Breve libro
elegante a te dinanzi
tra gli arnesi vedrai, che larte aduna
per disputare a la natura il vanto
del renderti sì caro agli occhi altrui.
Ei ti lusingherà forse con liscia
purpurea pelle onde fornito avrallo
o mauritano conciatore, o siro;
e doro fregi delicati, e vago
mutabile color che il collo imite
de la colomba, vavrà sparso intorno
squisito legator batavo o franco;
e forse incisa con venereo stile
vi fia serie dimmagini interposta,
lavor che vince la materia, e donde
fia che nel cor ti si ridesti e viva
la stanca di piaceri ottusa voglia.
Or tu il libro gentil con lenta mano
togli; e non senza sbadigliare un poco
aprilo a caso, o pur là dove il parta
tra luno e laltro foglio indice nastro. O
de la Francia Proteo multiforme
scrittor troppo biasmato e troppo a torto
lodato ancor, che sai con novi modi
imbandir ne tuoi scritti eterno cibo
a i semplici palati, e se maestro
di color che a sé fingon di sapere;
tu appresta al mio signor leggiadri studi
con quella tua fanciulla allanglo infesta,
onde lEnrico tuo vinto è dassai,
lEnrico tuo, che invano abbatter tenta
litalian Goffredo, ardito scoglio
contro a la Senna dogni vanto altera.
Tu de la Francia onor, tu in mille
scritti
celebrata da tuoi novella Aspasia,
Taide novella a i facili sapienti
de la gallica Atene, i tuoi precetti
tu pur detta al mio eroe: e a lui non meno
pasci lalto pensier tu che allItalia,
poi che rapîrle i tuoi loro e le gemme,
invidiasti il fedo loto ancora
onde macchiato è il certaldese, o laltro
per cui va sì famoso il pazzo conte.
Questi, o signore, i tuoi studiati
autori
fieno e millaltri che guidâro in Francia
i bendati sultani, i regi persi,
e le peregrinanti arabe dame;
o che, con penna liberale, a i cani
ragion donâro e a i barbari sedili,
e diêr feste e conviti e liete scene
a i polli ed alle gru damor maestre.
O pascol degno danima sublime!
oh chiara, oh nobil mente! A te ben dritto
è che si curvi riverente il vulgo,
e gli oracoli attenda. Or chi fie dunque
sì temerario che in suo cor ti beffe
qualor, partendo da sì gravi studi
del tuo paese lignoranza accusi,
e tenti aprir col tuo felice raggio
la gotica caligine che annosa
siede su gli occhi a le misere genti?
Così non mai ti venga estranea cura
questi a troncar sì preziosi istanti
in cui del pari e a la dorata chioma
splendor dai novo ed al celeste ingegno.
Non pertanto avverrà, che tu
sospenda
quindi a poco il versar de libri amati,
e che ad altro ti volga. A te questora
condurrà il merciaiol che in patria or torna
pronto inventor di lusinghiere fole,
e liberal di forastieri nomi
a merci che non mai varcâro i monti.
Tu a lui credi ogni detto. E chi vuoi, chose
unqua mentire ad un tuo pari in faccia?
Ei fia che venda, se a te piace, o cambi
mille fregi e lavori a cui la moda
di viver concedette un giorno intero
tra le folte dinezie illustri tasche:
poi lieto se nandrà, con luna mano
pesante di moltoro; e in cor gioiendo,
spregerà le bestemmie imprecatrici,
e il gittato lavoro, e i vani passi
del calzolar diserto, e del drappiere;
e dirà lor: - Ben degna pena avete,
o troppo ancor religiosi servi
de la Necessitade, antiqua, è vero,
madre e donna dellarti, or nondimeno
fatta cenciosa e vile. Al suo possente
amabil vincitor vera assai meglio,
o miseri, ubbidire. Il Lusso, il Lusso
oggi sol puote dal ferace corno
versar sullarti a lui vassalle applausi
e non contesi mai premi e ricchezze.
Lore fien queste ancor che a
te ne vegna
il dilicato miniator di belle,
che de la corte dAmatunta e uscìo
stipendiato ministro atto a gli affari
sollecitar dellamorosa diva.
Or tu laffretta mpaziente e sprona,
sì che a te porga il desiato avorio
che de le amate forme impresso ride;
sia che il pennel cortese ivi dispieghi
lalme sembianze del tuo viso, ondaggia
tacito pasco allor che te non vede
la pudica daltrui sposa a te cara;
sia che di lei medesma al vivo esprima
il vago aspetto; o, se ti piace, ancora
daltra beltà furtiva a te presenti
con più largo confin le amiche membra.
Doman fie poi che la concessa imago
entro arnese gentil per te si chiuda
con opposto cristallo, ove tu faccia
sovente paragon di tua beltade
con la beltà de la tua dama; o a i guardi
deglinvidi la tolga e in sen lasconda
sagace tabacchiera; o a te riluca
sul minor dito in fra le gemme e loro;
o de le grazie del tuo viso desti
soavi rimembranze al braccio avvolta
dellaltrui fida sposa a cui se caro.
Ed ecco alfin che a le tue luci
appare
lartificio compiuto. Or cauto osserva
se bene il simulato al ver sadegue,
vie più rigido assai se il tuo sembiante
esprimer denno i colorati punti
che larte ivi dispose. Or brune troppo
a te parran le guance; or fia checceda
mal frenata la bocca; or qual conviene
a camuso etiòpe il naso fia.
Anco sovente daccusar ti piaccia
il dipintor che non atteggi ardito
lagili membra e il dignitoso busto,
o che mal tra le leggi a la tua forma
dia contorno o la posi o la panneggi.
È ver, che tu del grande di Crotone
non conosci la scola e mai tua mano
non abbassossi a la volgar matita
che fu nellaltra età cara a tuoi pari
cui non gustate ancora eran più dolci
e più nobili cure, a te serbate.
Ma che non puote quel dogni scienza
gusto trionfator che allordin vostro
in vece di maestro il ciel concesse,
e donde a voi coniò le altere menti
acciò che possan delluman confine
oltrepassar la paludosa nebbia,
e detere più puro abitatrici
non fallibili scêrre il vero e il bello?
Periò qual più ti par loda o
riprendi
non men fermo dallor che a scranna siedi
Raffael giudicando, o laltro egregio
che del gran nome suo lAdige onora:
e a le tavole ignote i noti nomi
grave comparti di color che primi
fûro nellarte. Ah, saltri è sì procace
chosi rider di te, costui paventi
laugusta maestà del tuo cospetto,
si volga a la parete; e mentre cerca
por freno in van col morder de le labbra
a lo scrosciar de le importune risa
che scoppian da precordi, violenta
convulsione a lui deforme il volto,
e lo affoghi aspra tosse; e lo punisca
di sua temerità. Ma tu non pensa
chaltri ardisca di te rider giammai;
e mai sempre imperterrito decidi.
Or giunta è al fin del dotto pettin
lopra,
e il maestro elegante intorno spande
da la man scossa polveroso nembo
onde a te innanzi tempo il crine imbianchi.
Dorribil piato risonar
sudìo
già la corte dAmore. I tardi vegli
grinzuti osâr coi giovani nipoti
contendere di grado in faccia al soglio
del comune lor dio. Rise la fresca
gioventude animosa, e dagri motti
libera punse la senil baldanza.
Gran tumulto nascea; se non che Amore
chogni diseguaglianza odia in sua corte
a spegner mosse i perigliosi sdegni:
e a quei che militando incanutîro
suoi servi, apprese a simular con arte
i duo bei fior che in giovanile gota
educa e nudre di sua man natura:
indi fe cenno, e in un balen fûr visti
mille alati ministri alto volando
scoter lor piume, onde fioccò leggera
candida polve che a posar poi venne
su le giovani chiome; e in bianco volse
il biondo, il nero, e lodiato rosso.
Locchio così nellamorosa reggia
più non distinse le due opposte etadi,
e solo vi restò giudice il tatto.
Tu pertanto, o signor, tu che
se il primo
fregio ed onor dellacidalio regno
i sacri usi ne serba. Ecco che sparsa
già da provvida man, la bianca polve
in piccolo stanzin con laere pugna,
e degli atomi suoi tutto riempie
egualmente divisa. Or ti fa core,
e in seno a quella vorticosa nebbia
animoso ti avventa. Oh bravo! oh forte!
Tale il grandavo tuo tra il fumo e il foco
orribile di Marte, furiando
gittossi allor che i palpitanti lari
de la patria difese, e ruppe e in fuga
mise loste feroce. Ei nondimeno
fuligginoso il volto, e datro sangue
asperso e di sudore, e co capegli
stracciati ed irti de la mischia uscìo,
spettacol fero a i cittadini istessi
per sua man salvi; ove tu, assai più vago
e leggiadro a vederse, in bianca spoglia
scenderai quindi a poco a bear gli occhi
de la cara tua patria, a cui dellavo
il forte braccio e il viso almo, celeste
del nipote dovean portar salute.
Non vedi omai qual con solerte mano
rechin di veste a te pubblico arredo
i damigelli tuoi? Rodano e Senna
le tesserono a gara a gara, e qui cucille
opulento sartor cui su lo scudo
serpe intrecciato a forbici eleganti
il titol di monsù; né sol dà leggi
a la materia la stagion diverse;
ma qual più si conviene al giorno e allora
vari sono il lavoro e la ricchezza.
Vieni, o fior de gli eroi, vieni; e
qual suole
nel più dubbio de casi alto monarca
avanti al trono suo convocar lento
di satrapi concilio a cui nellampia
calvizie de la fronte il senno appare;
tal di limpidi spegli a un cerchio in mezzo
grave tassidi, e lor sentenza ascolta.
Un giacendo al tuo piè mostri qual deggia
liscia e piana salir su per le gambe
la docil calza: un sia presente al volto,
un dietro al capo: e la percossa luce
quinci e quindi tornando, a un tempo solo
tutto al giudizio de tuoi guardi esponga
lapparato dellarte. Intanto i servi
a te sudino intorno; e qual, piegate
le ginocchia in sul suol, prono ti stringa
il molle piè di lucidi fermagli;
e qual del biondo crin, che i nodi eccede
su le schiere ondeggiando, in negro velo
i tesori raccoglia; e qual già pronto
venga spiegando la nettarea veste.
Fortunato garzone, a cui la moda
in fioriti canestri e di vermiglia
seta coperti preparò tal copia
dornamenti e di pompe! Ella pur ieri
a te dono ne féo. La notte intera
faticaron per te centaghi e cento;
e di percossi e ripercossi ferri
per le tacite case andò il rimbombo:
ma non invan, poi che di novo fasto
oggi superbo nel bel mondo andrai;
e per entro linvidia e lo stupore
passerai de tuoi pari, eguale a un dio,
folto bisbiglio sollevando intorno.
Figlie de la Memoria inclite, suore
che invocate scendendo i feri nomi
de le squadre diverse e degli eroi
annoveraste a i grandi che cantâro
Achille, Enea, e il non minor Buglione,
or mè duopo di voi. Troppardua impresa,
e insuperabil senza vostraita,
fia ricordare al mio signor di quanti
leggiadri arnesi graverà sue vesti
pria che di sé medesmo esca a far pompa. |
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