Giuseppe Bonghi
Introduzione
a
Il campiello
di
Carlo Goldoni
Introduzione
Questa commedia
di grande successo fu messa in scena per la prima volta al Teatro San Luca durante il
carnevale del 1756 il diciannove febbraio, e il successo fu dovuto, secondo lo stesso
Goldoni, all'osservazione approfondita e diretta del popolino, della 'plebe' veneziana,
chiusa nel ristretto orizzonte del campiello, cioè della piazzetta su cui si
affacciano le case. Il campiello diventa un po' il salotto nel quale si scambiano
impressioni e sentimenti, in cui si attua una sorta di vita in comune che si snoda di
volta in volta tra gelosie e solidarietà sincera, tra scontri e rappacificazioni nella
coscienza che la sorte di uno solo degli abitanti è la sorte di tutti.
Protagonista non è questo o
quell'individuo, ma questo vivere insieme la vita, questo incontrarsi quotidiano in
comune, nel campiello di cui le singole case sono quasi un'appendice, in cui i caratteri
singoli degli individui si fondono nel più vasto modello comportamentale che è la vita
stessa colle sue mille sfaccettature, nella varietà di un vivere quotidiano scandito
dalle circostanze che si susseguono spesso in modo autonomo e indipendente dalla volontà
umana ma talvolta create dagli stessi individui.
Il linguaggio stesso è quello del
popolo, colla sua semplicità e la sua rozzezza, sempre teso comunque a cogliere delle
circostanze il lato più vero e più comprensibile a tutti e a marcare nettamente la
diversità esistenziale e idealistica esistente fra le due classi sociali che formano la
società del Settecento, quella nobiliare e quella plebea.
La commedia mette in rilievo il
quotidiano non come semplice trascrizione fine a se stessa, ma come coscienza della
quotidianità, che è il primo e sostanziale passo in avanti per superare divisioni e
contrasti e per cominciare ad abbattere il muro esistente fra le opposte concezioni di
vita proprie delle due classi sociali. Goldoni riesce a fare di un ambiente, un campiello,
il protagonista assolito di una commedia: l'atmosfera, i colori variopinti ma mai
sgargianti, l'architettura delle case che lo racchiudono creano un'aria magica e incantata
che si spande sui personaggi vivificandoli e dando loro quella vitalità che solo nel
campiello possono prendere. Il campiello è il luogo dell'anima, nel quale fiduciosamente
ogni personaggio si rifugia e nel quale si scioglie la differenza tra vita reale e teatro,
tra realtà e finzione scenica.
L'AUTORE A CHI LEGGE
Questa è una di
quelle Commedia che soglio preparare per gli ultimi giorni di Carnovale, sendo più atte
in quel tempo a divertire il popolo che corre affollatamente al Teatro. L'azione di questa
Commedia è semplicissima, l'intreccio è di poco impegno, e la peripezia non è
interessante; ma ad onta di tutto ciò, ella è stata fortunatissima sulle scene in
Venezia non solo, ma con mia sorpresa in Milano fu così bene accolta, che si è replicata
tre volte a richiesta quasi comune. La mia maraviglia fu grande, perchè ella è scritta
coi termini più ricercati del basso rango e colle frasi ordinarissime della plebe, e
verte sopra i costumi di cotal gente, onde non mi credeva che fuori delle nostre lagune
potesse essere intesa, e così bene goduta. Ma vi è una tal verità di costume, che
quantunque travestito con termini particolari di questa Nazione, si conosce comunemente da
tutti.
I versi di questa Commedia sono
dissimili da tutti gli altri che si leggono ne' miei Tomi e che corrono alla giornata.
Questi non sono i soliti Martelliani, ma versi liberi di sette e di undici piedi, rimati e
non rimati a piacere, secondo l'uso dei drammi che si chiamano musicali. Una tal maniera
di scrivere pare che non convenga all'uso delle Commedie, ma il linguaggio Veneziano ha
tali grazie in se stesso, che comparisce in qualunque metro, ed in questo precisamente mi
riuscì assai bene.
Il titolo del Campiello
riuscirà nuovo a qualche forastiere non pratico della nostra città. Campo da noi si dice
ad ogni piazza, fuori della maggiore che chiamasi di San Marco. Campiello dunque è
il diminutivo di Campo, che vale a dire è una Piazzetta, di quelle che per lo più sono
attorniate da case povere e piene di gente bassa. Usasi nell'estate in queste piazzette un
certo gioco che chiamasi il «Lotto della Venturina», con cui si cava la grazia a
similitudine del «Birbis», con alcune pallottole, e il più o il meno guadagna, secondo
è stato prima deciso, se il più od il meno dee guadagnare. Il premio di questo lotto
suol consistere per lo più in pezzi di maiolica di poco prezzo, ed è un divertimento che
chiama alle finestre o alla strada la maggior parte del vicinato. Con questo gioco
principia la Commedia, la quale poi prosseguisce con quegli strepiti che sono soliti di
cotal gente e di tali siti, e termina con quell'allegria che pure è frequente nelle
medesime circostanze, e che va bene adattata alla stagione per cui fu la Commedia presente
ordinata.
Dalle Memorie
(Carlo Goldoni, Memorie, Rizzoli, Milano 1985, pagg. 385-386)
... bisognava rallegrare le scene, così diedi per la fine dell'autunno
una commedia veneziana in versi sciolti, Il campiello; è uno di quel lavori che i
romani chiamavano tabernariae, e che noi diremmo popolaresche o plebee.
Il campiello, che costituisce la scena
invariabile, è circondato di casucce abitate da popolani; è teatro di giuochi, di balli,
di chiassate; a volte è convegno dell'allegria, a volte di litigi.
La scena s'apre con una specie di
lotteria, detta la venturina. Un giovane compare nel campiello con una cesta piena di
belle statuine di porcellana; si annuncia con il suo noto grido; le ragazze e le vecchie
madri compaiono sulle porte, alle finestre, sulle' terrazzette.
Il giovane tiene in mano un sacchetto; fa
cavare da ogni concorrente una pallina contro una modesta somma, il premio è una
statuetta. Le donne radunate non possono non bisticciare: ognuna vuol essere la prima:
ognuna vuol scegliere la statuetta vinta; ognuna vanta i suoi diritti di preferenza; con
quelle liti il pubblico viene a sapere i nomi, le condizioni, i difetti, i caratteri e gli
intrighi di quelle loquaci comari.
Le giovani hanno ognuna il proprio
amante; la gelosia le tormenta, la maldicenza le fa litigare, l'amore le riconcilia. Ci
sono incidenti strani, molto comico, molta allegria, e una morale intonata al genere di
persone di cui si tratta e che si può applicare alle donne di qualsiasi condizione.
Il campiello piacque molto. Tutto
era preso dal popolino, ma tutto era di una verità che ognuno conosceva, e i grandi come
i piccini ne furono contenti; infatti avevo avvezzato i miei spettatori a preferire la
semplicità all'orpello, e la natura agli sforzi dell'immaginazione.
- Edizione HTML e impaginazione a cura di: Giuseppe Bonghi, Agosto 1996
© 1996 - by prof. Giuseppe Bonghi
E-mail: Giuseppe Bonghi - bonghi@mail.fausernet.novara.it
Ultimo aggiornamento: 23 giugno 2000