Alessandro Manzoni
Il Conte di Carmagnola
Atto Terzo
Personaggi storici | Il Conte di Carmagnola |
Antonietta Visconti, sua moglie. | |
Una loro figlia, a cui nella tragedia si è attribuito il nome di Matilde. | |
Francesco Foscari, Doge di Venezia. | |
Condottieri al soldo dei Veneziani | Giovanni Francesco Gonzaga. |
Paolo Francesco Orsini. | |
Nicolò da Tolentino. | |
Condottieri al soldo del Duca di Milano | Carlo Malatesti. |
Angelo della Pergola. | |
Guido Torello. | |
Nicolò da Piccinino, a cui nella tragedia si è attribuito il cognome di Fortebraccio. | |
Francesco Sforza. | |
Pergola, figlio | |
Personaggi ideali | Marco, Senatore veneziano. |
Marino, uno dei Capi del Consiglio dei Dieci. | |
Primo commissario veneto nel campo. | |
Secondo commissario. | |
Un soldato del Conte. | |
Un soldato progioniero. | |
Senatori, Condottieri, Soldati, Prigioni, Guardie. |
ATTO TERZO
SCENA PRIMA
Il Conte, e il primo Commissario.
IL CONTE | Siete contenti? | |
PRIMO COMMISSARIO |
Udir l'alto trionfo Della patria; vederlo; essere i primi A salutarla vincitrice; a lei Darne l'annunzio; assistere alla fuga De' suoi nemici; e mentre al nostro orecchio Rimbomba il suon della minaccia ancora, Veder la gloria sua fuor del periglio Uscir raggiante e piú che mai serena, Come un sol dalle nubi; è gioja questa Forse, o signor, cui la parola arrivi? Voi la vedete: essa vi sia misura Della riconoscenza; e ben ci tarda Di rendervi tai grazie in altro nome Che non è il nostro, e del Senato a voi Riferir la letizia e il guiderdone. Ei sarà pari al merto. |
5 10 15 |
IL CONTE |
Io già lo tengo. Venezia è salva; ho liberata in parte Una grande promessa; ho fatto alfine Risovvenir di me tal che m'avea Dimenticato; ho vinto. |
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PRIMO COMMISSARIO |
Ed or si vuole Assicurar della vittoria il frutto. |
20 |
IL CONTE | Questa è mia cura. | |
PRIMO COMMISSARIO |
Or che dal vostro brando Sgombra è la via, noi ci aspettiam che tutta Voi la farete; né starem fin tanto Che non si giunga del nemico al trono. |
25 |
IL CONTE | Quando fia tempo. | |
PRIMO COMMISSARIO |
E che? Voi non volete Inseguire i fuggenti? |
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IL CONTE | Ora non voglio | |
PRIMO COMMISSARIO | Ma il Senato lo crede... E
noi ben certi Che pari all'alta occasion, che pari Alla vittoria il vostro ardor saria Nel proseguirla, abbiamo a lui... |
30 |
IL CONTE |
Vi siete Troppo affrettati. |
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PRIMO COMMISSARIO |
E che dirà mai quando Udrà che ancor siam qui? |
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IL CONTE |
Dirà, che il meglio È di fidarsi a chi per lui già vinse. |
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PRIMO COMMISSARIO | Ma... che pensate far? | |
IL CONTE |
Ve l'avrei detto Piú volentier pochi momenti or sono; Pur convien ch'io vel dica. Io non mi voglio Allontanar di qui pria ch'espugnate Non sien le rocche che ci stan d'intorno. Voglio un solo nemico, e quello in faccia. |
35 40 |
PRIMO COMMISSARIO | Or dunque i nostri voti... | |
IL CONTE |
I vostri voti Piú arditi son del brando mio, piú rapidi De' miei cavalli; ... ed io... la prima volta È che m'ascolto dir ch'io pur m'affretti. |
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PRIMO COMMISSARIO | Ma pensaste abbastanza? | |
IL CONTE |
E che! Sì nova Dunque mi giunge una vittoria? E parvi Che questa gioja mi confonda il core Tanto che il primo mio pensier non sia Per ciò che resta a far? |
45 |
SCENA SECONDA
Il secondo Commissario e detti.
SECONDO COMMISSARIO | (a Conte)
Signor, se tosto |
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IL CONTE | Come? | |
SECONDO COMMISSARIO |
I prigioni escon del campo a torme; I condottieri ed i soldati a gara Li mandan sciolti, né tener li puote Fuor che un vostro comando. |
55 |
IL CONTE | Un mio comando? | |
SECONDO COMMISSARIO | Esitereste a darlo? | |
IL CONTE |
È questo un uso Della guerra, il sapete. È così dolce Il perdonar quando si vince! e l'ira Presto si cambia in amistà ne' cori Che batton sotto il ferro. Ah! non vogliate Invidïar sì nobil premio a quelli Che hanno per voi posta la vita, ed oggi Son generosi, perché ier fur prodi. |
60 |
SECONDO COMMISSARIO | Sia generoso chi per sé
combatte, Signor; ma questi - e ad onor l'hanno, io credo - Al nostro soldo han combattuto; e nostri Sono i prigioni. |
65 |
IL CONTE |
E voi potete adunque Creder così: quei che gli han visti a fronte, Che assaggiaro i lor colpi, e che a fatica Su lor le mani insanguinate han poste, Nol crederan sì di leggieri. |
70 |
PRIMO COMMISSARIO |
È questa Dunque una giostra di piacer? Non vince Per conservar, Venezia? E vana al tutto Fia la vittoria? |
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IL CONTE |
Io già l'udii, di novo La devo udir questa parola: amara, Importuna mi vien come l'insetto Che, scacciato una volta, anco a ronzarmi Torna sul volto... La vittoria è vana? - Il suol d'estinti ricoperto, sparso E scoraggiato il resto: - il piú fiorente Esercito! - col qual, se unito ancora E mio foss'egli, e mio davver, torrei A correr tutta Italia; ogni disegno Dell'inimico al vento; anche il pensiero Dell'offesa a lui tolto; a stento usciti Dalle mie mani, e di fuggir contenti Quattro tai duci, contro a' quai pur ieri Era vanto il resistere; svanito Mezzo il terror di quei gran nomi; ai nostri Raddoppiato l'ardir che agli altri è scemo; Tutta la scelta della guerra in noi; Nostre le terre ch'egli han sgombre... è nulla? Pensate voi che torneranno al Duca Que' prigioni? che l'amino? che a loro Caglia di lui piú che di voi? ch'egli abbiano Combattuto per esso? Han combattuto Perché all'uomo che segue una bandiera, Grida una voce imperosa in core: Combatti, e vinci. Ei son perdenti; e' sono Tornati in libertà; si venderanno, - Oh! tale ora è il soldato! - a chi primiero Li comprerà... Comprateli, e son vostri. |
75 80 85 90 95 105 |
PRIMO COMMISSARIO | Quando assoldammo chi
dovea con essi Pugnar, comprarli noi credemmo allora. |
105 |
SECONDO COMMISSARIO | Signor, Venezia in voi si
fida; in voi Vede essa un figlio; e quanto all'util suo, Alla sua gloria può condur, s'aspetta Che si faccia da voi. |
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IL CONTE | Tutto ch'io posso. | |
SECONDO COMMISSARIO | Ebben, che non potete in questo campo? | 110 |
IL CONTE | Quel che chiedete: un uso
antico, un uso Caro ai soldati volar non posso. |
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SECONDO COMMISSARIO | Voi cui nulla resiste, a
cui sì pronto Tien dietro ogni voler, sì ch'uom non vede Se per amore o per timor si pieghi, Voi non potreste in questo campo, voi Fare una legge, e mantenerla? |
115 |
IL CONTE |
Io dissi Ch'io non potea: meglio or dirò: nol voglio. Non piú parole; cogli amici è questo Il mio costume antico, ai giusti preghi Soddisfar tosto e lietamente, e gli altri Apertamente rifiutar. - Soldati! |
120 |
SECONDO COMMISSARIO | Ma... che disegno è il vostro? | |
IL CONTE | Or lo vedrete. (a un Soldato che entra). Quanti prigion restano ancora? |
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IL SOLDATO |
Io credo Quattro cento, Signor. |
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IL CONTE |
Chiamali... chiama (parte il Soldato). Io 'l potrei certo... Ov'io |
125
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SECONDO COMMISSARIO | Che dite! |
SCENA TERZA
I Prigionieri, fra i quali Pergola figlio, e detti.
IL CONTE | (ai Prigionieri). O prodi indarno, o sventurati! ... A voi |
145 |
UN PRIGIONIERE | Tale, eccelso Signor, non
era il nostro Presentimento: allorché a voi dinanzi Fummo chiamati, udir ci parve il messo Di nostra libertà. Già tutti l'hanno Ricovrata color che agli altri duci, Minor di voi, caddero in mano; e noi... |
150 |
IL CONTE | Voi, di chi siete prigionier? | |
IL PRIGIONIERE |
Noi fummo Gli ultimi a render l'armi. In fuga o preso Già tutto il resto, ancor per pochi istanti Fu sospesa per noi l'empia fortuna Della giornata; alfin voi feste il cenno D'accerchiarci, o signor, - soli, non vinti, Ma reliquie de' vinti, - al drappel vostro... |
155 |
IL CONTE | Voi siete quelli? Io son
contento, amici Di rivedervi; e posso ben far fede Che pugnaste da prodi: e se tradito Tanto valor non era, e pari a voi Sortito aveste un condottier, non era Piacevol tresca esservi a fronte. |
160 |
IL PRIGIONIERE |
Ed ora Ci fia sventura il non aver ceduto Che a voi, signore? E quelli a cui toccato Men gloroso è il vincitor, l'avranno Trovato piú cortese? Indarno ai vostri La libertà chiedemmo; alcun non osa Dispor di noi senza l'assenso vostro; Ma cel promiser tutti. Oh! se potete Mostrarvi al Conte, ci dicean; non egli Certo dei vinti aggraverà la sorte; Non fia certo per lui tolta un'antica Cortesia della guerra, ... ei che sapria Esser piuttosto ad inventarla il primo. |
165 170 175 |
IL CONTE | (ai Commissari) Voi gli udite, o Signori... Ebben, che dite? ... (ai Prigionieri)
Tolga il ciel che alcuno (segni di gioia fra i Prigioni, che partono; il Conte osserva il Pergola figlio, e lo ferma)
O giovanetto, |
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PERGOLA FIGLIO |
O capitano, i vinti Non han nulla da dir. |
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IL CONTE |
Questa fortuna Porti così, che ben ti mostri degno D'una miglior. Quale è il tuo nome? |
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PERGOLA FIGLIO |
Un nome Cui crescer pregio assai difficil fia, Che un grande obbligo impone a chi lo porta: Pergola è il nome mio. |
190 |
IL CONTE |
Che? Tu sei figlio Di quel valente? |
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PERGOLA FIGLIO | Io il son. | |
IL CONTE |
Vieni ed abbraccia L'antico amico di tuo padre. Io era Quale or tu sei, quando il conobbi in prima - Tu mi rammenti i lieti giorni, i giorni Delle speranze. E tu fa cor. - Fortuna Piú giocondi principj a me concesse; Ma le promesse sue sono pei prodi; E tosto o tardi essa le adempie. Il padre Per me saluta, o giovinetto, e digli Ch'io non tel chiesi, ma che certo io sono Ch'ei non volea questa battaglia. |
195 200 |
PERGOLA FIGLIO |
Ah! certo, Non la volea; ma fur parole al vento. |
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IL CONTE | Non ti
doler: del capitano è l'onta (lo prende per mano) ai duci io vo' mostrarti, io voglio (ai Commissari). Addio, Signori; (partono il Conte e Pergola figlio). |
205
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SCENA QUARTA
I due Commissari.
SECONDO COMMISSARIO | (dopo qualche silenzio). Direte ancor che a presagir perigli |
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PRIMO COMMISSARIO |
V'ha di piú. Gli dissi Che a noi premea che s'inseguisse il vinto: Ei ricusò. |
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SECONDO COMMISSARIO | Ma che rispose? | |
PRIMO COMMISSARIO |
Ei vuole Assicurarsi delle rocche... ei teme... |
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SECONDO COMMISSARIO | Cauto ad un tratto è
divenuto - e dopo Una vittoria. |
225 |
PRIMO COMMISSARIO |
La parola a stento Gli uscia di bocca: ella parea risposta All'indiscreto che t'assedia, e vuole Il tuo segreto che per nulla il tocca. |
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SECONDO COMMISSARIO | Ma - l'ha poi detto il suo
segreto? E questo Motivo ond'egli accontentar vi volle, Vi parve il solo suo motivo - il vero? |
230 |
PRIMO COMMISSARIO | Nol so, non vi badai,
tempo non ebbi Che di pensar ch'io mi trovava innanzi Un temerario, e ch'io sentia parole Inusitate ai pari nostri. |
235 |
SECONDO COMMISSARIO |
E s'egli Al suo Signore antico, al primo ond'ebbe Onor supremi, all'alta creatura Della sua spada, piú terror che danno Volesse far? fargli pensar soltanto Quel ch'egli era per lui, quel che gli è contro? Tal nemico mostrarglisi, ch'ei brami D'averlo amico ancor? S'ei non potesse Tutto staccare il suo pensier da un trono Ch'egli alzò dalla polve; ov'ebbe il primo Grado dopo colui che v'è seduto? Se un duca ardente di conquiste, e inetto A sopportar d'una corazza in peso, Che d'una mano ha d'uopo e d'un consiglio - Che al condottier lo chiede, e gli comanda Ciò ch'ei medesmo gl'inspirò - piú grato Signor, piú dolce al condottier paresse, Che molti, e vigilanti, e piú bramosi Di conservar che d'acquistar, cui preme Sovr'ogni cosa il comandar davvero? |
240 245 250 255 |
PRIMO COMMISSARIO | Tutto io m'aspetto da costui. | |
SECONDO COMMISSARIO |
Teniamo Questo sospetto: il suo contegno, i nostri Accorgimenti il faran chiaro in breve, O ad altro almen ci guideranno. Ei trama Certo. - Colui che trama, e del successo Si pasce già, come se il tenga, ardito Parla ancor che nol voglia; e quei che sprezza In faccia il suo signor, già in cor ne ha scelto Un altro, o pensa a diventarlo ei stesso. No: da Filippo ei non è sciolto in tutto. A quella stirpe onde la sposa egli ebbe Non è stranier: troppo gli è caro il nodo Che ad essa un dì lo strinse. In quella figlia, Che ha tanta parte in suo pensier, non scorre Col suo confuso de' Visconti il sangue? |
260 265 270 |
PRIMO COMMISSARIO | Come parlò! Come passò
dall'ira Al non curar! Con che superba pace Disubbidì! Siam noi nel nostro campo? Di Venezia i mandati? Eran costoro Vinti e prigioni? E piú sicuro il guardo Portavano di noi! noi testimoni Del suo poter! del conto in cui ci tiene, Dei nostri acquisti così sparsi al vento, Di tal gioja, di tai grazie, di tali Abbracciamenti! Oh! ciò durar non puote. - Che avviso è il vostro? |
275 280 |
SECONDO COMMISSARIO |
Avvene due? Soffrire, Dissimular, fargli querela ancora D'un'offesa che mai creder non puote Dimenticata, e insiem la strada aprirgli Di ripararla a modo suo, gradire Che ch'ei ne faccia, chiedergli soltanto Ciò che siam certi d'ottenerne; opporci Sol quanto basti a far che vera appaja Condiscendenza il resto; a dichiararsi Non astringerlo mai... vegliare intanto; Scriverne ai Dieci, ed aspettar comandi. |
285 290 |
PRIMO COMMISSARIO | Viver così! Che si diria
di noi? Dell'alto ufficio che ci fu commesso, A cui venimmo invidati, e or tale Diviene?... |
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SECONDO COMMISSARIO |
È sempre glorioso il posto Dove si serve la sua patria, e dove Si giunge ai fini suoi. Soldati e duci Tutti sono per lui, l'ammiran tutti, Nessun l'invidia; a sommo onor si tiene Bene obbedirlo; e in questo sol v'è gara Che ad essergli secondo ognuno aspira. - Voce sì cara e riverita in prima, Che forza avrebbe in lor poscia che udita L'hanno in un tanto dì, che forza avrebbe Se proferisse mai quella parola, Che in core han tutti - la rivolta? Guai! Che piú? - gli udimmo pur - come de' suoi, E nel pensiero de' nemici in cima. |
295 300 305 |
PRIMO COMMISSARIO | Ma siamo in tempo? Ei già sospetta. | |
SECONDO COMMISSARIO |
Il siamo. Essi armati, e sol essi; avvezzi tutti A prodigar la vita, a non temere In periglio, ad amarlo, e delle imprese A non guardar che la speranza, alfine Piú ch'uomini nel campo: ah! se fanciulli Non fosser poi nel resto, ed i sospetti Facili a palesar come a deporli; Se una parola di lusinga, un atto Di sommessa amistà non li volgesse A talento di quel che l'usa a tempo; A che saremmo? ubbidiria la spada? Saremmo ancora i Signor noi? |
310 315 320 |
PRIMO COMMISSARIO |
Sta bene. Riesca, o no, questo partito è il solo. |
Fine dell'Atto terzo.
© 1998 - by prof. Giuseppe Bonghi
- E-mail: Giuseppe.Bonghi@mail.fausernet.novara.it
Ultimo aggiornamento: 01 gennaio 1999