La gloria di colui che tutto move per l'universo penetra, e risplende in una parte più e meno altrove.
O voi che siete in piccioletta barca, desiderosi d'ascoltar, seguiti dietro al mio legno che cantando varca,
Quel sol che pria d'amor mi scaldò 'l petto, di bella verità m'avea scoverto, provando e riprovando, il dolce aspetto;
Intra due cibi, distanti e moventi d'un modo, prima si morria di fame, che liber'omo l'un recasse ai denti;
«S'io ti fiammeggio nel caldo d'amore di là dal modo che 'n terra si vede, sì che del viso tuo vinco il valore,
«Poscia che Costantin l'aquila volse contr'al corso del ciel, ch'ella seguio dietro a l'antico che Lavina tolse,
«Osanna, sanctus Deus sabaòth, superillustrans claritate tua felices ignes horum malacòth».
Solea creder lo mondo in suo periclo che la bella Ciprigna il folle amore raggiasse, volta nel terzo epiciclo;
Da poi che Carlo tuo, bella Clemenza, m'ebbe chiarito, mi narrò li 'nganni che ricever dovea la sua semenza;
Guardando nel suo Figlio con l'Amore che l'uno e l'altro etternalmente spira, lo primo e ineffabile Valore
O insensata cura de' mortali, quanto son difettivi silogismi quei che ti fanno in basso batter l'ali!
Sì tosto come l'ultima parola la benedetta fiamma per dir tolse, a rotar cominciò la santa mola;
Imagini, chi bene intender cupe quel ch'i' or vidi - e ritegna l'image, mentre ch'io dico, come ferma rupe -,
Dal centro al cerchio,e sì dal cerchio al centro movesi l'acqua in un ritondo vaso, secondo ch'è percosso fuori o dentro:
Benigna volontade in che si liqua sempre l'amor che drittamente spira, come cupidità fa ne la iniqua,
O poca nostra nobiltà di sangue, se gloriar di te la gente fai qua giù dove l'affetto nostro langue,
Qual venne a Climené, per accertarsi di ciò ch'avea incontro a sé udito, quei ch'ancor fa li padri ai figli scarsi;
Già si godeva solo del suo verbo quello specchio beato, e io gustava lo mio, temprando col dolce l'acerbo;
Parea dinanzi a me con l'ali aperte la bella image che nel dolce frui liete facevan l'anime conserte;
Quando colui che tutto 'l mondo alluma de l'emisperio nostro sì discende, che 'l giorno d'ogne parte si consuma,
Già eran li occhi miei rifissi al volto de la mia donna, e l'animo con essi, e da ogne altro intento s'era tolto.
Oppresso di stupore, a la mia guida mi volsi, come parvol che ricorre sempre colà dove più si confida;
Come l'augello, intra l'amate fronde, posato al nido de' suoi dolci nati la notte che le cose ci nasconde,
«O sodalizio eletto a la gran cena del benedetto Agnello, il qual vi ciba sì, che la vostra voglia è sempre piena,
Se mai continga che 'l poema sacro al quale ha posto mano e cielo e terra, sì che m'ha fatto per molti anni macro,
Mentr'io dubbiava per lo viso spento, de la fulgida fiamma che lo spense uscì un spiro che mi fece attento,
'Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo', cominciò, 'gloria!', tutto 'l paradiso, sì che m'inebriava il dolce canto.
Poscia che 'ncontro a la vita presente d'i miseri mortali aperse 'l vero quella che 'mparadisa la mia mente,
Quando ambedue li figli di Latona, coperti del Montone e de la Libra, fanno de l'orizzonte insieme zona,
Forse semilia miglia di lontano ci ferve l'ora sesta, e questo mondo china già l'ombra quasi al letto piano,
In forma dunque di candida rosa mi si mostrava la milizia santa che nel suo sangue Cristo fece sposa;
Affetto al suo piacer, quel contemplante libero officio di dottore assunse, e cominciò queste parole sante:
«Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'etterno consiglio,