MAMMA |
Pronto... ciao mamma... sì tutto bene... sto benissimo,
grazie... no, non lo tenevo spento... si vede che non c'è campo... ho
capito... va bene... certo... sì, stai tranquilla... non preoccuparti...
va bene... sì, te la saluto... ciao. (G. Culicchia, Un'estate al mare) [...] dalle altre femmine, uno può salvarsi, può scoraggiare il
loro amore; ma dalla madre, chi ti salva? Essa ha il vizio della santità...
non si sazia mai di espiare la colpa d'averti fatto, e, finché è
viva, non ti lascia vivere, col suo amore. E si capisce: lei,
povera ragazza insignificante, non possiede niente altro che quella famosa
colpa nel suo passato e nel suo futuro, tu, figlio malcapitato, sei
l'unica espressione del suo destino, essa non ha nessun'altra cosa da
amare. Ah, è un inferno essere amati da chi non ama né la felicità, né
la vita, né se stesso, ma soltanto te! E se tu hai voglia di sottrarti a
un simile sopruso, a una simile persecuzione, essa ti chiama Giuda!
Precisamente, tu saresti un traditore, perché ti va di girare per le vie,
alla conquista dell'universo, mentre che lei vorrebbe tenerti sempre con
sé, nella sua dimora d'una camera e cucina! Quando ogni anno, per tanti anni, ritornavo in campagna a Vezzano
Ligure, e arrivato a quella casa con fretta battevo tre volte, mia madre,
che mi aspettava, subito apriva la finestra e la vedevo bianca, con quel
sorriso che mi faceva d'un tratto innocente, udivo la sua voce che diceva
il mio nome ed ero consolato di ogni cosa triste e minacciosa del mio
tempo. Parlavamo delle nostre case, di Strasburgo e di Torino, delle nostre
letture, dei nostri studi. Delle nostre madri: come si somigliano tutte le
madri! Anche sua madre lo rimproverava di non saper mai quanto denaro
aveva in tasca; anche sua madre si sarebbe stupita se avesse potuto sapere
che se l'era cavata, che giorno per giorno se la cavava. |
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