L'Aminta è un'opera
pastorale in cinque atti. Canta l'amore di un pastore per Silvia. Si
tratta di un'opera basata principalmente sul sogno. Viene trattato un
solo aspetto: l'amore. L'onore è inteso come un freno all'amore.
Tasso si serve della natura per esaltare la bellezza di Silvia.
Tasso non è impegnato politicamente. L'uomo è oppresso dall'onore (per
amare bisogna aspettare). Esiste l'istinto, ma esiste anche il pudore.
L'amore di Aminta è un amore spirituale. Offende dunque Aminta
l'incontro alla fonte. L'amore è comunque senza eccessi stilnovistici,
nel contempo non è platonico. Amore e uomo vengono condizionati
dall'onore. L'amore è patetico e sofferto.
L'Aminta venne scritta in un momento particolarmente felice del
soggiorno ferrarese del Tasso. Viene rispettata l'unità di tempo e di
luogo.
Nell'Aminta non si avverte ancora il clima controriformistico.
La Gerusalemme liberata si ricollega alla conquista di
Gerusalemme. L'argomento è dunque storico. Compaiono motivi magici.
L'elemento "meraviglioso" è però subordinato al tema
religioso di fondo. Si assiste, come esempio di meraviglioso, alle
lotte tra potenze infernali; abbiamo la maga Armida. Il contenuto è
simile a quello dell'Orlando di Ludovico Ariosto, si constatata
in entrambe le opere la presenza sia dell'elemento amoroso che di
quello magico. Ci sono tuttavia sostanziali differenze. Per esempio:
l'argomento storico viene scelto dal Tasso in un momento in cui il
pericolo turco era particolarmente vivo; inoltre Tasso avverte
l'esigenza non soltanto di raccontare un fatto storico, ma di
commuovere.
A tal fine il vero non basta. Occorre il verisimile, che si viene a
sostituire al vero. Il contenuto fantastico non poteva colpire le
coscienze. Il vero storico non avrebbe suscitato emozioni. Le verità
della filosofia non potevano commuovere.
Tasso arrivò al concetto di universale concreto. L'universale
concreto assumeva anche l'aspetto fantastico.
Tasso, dunque, nello scrivere La Gerusalemme Liberata si pone
dei problemi di poetica e si propone anche dei fini.
L'Ariosto ci comunica dei messaggi quasi inavvertitamente. Tasso no.
Si propone fini religiosi e morali. Egli rappresenta il Rinascimento
che si sta irrigidendo. Ogni genere viene rigidamente delineato. La
spontaneità si subordina ai canoni. Stiamo entrando nella
Controriforma.
(v. s. 23-12-2004)
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