Isaiah Berlin, Il riccio e la volpe e altri saggi, Adelphi, 1986
(titolo originale: Russian Thinkers, Londra, 1978)

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copertinaLa linea di fondo comune a questi saggi, se mai si può dire che vi si manifesti una tendenza unica, è la diffidenza verso tutte le pretese di possedere una conoscenza assoluta e immodificabile, intorno a questioni di fatto o di principio, in qualsiasi sfera del comportamento umano"
(dalla prefazione dell'autore)

Davvero un libro bellissimo, da cui ci si stacca a fatica. Si tratta della raccolta di sette saggi di Isaiah Berlin, raccolti in volume, ma scritti in occasioni diverse, per lo più conferenze destinate a un pubblico non specializzato.

Il libro focalizza la propria attenzione sulla Russia dell'Ottocento e su tale periodo Berlin, uno dei più illustri pensatori liberali della nostra epoca, sa darci una descrizione viva della situazione storica, politica e culturale, elaborando un'avvincente e veridica storia dell'intelligencija russa.

Emergono i ritratti vivaci e tridimensionali dei protagonisti del tempo, alcuni ignoti o poco conosciuti anche dal lettore colto. Su tutti Herzen, Belinskij e Bakunin.
Nella Russia dell'Ottocento, schiacciata dal dispotismo, la letteratura viene ad assumere un rilievo eccezionale. I libri e le idee vengono dibattuti con ardore e accanimento. Arte e vita divengono fenomeni inscindibili come non mai. Nella Lettera aperta a Gogol' del 15 luglio 1847, Vissarion Grigorevic Belinskij, che accusa l'autore de Le anime morte di aver messo il suo genio al servizio della reazione e dell'oscurantismo, scrive: " Solo nella letteratura, nonostante la nostra censura tartara, c'è ancora un po' di vita e qualche progresso. Ecco perché la vocazione dello scrittore gode di tanto prestigio tra noi, ecco perché qui il successo letterario è così facile anche quando il talento è scarso... Ecco perché, specie tra noi, si rivolge un'attenzione generale... a qualsiasi manifestazione di ogni tendenza cosiddetta liberale, per quanto modeste siano le doti dello scrittore... Il pubblico... vede negli scrittori russi le sue sole guide, i soli difensori e salvatori dalle tenebre dell'autocrazia, dell'ortodossia e ella nazionalità...".

Il riccio e la volpe è il saggio che dà il titolo al libro e che affronta con molta finezza la personalità umana e le opere letterarie di Tolstoj.

Muovendo da un frammento di Archiloco che recita: "La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande", Berlin suddivide gli scrittori (e i pensatori e gli esseri umani in generale) in due grandi categorie: coloro che fanno riferimento a un principio ispiratore o a un sistema unitario più o meno articolato e coerente e coloro che, viceversa, perseguono molti fini, talvolta contraddittori, il cui pensiero si muove su più piani, seguendo una traiettoria centrifuga e non unitaria.
"La personalità intellettuale o artistica del primo tipo appartiene ai ricci, la seconda alle volpi; e senza insistere in una rigida dicotomia, senza neanche preoccuparci troppo di cadere in qualche contraddizione, possiamo dire che, in questo senso, Dante appartiene alla prima categoria, Shakespeare alla seconda; Platone, Lucrezio, Pascal, Hegel, Dostoevskij, Nietzsche, Ibsen, Proust sono in varia misura ricci; Erodoto, Aristotele, Montaigne, Erasmo, Moliere, Goethe, Puskin, Balzac, Joyce  sono volpi".

Il Berlin critico letterario e della cultura usa un linguaggio vivo e comprensibile, che ammalia il lettore, lontano anni luce dagli aggrovigliati snobismi dei critici accademici.

Splendido il saggio finale su Turgenev e sul suo capolavoro Padri e figli. Mai mi era capitato di leggere un saggio sullo scrittore russo così scintillante ed esauriente.

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Pagina aggiornata il 23.09.07
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