolta, Satura, pubblicata nel 1971. In essa colpisce
particolarmente il tema delle memorie, sul piano poetico e umano, che si esplica nella
rievocazione di persone care defunte. In primo luogo è importante la rievocazione che
negli Xenia il poeta fa della moglie ("Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un
milione di scale / e ora che non ci sei c'è il vuoto ad ogni gradino... ). Una novità è
il tono, che diventa molto vario, risultando a volte ironico, a volte beffardo. Notiamo
inoltre nella raccolta il tentativo di Montale di interpretare il suo tempo e l'ansia di
aiutare l'uomo che non è lontana dallo spirito cristiano. Oltre che dalle varie raccolte,
il messaggio di Montale è rappresentato da una serie di traduzioni di poeti spagnoli,
francesi e da un volume di prose, liriche e racconti, la Farfalla di Dinard, oltre
che da numerosi saggi critici. In questa produzione, che non è molto vasta, come non lo
fu quella di Ungaretti, ma che appare essenziale e importante, oltre alla compostezza ed
all'onestà, tipiche del Montale, in cui si fondono perfettamente l'uomo e lo scrittore,
è possibile ravvisare una serie di insegnamenti. In primo luogo, notiamo nel poeta la
consapevolezza della propria funzione, che non viene solo affermata ("il poeta non ha
il diritto di chiudersi in una turris eburnea, non deve rinunciare alla vita. È la vita
che s'incarica di sfuggirgli"), ma diventa una regola di vita e di arte.
È importante inoltre in Montale la
discrezione, la mancanza di qualsiasi retorica, la predilezione per il concreto e
soprattutto l'indipendenza rispetto alle varie dottrine ed ai vari orientamenti letterari.
Se infatti proprio vogliamo trovare un precedente in qualche modo accettabile per un
aspetto della sua aspirazione e dei suoi temi, dobbiamo risalire al Pascoli più sincero e
più attento nei confronti del mistero e del dramma dell'uomo. Con la sua sensibilità e
con la sua concretezza, oltre che con la sua acuta e sofferta visione della condizione
umana, egli può essere considerato come un utile esempio contro la superficialità e i
facili entusiasmi del nostro tempo.
© 2000 - by prof. Giuseppe Bonghi
E-mail: Giuseppe Bonghi@fausernet.novara.it
Ultimo aggiornamento: 17 luglio, 2000