IL SEICENTO
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La "Commedia dell'arte" è un genere di spettacolo teatrale che non riguarda affatto la letteratura perché non si fonda su un'opera scritta. Essa si fonda invece su un "canovaccio" che indica le linee di svolgimento dell'azione scenica personaggi con i loro peculiari caratteri, lasciando agli interpreti - che per la prima volta in Italia sono dei veri e propri professionisti - dì improvvisare il dialogo, le battute, di volta in volta e a seconda del pubblico che hanno di fronte. Naturalmente gli attori si specializzavano in ruoli particolari ed ognuno, col tempo e col mestiere, finiva col conoscere a memoria un'infinità di battute già collaudate di cui si serviva all'occorrenza. La "Commedia dell'arte" fu dunque detta anche ''a soggetto" (perché il canovaccio definiva solo il soggetto) o "improvvisa" (perché condotta con l'improvvisazione degli attori). In essa era essenziale la cosiddetta "vis comica" di plautina memoria, cioè la capacità dell'attore di suscitare continuamente il riso degli spettatori. Il fatto che ogni attore si specializzasse in un certo "tipo" di personaggio, portò alla creazione delle "maschere", dal "Dottore" bolognese (ignorante e presuntuoso) al "Pantalone" veneziano. Le maschere di maggior successo furono però quelle dei "servi": Brighella (imbroglione matricolato), Meneghino (lo sciocco per eccellenza) Arlecchino (un vero artista nelle bugie); e delle "serve": Corallina, Colombina, Ricciolina, ecc. |
Copyright © 1999 Luigi De Bellis