Michelangelo Buonarroti il Giovane

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Il Coro delle Malmaritate
Het koor van de slecht gehuwde vrouwen

Traduzione in olandese di Lionella Delcampo <gramparela@hotmail.com>

All’altrui spese imparate, donzelle,
Per non aver a dir piangendo poi:
Triste, mal maritate!
Quant’era me’ per noi
Chiuderci per le celle,
Scavezzarci le chiome,
Mutarci abito e nome,
Vestir nero, bigio o bianco,
Arrandellarci ‘l fianco
Di còrdigli e di cuoi
Quant’era me’ per noi!
Quant’era me per noi
Levarci a’ mattutini,
Dar mano a’ lumicini
Prima che canti ‘l gallo!
Cacciarci in un Bigallo,
Entrare in un Rosano
Metterci in un Majano,
Al Portico, al Boldrone
Darci, o ‘n Pian di Mugnone
Farci vestir a Lapo,
O ver ficcare ‘l capo
‘N un Monticel di buoi
Quant’era me’ per noi!
Però imparate e pensateci ben prima,
Ch’e’ non vi s’abbia a dir poi: lima.
Leer op andermans kosten, wichten
Om straks niet te hoeven zeggen:
Stakkers, slecht gehuwd!
Hoeveel beter zou het voor ons zijn geweest
Ons in kerkers op te sluiten
Ons haar kortwieken
Veranderen van kleding en naam 
Zwart, grijs,of gaan dragen
Onze heupen insnoeren
Met koord en leren riemen
Hoeveel beter zou het voor ons geweest zijn
Hoeveel beter zou het voor ons geweest zijn
Op te staan voor zonsopgang
De votiefkaarsjes ter hand te nemen
Nog voordat de haan kraait!
Ons verstoppen in een Bigallo ,
Intreden in een Rosano
Ons in een Majano steken,
In Portico, in Boldrone
Ons begeven naar Pian di Mugnone
Ons in Lapo laten kleden
Of onze kop steken
In een Monticel di Buoi
Hoeveel beter zou het voor ons geweest zijn!
Trekken jullie hieruit goed van tevoren leer
Zodat men later niet  zegt: wie z'n gat verbrandt, moet op de blaren zitten.

1) wie z’n gat verbrandt, moet op de blaren zitten.(? limare betekent ook schaven, repareren)
2) Ga stiekem vreemd. Limare (vijlen) heeft ook de betekenis van bedekt handelen, met bedrog
3) Lekker puh!.( of met de sterreklame te spreken: -met de olifant-: Nah, nah, na-na-nah…) dit is het meest waarschijnlijke.
- In Italië wordt dat woordenloos “gezegd”, met een gebaar: de wijsvinger van de rechterhand wrijft (vijlt) dan heen en weer over de wijsvinger van de linkerhand. In Triëst wordt het gebaar 3x herhaald en vergezeld door de woorden: “slek, slek, slek!”
(lima=vijl, hier als wekwoord in de gebiedende wijze)
(zucca=pompoen/ ook kop ; sale=zout. Zucca senza sale= domkop niet al te snugger enz.)

 

Il Coro dei Malammogliati
Het koor van de slecht gehuwde mannen

Traduzione in olandese di Lionella Delcampo <gramparela@hotmail.com>

Chi imparar vuole a tòr moglie
Mastri esperti eccoci qui;
E diciam che chi la toglie
Dato aver vedrà in duo dì
‘una diavola infernale,
‘una zucca senza sale.
Me ne stetti al detto altrui:
Un buon uom mi disse: “Fa”;
Oh minchion, minchion ch’io fui!
Inciampai (e ben mi sta)
‘N una diavola infernale,
‘N una zucca senza sale.
Ohimè! Chè per bellezza
Ch’era tutta frondi e fior
Colsi poi frutti d’asprezza,
M’incontrai, ebbro d’amor,
‘N una diavola infernale,
‘N una zucca senza sale.
Zie, sorelle, madri e nonne
Lo staranno a inzipillar,
E dieci altre mone Cionne
Per finirlo d’affogar
‘N una diavola infernale,
‘N una zucca senza sale.
Voor degenen die leren willen hoe je aan een vrouw komt,
Hier zijn we dan, geroutineerde leraren:
En we zeggen dat wie haar tot zijn bruid maakt,
Slechts een paar dagen later
Een helse duivelin
Een leeghoofd te zien zal krijgen
Ik hield me aan andermans advies:
Een goede man zei tegen me: “Doe maar!”
Ach, sukkel, sukkel, dat ik toch geweest ben!
Ik struikelde (eigen schuld, dikke bult)
Over een helse duivelin
Over een leeghoofd
Arme ik! Eerst was ze van schoonheid
Een en al sier en bloesem
En later kon ik de zure vruchten plukken,
Dronken van liefde als ik was
trof ik een helse duivelin
Een leeg vat aan.
Tantes, zusters, moeders en oma’s
Zullen hem op staan stoken
Zoals een hoop andere brave vrouwen
Om hem uiteindelijk te laten smoren
In een helse duivelin,
In een leeghoofd.

 

 da Groningen, 22/03/2001

Egregio Prof. Bonghi,

         Da trent'anni vivo in Olanda, e da un po'di tempo mi accorgo di volermi riaccostare ai classici di cui ho avuto un'infarinatura durante gli anni di scuola passati a Trieste, mia città natia Navigando in cerca del Boccaccio, per mia grande e piacevole sorpresa  mi sono oggi imbattuta sulla sua website.
         Con ammirazione ho guardato  con quanto amore e cura lei si dedica a questo studio.
         Ma veniamo al dunque. Di professione pittrice e scultrice, sono un' accanita appassionata di musica classica e fortemente interessata alle lingue. Qui a Groningen canto in un coro specializzato in musica polifonica e di frequente aiuto un amico direttore di un coro a cappella a tradurre testi di brani dall' Italiano antico (naturalmente, a livello del tutto amaturistico...)
         Ultimamente ho tradotto per lui due cori di Michelangelo Buonarroti, che allego a questa mia. Chi lo sa, forse li conoscerà... Nel primo brano (coro delle malmaritate) ho incontrato il termine "lima", che ho pensato di tradurre come una parola che si accompagna al gesto di soffregare un dito indice su quello dell' altra mano, per fare invidia a colui a cui ci rivolgiamo.
         Nel secondo brano (Coro dei malammogliati) ho incontrato "mone Cionne".
         Suppongo che tale termine sia usata per indicare delle comari, ma da dove possa venire mi è del tutto sconosciuto.
         Forse che lei, [...] potrebbe essere così gentile da... far luce su questo mistero.

Ringraziando, la saluto cordialmente
Lionella Delcampo

N.B. - Ho colto l'occasione per pubblicare il risultato dello scambio culturale, pensando anche di fare cosa gradita a una donna che sente fortissimi i legami con la tradizione e la cultura italiana e che in questo modo diffonde. Bonghi

 

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Note di Giuseppe Bonghi

arrandellare - legare strettamente con una fune, una corda, una stringa di cuoio, ed altro 

Bigallo - All'angolo d. di via dei Calzaiuoli, la Loggia del Bigallo, attribuita ad Alberto Arnoldi (1352-68), costruita in origine per la Compagnia della Misericordia, che vi esponeva alla pubblica carità fanciulli smarriti e abbandonati. Nel 1425 vi si trasferì, riunendosi alla Compagnia della Misericordia, la Compagnia di S. Maria del Bigallo, fondata nel 1244 da S. Pietro Martire (e così detta dalla località presso l'Apparita, nei dintorni di Firenze, dov'era un ospedale che passò in cura alla Compagnia) e curante l'amministrazione di alcuni ospedali. Oggi l'edificio appartiene all'Orfanotrofio del Bigallo.
È un saggio rarissimo di architettura religiosa e profana insieme. La loggia marmorea, probabilmente opera di Ambrogio di Renzo (1353-1358), è costituita da due ampie arcate a tutto sesto, formanti angolo retto e chiuse da parapetti e cancelletti, riccamente ornate e decorate con rilievi (Profeti, Angeli, Virtù, Gesù benedicente, Ecce Homo, Annunciazione). Al piano superiore si aprono eleganti bifore trilobate, che continuano anche nel fianco verso la piazza e sono riparate da uno sporto di gronda molto aggettante, sorretto da mensoloni lignei. La cancellata interna era del senese Frane Petrucci (1358), ma fu sostituita nel 1860. Nei tre tabernacoli cuspidati verso il Battistero (qui trasportati nel 1425 dall'antica residenza della Compagnia del Bigallo presso Orsanmichele), le statue di S. Pietro Martire, della Mad. col Bambino e di S'ama Lucia, di un seguace di Nino Pisano (1395); nella fascia sotto le bifore di d., avanzi ridipinti di affresco del 1445, con storie di S. Pietro martire, di Ventura di Moro e Rossello di Jacopo Franchi (gli affreschi veri e propri, staccati, sono ora nei depositi delle Gallerie). Nella lunetta della porta sottostante, Mad. col Bambino, bassorilievo di Alb. Arnoldi (1361).

Boldrone - via nella periferia nord-ovest di Firenze: vi si trova il Tabernacolo di Boldrone; il boldrone è voce antica e indica il manto di lana di una pecora o di un montone

Cione - grafia corretta: cionna, cioè persona da poco, inetta, di scarsa intelligenza (come zucca senza sale); mona (o più correttamente monna) è abreviazione di madonna, cioè signora, donna. Monna cionna (o mona ciona) può essere tradotto in italiano moderno con donna sciocca. Può anche avere il significato di comare nel significato di donna che invece di accudire alla sua casa, pensa a spettegolare colle vicine - [etimologia incerta, forse da scionnare, risvegliare (Usato anche da Michelangelo il giovane) da cui per contrario deriva cionare come dormire, quindi ciono - plur. cioni - femm. ciona/e - come colui che dorme e non usa intelligenza]

inzipillare - parola antica ormai in disuso che significa: sobillare, istigare, incitare a prender moglie per finire tra le grinfie di una diavola dell'inferno

Lapo - Povero raggruppamento di case lungo il torrente Mugnone, abitato nel Medioevo per lo più da pastori di pecore, da lavoranti di lana, filatori di stoffe grezze: vestirsi a Lapo significava vestirsi di panni poveri

lima - dal verbo limare; in questo caso significa: sopporta, mòderati, contieniti nei limiti della decenza, non arrabbiarti, fai buon viso a cattivo gioco, tieniti a freno; nel linguaggio popolare significava anche: peggio per te, arrangiati

Maiano - oltre Coverciano, seguendo la via Benedetto da Maiano si incontra Maiano, un gruppo di case intorno alla chiesa di romanica di San Martino, accanto alla quale si trovava l'antico monastero delle suore benedettine con il bel chiostro della Madonna della Misericordia affrescato nel '300

Monticelli - borgo alle porte di Firenze con la Chiesa di San Pietro. Qui si allude alla vita sana di campagna nell'allevamento dei buoi

Mugnone - Torrente che attraversa Firenze e si getta nell'Arno all'altezza del Ponte dell'Indiano vicino al Prato delle Mulina; lungo il suo corso a circa sei chilometri dal centro di Firenze si trova il villaggio che porta lo stesso nome. Fino al Rinascimento la parola rievocava significati di profonda stupidità umana (ricordiamo ad esempio le novelle di Boccaccio che hanno come protagonista Calandrino)

Portico - Convento nell'estrema periferia ovest di Firenze, partenda da Porta Romana sulle colline che sovrastano Firenze

Rosano - piccolo borgo sull'Arno raggruppato intorno al Monastero benedettino, uno dei più celebri e antico della Toscana, fondato nel 780

scavezzare - tagliare - le donne che si ritiravano in convento si tagliavano i capelli

zucca - sia per la sua particolare forma rotondeggiante unita alla durezza della buccia e alla scarsa sapidità, ha assunto il significato di testa dura, persona di scarsa intelligenza (ricorda che il sale è simbolo di intelligenza

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Nota biografica di Daniele Mattalia, in Dizionario biografico degli autori di tutti i tempi, vol. I, Bompiani, Milano 1956

      Nato il 4 novembre 1568 a Firenze, figlio di Leonardo fratello del grande Michelangelo, di cui raccolse le rime nel 1625. Di precoce ingegno, aveva appena 17 anni quando fu ricevuto all'Accademia fiorentina dove lesse una elegante orazione. La sua padronanza della lingua toscana e l'amore col quale ne accoglieva modi e voci dall'uso vivo del popolo, lo resero prezioso e attivissimo collaboratore della prima edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca. Nell'Accademia della Crusca prese il nome di «Impastaro», ne fu arciconsolo dal 1590 al 1597 e sempre partecipe in seguito, attendendo all'edizione corretta di testi, tra cui quello della Divina Commedia, pronunciando numerose orazioni, leggendovi sonetti, capitoli ed altre sue composizioni poetiche. Nel 1605, per onorare una visita di Alfonso d'Este, compose Il Natale di Ercole, favola pastorale, e altra favola pastora, Il giudizio di Paride, fece rappresentare nel 1607. L'erudizione e l'attività accademica non velarono ai suoi occhi lo spettacolo del mondo reale, che vivacemente riprodusse nelle scene popolari della Fiera, della Tancia, delle Mascherate, seguendo il suo bisogno «d'osservar ciò che incontro per la via - opre, costumi, intenzioni, affetti». Così parla di sè in una delle sue nove Satire, per cui nella letteratura drammatica secentesca appartiene alla corrente popolare realistica già fiorente nel '500, anzichè a quella classicheggiante. Ligio e affezionato ai Medici, dai quali ebbe favori e uffici, onorò con devoto culto il suo grande zio, raccogliendone, oltre le Rime, oggetti, ricordi, da allora conservati nella casa Buonarroti. Fu sepolto anche lui in Santa Croce, alla morte avvenuta l'11 gennaio 1646.


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Edizione telematica di Lionella Delcampo
Revisione, Edizione HTML e impaginazione di: Giuseppe Bonghi, Marzo 2001

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E-mail: Giuseppe Bonghi - bonghi@fausernet.novara.it
Ultimo aggiornamento: 26 marzo, 2001