Hermann Hesse, Una biblioteca della letteratura universale, Adelphi, 1982

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copertinaI nuovi programmi scolastici prevedono, o meglio, dovrebbero prevedere, lo studio non solo della letteratura e degli autori italiani, ma anche degli scrittori stranieri più significativi. Mi sembra una proposta buona, una maniera di vivificare lo studio, soprattutto perché, se la nostra letteratura è stata grandissima e preminente con Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Tasso, non altrettanto lo è stata negli ultimi secoli.

Io, ex studente di una scuola orientata all'insegnamento della sola letteratura italiana, ho trovato un valido aiuto nella conoscenza delle letterature straniere in questo smilzo libretto di Hermann Hesse, cui sono grato per la guida sicura che mi ha fornito negli anni. Mi capita ancora oggi di sfogliare e consultare questo libro, che mi è particolarmente caro.

Hesse è, secondo il mio parere, un grande scrittore e quindi in grado di comprendere come pochi i veri valori della letteratura. Nello scritto iniziale, che dà il titolo all'intera raccolta di saggi-confessione, gli bastano poche righe per fornirci una sorta di essenza della letteratura universale. Con poche parole, ma con quanta precisione e chiarezza, ci delinea un autore, un libro, un giudizio critico.

Una raccolta di scritti per chi cerca nella letteratura una guida nella vita e una terapia negli affanni quotidiani. Un'opera che contiene meditazioni pertinenti sul leggere e sul suo significato e che si rivolge a chi è capace di riflessione, contemplazione, studio solitario, a chi intende la letteratura non come semplice erudizione, intrattenimento o gioco verbale, ma come conoscenza della vita.

Significativo il commento di Kurt Tucholsky a questo libro: "Chi avrà letto davvero i libri che Hesse suggerisce, potrà dire di aver fatto qualcosa".

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