Carlo Goldoni
I rusteghi
NOTE
LE NOTE SONO A CURA DELL'AUTORE
(1) Fia: Figlia.
(2) Deboto: Or ora.
(3) xe fenio: È finito; servendo per sempre, che il xè in
veneziano vuol dire "è". "est".
(4) abuo: avuto.
(5) Co giera: Quando io era.
(6) mare: madre.
(7) sia: sei.
(8) se fava: si faceva.
(9) sul Liston: situazione stabilita dall'uso nella gran
Piazza di San Marco, ove si fa il passeggio delle maschere.
(10) andar a torziando: andar gironi.
(11) gnanca: nemmeno.
(12) un fià: un poco.
(13) petazza: sguaiata.
(14) lasagnera: che vende le paste.
(15) Ghe xè... in cantier?: C'è niente per aria?
(16) co fa: come
(17) Animo laorè: via lavorate.
(18) élo: egli, cioè s'intende il padrone di casa.
(19) co spessego: come io mi sollecito.
(20) novizzo: sposo.
(21) gnanca mo: quel mo repplicato è un certo modo caricato di
lamentarsi, conveniente all'età di Lucietta.
(22) Sia malignazzo: lo stesso che maledetto, ma con più
modestia.
(23) Coss'è sti sezzi: Che malegrazie son queste?
(24) maregna: matrigna
(25) Davantazo: Di vantaggio.
(26) me rosega: mi rode, mi tormenta
(27) fiastra: figliastra
(28) lovo: lupo
(29) pagae a zornada: pagate a giornata.
(30) vegnimo a dir el merito: un intercalare vizioso.
(31) in pase: in pace.
(32) el va zoso: va giù, dà fuori. (dà in
escandescenze, ndr)
(33) e avè tanto muso: e avete tanta faccia?
(34) el volto sul muso: la maschera sulla faccia?
(35) le pute: le fanciulle.
(36) tute do: tutte due
(37) ancuo: oggi.
(38) che se tolemo... zornada: che ci prendiamo la nostra
giornata. I capi di casa all'antica concedevano una giornata di carnovale alla famiglia.
Ora tutti i giorni sono compagni.
(39) Oh magari: il Ciel volesse.
(40) no vago: non vado
(41) parone: padrone, cioè mogli
(42) caro vecchio: parola detta per amore
(43) Co se diè: è un detto di baso volgo, che spiega essere
quei' taliuomini di proposito, cioè come devono essere.
(44) putelezzi: ragazzate. (pacchieti: merendine, ndr)
(45) preson: prigione
(46) quel che se dise: quello che si dice.
(47) chi ve dà drio: chi vi seconda.
(48) se fa... per lengua: fa mormorare
(49) se fa meter su i ventoli: farsi mettere sui ventagli, è
lo stesso che farsi ridicoli.
(50) sporchezzi: porcherie.
(51) un scoazzer: uno di quelli che raccolgono le immondizie
(52) maridozzo: urattato di matrimonio, in modo di dire
bassissimo.
(53) no me n'impazzo: non m'impiccio.
(54) soto... cielo: modo di dire, che è lo stesso, come se si dicesse
sotto il cielo, semplicemente.
(55) cossa songio mi?: cosa sono io?
(56) muggier: moglie
(57) Destrighève: Spicciatevi
(58) La fenìmio?: La vogliamo finire?
(59) de sèa?: di seta?
(60) cerchi: guardinfanti.
(61) cartoline sul fronte: papigliotti. (nastrini
colorati, ndr.)
(62) Zoggie: Gioje
(63) manini: smanigli (braccialetti, ndr.)
(64) al dì d'ancuo: al giorno d'oggi
(65) in cao a cent'anni: in capo a cent'anni.
(66) compare: termine d'amicizia.
(67) straculi de vedèlo: la coscia del vitello.
(68) che v'intriga i bisi: che venga a infastidirvi.
(69) E i fioi sta da fioi: E i figliuoli stanno da figliuoli.
(70) un bagatin: la duodecima parte d'un soldo.
(71) i fondèli a le braghesse: le pezze ai calzoni.
(72) latesini: animelle.
(73) nevodo: nipote.
(74) mezzà: studio, scrittoio.
(75) Sentève: Sedete.
(76) marendar: far colazione.
(77) àmia: zia.
(78) barba: zio.
(79) El dì da laorar: I giorni da lavoro.
(80) la Zuecca: la Giudecca, isola deliziosa dirimpetto a
Venezia, e poco distante
(81) Castelo: uno de' sestieri di Venezia, che ha delle
passeggiate piacevoli.
(82) Piazza: intendesi in Venezia, quando si dice la Piazza,
quella di San Marco; le altre piazze si chiamano campi.
(83) mo i... catà: si sono per l'appunto trovati.
(84) el m'ha ... ose: mi ha dato su la voce.
(85) Varè: guardate.
(86) in cao de tanto: dopo tanto tempo.
(87) brontolè?: Borbottate?
(88) se ... taggialegni: se fossimo taglialegni, gente
villana, nata nelle valli più incolte.
(89) Per... gamba: in veneziano "cosa" si dice
"cossa", e "coscia" si dice "cossa", dunque succede
l'equivoco scherzoso di cossa e gamba.
(90) la spesa: s'intende il bisognevole per il pranzo.
(91) No se disna ancuo?: Non si pranza oggi?
(92) lu: questo lu dà una certa forza all'espressione,
che non si può tradurre.
(93) Muème el nome: cambiatemi il nome.
(94) cugnà: cognato.
(95) I bate: picchiano.
(96) scempio: stolido.
(97) So... mio: suo marito è sul fare del mio.
(98) ghe va drio: le va dietro.
(99) nevero: non è egli vero?
(100) arente: Appresso
(101) cara fia: cara figlia, dicesi per amicizia.
(102) careghe: seggiole.
(103) defendève: difendetevi.
(104) Sì ben: lo stesso che sì.
(105) Fai nozze?: fanno nozze in casa?
(106) Contème: raccontatemi.
(107) Sènteli?: Sentono?
(108) Un gran codogno: codogno vuol
dire melo cotogno, ma qui s'intende per uno sproposito, per una cosa malfatta.
(109) Serar el contrato: vuol dire sottoscriver la scritta.
(110) gnanca per insonio: nemmen per sogno.
(111) che i tenda: che badino.
(112) A do ore: A due ore di notte, cioè due ore
dopo il tramontar del sole.
(113) lassème... a mi: lasciate la cura a me.
(114) E po?: E poi?
(115) dopo... Adese: Scherzo di parole fra il Po
fiume, e po proposizione, che vuol dire "poi". Dopo il Po vien l'Adese
vuol dire, che dopo il Po si trova il fiume Adige, onde da cosa nasce cosa.
(116) gaìna: finta, accorta, maliziosa.
(117) Co sta sorte de cai: con questa sorte di
gente? (cai significa propriamente teste, ndr.)
(118) Puffeta: espressione che spiega assaissimo la
maraviglia e il dispregio.
(119) pampalugo: babbeo, scioccone.
(1) desmesse: senza adornamenti.
(2) che ve meto su: Che vi do io de' consigli.
(3) boniman: arbitrî.
(4) fursi: forse?
(5) co: quando.
(6) traversa: grembiale.
(7) co fa: come
(8) in scondon: di nascosto
(9) cascate: manicotti.
(10) no la me desdiga: non mi discovenga.
(11) Maregna: matrigna.
(12) scovoli: scovolo in veneziano è uno spazzolino di
sarmenti di biade minute, con cui si ripuliscono i tondi in cucina.
(13) fiape: appassite.
(14) de lissìa: di bucato.
(15) spuzzete: begli umoretti.
(16) mustazze: rimbrotti.
(17) che ve la zola: che io v'allacci.
(18) anticaggia: anticaglia.
(19) Slarghèle un pochetin: allargatele un poco.
(20) Voleu zocar?:Volete giuocare.
(21) maledetonazza:Maledettissima
(22) vardar: guardare.
(23) scarsela: saccoccia.
(24) strazzetto: straccietto.
(25) che fruessi: che logoraste.
(26) spienza: Spienza vuol dire la milza, ma in
proverbio patire la spienza s'intende per uomo avaro.
(27) piavola de Franza: Bamboccia che si espone in Venezia dai
professori di mode.
(28) che ... roba: che le gridi.
(29) sbrindoli: ciondoli.
(30) chi v'ha dà quei sporchezzi?: Chi vi ha dato quelle
porcherie?
(31) ma ... sesto: Una donna di garbo.
(32) un galan: Un nastro.
(33) Siestu... ti xè: Che tu sia benedetta dove tu sei.
(34) busie: bugie.
(35) Cospetto e tacca via: esclamazione bassa, collerica, per
non bestemmiare.
(36) Patrona: questo saluto: patron, patrona è
l'ordinario, e quasi indispensabile di questo ordine di persone.
(37) Cavève: andate via.
(38) cargadura: caricatura.
(39) cotus: Abito assai succinto, che si usava molti anni
prima.
(40) de ganzo: di broccato.
(41) Arzento e sguazzo: argento in quantità.
(42) de sèa: di seta.
(43) Se ghe tendessimo a lori: Se badassimo a loro.
(44) i ne meterave i moccoli drio: "Mettere i moccoli
dietro a qualcheduno" vuol dire svergognarlo, deriderlo.
(45) ficar in caneo: andarsi a nascondere.
(46) intendacchio: Giudizio, detto burlescamente.
(47) Ve dirìa de chi ha nanìo: vi direi delle villanie.
(48) diese: dieci
(49) Mondo niovo: quelle macchinette che si mostrano in Piazza
ai curiosi per poco prezzo.
(50) sunava le boneman: raccoglieva le mance.
(51) che ghe bruscava: ch'io gli cavava di mano.
(52) e co i scuodo: e quando li riscuoto.
(53) I li buta via... a palae: li gettano con la pala.
(54) le braghesse: i calzoni.
(55) raìse: espressione tenera, amorosa, lo stesso che
"viscere".
(56) no falo voggia: non muove a baciarlo, a vezzeggiarlo?
Ecc.
(57) mezzà: in Venezia dicesi a quella stanza, in cui
si fanno le maggiori faccende: mezzà è lo studio degli avvocati, sei ministri,
dei legali, dei mercadanti; dicesi anche mezzà ad una o più stanze, che sono ad
un primo piano al di sotto del piano nobile, ed alcuni ve ne sono anche a terreno.
(58) Eh via!: espressione di meraviglia.
(59) me strucola de carezze: mi carica di carezze.
(60) un fià: niente.
(61) sgangolir: penare.
(62) tanto fa: è tutt'uno.
(63) no ghe xè gnente de seguro: non vi è niente di
certo.
(64) El me par un insonio: Mi pare un sogno.
(65) spiegheressi volentira sto insonio: spiegheresti
volentieri il sogno, s'intende verificarlo.
(66) No vorla?: C'è dubbio?
(67) bocon de gringola: allegrezza con desiderio.
(68) butè a monte: non parlate altro.
(69) àmia: si replica, che àmia vuol dire zia
(70) che stomeghezzi: che sguaiataggini.
(71) m'ha tocà: intende ironicamente del suo cattivo marito.
(72) la ranzigna la schizza: aggrinza il naso.
(73) luminal: finestra a tetto per dar lume al soffitto.
(74) le me mete in saor: mi mettono in sapore, cioè in
lusinga.
(75) malignazonazza: grandissima.
(76) De Diana: lo stesso come se si dicesse: Per Bacco!
(77) torso de verza: tronco di cavolo.
(78) Le parla in zergo: parlano in gergo.
(79) Tegnive in bon: insuperbite.
(80) un punto de sesto: un giovine di garbo.
(81) Co saremo a quela: Quando sarò nel caso.
(82) pezo: peggio.
(83) sutilo: delicato.
(84) No pol far che el vegna: può star poco
a venire
(75) a tola: a tavola.
(86) Un'occhiadina in sbrisson: un'occhiata alla sfuggita.
(87) donca: dunque.
(88) nè intrar, nè insir: né entrata, né uscita, cioè non
ci ho interesse veruno.
(89) no gh'è nè sesto, nè modelo: lo stesso che dire né
dritto, né rovescio
(90) cugnà: cognato.
(91) che bon sesto!: che bel garbo!
(92) pometo da riosa: mela rosa.
(93) malistente: appena.
(94) se sarè destinai, ve torè: se sarete destinati, vi
sposarete.
(95) colù: colui.
(96) i se la baterà: se ne andranno
(97) sbattueta: di malavoglia.
(98) tremazzo: tremore.
(99) freve: febbre.
(100) M'inspirito: Tremo, ho paura.
(101) a levar: a prendere.
(102) i se dà la man: si sposano.
(103) brui longhi: brodi lunghi.
(104) le buele: le budella.
(105) un fa pele: un ingaggiator di soldati. (Propriamente,
un commerciante in pelli, la pelle degli uomini, ndr.)
(1) castighèle: castigatele
(2) custìe: costoro.
(3) a monte el matrimonio: non si parli più del matrimonio.
(4) liogo: loco.
(5) ficarle: metterle per forza.
(6) Pàrlio ben?: parlo bene?
(7) la brena: la briglia.
(8) E co avè molà: e quando avete ceduto.
(9) lassar che la zente diga: lasciar che la gente dica quel che
sa dire.
(10) savè: sapete.
(11) Oibò: messer no.
(12) pezo: peggio.
(13) vòltela, mènela: volta, rivolta.
(14) smalar: svergognare, deridere.
(15) fora: s'intende in villa.
(16) le intrae: le entrate.
(17) qualche motivo: qualche cenno.
(18) da scondon: di nascosto.
(19) l'oggio: l'ho
(20) la gh'ha filo: ha timore.
(21) gatolo: quasi tutte le strade di Venezia hanno de' piccioli
canaletti lateralmente, dove si uniscono le immondizie, e per dove scorre e si perde
l'acqua piovana, e si chiamano gattoli.
(22) ma me vôi: non mi voglio.
(23) correzème: correggetemi
(24) che raccola: che bagatella
(25) martuffo: sciocco.
(26) el dopera: lo adoperi.
(27) co: quando
(28) do: due
(29) che lo menè: che lo conduciate.
(30) che tegnisse terzo: che tenesse mano.
(31) sul vostro andar: fatto alla vostra maniera.
(32) i s'ha piasa: si son piaciuti
(33) Ho fenìo la renga; laudè el matrimonio, e compatì l'avocato:
Ho terminato l'aringa, approvate il matrimonio, e compatite l'avvocato. Scherza sulla
maniera con cui si terminavano ordinariamente le aringhe degli avvocati in Venezia.
(34) lauderave: approverei.
(35) verde: l'urna verde è quella de' voti contrari
(36) ho paura che bisognerà che taggiemo: temo che si dovrà
revocare.
(37) mario: marito.
(38) s'avesse desmentegà: si fosse scordato.
(39) alocco: qui l'autore parla di se stesso, che non si scorda
ciò di cui ha parlato.
(40) la me fa una renga, e mi laudo: mi fa un'aringa, ed io
approvo.
(41) Mi chiapo su: Chiapo vuol dire prendo: qui s'intende risolvo
sul momento, e vado via.
(42) butarla fora: gettarla fuori.
(43) Oe, i xe lori: Ehi, son dessi.
(44) in drio: indietro.
(45) fifar: pianger, detto bassamente.
(46) ve muè: vi cambiate.
(47) zirandole: ruotelle di fuochi artificiali, ed anco
gioccolini da bambini, che girano coll'agitazione dell'aria.
(48) sutilo: sottile, delicato.
(49) In suma: Insomma.
(50) tegnìlo: tenetelo, sostenetelo.
(51) che cuor gh'aveu?: Che core avete?
(52) compare: in Venezia quelli che servono da testimonio nei
matrimoni, si chiamano "compari dall'anello".
(53) ancuo: oggi.
(54) a tola: a tavola.
(55) desmesteghi: domestici, cioè umani, trattabili.
© 1999 - by prof. Giuseppe Bonghi
- E-mail: Giuseppe.Bonghi@mail.fausernet.novara.it
Ultimo aggiornamento: 13 novembre 1999