Luigi Tripodaro

Appunti di Storia della Letteratura italiana

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Giovanni Pascoli

         In questo autore sono presenti gli aspetti principali del Decadentismo, ossia la nuova concezione della poesia, un linguaggio contraddistinto dalla ricerca delle suggestioni musicali e da una visione pessimistica dell'uomo e del mondo. Il Pascoli è caratterizzato da una profonda cultura, basata sullo studio dei classici e dei maggiori autori italiani, studio dimostrato dalla facilità con cui padroneggia il vasto patrimonio rappresentato dalla letteratura greca e dalla sua familiarità con lo stile e la sensibilità di autori come Virgilio, del quale apprezza e segue l’amore per la natura.
         Il mondo di Pascoli, pur essendo permeato profondamente da questa cultura, pur presentandosi come una visione completa e suggestiva di un preciso orientamento, che è quello decadente, risulta originale, perché trae le sue vere motivazioni e le sue origini dalla sensibilità dell'autore e dalle sue esperienze umane e culturali.
         Profondamente colpito da gravi disgrazie familiari e dalla scoperta di un mondo dominato dalle ingiustizie, il poeta elaborò fin dalla giovinezza, completandola col passare degli anni, una concezione della vita, fatta di pensieri improntati spesso sul pessimismo. In primo luogo venne meno in lui la fiducia positivistica nella scienza, la quale non fornisce all'uomo alcuna certezza e non è in grado di risolvere i problemi e di dare origine ad un vero progresso. Dimostrata l'infondatezza, della scienza, l’umanità appare avvolta dal mistero, per cui non esistono vere risposte ai problemi del male, del dolore e della morte. In particolare, colpisce il Pascoli il dolore, che non è un fatto del tutto naturale, bensì è una conseguenza delle azioni degli uomini.
         È notevole la sua visione dei problemi sociali, che determina in lui in un primo tempo l'adesione al socialismo di A. Costa e poi, con il trascorrere degli anni, l’approdo ad una sorta di socialismo francescano e tolstojano. Superando infatti le rigide teorie sociali e politiche, in nome della sua profonda sensibilità ed umanità, il Pascoli svolse in molte sue pagine il tema degli umili alle prese con i terribili problemi economici, quello dell'emigrazione (ad esempio, in Italy, nei Nuovi poemetti) quello dell'elevazione e del riscatto dei ceti poveri e contadini. Si riscontrano anche in molte sue poesie varie ripercussioni del patriottismo che si accese in Italia alla fine del secolo XIX e nei primi anni del Novecento. Va detto anche che il tema patriottico raramente determina nelle sue opere vera e profonda poesia.
         Il Pascoli, per la sua sensibilità e per le sue stesse concezioni esistenziali, approdò ad una concezione nuova della poesia, che espresse in alcune pagine di prosa, definendola come la poetica del fanciullino. Per lui, nell’animo di ogni uomo esiste un eterno fanciullo; mentre noi cresciamo, esso conserva la sua capacità di stupirsi, di gioire, di scoprire il fascino e la bellezza delle cose. Il poeta è colui che sa ascoltare e sa far parlare questo fanciullo, sa esprimere la sua meraviglia, semplicità e candore. Dalla formulazione della poetica del fanciullino come modo di concepire la poesia discendono alcune conseguenze fondamentali. Fra queste sono importanti il carattere irrazionale della poesia, il nuovo modo di vedere le cose (infatti, dice il Pascoli, il fanciullino "impicciolisce per poter vedere, ingrandisce per poter ammirare e ... adatta il nome della cosa più grande alla più piccola, e viceversa"), l'affermazione di un nuovo scopo della poesia, sul piano psicologico e sociale.
         Pascoli si orienta in sostanza verso la scoperta dell'infanzia e delle piccole cose e fa della poesia un mezzo per la diffusione di un messaggio di solidarietà e di amore fra gli uomini. In particolare, dalla poetica del fanciullino deriva la scelta dei temi, che sono quelli più vicini alla sensibilità, al candore ed alla bontà del fanciullo, così come ad essa si adegua il linguaggio, che in genere evita le espressioni propriamente letterarie ed assume toni semplici, affettuosi, da cui nasce quel senso di favola, ossia quella tendenza al meraviglioso che è propria della lingua pascoliana.
         Accanto alla descrizione del mondo dell'infanzia, troviamo il tema del nido, ossia degli affetti familiari, della casa, che è qualcosa di "caldo, chiuso, segreto, raccolto in una esistenza senza rapporti con l'esterno, ma brulicante di complici intimità di istinti e di affetti viscerali" (Barberi Squarotti). Al nido si contrappone il mondo esterno ed all'amore, ai sentimenti fedeli e disinteressati dell'ambiente familiare, alla sicurezza si contrappone la malvagità, o meglio la violenza del mondo.
         Oltre che nel mondo dell'infanzia e degli affetti familiari, il poeta trova ispirazione anche in quello campestre, in una realtà semplice ed umile dove non si sente l'eco della violenza, delle feroci ambizioni, delle trasformazioni violente che caratterizzano il mondo moderno. La poesia di Pascoli è in realtà un messaggio rivolto a tutti gli uomini. Di fronte al male ed al mistero essa induce alla solidarietà ed all’amore, così come allontana dalle ambizioni e guida gli uomini al raccoglimento ed alla scoperta dei valori più semplici e nobili. La sensibilità e la poetica del Pascoli appartengono al Decadentismo per il carattere di rivelazione assunto dalla poesia e per il modo come vengono svolti i vari temi, il primo fra i quali il mistero, a differenza di quanto avveniva nel Romanticismo, non si riferisce più unicamente al destino dell'uomo, ma coinvolge tutte le cose.
         Nell'ambito della produzione pascoliana, le tappe più significative sono rappresentate dalla raccolta Myricae (1891), Poemetti (1897), che verranno suddivisi in seguito nelle due raccolte Primi poemetti (1904) e Nuovi poemetti (1909), Canti di Castelvecchio (1903), Poemi Conviviali (1904), Odi e Inni (1906), Poemi italici, Poemi del Risorgimento, Canzoni di re Enzo. Sono importanti anche i Carmina, poemetti latini, mentre per quanto riguarda la produzione in prosa occorre distinguere fra le pagine di critica letteraria, fra cui sono notevoli quelle dedicate al Leopardi (Il sabato, La ginestra) e i saggi danteschi (Minerva oscura, Sotto il velame, La mirabile visione). Sono importanti inoltre le antologie latine Epos e Lyra e, fra i discorsi, notevole quello che si riferisce all'impresa libica, La grande proletaria si è mossa, pronunciato nel 1911, dove notiamo una singolare fusione fra le idealità e le istanze sociali proclamate dal poeta ed una sorta di patriottismo e di irrazionalismo.
         Le Myricae, che nel titolo si ricollegano ad un verso delle Bucoliche di Virgilio, edite per la prima volta nel 1891, furono notevolmente arricchite con nuove aggiunte, nelle successive edizioni del ‘92, ‘94, ‘97, nelle quali al motivo generale originario della pace e della serenità, che derivano dal contatto con la natura, si unisce il tema della morte e delle sventure familiari; la nota dominante rimane comunque la creazione di quadretti suggestivi di vita campestre, contemplati a volte in modo commosso e raccolto. È notevole inoltre in queste poesie la semplicità del linguaggio, che si adegua alle piccole cose descritte. In questa semplicità che corrisponde a quella della natura stessa descritta, nella predilezione per gli ambienti umili, i risultati sono comunque lontani dal Verismo, poichè la realtà descritta non è scientifica ed oggettiva, bensì è filtrata dalla malinconia, dalla nostalgia, dalle varie sensazioni del poeta. Questa raccolta rappresenta in sostanza la parte migliore della poesia pascoliana.
         Nei Canti di Castelvecchio, accanto al tema della campagna e delle piccole cose, che si amplia in nuove soluzioni poetiche, è presente quello delle memorie ed assume particolare importanza il motivo del mistero che circonda l'uomo (Il bolide, Il ciocco, L'imbrunire). Tra le poesie più importanti della raccolta ricordiamo Il gelsomino notturno, La mia sera, Nebbia, Le rane, La tessitrice, Commiato. Nei Primi Poemetti e nei Nuovi poemetti accanto al tema georgico, abbiamo il motivo dell'ansia e del mistero, davanti a cui il poeta reagisce invitando gli uomini alla pace ed alla solidarietà.
         I Poemi conviviali rappresentati da venti poemetti, fra i quali alcuni furono pubblicati sul Convito, la rivista di Adolfo De Bosis, offrono un esempio del modo come l'autore si atteggia nei confronti del mondo classico, greco in particolare. Questo mondo non è interpretato in modo rigoroso, ma rivive attraverso la sensibilità del poeta, che nelle principali figure di esso trova esempi a conferma delle sue concezioni e delle sue ansie. La nota dominante nell'interpretazione che egli svolge di questo mondo è un senso di tristezza, dovuto alla constatazione di quanto sia effimera la realtà dell’uomo; questa nota pensosa e umana riscatta spesso i vari componimenti dall'eccessiva cura formale e da un certo estetismo presente nella raccolta. Nelle Odi, e negli Inni il Pascoli aderisce alla tradizione, instaurata dal Foscolo e ribadita dal Carducci, del poeta educatore e vate, depositario di un messaggio; il contrasto tra l'impegno morale e sociale ed il temperamento lirico determina però nella raccolta una certa enfasi oratoria e l'adesione a temi scarsamente sinceri ed efficaci.
         Per quanto riguarda il resto della produzione pascoliana, va notato che esiste una netta sproporzione, sul piano qualitativo, tra la poesia e la prosa. Quest'ultima appare infatti nettamente inferiore nelle opere di critica e nei discorsi. I vari poeti sono interpretati in modo troppo personale, deformati ed adattati alla sua sensibilità decadente. Ciò vale anche per le pagine di interpretazione dantesca. Un cenno a parte merita la produzione in latino, rappresentata dalla raccolta Carmina, postuma, che comprende 31 poemetti e 73 poesie più brevi, la cui importanza consiste nell'interpretazione che in queste pagine viene fatta di un particolare momento della storia romana. L'autore si orienta infatti secondo la sua sensibilità ed il suo gusto decadente, verso il mondo tardo imperiale, ossia descrive la fine dell'impero romano, con quel senso di tramonto ed anche di speranza nell'avvento di un'epoca di pace. Nei carmi si notano accenni al nascente Cristianesimo, in particolare nel Centurio. L’importanza raggiunta dal Pascoli supera le premesse da cui egli parte: il poeta infatti è alieno dai grandi temi e dai toni energici e risentiti, tuttavia, pur nella semplicità del suo atteggiamento e dei suoi interessi, grazie ad alcune soluzioni elaborate dalla sua sensibilità (fra cui la scelta dei temi semplici del linguaggio, dello stesso simbolismo, che non è artificioso ma fa tutt'uno con l'argomento trattato, la nuova funzione consolatrice ed umanizzatrice della poesia) appare come colui che più di ogni altro ha saputo accogliere ed esprimere lo spirito e la sensibilità poetica del Decadentismo italiano.

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© 2000 - by prof. Giuseppe Bonghi
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Ultimo aggiornamento: 17 luglio, 2000