Niccolò Machiavelli

La mandragola


ATTO QUINTO

Scena prima

Fra' Timoteo solo
Fra' Timoteo - Io non ho potuto questa notte chiudere occhio, tanto è el desiderio, che io ho d'intendere come Callimaco e gli altri l'abbino fatta. Ed ho atteso a consumare el tempo in varie cose: io dissi mattutino, lessi una vita de' Santi Padri, andai in chiesa ed accesi una lampana che era spenta, mutai un velo ad una Nostra Donna, che fa miracoli. Quante volte ho io detto a questi frati che la tenghino pulita! E si maravigliono poi se la divozione manca! Io mi ricordo esservi cinquecento immagine, e non ve ne sono oggi venti: questo nasce da noi, che non le abbiamo saputa mantenere la reputazione. Noi vi solavamo ogni sera doppo la compieta andare a procissione, e facevànvi cantare ogni sabato le laude. Botavànci noi sempre quivi, perché vi si vedessi delle immagine fresche, confortavamo nelle confessioni gli uomini e le donne a botarvisi. Ora non si fa nulla di queste cose, e poi ci maravigliamo che le cose vadin fredde! Oh, quanto poco cervello è in questi mia frati! Ma io sento un gran romore da casa messer Nicia. Eccogli, per mia fé! E' cavon fuora el prigione. Io sarò giunto a tempo. Ben si sono indugiati alla sgocciolatura: e' si fa appunto l'alba. Io voglio stare ad udire quel che dicono sanza scoprirmi.


Scena seconda

Messer Nicia, Callimaco, Ligurio, Siro travestito
Messer Nicia - Piglialo di costà, ed io di qua, e tu, Siro, lo tieni per il pitocco, di drieto.
Callimaco - Non mi fate male!
Ligurio - Non aver paura va' pur via.
Messer Nicia - Non andian più là.
Ligurio - Voi dite bene. Lasciànl'ir qui: diàngli dua volte, che non sappi donde e' si sia venuto. Giralo, Siro!
Siro - Ecco.
Messer Nicia - Giralo un'altra volta.
Siro - Ecco fatto.
Callimaco - El mio liuto!
Ligurio - Via, ribaldo, tira via! S'io ti sento favellare io ti taglierò el collo!
Messer Nicia - E' si è fuggito. Andianci a sbisacciare: e vuolsi che noi usciàn fuori tutti a buona ora, acciò che non si paia che noi abbiam vegghiato questa notte.
Ligurio - Voi dite el vero.
Messer Nicia - Andate, Ligurio e Siro, a trovar maestro Callimaco, e li dite che la cosa è proceduta bene.
Ligurio - Che li possiamo noi dire? Noi non sappiamo nulla. Voi sapete che, arrivati in casa, noi ce n'andamo nella volta a bere: voi e la suocera rimanesti alle man' seco, e non vi rivedemo mai se non ora, quando voi ci chiamasti per mandarlo fuora.
Messer Nicia - Voi dite el vero. Oh! io vi ho da dire le belle cose! Mogliama era nel letto al buio. Sostrata m'aspettava al fuoco. Io giunsi su con questo garzonaccio, e, perché e' non andassi nulla in capperuccia, io lo menai in una dispensa, che io ho in sulla sala, dove era un certo lume annacquato, che gittava un poco d'albore, in modo ch'e' non mi poteva vedere in viso.
Ligurio - Saviamente.
Messer Nicia - Io lo feci spogliare: e' nicchiava; io me li volsi come un cane, di modo che gli parve mille anni di avere fuora e panni, e rimase ignudo. Egli è brutto di viso: egli aveva un nasaccio, una bocca torta... Ma tu non vedesti mai le più belle carne: bianco, morbido, pastoso! E dell'altre cose non ne domandare.
Ligurio - E' non è bene ragionarne. Che bisognava vederlo tutto?
Messer Nicia - Tu vuoi el giambo! Poi che io avevo messo mano in pasta, io ne volli toccare el fondo. Poi volli vedere s'egli era sano: s'egli avessi aùto le bolle, dove mi trovavo io? Tu ci metti parole!
Ligurio - Avevi ragion voi.
Messer Nicia - Come io ebbi veduto che gli era sano, io me lo tirai drieto, ed al buio lo menai in camera, messilo al letto; ed innanzi che mi partissi, volli toccare con mano come la cosa andava, ché io non sono uso ad essermi dato ad intendere lucciole per lanterne.
Ligurio - Con quanta prudenzia avete voi governata questa cosa!
Messer Nicia Tocco e sentito che io ebbi ogni cosa, mi usci' di camera, e serrai l'uscio, e me n'andai alla suocera, che era al fuoco, e tutta notte abbiamo atteso a ragionare.
Ligurio - Che ragionamenti son suti e vostri?
Messer Nicia - Della sciocchezza di Lucrezia, e quanto egli era meglio che, sanza tanti andirivieni, ella avessi ceduto al primo. Dipoi ragionamo del bambino, che me lo pare tuttavia avere in braccio, el naccherino! Tanto che io senti' sonare le tredici ore; e, dubitando che il dì non sopragiugnessi, me n'andai in camera. Che direte voi, che io non potevo fare levare quel ribaldone?
Ligurio - Credolo!
Messer Nicia - E' gli era piaciuto l'unto! Pure, e' si levò, io vi chiamai, e lo abbiamo condutto fuora.
Ligurio - La cosa è ita bene.
Messer Nicia - Che dirai tu, che me ne incresce?
Ligurio - Di che?
Messer Nicia - Di quel povero giovane, ch'egli abbia a morire sì presto, e che questa notte gli abbia a costar sì cara.
Ligurio - Oh! voi avete e pochi pensieri! Lasciàtene la cura a lui.
Messer Nicia - Tu di' el vero.-Ma e' mi par ben mille anni di trovare maestro Callimaco, e rallegrarmi seco.
Ligurio - E' sarà fra una ora fuora. Ma egli è già chiaro el giorno: noi ci andreno a spogliare; voi, che farete?
Messer Nicia - Andronne anch'io in casa, a mettermi e panni buoni. Farò levare e lavare la donna, farolla venire alla chiesa ad entrare in santo. Io vorrei che voi e Callimaco fussi là, e che noi parlassimo al frate, per ringraziarlo e ristorarlo del bene, che ci ha fatto.
Ligurio Voi dite bene: così si farà. A Dio.


Scena terza

Fra' Timoteo solo
Fra' Timoteo - Io ho udito questo ragionamento, e mi è piaciuto tutto, considerando quanta sciocchezza sia in questo dottore; ma la conclusione utima mi ha sopra modo dilettato. E poiché debbono venire a trovarmi a casa, io non voglio stare più qui, ma aspettargli alla chiesa, dove la mia mercatanzia varrà più. - Ma chi esce di quella casa? E' mi pare Ligurio, e con lui debb'essere Callimaco - Io non voglio che mi vegghino, per le ragioni dette: pur, quando e' non venissino a trovarmi, sempre sarò a tempo ad andare a trovare loro.


Scena quarta

Callimaco, Ligurio
Callimaco - Come io ti ho detto, Ligurio mio, io stetti di mala voglia infino alle nove ore; e, benché io avessi gran piacere, e' non mi parve buono. Ma, poi che io me le fu' dato a conoscere, e ch'io l'ebbi dato ad intendere l'amore che io le portavo, e quanto facilmente, per la semplicità del marito, noi potavamo viver felici sanza infamia alcuna, promettendole che, qualunque volta Dio facessi altro di lui, di prenderla per donna; ed avendo ella, oltre alle vere ragioni, gustato che differenzia è dalla ghiacitura mia a quella di Nicia, e da e baci d'uno amante giovane a quelli d'uno marito vecchio, doppo qualche sospiro, disse: - Poiché l'astuzia tua, la sciocchezza del mio marito, la semplicità di mia madre e la tristizia del mio confessoro mi hanno condutto a fare quello che mai per me medesima arei fatto, io voglio giudicare che venga da una celeste disposizione, che abbi voluto cosi, e non sono sufficiente a recusare quello che 'l Cielo vuole che io accetti. Però, io ti prendo per signore, patrone, guida: tu mio padre, tu mio defensore, e tu voglio che sia ogni mio bene; e quel che 'l mio marito ha voluto per una sera voglio ch'egli abbia sempre. Fara'ti adunque suo compare, e verrai questa mattina a la chiesa, e di quivi ne verrai a desinare con esso noi; e l'andare e lo stare starà a te, e potreno ad ogni ora e sanza sospetto convenire insieme. - Io fui, udendo queste parole, per morirmi per la dolcezza. Non potetti rispondere a la minima parte di quello che io arei desiderato. Tanto che io mi truovo el più felice e contento uomo che fussi mai nel mondo; e, se questa felicità non mi mancassi o per morte o per tempo, io sarei più beato ch'e beati, più santo ch'e santi.
Ligurio - Io ho gran piacere d'ogni tuo bene, ed ètti intervenuto quello che io ti dissi appunto. Ma che facciàn noi ora?
Callimaco - Andian verso la chiesa, perché io le promissi d'essere là, dove la verrà lei, la madre ed il dottore.
Ligurio - Io sento toccare l'uscio suo: le sono esse, che escono fuora, ed hanno el dottore drieto.
Callimaco - Avviànci in chiesa, e là aspetteremole.


Scena quinta

Messer Nicia, Lucrezia, Sostrata
Messer Nicia - Lucrezia, io credo che sia bene fare le cose con timore di Dio, e non alla pazzeresca.
Lucrezia - Che s'ha egli a fare, ora?
Messer Nicia - Guarda come la risponde! La pare un gallo!
Sostrata - Non ve ne maravigliate: ella è un poco alterata.
Lucrezia - Che volete voi dire?
Messer Nicia - Dico che gli è bene che io vadia innanzi a parlare al frate, e dirli che tí si facci incontro in sull'uscio della chiesa, per menarti in santo, perché gli è proprio, stamani, come se tu rinascessi.
Lucrezia - Che non andate?
Messer Nicia Tu se' stamani molto ardita! Ella pareva iersera mezza morta.
Lucrezia Egli è la grazia vostra!
Sostrata Andate a trovare el frate. Ma e' non bisogna, egli è fuora di chiesa.
Messer Nicia Voi dite el vero.


Scena sesta

Fra' Timoteo, Messer Nicia, Lucrezia, Callimaco, Ligurio, Sostrata
Fra' Timoteo - Io vengo fuora, perché Callimaco e Ligurio m'hanno detto che el dottore e le donne vengono alla chiesa. Eccole.
Messer Nicia - Bona dies, padre!
Fra' Timoteo - Voi sete le ben venute, e buon pro vi faccia, madonna, che Dio vi dia a fare un bel figliuolo mastio!
Lucrezia - Dio el voglia!
Fra' Timoteo E lo vorrà in ogni modo.
Messer Nicia - Veggh'io in chiesa Ligurio e maestro Callimaco?
Fra' Timoteo - Messer sì.
Messer Nicia - Accennategli.
Fra' Timoteo - Venite!
Callimaco - Dio vi salvi!
Messer Nicia - Maestro, toccate la mano qui alla donna mia.
Callimaco - Volentieri.
Messer Nicia - Lucrezia, costui è quello che sarà cagione che noi aremo uno bastone che sostenga la nostra vecchiezza.
Lucrezia - Io l'ho molto caro, e vuolsi che sia nostro compare.
Messer Nicia - Or benedetta sia tu! E voglio che lui e Ligurio venghino stamani a desinare con esso noi.
Lucrezia - In ogni modo.
Messer Nicia - E vo' dar loro la chiave della camera terrena d'in su la loggia, perché possino tornarsi quivi a loro comodità, che non hanno donne in casa, e stanno come bestie.
Callimaco - Io l'accetto, per usarla quando mi accaggia.
Fra' Timoteo - Io ho avere e danari per la limosina.
Messer Nicia - Ben sapete come, domine, oggi vi si manderanno.
Ligurio - Di Siro non è uomo che si ricordi?
Messer Nicia - Chiegga, ciò che i' ho è suo. Tu, Lucrezia, quanti grossi hai a dare al frate, per entrare in santo?
Lucrezia - Io non me ne ricordo.
Messer Nicia - Pure, quanti?
Lucrezia - Dategliene dieci.
Messer Nicia - Affogaggine!
Fra' Timoteo - E voi, madonna Sostrata, avete, secondo che mi pare, messo un tallo in sul vecchio.
Sostrata - Chi non sarebbe allegra?
Fra' Timoteo - Andianne tutti in chiesa, e quivi direno l'orazione ordinaria. Dipoi doppo l'ufizio, ne andrete a desinare a vostra posta. - Voi, aspettatori, non aspettate che noi usciàn più fuora: l'ufizio è lungo, io mi rimarrò in chiesa, e loro, per l'uscio del fianco, se n'andranno a casa. Valète!



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