Accostandosi ai casi
neurologici in maniera che oggi verrebbe definita olistica,
Sacks costituisce un esempio per tutti coloro che si
trovano ad avere a che fare, professionalmente, con
la sofferenza.
Prima che casi clinici, bizzarrie neuropsicologiche,
i pazienti di Sacks sono uomini e donne che,
attraverso la malattia, riflettono un modo personale
e originale di vedere il mondo, sono individui nella
loro interezza. Sacks, richiamandosi alla tradizione
di Ippocrate e Lurjia, è fautore della
reintroduzione della storia clinica in medicina.
Nelle prime pagine, il libro riporta una
significativa citazione da Lurjia: La capacità
di descrivere, così comune nei grandi neurologi e
psichiatri dell'Ottocento, oggi è quasi scomparsa...
E' necessario ridarle vita.
In questo The Man Who Mistook His Wife For a
Hat, lo specialista inglese ci descrive, in 24
capitoletti, dei casi clinici, portatori ognuno di
una particolarità congenita o acquisita del sistema
nervoso e sia che ci parli di sindrome di Korsakov, o
di prosopoagnosia, o di eminattenzione, o di morbo di
Parkinson, di epilessia, di asomatognosia, di afasia,
della sindrome di Tourette, di insufficienza mentale,
di autismo, lo fa con grande competenza professionale
e umanità, oltre che con abilità e sensibilità di
narratore, teso a cogliere le più sottili sfumature
di ogni individuo.
Bella la sezione bibliografica finale, che
contiene un ammirato omaggio dell'autore ai classici
della neurologia, a coloro che egli considera i suoi
maestri: Jackson, Goldstein, Head e Lurjia. Una
medicina, quella professata da Sacks, tesa a riportare
il soggetto - il soggetto umano che soffre, si
avvilisce, lotta - al centro del quadro.
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