Giacomo Leopardi

Operette morali
Note

- nota 1 - Erodoto, lib. 5, cap. 4. Strabone, lib. 11, edit. Casaub. p. 519. Mela, lib. 2, cap. 2. Antologia greca, ed. H. Steph, p. 16. Coricio sofista, Orat. fun. in Procop. gaz. cap. 35, ap. Fabric. Bibl Graec. ed. vet. vol. 8, p. 859.

- nota 2 - Con tutto che Atlante il più delle volte sia detto sostenere il cielo, vedesi nondimeno nel primo libro dell'Odissea, vers. 52 e seguenti, e nel Prometeo d'Eschilo, v. 347 e seguenti, che dagli antichi si fingeva eziandio che egli sostenesse la terra.

- nota 3 - Epimenide - Plinio, lib. 7, cap. 52. Diogene Laerzio, lib. 1, segm. 109. Apollonio, Hist. commentit. cap. 1. Varrone, de Ling. lat. lib 7. Plutarco, an seni gerenda sit respub. opp. ed.Francof. 1620, tom. 2, p. 784. Tertulliano, de Anima cap. 44. Pausania, lib. 1, cap. 10, ed. Kuhn. p. 35. Appendice vaticana dei Proverbi, centur. 3, proverb. 97. Suida, voc. Epimenides. Luciano, Timon. opp. ed. Amstel 1687, tom. 1, p. 69.

- nota 4 - Apollonio, Hist. commentit. cap. 3. Plinio, lib 7, cap. 52. Tertulliano, de Anima cap. 44. Luciano, Encom. Musc. opp. tom. 2, p. 376. Origene, contra Cels. lib. 3, cap. 32.

- nota 5 - In proposito di quest'uso, il quale è comune a molti popoli barbari, di trasfigurare a forza le teste, è notabile un luogo d'Ippocrate, de Aere, Aquis et Locis, opp. ed Mercurial. class. 1, p. 29, sopra una nazione del Ponto, detta dei Macrocefali, cioè Testelunghe; i quali ebbero per usanza di costringere le teste dei bambini in maniera, che elle riuscissero più lunghe che si potesse: e trascurata poi queste pratica, nondimeno i loro bambini nascevano colla testa lunga: perché, dice Ippocrate, così erano i genitori.

- nota 6 - Vedi il Vert-Vert del Gresset

- nota 7 - Sus vero quid habet praeter escam? cui quidem, ne putisceret, animam ipsam, pro sale, datam dicit esse Chrysippus. Cicerone, de Nat. Deor. lib. 2, cap. 64.

- nota 8 - Città favolosa, detta altrimenti El Dorado, la quale immaginarono gli Spagnuoli, e la credettero essere nell'America meridionale, tra il fiume dell'Orenoco e quel delle Amazzoni. Vedi i geografi.

- nota 9 - Vedi nelle gazzette tedesche del mese di marzo del 1824 le scoperte attribuite al sig. Gruithuisen.
[ndr. (Negli Appunti di Leopardi troviamo quanto segue - ed. cit., p. 211)
Baviera, Monaco 18 Marzo 1824.
"Il professore Gruithuisen di questa città le cui indagini selenognostiche son note p. gli annali astronomici di Bode, p. gli atti dei fisici di Bonna, e p. altre opere, ha parlato ne' predetti annali, ed anche successivamente, della scoperta fatta da esso col mezzo di buoni telescopi di Fraunhofer, di un edificio colossale simile ad una fortezza, situato quasi all'equatore della luna, con bastioni diritti che sono ordinati come le coste di una foglia di ontano. Si è saputo inoltre ch'egli ha scoperto anche moltissime strade beniss. construtte, i segni più evidenti di una cultura mensuale sulla superficie della Luna, ipotesi già sostenuta da Schrotes, e molte altre traccie di esseri intelligenti in quel pianeta. Siamo di parere che niuno ci chiederà guarentia di quanto si comprende in quest'articolo estratto dalla Gazzetta Universale. Son cose queste che abbisognano di confermna. F.(ogli) T.(edeschi). (Gazzetta di Milano, Lunedì 29 Marzo 1824, num. 89, p. 353.)]"

- nota 10 - Vedi Macrobio, Saturn. lib. 3, cap. 8. Tertulliano, Apologet. cap. 15. Era onorata la luna anche sotto nome maschile, cioè del dio Luno. Sparziano, Caracall. cap 6 et 7. Ed anche oggi nelle lingue teutoniche il nome della luna è del genere del maschio.

- nota 11 - Menandro rettorico, lib. 1, cap. 15, in Rhetor, græc. veter. A. Manut. vol. 1. pag. 604. Meursio, ad Lycophron. Alexandr. opp. ed. Lamii, vol. 5, col. 951.

- nota 12 - Ateneo, lib. 2, ed. Casaub. p. 57.

- nota 13 - Antonio di Ulloa. Vedi Carli, Lettere Americane, par. 4, lett. 7, opp. Milano 1784, tom. 14, p. 313 e seguente, e le Memor. encicloped. dell'anno 1781, compilate dalla Società letterar. di Bologna, p. 6 e seguente.

- nota 14 - That the moon is made of green cheese. Si dice in proverbio di quelli che danno ad intendere cose incredibili.

- nota 15 - Vedi gli astronomi dove parlano di quella luce, detta opaca o cenerognola, che si vede nella parte oscura del disco lunare al tempo della luna nuova.

- nota 16 - Plinio, lib. 16, cap. 30; lib. 2, cap. 55. Svetonio, Tiber. cap. 69.

- nota 17 - Voglio recare qui un luogo poco piacevole veramente e poco gentile per la materia, ma pure molto curioso da leggere, per quella tal forma di dire naturalissima, che l'autore usa. Questi è un Pietro di Cieza, spaguolo, vissuto al tempo delle prime scoperte e conquiste fatte da' suoi nazionali in America, nella quale militò, e stettevi diciassette anni. Della sua veracità e fede nelle narrative, si può vedere la prima nota del Robertson al sesto libro della Storia d'America. Riduco le parole all'ortografia moderna. «La segunda vez que volvìmos por aquellos valles, cuando la ciudad de Antiocha fué poblada en las sierras que están por encima dellos, oí decir, que los señores ó caciques destos valles de Nore buscaban por las tierras de sus enemigos todas las mugeres que podian; las quales traidas á sus casas, usaban con ellas como con las suyas proprias; y si se empreñaban dellos, los hijos, que nacian los criaban con mucho regalo, hasta que abian doce ó trece años; y desta edad, estando bien gordos, los comian con gran sabor, sin mirar que eran su substancia y carne propria: y desta manera tenien mugeres para solamente engendrar hijos en ellas para despues comer; pecado mayor que todos los que ellos hacen. Y háceme tener por cierto lo que digo, ver lo que pasó con el licenciado Juan de Vadillo (que en este año está en España; y si le preguntan lo que digo dirá ser verdad): y es, que la primera vez, que entraron Christianos españoles en estos valles, que fuímos yo y mis compañeros, vino de paz un señorete, que habia por nombre Nabonuco, y traia consigo tres mugeres; y viniendo la noche, las dos dellas se echaron á la larga encima de un tapete ó estera, y la otra atraversada para servir de almohada; y el Indio se echó encima de los cuerpos dellas, muy tendido; y tomó de la mano otra muger hermosa, que quedaba atras con otra gente suya, que luego vino. Y como el licenciado Juan de Vadillo le viese de aquella suerte, preguntóle que para qué habia traido aquella muger que tenia de la mano; y mirandolo al rostro el Indio, respondió mansamente, que para comerla; y que si él no hubiera venido, lo hubiera yá hecho. Vadillo, oido esto, mostrando espantàrse, le dijo: ¿pues como, siendo tu muger, la has de comer? El cacique, alzando la voz, tornó a responder diciendo: mira mira; y aun al hijo que pariere tengo tambien de comer. Esto que he dico, pasó en la valle de Nore: y en él de Guaca, que es él que dije quedar atras, oí decir á este licenciado Vadillo alguna vezes, como supo por dicho de algunos Indios viejos, por las lenguas que traíamos, que quando los naturales dél iban á la guerra, á los Indios que prendian en ella, hacian sus esclavos, los comian: y que despues que los mismos esclavos eran muy viejos, y sin potencia para engendrar, los comian tambien á ellos. Y á la verdad, como estos Indios no tenian fe, ni conocian al demonio, que tales pecados les hacia hacer, cuan maloy perverso era; no me espanto dello: porque hacer esto, mas lo tenian ellos por valentia, que por pecado». Parte primera de la Chronica del Perú hecha por Pedro de Cieza, cap. 12, ed. de Hanvers 1554, hoja 30 y siguiente.

- nota 18 - «Le nombre des indigènes indépendans qui habitent les deux Amériques decroît annuellement. On en compte encore environ 500.000 au nord et à l'ouest des États Units, et 400.000 au sud des républiques de Rio de la Plata et du Chili. C'est moins aux guerres qu'ils ont à soutenir contre les gouvernements américains, qu'à leur funeste passion pours les liqueurs forts et aux combats d'extermination qu'ils se livrent entre eux, que l'on doit attribuer leur décroissement rapide. Ils portent à un tel point ces deux excès, que l'on peut prédire, avec certitude, qu'avant un siècle ils auront complètement disparu de cette partie du globe. L'ouvrage de M. Schoolcraft (intitolato Travels in the central portions of the Mississipi valley; pubblicato a New York l'anno 1825) est plein de détails curieux sur ces propriétaires primitifs du Nouveau-Monde; il devra être d'autant plus recherché, que c'est, pour ainsi dire, l'histoire de la dernière période d'existence d'un peuple qui va s'éteindre». Révue Encyclopédique, tom. 28, novembre 1825, pag 444.

- nota 19 - Questo fatto è vero

- nota 20 - Famose voci di Archimede, quando egli ebbe trovato la via di conoscere il furto fatto dall'ertefice nel fabbricare la corona votiva del re Gerone.

- nota 21 - I desiderosi di quest'arte potranno in effetto, non so se apprenderla, ma studiarla certamente in diversi libri, non meno moderni che antichi: come, per modo di esempio, nelle Lezioni dell'arte di prolungare la vita umana scritta ai nostri tempi in tedesco dal signor Hufeland, state anco volgarizzate e stampate in Italia . Nuova maniera di adulazione fu quella di un Tommaso Giannotti medico da Ravenna, detto per soprannome il filologo, e stato famoso a' suoi tempi; il quale nell'anno 1550 scrisse a Giulio terzo, assunto in quello stesso anno al pontificato, un libro de vita hominis ultra CXX annos protrahenda, molto a proposito dei Papi, come quelli che quando incominciano a regnare, sogliono essere di età grande. Sarebbe libro da ridere, se non fosse oscurissimo. Dice il medico, averlo scritto a fine principalmente di prolungare la vita al nuovo Pontefice, necessaria al mondo; confortato anche a scriverlo da due Cardinali, desiderosi oltremodo dello stesso effetto. Nella dedicatoria, vives igitur, dice, beatissime pater, ni fallor, diutissime. E nel corpo dell'opera, avendo cercato in un capitolo intero cur Pontificum supremorum nullus ad Petri annos pervenerit, ne intitola un altro in questo modo: Iulius III papa videbit annos Petri et ultra; huius libri, pro longaeva hominis vita et christianae religionis commodo, immensa utilitate. Ma il Papa morì cinque anni appresso, in età di sessantasette. Quanto a sé, il medico prova che se egli per caso non passerà o non toccherà il centoventesimo anno dell'età sua, non sarà sua colpa, e i suoi precetti non si dovranno disprezzare per questo. Si conchiude il libro con una ricetta intitolata, Iulius III vitae longaevae ac sempre sane consilium.

- nota 22 - Vedi Luciano, Dial. Menip. et Chiron. opp. tom. 1, p. 514.

- nota 23 - Pindaro, Pyth. od. 10, v. 146 et seqq. Strabone, lib. 15, p. 710 et seqq. Mela, lib 3, cap. 5. Plinio, lib. 4, cap. 12 in fine.

- nota 24 - Plinio, lib. 6, cap. 30; lib. 7, cap. 2. Arriano, Indic., cap. 9.

- nota 25 - Lettres philosophiques, lett. 11.

- nota 26 - Suida, voc. Leuchè hèméra.

- nota 27 - Ebbe Torquato Tasso, nel tempo dell'infermità della sua mente, un'opinione simile a quella famosa di Socrate; cioè credette vedere di tratto in tratto uno spirito buono ed amico, e avere con esso lui molti e lunghi ragionamenti. Così leggiamo nella vita del Tasso descritta dal Manso: il quale si trovò presente a uno di questi o colloqui o soliloqui che noi li vogliamo chiamare.

- nota 28 - Apollonio, Hist. commentit. cap. 46. Cicerone, de Divinat. lib 1, cap. 30; lib 2, cap. 58. Plinio, lib. 18, cap. 12. Plutarco, Convival Quæstion. lib. 8, quæst. 10, opp. tom. 2, p. 734. Dioscoride, de Materia Medica, lib. 2, cap. 127.

- nota 29 - Meursio, Exercitat. critic. par. 2, lib. 2, cap. 19, opp. vol. 5, col. 662

- nota 30 - Camoens, Lusiad. canto 5.

- nota 31 - Seneca, Natural. Quæstion. lib. 6, cap. 2.

- nota 32 - Pausania, lib. 2, cap. 20, p. 157.

- nota 33 - Lib. 1, ed. di Milano 1803, vol. 1, p. 79.

- nota 34 - Montesquieu, Fragment sur le Goût; de la sensibilité.

- nota 35 - Povera e nuda vai, Filosofia. Petrarca, parte 4, son. 1. La gola e 'l sonno.

- nota 36 - De Senect. cap. 23.

- nota 37 - Appresso a Stobeo, ed. Gesner. Tigur. 1559, serm. 96, p. 529.

- nota 38 - Somn. Scip. cap. 7.

- nota 39 - Vedi, tra gli altri, circa queste famose mummie, che in linguaggio scientifico si direbbero preparazioni anatomiche, il Fontenelle, Éloge de mons. Ruysch.

- nota 40 - Lo studio del Ruysch fu visitato due volte dallo Czar Pietro primo: il quale poi, comperato, lo fece condurre a Pietroburgo.

- nota 41 - Il mezzo usato dal Ruysch a conservare i cadaveri, furono le iniezioni di una certa materia composta da esso, la quale faceva effetti maravigliosi.

- nota 42 - De Senect. cap. 7.

- nota 43 - Oeconom. cap. 20, § 23.

- nota 44 - Cap. 6.

- nota 45 - Lib. 1, segm. 69.

- nota 46 - Lib. 2, segm. 31.

- nota 47 - Ibid. segm. 95.

- nota 48 - Lib. 4, segm. 48

- nota 49 - Præcept. gerend. reipub. opp. tom. 2, p. 709 et seq.

- nota 50 - Parad. 1 in fine.

- nota 51 - Lib. 2, cap. 8, sect. 9; c. 9, sect. 5.

- nota 52 - Peripl. in Geogr. græc. min. p. 5.

- nota 53 - Cyneget. cap. 5, § 4.

- nota 54 - Vedi, tra gli altri, il Buxtorf, Lexic. Chaldaic. Talmud. et Rabbin. col. 2653 et seq.

- nota 55 - Come un buon numero di Gentili e di Cristiani antichi, molti anco degli Ebrei (tra' quali Filone di Alessandria, e il rabbino Mosè Maimonide) furono di opinione che il sole, e similmente i pianeti e le stelle, avessero anima e vita.. Veggasi il Gassendi, Physic. sect. 2, lib. 2, cap. 5; e il Petau, Theologic. dogm. de sex dier. opific. lib. 1, cap. 12, § 5 et seqq.

- nota 56 - Questa è conclusione poetica, non filosofica. Parlando filosoficamente, l'esistenza, che mai non è cominciata, non avrà mai fine.

- nota 57 - Copernico in effetto lo dedicò al Pontefice Paolo III.

- nota 58 - Diogene Laerzio, Vit. Plat. segm. 80.

- nota 59 - Molto differiscono le opinioni del secolo decimonono da quelle di Porfirio nel proposito dello stato naturale e della civiltà. Ma questa differenza non importerebbe altra contesa che di nomi in ciò che appartiene agli argomenti di Porfirio per la morte volontaria. Chiamando miglioramento o perfezionamento o progresso quello che Porfirio chiama corruttela, e natura migliorata o perfezionata quella che il medesimo chiama secondo natura, il valore dei ragionamenti di quello non iscemerebbe in alcuna parte.

- nota 60Cicerone, Tuscul. lib. 1, cap. 34. Valerio Massimo, lib. 8, cap. 9. Diogene Laerzio, lib. 2, segm. 86. Suida, voc. Aristippos. -

- nota 61 - Parte 2, Canzone 5, Solea dalla fontana di mia vita.

- nota 62 - Vedi, Stobeo, Serm. 96, p. 527 et seqq. Serm. 119, p. 601 et seqq.


 
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Ultimo aggiornamento: 26 February 1998