Oliver Sacks, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Adelphi, 1988

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copertinaAccostandosi ai casi neurologici in maniera che oggi verrebbe definita olistica, Sacks costituisce un esempio per tutti coloro che si trovano ad avere a che fare, professionalmente, con la sofferenza.
Prima che casi clinici, bizzarrie neuropsicologiche, i pazienti di Sacks sono uomini e donne che, attraverso la malattia, riflettono un modo personale e originale di vedere il mondo, sono individui nella loro interezza. Sacks, richiamandosi alla tradizione di Ippocrate e Lurjia, è fautore della reintroduzione della storia clinica in medicina. Nelle prime pagine, il libro riporta una significativa citazione da Lurjia: La capacità di descrivere, così comune nei grandi neurologi e psichiatri dell'Ottocento, oggi è quasi scomparsa... E' necessario ridarle vita.

In questo The Man Who Mistook His Wife For a Hat, lo specialista inglese ci descrive, in 24 capitoletti, dei casi clinici, portatori ognuno di una particolarità congenita o acquisita del sistema nervoso e sia che ci parli di sindrome di Korsakov, o di prosopoagnosia, o di eminattenzione, o di morbo di Parkinson, di epilessia, di asomatognosia, di afasia, della sindrome di Tourette, di insufficienza mentale, di autismo, lo fa con grande competenza professionale e umanità, oltre che con abilità e sensibilità di narratore, teso a cogliere le più sottili sfumature di ogni individuo.

Bella la sezione bibliografica finale, che contiene un ammirato omaggio dell'autore ai classici della neurologia, a coloro che egli considera i suoi maestri: Jackson, Goldstein, Head e Lurjia. Una medicina, quella professata da Sacks, tesa a riportare il soggetto - il soggetto umano che soffre, si avvilisce, lotta - al centro del quadro.

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Pagina aggiornata il 26.12.00
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