Luigi Tripodaro

Appunti di Storia della Letteratura italiana

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Italo Svevo

         Insieme a Pirandello, Svevo rappresenta la più significativa espressione della solitudine e dell'incapacità di vivere dell'uomo moderno. La sua personalità e la sua cultura risultano profondamente originali rispetto alla tradizione ed alla cultura ed alla situazione letteraria italiana, in cui egli si inserisce portando un messaggio moderno e ricco di analogie con gli scrittori più significativi del Centro Europa. Ciò deriva in parte dal suo carattere ed in buona misura anche dalla situazione particolare della cultura triestina, che in qualche modo conserva una certa autonomia e rappresenta una precisa novità rispetto a quella italiana. Si deve a Svevo la creazione del romanzo analitico (dove ciò che è importante non è lo svolgimento dei fatti, bensì la descrizione dei sentimenti spesso inquieti e tormentati dei protagonisti), l’elaborazione della tecnica del monologo interiore (o della narrazione indiretta, per cui la vicenda si svolge e gli avvenimenti si susseguono non in modo diretto e indipendente, bensì indirettamente, ossia attraverso la rievocazione e soprattutto per le ripercussioni che essi determinano nella coscienza dei protagonisti) e infine la scoperta del tema del subconscio (per cui egli dimostra di aderire alle nuove teorie di Joyce e Freud).
         Per questo autore la letteratura rappresenta un ideale rispetto all'arida condizione di impiegato in cui egli era costretto a vivere ed un mezzo per la realizzazione dei suoi sogni. Così, nei protagonisti dei suoi romanzi, che sono in genere impiegati alle prese con un'esistenza priva di slanci e di novità, è presente la stessa volontà di evasione, la ricerca di qualcosa che illumini la vita; c'è anche, però, in queste opere, il senso della sconfitta, a cui si unisce una diagnosi amara della condizione dello uomo moderno, che in genere, secondo Svevo, non ha la capacità di realizzare le sue aspirazioni, non ha la forza e la fiducia necessarie per la lotta, è incapace di costruire qualcosa di solido e duraturo ed in ultima analisi, non sa vivere. Questa incapacità di vivere è la caratteristica del protagonista del primo romanzo di Svevo, apparso nel 1892, Una vita, dove Alfonso Nitti, un impiegato di origine provinciale, pur avendo quasi raggiunto il successo anche per una serie propizia di circostanze, solo all'ultimo momento è colto dall'incapacità di agire, maschera la sua debolezza con un alibi di tipo sentimentale (la malattia della madre) e, dopo il crollo delle sue speranze, precipita nella disperazione, approdando al suicidio.
         Allo stesso modo, nel romanzo Senilità, (1898), il protagonista, Emilio Brentani, giunto all'età di trentacinque anni, dopo essere stato colpito dal fallimento dei suoi sogni e delle sue ambizioni letterarie per la sua incapacità di vivere, va incontro ad altre sconfitte sul piano sentimentale ed affettivo e si ritrova solo ed infelice. Nel romanzo colpisce la tristezza delle situazioni, il senso di stanchezza e la senilità, ossia la rinuncia dell'uomo a lottare, a cui si contrappone la capacità di adattamento ad una situazione immobile ed arida. Colpisce anche, nella figura del protagonista, l’aridità spirituale, la tendenza a nascondere i propri difetti e le debolezze, l'incapacità di agire.
         Nell'opera più importante di Svevo, La coscienza di Zeno (1923), notiamo il superamento dei canoni narrativi tradizionali. Il personaggio viene non più descritto ma esaminato nelle sue varie componenti, nel suo fluire continuo e non assume caratteristiche definitive. Ciò è reso possibile dalla tecnica psicanalitica adottata dall'autore, che in questo caso passa in secondo piano, perchè i fatti e le figure del romanzo sono un riflesso della coscienza del personaggio principale. Nuovo è nell'opera anche il fatto che in essa, oltre ai temi presenti negli altri scritti di Svevo, si nota un certo distacco, un'osservazione ironica delle cose e soprattutto del male e delle debolezze dell'uomo moderno, di cui lo scrittore ricerca le cause, non limitandosi a farne solo una diagnosi. Si scopre allora che questo male non è connaturato nell'uomo, ma è determinato da precise ragioni storiche e sociali, fra cui in primo luogo l'industrializzazione, la disumanizzazione della società, la legge della produzione da cui essa è dominata, la freddezza ed il calcolo che caratterizzano i rapporti umani. Nella figura del protagonista, Zeno Cosini, sono rappresentate le contraddizioni, le debolezze, le ipocrisie a cui l’uomo è spinto nella sua vita e lo schema dell'opera, che è immaginata come una rievocazione fatta dal protagonista, permette un'indagine ironica e distaccata, nella quale i vari fatti assumono la loro giusta importanza, che viene loro assegnata non in base alle convenzioni o in relazione all'opinione comune, bensì in base alle reali conseguenze che essi determinano nella vita interiore e, di riflesso, anche in quella esteriore del protagonista.
         I1 messaggio del romanzo non è privo di svolte rispetto alle opere precedenti, proprio in virtù dell'ironia, indice di un certo superamento della chiusa visione pessimistica, ma soprattutto in relazione alle conclusioni a cui giunge il protagonista, la cui vita, tra l'altro, sia pure senza suoi particolari meriti, non è un vero fallimento. A Svevo appartengono anche varie novelle, fra le quali La novella del buon vecchio e della bella fanciulla, Vino generoso, Una burla riuscita, Il vecchione e il Corto viaggio sentimentale.

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Ultimo aggiornamento: 17 luglio, 2000