Giuseppe Bonghi
Biografia
di
Baldassar Castiglione
Baldassar Castiglione
nasce a Casatico, una villa di sua proprietà nel mantovano, il 6 dicembre 1478 dal nobile
Cavaliere Cristoforo da Castiglione e da Luigia Gonzaga della linea dei Marchesi di
Mantova. Giovinetto viene mandato a studiare a Milano, dove era nel suo massimo splendore
la Corte di Lodovico Sforza, che volentieri accoglieva presso di sé gli uomini validi e
celebri nelle armi, nelle Lettere e nelle Arti in genere. Per questa grande e umana
disponibilità il Castiglione desiderò di entrare al servizio del Duca, cominciando ad
esercitarsi nel cavalcare e nell'uso delle armi, raggiungendo una così elevata destrezza
che si acquistò presto una notevole fama e la stima della Corte stessa.
A Milano ebbe per maestri, insieme a
Filippo Beroaldo il Vecchio, Demetrio Calcondile per il Greco e Giorgio Merula per il
Latino, lingua in cui studiò più dogni altro Cicerone, Virgilio e Tibullo; e fu in
queste due discipline che provò le maggiori soddisfazioni e ritrovò quei profondi
insegnamenti, senza i quali non avrebbe potuto essere "né gentile né valoroso
cavaliere"; per quanto riguarda la nostra lingua studiò soprattutto Dante e Petrarca
e fra i suoi contemporanei Lorenzo dei Medici e il Poliziano per la facilità
deloquio e la naturalezza espressiva.
Alla morte del padre, che finì di vivere
pochi giorni dopo essere stato ferito nella battaglia del Taro presso Fornovo di Val di
Taro (in provincia di Parma) nel luglio 1495, ritornò a Mantova, entrando al servizio del
duca Francesco Gonzaga, che lo accolse con molto favore. Accompagnò quindi il Duca stesso
nella sua spedizione di Napoli, allorché questi andava, alla testa dell'esercito
francese, alla conquista di quel regno.
Dopo la sconfitta subita dai Francesi
nella battaglia del Garigliano del 1503 (dovuta sia agli errori di Consalvo di Cordova,
che a causa della superbia dei Francesi che non volevano sottostare al comando del
Gonzaga), nella quale si mise particolarmente in luce dimostrando un grande coraggio e un
alto valore nelle armi, il Castiglione se ne tornò a Roma, dove trovò Guidobaldo di
Montefeltro, duca d'Urbino, gran protettore dei letterati, ivi accorso colla sua corte per
onorare il nuovo Pontefice Giulio II. A servizio di Guidobaldo cera già Cesare
Gonzaga, parente per parte di madre del Castiglione; per suo mezzo, e per la conoscenza
che aveva già della Duchessa, entrò nelle grazie del Duca e quindi al suo servizio, dopo
che in un rapido viaggio a Mantova ne chiese licenza al Marchese Gonzaga, che gliela
concesse per cortesia solo perché andava a servire suo cognato, ma certamente
malvolentieri tanto che per molti anni lebbe in odio.
Nellestate del 1504 Castiglione si
portò al campo di Cesena dove si trovava il Duca Guidobaldo al servizio del Duca
Valentino; Guidobaldo lo ricevette con condizioni molto onorevoli, mettendolo subito a
capo di cinquanta uomini darme con una provvigione di 400 ducati allanno. Il 6
settembre, finita la campagna militare del Valentino con la conquista di Cesena, Imola e
Forlì, il Castiglione entra per la prima volta in Urbino, ove gli vennero fatte grandi e
affettuose accoglienze dalla Duchessa Elisabetta Gonzaga, e da Madonna Emilia Pia, che
già per fama conoscevano le qualità di Baldassarre e della sua eccellenza come uomo di
corte oltre che come letterato e profondo conoscitore della Letteratura italiana e delle
lingue latina e greca.
Nella quiete della residenza in Urbino
riprese gli studi nel comodo di una biblioteca tra le più fornite dEuropa e godendo
della compagnia di importanti letterati del tempo, come quella di Bembo, del cardinale
Bibbiena, del giovane Giuliano de' Medici e di altri uomini illustri che erano l'ornamento
di quella piccola corte. Verso la metà di novembre fece un rapido viaggio a Ferrara, per
mettere a posto certi suoi interessi.
Alla fine del 1504 accompagnò Guidobaldo
da Montefeltro, che nel frattempo era stato dichiarato Gonfaloniere e Capitano generale
della Chiesa, a Roma dove dalle mani del Papa doveva ricevere personalmente il possesso
della sua carica. Nella Città Eterna, dove giunse il 5 Gennaio 1505, conobbe importanti
personaggi della politica del tempo e si fece conoscere per la sua sagacia e per la
particolare intelligenza con cui trattava certi affari politici anche abbastanza delicati.
Per questo fu ritenuto da Guidobaldo luomo giusto da spedire come Ambasciatore
presso Arrigo VII d'Inghilterra, un viaggio durato dal settembre 1506 al febbraio 1507,
per ricevere per conto del duca stesso, lOrdine della Giarrettiera. Lincarico,
per le regole cortesi del tempo, era molto importante; così il Castiglione lo presenta
alla madre in una lettera già del 3 Marzo 1505:
Dell'andata in Inghilterra io non ne so altro, se non che lEccellenza del Signor Duca mio è necessitato mandarvi una persona: e pure a qualcuno ha detto voler in ogni modo ch'io sia quello. E discorrendo io la famiglia de Gentiluomini suoi, e gli offici di ciascuno, non mi è difficile creder, che l'andata tocchi a me. La causa del mandare sè la confirmazione de' privilegi, che ha S. E. dalla Maestà del Re d'Inghilterra per la dignità della Giaratera, ch'è un ordine come quello di S. Michele del Re di Francia. Per questo bisogna mandarvi un uom di conto, e con gran solennità, accettato dalla Maestà del Re, e molto onorato: e lungo saria narrar il tutto; che questordine è con molta cerimonia stabilito . Sì che, se parerà all'Ecc. del Signor mio far elezione di me a questo, io non lo rifiuterò per essere cosa onorevolissima, e della quale spererei riportarne ancor utilità; perchè so che vi andrei con gran favore.
Il primo Novembre
arrivò a Londra e due giorni dopo fu ricevuto in udienza con grandi onori dal Re, che non
solo accondiscese alle richieste del Duca, ma nominò lo stesso Castiglione, dotandolo di
cavalli e cani da caccia insieme a una ricchissima collana doro. In Gennaio ripartì
per lItalia; il 9 Febbraio lo troviamo a Milano e poco dopo a Casatico dove si
fermò qualche giorno con la madre, non avendo potuto avere licenza di passare per Mantova
per la nota ostilità del Marchese, cui abbiamo già accennato. Ed era una ostilità
profonda e puntigliosa, tanto da impedirgli nellestate del 1505 di raggiungere
Mantova, dove era stato inviato dal Duca dUrbino, quando arrivato a Ferrara fu
avvisato dalla madre e da Gio. Pietro Gonzaga di non proseguire oltre, perché il Marchese
gli "avrebbe fatto villania", per cui fu costretto a tornare indietro ad Urbino,
dopo aver mandato "un suo uomo al Duca; il quale benché bramasse vedere ciò, che
il Marchese avesse saputo fare a un suo Ministro, pure, essendogli caro, non volle esporlo
a pericolo, ma rivocatolo lo accolse con affetto e tenerezza maggiore". Arrivò
ad Urbino ai primi di Marzo, atteso con ansia dal Duca ed accolto con affetto. Non sono
ben chiari, comunque, i motivi di questa ostile inimicizia, durata quasi un decennio,
forse originata dallessere entrato al servizio del Duca di Urbino invece che restare
al servizio del Marchese di Mantova.
Nello stesso 1506, in collaborazione con
lamico e cugino Cesare Gonzaga, scrisse legloga dialogata Tirsi,
recitandola col cugino davanti alla corte in occasione delle feste di Carnevale di
quellanno; e prima della partenza per lInghilterra gli morì Girolamo,
lunico fratello che aveva.
NellAprile del1508 morì a
Fossombrone il duca Guidobaldo e suo successore doveva essere Francesco Maria della
Rovere, nipote di papa Giulio II e generale delle milizie pontificie; nellattesa che
questi arrivasse e prendesse possesso del Ducato, personaggi di grande autorità furono
inviati a presidiare le città di maggiore importanza: il Castiglione fu inviato a Gubbio,
come scrive alla madre in quel frangente: Io fui da Eugubbio; perché in questa
mutazion di stato si estimava che quella terra dovesse fare qualche tumulto, per essere
potente duomini, e molte inimicizie; pur Dio non ha voluto male alcuno; che le cose
andate bene, e quegli uomini tutti mi sono stati obbedientissimi. Io sono ritornato ad
Urbino nelle lagrime, e nelle tenebre.
Sollecitato dalla madre a prendere
moglie, avrebbe voluto ritornare a Mantova, ma lostile inimicizia del Marchese e le
offerte del nuovo Duca dUrbino (Francesco Maria della Rovere, come sè detto),
insieme a quelle del Pontefice, di cui era nipote, lo persuasero a rimanere al servizio
del successore, insieme al quale partecipò alla campagna di guerra contro Venezia nel
1509. Per qualche tempo si pensò che potesse sposarsi con Madonna Clarice, figlia di
Piero dei Medici e nipote del Cardinale Giovanni dei Medici. Ma nonostante un
interessamento di Giuliano dei Medici, che si trovava ad Urbino ed era intimo amico del
Castiglione, il matrimonio non si potè fare e Madonna Clarice andrà sposa a Filippo
Strozzi di Firenze col segreto maneggio di Madonna Lucrezia de Medici, sorella del
Cardinale e moglie di Jacopo Salviati: venne così a naufragare un matrimonio che avrebbe
collocato il Castiglione in una delle famiglie più importanti dellepoca sul piano
politico non solo in Italia ma anche in Europa.
Nel 1508 Giulio II scatenò contro
Venezia la lega di Cambrai (cui aderirono lImperatore Massimiliano, Luigi XII, il re
di Spagna e il Duca di Ferrara) per recuperare le città della Romagna di cui la
Repubblica della Serenissima si era impadronita durante la crisi del Duca Valentino;
Venezia fu sonoramente sconfitta nella battaglia di Agnadello e intuì la grande
pericolosità della situazione che investiva la sua stessa sopravvivenza per cui decise di
restituire le città al Papa, avviando trattative per una pace che erano già la premessa
di una futura alleanza. Il Castiglione si fece grande onore, soprattutto in alcuni fatti
darme avvenuti nella zona di Ravenna, ma per le fatiche si ammalò gravemente,
riprendendosi a stento anche per le amorevoli cure della Duchessa dUrbino e di
Madonna Emilia Pia.
Alla fine del 1509 faceva il suo ingresso
in Urbino Eleonora Gonzaga, la nuova sposa del Duca, figlia del Marchese di Mantova e
parente del Castiglione: i festeggiamenti durarono per molte settimane fino al Carnevale
del 1510. Da questo momento inizia un periodo di un paio danni infausto e difficile
sia per il Duca di Urbino che per il Nostro scrittore. Durante lestate il Papa
cominciò una nuova campagna di guerra, questa volta contro il Duca di Ferrara, al quale
tolse alcuni territori vasti ed importanti, tra cui Bagnacavallo, Lugo, Carpi, Modena
arrivando fin presso Ferrara; ma lanno seguente, nel mese di Maggio, venne perduta
Bologna e il Cardinale Alidosio dette la colpa al Duca dUrbino, che tanto si accese
di furore, anche perché non era stato ricevuto in udienza dal Papa sdegnato contro di
lui, che incontratolo per le vie di Ravenna lo uccise con alcune pugnalate prima che le
guardie potessero fermarlo. Il Papa lo privò allora di ogni grado dichiarandolo decaduto.
Delicata fu lopera del Castiglione e di alcuni Cortigiani fidati che tentarono
coinvolgendo cardinali amici e potenti signori di placare lira del Pontefice,
riuscendovi: il Duca ebbe finalmente licenza di recarsi a Roma ed essere ricevuto dal Papa
che lo reintegrò nei suoi possedimenti. Così il Castiglione descrive alla madre in una
lettera del 27 settembre lavvenimento:
Noi siamo tornati Dio grazia sani da Roma con la ribenedizione e reintegrazione nello Stato dellIllustrissimo Signor nostro, avendo però passato infiniti fastidi e travagli quanto si possa dire, massime per la infermità gravissima di N. S., il quale si può dir che sia liberato per miracolo, e per salute del Signor Duca, e della Chiesa di Dio.
Nel 1512 larmata pontificia, dopo liniziale disfatta di Ravenna, aumentati gli effettivi, cominciò lopera di recupero delle città perse o che serano date ai Francesi: il Duca dUrbino conquistò Bologna, che sarrese il 10 Giugno e tre giorni dopo potè entrare in città al fianco del Cardinale Sigismondo Gonzaga Legato del Papa. A seguito di queste campagne militari il Duca gratificò il Castiglione dandogli il castello di Ginestreto nel territorio di Pesaro e insignendolo del titolo di Conte: lassegnazione venne poi cambiata col castello di Novillara per desiderio del Castiglione stesso per i motivi che spiegherà alla madre nella lettera del 28 Gennaio 1513:
Penso chio piglierò la possessione del mio Castello, il quale non è più Ginestreto,: perché ho procurato cambiarlo con un altro, che si dimanda Nuvillara, e l Sig. Duca è stato contento; e questo è molto più al proposito, che è vicino a Pesaro due miglia, bonissimo aere, bonissima vista da terra e da mare, vicino a Fano cinque miglia, fruttifero al possibile, ed ha un buon palazzo che è mio, ed è della medesima entrata che Genestreto e forse più; sicchè io me ne contento assai, e Dio mi conceda grazia di goderlo con contentezza.
La notte del 20
febbraio 1513 morì Papa Giulio II, e il Duca Guidobaldo scelse il Castiglione da mandare
a Roma come Ambasciatore perché procurasse le cose sue tanto presso il sagro Collegio,
come presso il nuovo Pontefice, perché conosceva personalmente molti dei Cardinali
dai quali era stimata come persona corretta e saggia. Al Pontificato il 9 marzo 1513 venne
eletto il Cardinale Giovanni dei Medici, che aveva soltanto 38 anni, assumendo il nome di
Leone X, dalla salute malferma e forse soprattutto per questo ben accetto al Collegio
cardinalizio che eleggeva un Papa che avrebbe potuto danneggiare poco gli interessi delle
singole famiglie che maggiormente detenevano il potere in seno al collegio stesso e in
senso lato allinterno dello stato pontificio.
A Roma, Castiglione strinse amicizia con
i più grandi personaggi della cultura e dellarte protetti dal Papa, che è stato
uno dei più grandi mecenati della Chiesa; conobbe Raffaello e Michelangelo, di cui
apprezzò la grandezza artistica, mentre egli stesso passava come uomo peritissimo nelle
arti del disegno (si racconta che Raffaello era solito chiedergli il parere sulle opere
che veniva dipingendo in quel tempo) comprando anche alcune opere per conto del Duca, al
quale indirizzò il grande architetto e artista Giulio Romano; frequentò assiduamente il
Bembo, il Sadoleto, il Tebaldeo, e conobbe Federico Fregoso vescovo di Salerno (che sarà
un personaggio del Cortegiano) nipote della Duchessa dUrbino, Filippo
Beroaldo Bibliotecario del Papa. Stesecome molti affermano, ma la cosa è molto dubbia, un
nuovo prologo per la Calandria, la festosa e licenziosa commedia di Bernardo
Dovizzi da Bibbiena, di cui venne allestita una fortunata rappresentazione presso la corte
di Urbino nel 1513 e lanno successivo in Vaticano, non tanto per il suo significato
culturale, quanto per quel che di piccante e scandalistico metteva in scena; da notare che
il Bibbiena era il segretario privato del cardinale Giovanni de Medici, che proprio
in quellanno era stato eletto papa.
Intanto, nellanimo del Marchese di
Mantova lostile inimicizia per il Castiglione era quasi del tutto dileguata; mutando
opinione sul conto dello scrittore, lo invitò più volte ad andare a trovarlo,
prospettandogli anche un favorevole matrimonio; il Castiglione, che era giunto ormai al
suo trentottesimo anno di vita, si lasciò convincere e, chiesta licenza al duca d'Urbino,
ritornò in patria, dove fu ricevuto con grande onore e, anche per accontentare il
desiderio della madre che desiderava averlo vicino e sposato per mettere nelle sue mani le
cure del patrimonio domestico, allinizio del 1516 sposò Ippolita, figlia del conte
Guido Torello e di Francesca figlia di quel Giovanni Bentivoglio che era stato Signore di
Bologna, donna bellissima e di gentilissimi modi, che gli diede tre figli: Camillo, Anna e
Ippolita, prima di morire di parto nel 1520. La celebrazione delle nozze fu rallegrata da
grandi festeggiamenti con giostre e tornei. Per la festa dellAscensione del 1517
fece un viaggio a Venezia in compagnia della moglie e delle sorelle Polissena e Francesca.
Tornato a Mantova in Agosto ebbe il primo figlio, cui diede, come abbiamo visto, il nome
di Camillo.
Il 20 Febbraio del 1519 muore il Marchese
Francesco Gonzaga e gli succede il primogenito Federico, che con la speranza di ottenere
il Generalato della Chiesa, mandò il Castiglione in missione a Roma come Ambasciatore
presso Leone X che promise la realizzazione del suo desiderio, anche se in tempi non molto
rapidi. Lanno seguente nominò quindi, con una generosa provvisione di mille e
duecento scudi, come Ambasciatore ordinario presso il Pontefice, il Castiglione che
riuscì a concludere laffare della concessione del generalato nel Marzo 1521, con
grande gioia e soddisfazione del giovane Marchese.
Ma un evento funesto recò alla vita di
Castiglione un dolore profondo e irreparabile, che col tempo sarebbe piuttosto cresciuto
che diminuito: nellAgosto 1520, nel fiore degli anni, a Mantova muore la moglie.
Molti si prodigarono a consolarlo, compreso il Papa che gli donò una pensione di 200
scudi doro. Il dolore venne accresciuto dalla morte del suo grande amico Raffaello
Sanzio, divenuto a Roma quasi un fratello, e poco dopo, il 9 Novembre, anche
dellaltro grande amico, il Bibbiena. Lanno dopo Castiglione, Cavaliere e Conte
raffinato, abbraccia la carriera ecclesiastica, una scelta comune a molti personaggi del
Cinquecento (ricordiamo tra tutti Bembo e il Bibbiena) e comune anche ai suoi personaggi
del Cortegiano.
Il primo dicembre 1521 moriva Papa Leone
X e fra gli intrighi di corte e il contrasto, talvolta anche piuttosto aspro, tra le
fazioni dellImperatore Carlo V e del Re di Francia Francesco I, dopo un conclave
durato dal 27 Dicembre al 9 Gennaio del 1522, veniva eletto il Cardinale olandese Adriaan
Florensz Vescovo di Tortosa, apparentemente neutrale fra le due fazioni, ma in realtà
favorevole a Carlo V di cui era stato maestro: lelezione fu accolta da fischi e
insulti e anche da qualche sassata lanciata contro i Cardinali che uscivano dal Conclave.
Il nuovo Papa assunse il nome di Adriano VI, ma il suo pontificato durerà molto poco:
morirà il 14 settembre del 1523.
Il Castiglione seguitò la sua ambasceria
a Roma, presso il Sacro Collegio, riferendo al Marchese quel che nel frattempo avveniva e
dopo qualche mese fu richiamato a Mantova. Alla morte di Adriano VI, veniva eletto Papa il
19 novembre, dopo 50 giorni di Conclave, dopo il superamento di non pochi contrasti tra le
varie fazioni, il Cardinale Giulio dei Medici, che prese il nome di Clemente VII. Subito
il Marchese di Mantova inviò il Conte Castiglione a Roma come Ambasciatore, per curare i
suoi interessi, sapendo anche che il Conte e il Papa si conoscevano già assai bene. Il
nuovo Papa, pur fra le incertezze che caratterizzarono la sua condotta politica, di cui
diede prova molto spesso e che sarà fondamentale causa di funesti eventi per la Chiesa,
cercò di gettare le basi per stringere fra tutti i Principi dEuropa una pace
possibilmente duratura e cercava un uomo di grande qualità e prestigio da inviare in
qualità di Ambasciatore e Nunzio pontificio presso Carlo V in Spagna e lo individuò
proprio nel Castiglione, che venne invitato alla sua presenza il 19 Luglio 1524. Il Papa
gli espose il suo desiderio e il Conte rispose che era pronto a servirlo purché fosse
daccordo il Marchese di Mantova, che comunque non negò il suo permesso.
Partì da Roma il 5 Ottobre 1824, e dopo
aver sostato qualche giorno a Mantova, si avviò verso la Spagna, giungendo a Madrid
l11 Marzo 1525, accolto da molti Signori, come fu ordinato dallo stesso Carlo V. Il
compito che gli era stato affidato era indubbiamente difficile e in un certo senso anche
pericoloso in quegli anni caratterizzati dallincerta condotta politica del Papa e
dallaccanita lotta tra francesi e spagnoli, una lotta piena di sospetti e di
situazioni irritanti, vissuta giorno per giorno senza vederne mai la fine. La posizione
del Castiglione era, quindi, quella di uno scomodo mediatore tra due personaggi distanti
sul piano della personalità, indeciso il Papa, deciso lImperatore, ma non
certamente su quello degli obiettivi da raggiungere: legemonia sullItalia
delluno e legemonia sullEuropa dellaltro. In Aprile seguì
lImperatore a Toledo e lanno seguente a Siviglia e Granata, non tralasciando
la sua opera di ambasciatore, secondo i desideri del Papa, cercando di gettare le basi per
realizzare lauspicata condizione generale di pace. Ma nel 1526 il Papa partecipa al
fianco del re di Francia e delle Repubbliche di Firenze, Genova e Venezia e del Ducato di
Milano alla Lega di Cognac, che per la sua stessa composizione si rivelò debole e
incapace di superare le tradizionali diffidenze e gelosie tra i vari componenti. Intanto
lImperatore, che perseguiva una sua politica di egemonia universale, rispose
promuovendo una spedizione di truppe tedesche contro Roma nel 1527, generando il terribile
e miserabile sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi e la prigionia dello stesso
Pontefice.
Questo funesto avvenimento gettò allora
il Castiglione in una sorta di depressione tanto grave da portarlo perfino vicino alla
morte, originando una condizione di delusione e di profondo doloreche fu reso ancora più
cocente dal fatto che il Papa gli aveva fatto comunicare che non era stato molto contento
del suo lavoro per non aver capito a tempo quel che si stava tramando nelle stanze segrete
della corte spagnola. Il Castiglione, appena rimessosi, scrisse una lunga lettera al Papa
esponendo quanto aveva fatto fino a quel momento presso lImperatore e portandolo a
conoscenza delle sue iniziative presso i Prelati di Spagna per la liberazione del Papa
stesso, Prelati che furono spinti a sospendere le cerimonie religiose e a recarsi tutti
uniti dallImperatore per chiedere la liberazione del Pontefice. La lettera comunque
non riuscì a fugare del tutto i dubbi e limpressione suscitata dalla presunta
inefficacia della sua opera politica presso lImperatore.
Il Castiglione riuscì a convincere il
Papa della sua buona fede, ma la sua salute non tornò mai più florida. LImperatore
stesso, preoccupato, gli fece importanti favori, come la concessione della cittadinanza e
naturalizzazione spagnola e la nomina al ricchissimo vescovado di Avila, che il
Castiglione dichiarò di non poter accettare se prima tra Imperatore e Papa non si fosse
ristabilita una perfetta riconciliazione.
Nel 1528 usciva finalmente a stampa a
Venezia, curato dallamico Pietro bembo la sua fondamentale e unica opera Il libro
del Cortegiano, unopera in gestazione almeno dagli anni 1513-1514, che più
volte era stata rivista e corretta sul piano dellespressione linguistica e della
struttura generale. Ammalatosi il 2 Febbraio 1529 di febbri pestilenziali, dopo appena 6
giorni dinfermità, a soli cinquantanni Castiglione moriva in Toledo, con gran
dispiacere dellImperatore che ordinò a tutti i Prelati e ai Signori della Corte di
assistere ai solenni funerali da celebrarsi nella Chiesa maggiore di Toledo. E quando
Ludovico Strozzi, figlio della sorella Francesca che aveva sposato il Cavaliere mantovano
Tommaso Strozzi, si recò a ringraziare lImperatore per tali e tante dimostrazioni
di stima e di affetto, si racconta che Carlo V gli disse: yo vos digo que es muerto uno
de los mejores Caballeros del mundo.
Il corpo del Castiglione per 16 mesi
restò sepolto nella Chiesa Metropolitana di Toledo, finché la madre Donna Luigia Gonzaga
lo fece trasportare a Mantova facendogli dar sepoltura in una bellissima cappella fatta
appositamente fabbricare nella chiesa dei Frati Minori che si trovava cinque miglia fuori
dalla città, col seguente epitaffio composto dallamico Pietro Bembo:
BALDASSARI . CASTILIONI . MANTUANO
OMNIBVS . NATVRAE . DOTIBVS . PLVRIMIS .
BONIS . ARTIBVS . ORNATO . GRAECIS . LITERIS .
ERVDITO . IN . LATINIS . ET . HETRVSCIS . ETIAM . POETAE .
OPPIDO . NEBVLARIAE . IN . PISAVREN .
OB . VIRT. . MILIT . DONATO .
DVABVS . OBITIS . LEGATIONIBUS . BRITANNICA .
ET ROMANA . HISPANIENSEM . CUM . AGERET .
AC . RES . CLEMENTIS . VII. PONT. MAX.
PROCURARET . QUATVORQVE . LIBROS . DE . INSTITVENDA .
REGVM . FAMILIA . PERSCRIPSISSET . POSTREMO .
CUM . CAROLUS V. IMPERATOR . EPISCOPUM . ABULAE . CREARI .
MANDASSET . TOLETI . VITA . FVNCTO . MAGNI . APUD . OMNES .
GENTES .NOMINIS . QVI . VIX . ANNOS L. MENS. II. DIEM I.
ALOYSIA . GONZAGA . CONTRA . VOTUM . SUPERSTES .
FIL. B. M. P. ANNO . DOMINI . MDXXIX
© 1999 - by prof. Giuseppe Bonghi -
E-mail: Giuseppe.Bonghi@mail.fausernet.novara.it
Ultimo aggiornamento: 19 settembre 1999