Niccolò Machiavelli

Dell'arte della guerra


 Libro sesto
(continuazione)

         BATISTA Permettevano i Romani che negli loro eserciti fussero femmine, o vi si usasse di questi giuochi oziosi che si usano oggi?
         FABRIZIO Proibivano l'uno e l'altro. E non era questa proibizione molto difficile, perché egli erano tanti gli esercizi ne' quali tenevano ogni dì i soldati, ora particolarmente, ora generalmente occupati, che non restava loro tempo a pensare o a Venere o a' giuochi, né ad altre cose che facciano i soldati sediziosi e inutili .
         BATISTA Piacemi. Ma ditemi: quando lo esercito si aveva a levare, che ordine tenevano?
         FABRIZIO Sonava la tromba capitana tre volte. Al primo suono si levavano le tende e facevano le balle; al secondo caricavano le some; al terzo movevano in quel modo dissi di sopra, con gli impedimenti dopo, ogni parte di armati, mettendo le legioni in mezzo. E però voi aresti a fare muovere uno battaglione ausiliare e, dopo quello, i suoi particolari impedimenti e, con quegli la quarta parte degli impedimenti publici; che sarebbero tutti quegli che fussero alloggiati in uno di quegli quadri che poco fa dimostrammo. E però converrebbe avere ciascuno di essi consegnato ad uno battaglione, acciò che, movendosi lo esercito, ciascuno sapesse quale luogo fusse il suo nel camminare. E così debbe andare via ogni battaglione co' suoi impedimenti proprii, e con la quarta parte de' publici a spalle in quel modo dimostrammo che camminava l'esercito romano.
         BATISTA Nel porre lo alloggiamento avevano eglino altri rispetti che quegli avete detti ?
         FABRIZIO Io vi dico di nuovo che i Romani volevano, nello alloggiare, potere tenere la consueta forma del modo loro; il che per osservare, non avevano alcuno rispetto. Ma quanto all'altre considerazioni, ne avevano due principali: l'una, di porsi in luogo sano; l'altra, di porsi dove il nimico non lo potesse assediare e torgli la via dell'acqua o delle vettovaglie. Per fuggire adunque le infermità, ei fuggivano i luoghi paludosi o esposti a' venti nocivi. Il che conoscevano non tanto dalle qualità del sito quanto dal viso degli abitatori; e quando gli vedevano male colorati o bolsi, o di altra infezione ripieni, non vi alloggiavano. Quanto all'altra parte di non essere assediato, conviene considerare la natura del luogo, dove sono posti gli amici e dove i nimici, e da questo fare tua coniettura se tu puoi essere assediato o no. E però conviene che il capitano sia peritissimo de' siti de' paesi e abbia intorno assai che ne abbiano la medesima perizia. Fuggesi ancora le malattie e la fame, col non fare disordinare l'esercito; perché, a volerlo mantenere sano, conviene operare che i soldati dormano sotto le tende, che si alloggi dove sieno arbori che facciano ombra, dove sia legname da potere cuocere il cibo, che non cammini per il caldo. E però bisogna trarlo dello alloggiamento innanzi dì, la state, e di verno guardarsi che non cammini per le nevi e per i ghiacci sanza avere commodità di fare fuoco, e non manchi del vestito necessario e non bea acque malvage. Quegli che ammalano a caso, farli curare da' medici; perché uno capitano non ha rimedio quando egli ha a combattere con le malattie e col nimico. Ma niuna cosa è tanto utile a mantenere l'esercito sano quanto è l'esercizio; e però gli antichi ciascuno dì gli facevano esercitare. Donde si vede quanto questo esercizio vale; perché, negli alloggiamenti, ti fa sano e, nelle zuffe, vittorioso. Quanto alla fame, non solamente è necessario vedere che il nimico non t'impedisca la vettovaglia, ma provvedere donde tu abbia a averla, e vedere che quella che tu hai, non si sperda. E però ti conviene averne sempre in munizione con l'esercito per uno mese, e di poi tassare i vicini amici che giornalmente te ne provveggano; farne munizioni in qualche luogo forte e, sopra tutto, dispensarla con diligenza, dandone ogni giorno a ciascuno una ragionevole misura, e osservare in modo questa parte ch'ella non ti disordini, perché ogni altra cosa nella guerra si può col tempo vincere questa sola col tempo vince te. Né sarà mai alcuno tuo nimico, il quale ti possa superare con la fame, che cerchi vincerti col ferro, perché, se la vittoria non è sì onorevole, ella è più sicura e più certa. Non può adunque fuggire la fame quello esercito che non è osservante di giustizia e che licenziosamente consuma quello che gli pare; perché l'uno disordine fa che la vettovaglia non vi viene l'altro, che la venuta inutilmente si consuma. Però ordinavano gli antichi che si consumasse quella che davano e in quel tempo che volevano; perché niuno soldato mangiava se non quando il capitano. Il che quanto sia osservato da' moderni eserciti lo sa ciascuno, e meritamente non si possono chiamare ordinati e sobrii come gli antichi, ma licenziosi ed ebbriachi.
         BATISTA Voi dicesti nel principio dello ordinare lo alloggiamento, che non volevi stare solamente in su due battaglioni, ma che ne volevi torre quattro, per mostrare come uno esercito giusto si alloggiava. Però vorrei mi dicessi due cose: l'una, quando io avessi più o meno gente, come io avessi ad alloggiare: l'altra, che numero di soldati vi basterebbe a combattere contro a qualunque nimico?
         FABRIZIO Alla prima domanda vi rispondo che, se l'esercito è più o meno quattro o semila fanti, si lieva od aggiugne ordini di alloggiamenti tanto che basti; e con questo modo si può ire nel più e nel meno in infinito. Nondimeno i Romani, quando congiugnevano insieme due eserciti consolari, facevano due alloggiamenti e voltavano la parte de' disarmati l'una all'altra. Quanto alla seconda domanda, vi replico come lo esercito ordinario romano era intorno a ventiquattromila soldati; ma quando maggiore forza gli premeva, i più che ne mettevano insieme erano cinquantamila. Con questo numero si opposono a dugentomila Franzesi, che gli assaltarono dopo la guerra prima ch'egli ebbero co' Cartaginesi. Con questo medesimo si opposono ad Annibale -e avete a notare che i Romani e i Greci hanno fatto la guerra co' pochi, affortificati dall'ordine e dall'arte; gli occidentali o gli orientali l'hanno fatta con la moltitudine; ma l'una di queste nazioni si serve del furore naturale, come sono gli occidentali, l'altra della grande ubbidienza che quegli uomini hanno agli loro re. Ma in Grecia e in Italia, non essendo il furore naturale né la naturale reverenza verso i loro re, è stato necessario voltarsi alla disciplina, la quale è di tanta forza, ch'ella ha fatto che i pochi hanno potuto vincere il furore e la naturale ostinazione degli assai. Però vi dico che, volendo imitare i Romani e i Greci, non si debbe passare il numero di cinquantamila soldati, anzi piuttosto torne meno, perché i più fanno confusione, né lasciano osservare la disciplina e gli ordini imparati. E Pirro usava dire che con quindicimila uomini voleva assalire il mondo. Ma passiamo ad un'altra parte. Noi abbiamo a questo nostro esercito fatta vincere una giornata, e mostro i travagli che in essa zuffa possono occorrere; abbiànlo fatto camminare, e narrato da quali impedimenti, camminando, egli possa essere circumvenuto; e in fine lo abbiamo alloggiato dove, non solamente si dee pigliare un poco di requie delle passate fatiche, ma ancora pensare come si dee finire la guerra; perché negli alloggiamenti si maneggia di molte cose, massime restandoti ancora de' nimici alla campagna e delle terre sospette, delle quali è bene assicurarsi, e quelle che sono nimiche espugnare. Però è necessario venire a queste dimostrázioni e passare queste difficultà con quella gloria che infino a qui abbiamo militato. Però, scendendo a' particolari, dico che, se ti occorresse che assai uomini o assai popoli facessero una cosa che fusse a te utile e a loro di danno grande (come sarebbe o disfare le mura delle loro città, o mandare in esilio molti di loro) ti è necessario o ingannargli in modo che ciascuno non creda che tocchi a lui, tanto che, non sovvenendo l'uno all'altro, si truovino di poi oppressi tutti sanza rimedio; ovvero a tutti comandare quello che deono fare in uno medesimo giorno, acciò che, credendo ciascuno essere solo a chi sia il comandamento fatto, pensi ad ubbidire e non a' rimedi; e così fia sanza tumulto da ciascuno il tuo comandamento eseguito. Se tu avessi sospetta la fede di alcuno popolo e volessi assicurartene e occuparlo allo improvvisto, per potere colorire il disegno tuo più facilmente, non puoi far meglio che comunicare con quello alcuno tuo disegno, richiederlo di aiuto, e mostrare di voler fare altra impresa e di avere lo animo alieno da ogni pensiero di lui il che farà che non penserà alla difesa sua non credendo che tu pensi a offenderlo, e ti darà commodità di potere facilmente sodisfare al tuo disiderio. Quando tu presentissi che fusse nel tuo esercito alcuno che tenesse avvisato il tuo nimico de' tuoi disegni, non puoi fare meglio, a volerti valere del suo malvagio animo, che comunicargli quelle cose che tu non vuoi fare e, quelle che tu vuoi fare, tacere, e dire di dubitare delle cose che tu non dubiti e, quelle di che tu dubiti, nascondere; il che farà fare al nimico qualche impresa, credendo sapere i disegni tuoi, dove facilmente tu lo potrai ingannare e opprimere. Se tu disegnassi, come fece Claudio Nerone, diminuire il tuo esercito, mandando aiuto ad alcuno amico, e che il nimico non se ne accorgesse, è necessario non diminuire gli alloggiamenti, ma mantenere i segni e gli ordini interi, faccendo i medesimi fuochi e le medesime guardie per tutto. Così se col tuo esercito si congiungesse nuova gente, e volessi che il nimico non sapesse che tu fussi ingrossato, è necessario non accrescere gli alloggiamenti; perché, tenere secreto le azioni e i disegni suoi, fu sempre utilissimo. Donde Metello, essendo con gli eserciti in Ispagna, a uno che lo domandò quello che voleva fare l'altro giorno, rispose che se la camicia sua lo sapesse, l'arderebbe. Marco Crasso a uno che lo domandava quando moverebbe l'esercito, disse: - Credi tu essere solo a non sentire le trombe? - Se tu disiderassi intendere i secreti del tuo nimico e conoscere gli ordini suoi, hanno usato alcuni mandar gli ambasciadori e con quegli, sotto veste di famigli, uomini peritissimi in guerra; i quali, presa occasione di vedere l'esercito nimico e considerare le fortezze e le debolezze sue gli hanno dato occasione di superarlo. Alcuni hanno mandato in esilio uno loro familiare e, mediante quello, conosciuti i disegni dello avversario suo. Intendonsi ancora simili segreti da' nimici, quando a questo effetto ne pigliassi prigioni. Mario, nella guerra che fece co' Cimbri, per conoscere la fede di quegli Franciosi che allora abitavano la Lombardia ed erano collegati col popolo romano, mandò loro lettere aperte e suggellate; e nelle aperte scriveva che non aprissero le suggellate se non al tale tempo e innanzi a quel tempo ridomandandole e trovandole aperte, conobbe la fede loro non essere intera. Hanno alcuni capitani, essendo assaltati, non voluto ire a trovare il nimico, ma sono iti ad assalire il paese suo e costrettolo a tornare a difendere la casa sua. Il che molte volte è riuscito bene, perché i tuoi soldati cominciano a vincere, a empiersi di preda e di confidenza; quegli del nimico si sbigottiscono, parendo loro di vincitori diventare perditori. In modo che a chi ha fatta questa diversione, molte volte è riuscito bene. Ma solo si può fare per colui che ha il suo paese più forte che non è quel del nimico, perché, quando fusse altrimenti, andrebbe a perdere. E stata spesso cosa utile a uno capitano che si truova assediato negli alloggiamenti dal nimico, muovere pratica d'accordo e fare triegua con seco per alcuno giorno; il che suole fare i nimici più negligenti in ogni azione, tale che, valendoti della negligenza loro, puoi avere facilmente occasione di uscire loro delle mani. Per questa via Silla si liberò due volte da' nimici, e con questo medesimo inganno Asdrubale in Ispagna uscì delle forze di Claudio Nerone, il quale lo aveva assediato. Giova ancora, a liberarsi dalle forze del nimico, fare qualche cosa, oltre alle dette, che lo tenga a bada. Questo si fa in due modi: o assaltarlo con parte delle forze, acciò che, intento a quella zuffa, dia commodità al resto delle tue genti di potersi salvare; o fare surgere qualche nuovo accidente che, per la novità della cosa lo faccia maravigliare e per questa cagione stare dubbio e fermo; come voi sapete che fece Annibale che, essendo rinchiuso da Fabio Massimo, pose di notte facelline accese tra le corna di molti buoi, tanto che Fabio, sospeso da questa novità, non pensò impedirgli altrimenti il passo. Debbe uno capitano, tra tutte l'altre sue azioni, con ogni arte ingegnarsi di dividere le forze del nimico, o col fargli sospetti i suoi uomini ne' quali confida, o con dargli cagione ch'egli abbia a separare le sue genti e, per questo, diventare più debole. Il primo modo si fa col riguardare le cose di alcuno di quegli ch'egli ha appresso, come è conservare nella guerra le sue genti e le sue possessioni, rendendogli i figliuoli o altri suoi necessari sanza taglia. Voi sapete che Annibale, avendo abbruciato intorno a Roma tutti i campi, fece solo restare salvi quegli di Fabio Massimo. Sapete come Coriolano, venendo con l'esercito a Roma, conservò le possessioni dei nobili e quelle della plebe arse e saccheggiò. Metello, avendo lo esercito contro a Iugurta, tutti gli oratori che da Iugurta gli erano mandati, erano richiesti da lui che gli dessono Iugurta prigione: e a quegli medesimi scrivendo di poi della medesima materia lettere, operò in modo che in poco tempo Iugurta insospettì di tutti i suoi consiglieri e in diversi modi gli spense. Essendo Annibale rifuggito ad Antioco, gli oratori romani lo praticarono tanto domesticamente, che Antioco, insospettito di lui, non prestò di poi più fede a' suoi consigli. Quanto al dividere le genti nimiche, non ci è il più certo modo che fare assaltare il paese di parte di quelle acciò che, essendo costrette andare a difendere quello, abbandonino la guerra. Questo modo tenne Fabio, avendo all'incontro del suo esercito le forze de' Franzesi, de' Toscani, Umbri e Sanniti. Tito Didio, avendo poche genti rispetto a quelle de' nimici e aspettando una legione da Roma e volendo i nimici ire ad incontrarla, acciò non vi andassero, dette voce per tutto il suo esercito di volere l'altro giorno fare giornata co' nimici; di poi tenne modi che alcuni de' prigioni ch'egli aveva, ebbono occasione di fuggirsi; i quali, referendo l'ordine del consolo di combattere l'altro giorno fecero che i nimici, per non diminuire le loro forze, non andarono ad incontrare quella legione; e per questa via si condusse salva; il quale modo non servì a dividere le forze de' nimici, ma a duplicare le sue. Hanno usato alcuni, per dividere le sue forze, lasciarlo entrare nel paese suo e, in pruova, lasciatogli pigliare di molte terre, acciò che, mettendo, in quelle, guardie diminuisca le sue forze; e per questa via avendolo fatto debole, assaltatolo e vinto. Alcuni altri volendo andare in una provincia, hanno finto di volerne assaltare un'altra e usata tanta industria che, subito entrati in quella dove e' non si dubitava ch'egli entrassono, l'hanno prima vinta che 'l nimico sia stato a tempo a soccorrerla. Perché il nimico tuo, non essendo certo se tu se' per tornare indietro al luogo prima da te minacciato, è costretto non abbandonare l'uno luogo e soccorrere l'altro; e così spesso non difende né l'uno né l'altro. Importa, oltre alle cose dette, a uno capitano, se nasce sedizione o discordia tra' soldati, saperle con arte spegnere. Il migliore modo è gastigare i capi degli errori, ma farlo in modo che tu gli abbia prima oppressi che essi se ne sieno potuti accorgere. Il modo è: se sono discosto da te, non chiamare solo innocenti, ma insieme con loro tutti gli altri, acciò che, non credendo che sia per cagione di punirgli, non diventino contumaci, ma dieno commodità alla punizione. Quando sieno presenti, si dee farsi forte con quegli che non sono in colpa, e, mediante lo aiuto loro, punirgli. Quando ella fusse discordia tra loro il migliore modo è presentargli al pericolo; la quale paura gli suole sempre rendere uniti. Ma quello che sopra ogni altra cosa tiene lo esercito unito, è la reputazione del capitano,  la quale solamente nasce dalla virtù sua, perché né sangue né autorità la dette mai sanza la virtù. E la prima cosa che a uno capitano si aspetta a fare, è tenere i suoi soldati puniti e pagati; perché, qualunque volta manca il pagamento, conviene che manchi la punizione, perché tu non puoi gastigare uno soldato che rubi, se tu non lo paghi, né quello, volendo vivere, si può astenere dal rubare. Ma se tu lo paghi e non lo punisci, diventa in ogni modo insolente, perché tu diventi di poca stima, dove chi capita non può mantenere la dignità del suo grado; e non lo mantenendo, ne seguita di necessità il tumulto e le discordie, che sono la rovina d'uno esercito. Avevano gli antichi capitani una molestia della quale i presenti ne sono quasi liberi, la quale era di interpretare a loro proposito gli auguri sinistri; perché se cadeva una saetta in uno esercito, s'egli scurava il sole o la luna, se veniva un tremuoto se il capitano o nel montare o nello scendere da cavallo cadeva, era da' soldati interpretato sinistramente, e generava in loro tanta paura che, vedendo alla giornata, facilmente l'arebbono perduta. E però gli antichi capitani, tosto che uno simile accidente nasceva, o e' mostravano la cagione di esso e lo riducevano a cagione naturale, o e' l'interpretavano a loro proposito. Cesare, cadendo in Affrica nello uscire di nave, disse: - Affrica io t'ho presa.- E molti hanno renduto la cagione dello oscurare della luna e de' tremuoti; le quali cose ne' tempi nostri non possono accadere, sì per non essere i nostri uomini tanto superstiziosi, sì perché la nostra religione rimuove in tutto da sé tali opinioni. Pure, quando egli occorresse, si dee imitare gli ordini degli antichi. Quando o fame o altra naturale necessità o umana passione ha condotto il nimico tuo ad una ultima disperazione e, cacciato da quella, venga a combattere teco, dei starti dentro a' tuoi alloggiamenti e, quanto è in tuo potere fuggire la zuffa. Così fecero i Lacedemoni contro a' Messeni, così fece Cesare contro ad Afranio e Petreio. Essendo Fulvio consolo contro a' Cimbri, fece molti giorni continui alla sua cavalleria assaltare i nimici, e considerò come quegli uscivano degli alloggiamenti per seguitargli; donde che quello pose uno agguato dietro agli alloggiamenti de' Cimbri e, fattigli assaltare da' cavagli e i Cimbri uscendo degli alloggiamenti per seguitargli, Fulvio gli occupò e saccheggiogli. E stato di grande utilità ad alcuno capitano, avendo l'esercito propinquo all'esercito nimico, mandare le sue genti con le insegne nimiche a rubare ed ardere il suo paese proprio; donde che i nimici hanno creduto che sieno genti che vengano loro in aiuto, e sono ancora essi corsi ad aiutare far loro la preda, e per questo disordinatisi, e dato facultà allo avversario loro di vincergli. Questo termine usò Alessandro di Epiro combattendo contra agli Illirici e Leptene siracusano contra a' Cartaginesi; ed all'uno ed all'altro riuscì il disegno facilmente. Molti hanno vinto il nimico, dando a quello facultà di mangiare e bere fuora di modo, simulando di avere paura e lasciando gli alloggiamenti suoi pieni di vino e di armenti; de' quali, sendosi ripieno il nimico sopra ogni uso naturale, lo hanno assaltato e, con suo danno, vinto. Così fece Tamiri contra a Ciro e Tiberio Gracco contra agli Spagnuoli. Alcuni hanno avvelenati i vini e l'altre cose da cibarsi, per potere più facilmente vincergli. Io dissi poco fa come io non trovavo che gli antichi tenessero la notte ascolte fuora, e stimavo lo facessero per schifare i mali che ne poteva nascere, perché si truova che, non ch'altro, le velette che pongono il giorno a velettare il nimico, sono state cagioni della rovina di colui che ve le pose; perché molte volte è accaduto che, essendo state prese, è stato loro fatto fare per forza il cenno col quale avevano a chiamare i suoi; i quali al segno venendo, sono stati o morti o presi. Giova ad ingannare il nimico qualche volta variare una tua consuetudine; in su la quale fondandosi quello, ne rimane rovinato; come fece già uno capitano il quale, solendo far fare cenno a' suoi per la venuta de' nimici, la notte, col fuoco e, il dì, col fumo, comandò che sanza alcuna intermissione si facesse fumo e fuoco, e di poi, sopravvenendo il nimico, si restasse; il quale, credendo venire sanza essere visto, non veggendo fare segni da essere scoperto, fece, per ire disordinato, più facile la vittoria al suo avversario. Mennone Rodio, volendo trarre de' luoghi forti l'esercito nimico, mandò uno, sotto colore di fuggitivo, il quale affermava come il suo esercito era in discordia e che la maggior parte di quello si partiva; e per dare fede alla cosa, fece fare in pruova certi tumulti tra gli alloggiamenti, donde che il nimico, pensando di poterlo rompere, assaltandolo, fu rotto. Debbesi, oltre alle cose dette, avere riguardo di non condurre il nimico in ultima disperazione; a che ebbe riguardo Cesare combattendo co'Tedeschi; il quale aperse loro la via, veggendo come, non si potendo fuggire, la necessità gli faceva gagliardi; e volle più tosto la fatica di seguirgli quando essi fuggivano, che il pericolo di vincergli, quando si difendevano. Lucullo, veggendo come alcuni cavagli di Macedonia ch'erano seco, se ne andavano dalla parte nimica, subito fe' sonare a battaglia e comandò che l'altre genti li seguissono; donde i nimici, credendosi che Lucullo volesse appiccare la zuffa, andarono a urtare i Macedoni con tale impeto, che quegli furono costretti difendersi; e così diventarono contra a loro voglia di fuggitivi combattitori. Importa ancora il sapersi assicurare d'una terra, quando tu dubiti della sua fede vinta che tu hai la giornata o prima il che t'insegneranno alcuni esempli antichi Pompeo, dubitando de' Catinensi li pregò che fussero contenti accettare alcuni infermi ch'egli aveva nel suo esercito; mandato, sotto abito di infermi uomini robustissimi, occupò la terra. Publio Valerio, temendo della fede degli Epidauri, fece venire, come noi diremmo, un perdono a una chiesa fuora della terra, e, quando tutto il popolo era ito per la perdonanza, serrò le porte e di poi non ricevé dentro se non quegli di chi egli confidava. Alessandro Magno, volendo andare in Asia e assicurarsi di Tracia, ne menò seco tutti i principi di quella provincia, dando loro provvisione, e a' populari di Tracia prepose uomini vili; e così fece i principi contenti, pagandogli, e i popolari quieti, non avendo capi che gli inquietassono. Ma tra tutte le cose con le quali i capitani si guadagnano i popoli, sono gli esempli di castità e di giustizia; come fu quello di Scipione in Ispagna, quando egli rendé quella fanciulla di corpo bellissima al padre e al marito; la quale gli fece più che con l'armi guadagnare la Ispagna. Cesare, avendo fatto pagare quelle legne ch'egli aveva adoperato per fare lo steccato intorno al suo esercito in Francia, si guadagnò tanto nome di giusto, ch'egli si facilitò lo acquisto di quella provincia. Io non so che mi resti a parlare altro sopra questi accidenti; né ci resta sopra questa materia parte alcuna che non sia stata da noi disputata. Solo ci manca a dire del modo dello espugnare e difendere le terre; il che sono per fare volentieri, se già a voi non rincrescesse.
         BATISTA La umanità vostra è tanta, ch'ella ci fa conseguire i disiderii nostri sanza avere paura di essere tenuti prosuntuosi; poiché voi liberamente ne offerite quello che noi ci saremmo vergognati di domandarvi. Però vi diciamo solo questo: che a noi non potete fare maggiore né più grato beneficio, che fornire questo ragionamento. Ma prima che passiate a quell'altra materia, solveteci uno dubbio: s'egli è meglio continuare la guerra ancora il verno, come si usa oggi, o farla solamente la state e ire alle stanze il verno, come gli antichi.
         FABRIZIO Ecco, che se non fusse la prudenza del domandatore, egli rimaneva indietro una parte che merita considerazione. Io vi dico, di nuovo, che gli antichi facevano ogni cosa meglio e con maggiore prudenza di noi; e se nelle altre cose si fa qualche errore, nelle cose della guerra si fanno tutti. Non è cosa più imprudente o più pericolosa a uno capitano, che fare la guerra il verno; e molto più pericolo porta colui che la fa che quello che l'aspetta. La ragione è questa: tutta la industria che si usa nella disciplina militare, si usa per essere ordinato a fare una giornata col tuo nimico, perché questo è il fine al quale ha ad ire uno capitano, perché la giornata ti dà vinta la guerra o perduta. Chi sa adunque meglio ordinarla; chi ha lo esercito suo meglio disciplinato , ha più vantaggio in questa e più può sperare di vincerla. Dall'altro canto non è cosa più nimica degli ordini, che sono i siti aspri o i tempi freddi e acquosi; perché il sito aspro non ti lascia distendere le tue copie secondo la disciplina, i tempi freddi e acquosi non ti lasciano tenere le genti insieme; né ti puoi unito presentare al nimico, ma ti conviene alloggiare disiunto di necessità e sanza ordine, avendo ad ubbidire a' castegli, a' borghi e alle ville che ti ricevano; in maniera che tutta quella fatica da te usata per disciplinare il tuo esercito è vana. Né vi maravigliate se oggi guerreggiano il verno; perché, essendo gli eserciti sanza la disciplina, non conoscono il danno che fa loro il non alloggiare uniti, perché non dà loro noia non potere tenere quegli ordini e osservare quella disciplina che non hanno. Pure e' doverrebbono vedere di quanti danni è stato cagione il campeggiare la vernata, e ricordarsi come i Franzesi, l'anno millecinquecentotre, furono rotti in sul Garigliano dal verno e non dagli Spagnuoli. Perché, come io vi ho detto, chi assalta ha ancora più disavvantaggio; perché il mal tempo l'offende più, essendo- in casa altri e volendo fare la guerra; onde è necessitato, o, per stare insieme, sostenere la incommodità dell'acqua e del freddo, o, per fuggirla, dividere le genti. Ma colui che aspetta può eleggere il luogo a suo modo e aspettarlo con le sue genti fresche; e quelle può in uno subito unire ed andare a trovare una banda delle genti nimiche, le quali non possono resistere all'impeto loro. Così furono rotti i Franzesi, e così sempre fieno rotti coloro che assalteranno la vernata uno nimico che abbia in sé prudenza. Chi vuole adunque che le forze, gli ordini, le discipline e la virtù in alcuna parte non gli vaglia, faccia guerra alla campagna il verno. E perché i Romani volevano che tutte queste cose in che eglino mettevano tanta industria valessono loro, fuggivano non altrimenti le vernate, che l'alpi aspre e i luoghi difficili e qualunque altra cosa gli impedisse a potere mostrare l'arte e la virtù loro. Sì che questo basti alla domanda vostra, e vegnamo a trattare della difesa ed offesa delle terre e de' siti e della edificazione loro.


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