I nuovi programmi scolastici
prevedono, o meglio, dovrebbero prevedere, lo studio
non solo della letteratura e degli autori italiani,
ma anche degli scrittori stranieri più
significativi. Mi sembra una proposta buona, una
maniera di vivificare lo studio, soprattutto perché,
se la nostra letteratura è stata grandissima e
preminente con Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto,
Tasso, non altrettanto lo è stata negli ultimi
secoli.
Io, ex studente di una scuola orientata
all'insegnamento della sola letteratura italiana, ho
trovato un valido aiuto nella conoscenza delle
letterature straniere in questo smilzo libretto di
Hermann Hesse, cui sono grato per la guida sicura che
mi ha fornito negli anni. Mi capita ancora oggi di
sfogliare e consultare questo libro, che mi è
particolarmente caro.
Hesse è, secondo il mio parere, un grande
scrittore e quindi in grado di comprendere come pochi
i veri valori della letteratura. Nello scritto
iniziale, che dà il titolo all'intera raccolta di
saggi-confessione, gli bastano poche righe per
fornirci una sorta di essenza della letteratura
universale. Con poche parole, ma con quanta
precisione e chiarezza, ci delinea un autore, un
libro, un giudizio critico.
Una raccolta di scritti per chi cerca nella
letteratura una guida nella vita e una terapia negli
affanni quotidiani. Un'opera che contiene meditazioni
pertinenti sul leggere e sul suo significato e che si
rivolge a chi è capace di riflessione,
contemplazione, studio solitario, a chi intende la
letteratura non come semplice erudizione,
intrattenimento o gioco verbale, ma come conoscenza
della vita.
Significativo il commento di Kurt Tucholsky a
questo libro: "Chi avrà letto davvero i libri che
Hesse suggerisce, potrà dire di aver fatto qualcosa".
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