Per Wilson, il teorico della
sociobiologia e della componente biologica della psiche umana, urge
unificare la conoscenza. L'illuminismo non è finito.
Kelly, della rivista Wired, indica in Internet una rivoluzione che modificherà l'economia
mondiale. Ciò che oggi sulla Rete è gratuito, domani diventerà un business.
Holton, fisico e storico della scienza, parla di osmosi fra le due
culture, quella umanista e quella scientifica, portando l'esempio di
Einstein, che coltivava assiduamente lo studio dei pensatori moderni, in
particolare di Goethe. L'iperspecialismo è un male, ma lo è pure
l'irrazionalismo. Holton lancia il concetto di Learning Society.
La scienza, conclude, fa bene alla democrazia.
Per Renzo Piano "L'idea di separare la teoria dalla pratica,
la cultura dalla tecnica è semplicemente assurda".
Murray Gell-Mann, il padre dei quark, sa tutto, non solo di fisica, la
sua specialità, ma di psicologia, storia, botanica, linguistica e
letteratura. Anche per lui è necessario integrare le conoscenze. Non a
caso, il lemma "quark" l'ha preso da Joyce, Finnegan Wake:
"Three quarks for Muster Mark".
Il premio Nobel per l'economia Amartya K. Sen dichiara che non è
vero che invecchiando diminuisce la produttività delle persone. Le
innovazioni nella società contemporanea sono incalzanti, ma
l'obsolescenza rapida della conoscenza è soltanto un mito. L'economia
del futuro deve conciliare gli impegni sociali con i poveri, i malati, i
disoccupati, gli anziani.
Arno Penzias ridimensiona l'importanza del computer e il suo impatto
sul mondo. Molto più radicali i cambiamenti introdotti dalla stampa e
dalla televisione.
Per Dahrendorf è importante far quadrare il cerchio, far
convivere nella società futura il benessere economico con la coesione
sociale e le libertà politiche.
Umberto Eco dichiara che i laureati eccellenti, in Italia, sono non
più del 10%; urge creare dei "collegi" dove coltivare
l'eccellenza negli studi.
Per Maddox non vi è dubbio che la scienza abbia ancora molto da dire a
noi umani.
Un biologo, due fisici, un sociologo, un economista, uno
storico della scienza, un semiologo, un architetto, due giornalisti,
intervistati da Riccardo Chiaberge, tracciano gli scenari della società
futura. Per tutti loro e per l'autore del libro, sembra necessario
affermare i valori della scienza, integrare il sapere scientifico con
quello umanistico, superare l'angusto perimetro delle specializzazioni,
promuovere una sintesi culturale, una terza cultura.
La scienza, negletta un po' dappertutto, ma in particolar modo in
Italia, dove non ci si vergogna a sbandierare la propria ignoranza in
materia, sembra invece indispensabile per rispondere alle sfide del
terzo millennio. Essa ha, tra l'altro, un profondo valore educativo: è
ribellione al principio di autorità e rivendicazione di un sapere
"pubblico e controllabile".
Chiaberge tesse le lodi della scienza, forse in modo persino troppo
unilaterale.
Il suo è un libro agile e chiaro, che si legge tutto d'un fiato e che
fa riflettere. E non potrebbe essere altrimenti, considerato il tasso di
genialità delle persone intervistate.
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